Poesie, Racconti e Musica d’autore

"Scrivere poesie non è difficile; è difficile viverle." (Charles Bukowski)

Viviamo assieme una poesia, un racconto, una canzone o un quadro d'autore, lasciate un vostro commento ai post, per noi sarà un piacere leggervi.

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venerdì 31 luglio 2009

SPARA di Annamara Fulgione

Questa poesia ,magari in maniera semplice,vuole ricordare al poeta quale sia veramente la sua funzione e quanto può essere importante il suo lavoro come denuncia sociale e invece quante volte per pura vanità dimenticano tutto ciò e inseguono obbiettvi diversi.(Annamaria Fulgione)






(Così parlò Zarathustra-Paola Imposimato)



Spara

Spara aguzzino
spara
non mi bendare
fammi guardare
spara.
Strana razza
i poeti
cecchini addestrati
che sparano a zero
su una folla incantata
Intanto squilla il cellulare
devo scappare
ho un nuovo incontro
in cui declamare,
una noiosa
poesia
inno al dolore
racconto di un cretino
amore
spara aguzzino spara
pum pum pum
ah ah ah ahhhhhhhhhh

Viscere di passione di Pietro Vizzini

Sensi esasperati nel totale abbandono. Corpi che si confondono e fondono nella natura di fuoco. Tutto arde. Tutto brucia. Tutto si consuma in un bagliore che dura un attimo di vita, che è una vita che trascina passioni, travolge esistenze, lascia dietro di sé fumanti rovine. (Pietro Vizzini)










Viscere di Passione

Viscere di passione
bagliori di fuoco,
mi nutro della tua fiamma
e di baci ardenti
nella tua bocca senza fiato.
Scivolano le mie mani
su conche vellutate,
lungo il pendio della sciara del fuoco
profumo di ginestre selvatiche,
silenzi soffocati
vibrano di noi gli amplessi,
sussulti e gemiti
lungo lo scorrere della lava,
trascina prepotente
frammenti incandescenti,
poi l'ultimo lampo
di noi perduti amanti.

Pietro Vizzini


giovedì 30 luglio 2009

Momenti di ordinaria follia di Effe di Filippo Pio

(acrilico 70x120 2007-Filippo Pio)

….finalmente Effe era arrivato a casa! Desiderava un po’ di musica, anche per soffocare definitivamente gli echi del trambusto della strada, che ancora si consumavano nelle orecchie.
Pink Floyd ed un “messicano”, che non era certo una specialità gastronomica, erano l’ideale. Chissà, pensò fra se e se (dato che lui non riusciva ma i a pensare con la testa di un altro), se invece di cercare di vietarne l’uso, avessero reso obbligatoria la” pipa della pace” in parlamento, è probabile che sotto l’azione psicotropa indotta dal cannabis, riflessivi di maggiore ricerca e minore convinzione, avrebbero, una volta tanto formulato una legge giusta, anziché solo conveniente.
Pronto per fumare, decise di farlo sul divano la sconnessione dall’ordinario sarebbe stata rapida, piacevole, e soprattutto più comoda! La cosa che meglio gli riusciva nella vita era sicuramente quella di andarsene in un altro posto, quando non era all’opera in questo mondo. La filosofia non la si poteva imparare od insegnare, ma solo viverla nella sua totale essenza. Probabilmente il nonno che gli diceva sempre prendila con filosofia, doveva aver avuto le sue responsabilità. Poco aveva oramai a che vedere con quello che lo circondava. Era prevedibile e noioso nelle sue meccaniche e dinamiche. Oltre che fondamentalmente pericoloso! Più si allontanava dagli altri, e maggiormente si sentiva vicino a sé stesso. Più era contestato, meglio si riteneva in salute mentale! Era sempre dall’altra parte, sfuggente, tanto inafferrabile ed arrogante, che quando lo si riusciva a “prendere” era quasi sintomatico “picchiarlo”; e lui masochista ne era addirittura contento. Il dolore lo esaltava nello spirito, così come la critica in consapevolezza. Non era cattiveria la sua! Solamente una perenne e noiosa prospettiva per la quale vedeva il mondo al contrario probabilmente aveva una macchina fotografica dimenticata da qualche parte del cervello! Risultava comprensibile agli altri? Bene, anzi male! Stava peggiorando! Le scelte affrontate sempre in maniera diretta mai “comode”, gli avevano causato tanti guai normalmente evitabili con un po’ di diplomazia. Ed invece lui, stabilmente “senza purgatorio, le generava ed esasperava. Del resto erano i dubbi che miglioravano il mondo, mentre le convinzioni lo uccidevano. Una stessa cosa, prima o poi, poteva risultare negativa o positiva, era dunque inutile correre. Per quanto veloci, non si sarebbe peraltro potuti campare ad oltranza! Solo il tempo avrebbe deciso! Chiaramente per la sua fisiologica visione contraria, Effe ne sapeva più di ogni altri sull’origine degli opposti. Conosceva persino le origini più remote dei loro avi. I genitori naturali dei contrari erano Mister Opposto e Signora Viceversa. L’Ordine, suo peggior nemico, era un nipotino della madre materia, figlio del possesso, che a sua volta, lo era della materia. Era cugino del controllo, poiché il padre di quest’ultimo, nonché suo zio, era il Signor Accumulo……. Si sottrasse a quell’ammasso di pensieri “contrarianti” fumando fortemente da quel buon messicano, particolarmente ben elaborato. Il divano era comodo e ci sprofondò dentro fissando con lo sguardo la grande quantità di libri sparsi per terra, un avamposto cartaceo di almeno 100 libri, in trincea ovviamente visti gli imperanti “tempi mediatici”. Nulla da dire aveva generato una bella comitiva lì per terra, considerò osservando meglio. Choelo suddetto “se la faceva” immediatamente, con Erasmo da Rotterdam, nei panni di “L’ elogio della follia e Socrate in quello del “simposio”. Poi c’era Novalis in “frammenti” con accanto Dante nell’inferno e nel purgatorio, ma senza paradiso. Da quella posizione non poteva vederli bene tutti. Riconosceva però, dalle copertine, Carlos Castaneda con almeno una decina di proposizioni, che con l’aiuto di Marquez in altrettante, avevano pressoché accerchiati, tutti gli altri. Al centro invece arrabbiati per la poca rilevanza della sola proposizione di cui godevano, si intravedevano a malapena, Haminwaye e Bukonsky, che forse stavano bevendosi qualcosa. Tranquillo, in silenzio, con aria bastonata, Novalis, invece, era evidentemente dispiaciuto. Aveva ragione! Nonostante diversi tentativi, non aveva mai avuto la soddisfazione di essere letto del tutto, anche se egli stesso, riconosceva di essere un po’ “pesantuccio”. Quello, di certo, non era il cerchio di amici giusti per lui. Ed era vero! Sullo scaffale c’erano sicuramente delle compagnie migliori per lui. Con diversi di loro si sarebbe addirittura potuto vantare della considerazione che, aveva ricevuto, in lettura. Effe pensò “Sei tu, è colpa tua, sei troppo macchinoso e schematico, se continui cosi e non ti dai una regolata finisce che ti ritrovi vicino al più evitato ed isolato di tutti. Ti metto vicino al principe di Macchiavelli.
“E poi cosa dovrebbero dire allora,” continuando nel surreale con i libri, “Platone ed il Boccaccia, uno attaccato all’altro? Non vanno proprio d’accordo “in amore” continuano a “picchiarsi” da quando li “ho sistemati” vicini. Persino i tarli hanno protestato, qualche settimana fa e molti se ne sono addirittura andati. Si dice in giro fra di loro che, l’altro giorno un tarlo, se ne è andato via da casa. Ha abbandonato la famiglia. La “tarla” ed i quattro “tarlini” teneri ancora di latte di cellulosa. Era sconvolto, pieno di complessi e problemi psicologici ed ha lasciato cosi lo splendido appartamento che aveva costruito tra Froyd e Leopardi. Effe, interruppe l’ipotetico dialogo con i vecchi compagni di lettura solo perché stava mandando a fuoco il divano……….(Effe protagonista del romanzo "Per sempre" estratto dal romanzo edito).

RICORDI di Nicoletta Bossoni

Questa é una poesia molto nostalgica ed è forte l'ansia di superare l'ondata di nostalgia per non sentirsi soli e smarriti con la purezza di amore e incanto per la natura. Sono nata in un piccolo paesello dove il contatto con la natura è fondamentale. (Nicoletta Bossone)

(Les coquelicots à Argenteuil-1873-Claude Monet)






Ripida stradina di montagna
non lontana dal dolce paesello
irta, faticosa,
ti percorro ogni giorno
sfidando il sole cocente d'estate
e le intemperie invernali.

ai giacigli, le sempreverdi ammirie
ricolme di spine
bagnate poco prima
da una lieve pioggerellina.

Eppur da lontano
avverto il profumo fragante
di pane appena sfornato
(che tra miseria e squallore il sapore resta ancora nel cuore)

La dolce melodia degli usignoli
si eleva in alto oltre le stelle
e tra le ramaglie
di un annoso pruno
vedesse con che arte
un uccellini han fatto il nido.

L'immensa distesa
di quei campanellini gialli
(già il sentore dell'arte)
dalla forma ridente
rendono l'attimo più dolce.

cammino svelta
su per la stradina
fino a raggiungere il bosco
ma, rompe il silenzio
il canto dei grilli in modo assordante
e lo ascoltano le lucciole erranti
percosse da sdegno
e di tanto in tanto
qualche serpe strisciante.

Da lontano un ombra si avvicina
Oh madre mia!
prendimi per mano
stringimi forte al tuo cuore
ho paura
chi è che in quel buio muove le fronde
e poi tace, e si nasconde,
non è che il vento.
Argo e camilla
sono li ad aspettare il succulento pasto
gioisi alla vista della padroncina.

E quasi l'imbrunire
scappo via
alzo gli occhi
la luna sempre lì in alto
imperterrita mi scruta,
mi segue, la guardo, la interrogo
e le dico: grazie meravigliosa luna
dolce e amata compagna
del mio breve viaggio.

Estate di Mario Azad Donatiello



Il viaggio oggi si intitola Estate…L’immagine di Claude Monet chiara e luminosa di una donna in giardino, riesce a dare vita alla poesia, dove lei presa nella lettura del suo libro non si accorge di lui che la guarda da molto tempo senza avere il coraggio di distoglierla dal suo fare. Attende un suo cenno, un suo sguardo, ed in lui esplode la gioia nel momento in cui lei, con un cenno di mano lo saluta…l’esplosione sono le note del brano Io Narciso io del maestro Roberto De Simone…dove viole e violini si aprono in un volo infinito di melodia tra le parole che sono solo bellezza e graffiante Malinconia.

Mario Azad Donatiello

Sguardo rivolto al sole
accecante di luglio,
frinire di cicale
mimetizzate tra le fronde,
E i rami del pineto,
che abbracciano di fresco
il gazebo arredato di vimini
mentre dondola lenta l’altalena
quasi un cullar di ninna nanna.
Legato e intenso lo sguardo
Avete a quel piccolo libro,
Che tra le vostre mani,
Beato, si trova accarezzato.
In silenzio per non dar disturbo
fermo vicino al roseto di tea fiorito
vi ammiro;
e mentre la mia ombra gira
verso di voi, alzate lo sguardo,
un piccolo sbadiglio, un lieve sorriso
ed un cenno di saluto.
Esisto anche io.

Mario Azad Donatiello

mercoledì 29 luglio 2009

SOTT'A' PELLE D''O CIELO di Bruno Zapparrata

E' triste e lento 'o suono e na chitarra
mentre se sposa ll'eco 'e na campana,
quase nu chianto, chiano scenne 'a sera
sott'a' pelle d''o cielo ca s'appanna...
Glicine e sciure 'e perzeche, 'e ciardine
s'arracquano d''o cchiovere d''a vita...
fra tutt''e dduie mo abballa sulo 'o tiempo
e malamente è perza sta partita.
E Vuie, e Vuie addò state ?
uocchie velate da malincunia
comme a ddoie viole 'e marzo,
appena nfose;
'a quantu tiempo ve scanzate 'o sole,
pe quantu tiempo ve pittate a lutto...
Si, 'e penziere se vestono 'e paura
e io llà m'affaccio pe truvà
arricietto,
pe nun tremmà si' 'e stelle già so' morte,
sott''a pelle d''o cielo quanno è notte...



Io ho la fortuna di abitare a Napoli, citta' marinara, in collina, in un parco circondato da giardini e un bel po' di campagna, in collina e nel silenzio della sera si sentono le cose più sensibili che altrove non si riuscirebbe a captare. La mia chitarra e la campana del convento delle suore che sta di fronte ad uno delle mie balconate mi hanno dato questa sensazione con i ciliegi ed i peschi fioritii, i due suoni che si fondevano in un'aria tiepida e primaverile di quelle serate di aprile, che solo il mediterraeo può dare, e questa fusione di suoni saliva verso un cielo stellato blu. Ed ecco gli occhi, tra il blu ed il viola come le violette appena passate a marzo, che mi ricordavano la tristezza di certi attimi e di qui l'esortazione a me stesso ad essere forte adesso che questi occhi non ci sono più e sono parafrasati con le stelle morte coperte da un lattiginoso velo tipico che fa sparire anche la bellezza del cielo stendendo una pelle che tante volte trasforma la bellezza in angoscia.(Bruno Zapparrata)

(Dipinto: Goddess of the Forest-Gilbert)
Lam
)


Trovate, inserita nei commenti, la traduzione in italiano della poesia, fatta dallo stesso autore. Grazie

180 di Pino De Stasio






(immagine di Alex M. Bustillo)









(dedico questo scritto a Gloria Gaetano sconosciuta amica)

questa pagina e' per i matti
la sporco scrivendo
tre numeri
1 8 0
possono dare felicita'
perche' cassarli negarli oltraggiarli
ne ho visti di matti forse io saro' uno di loro
che belli
quei lenti piccoli tic del cranio facciale rivoluziona lo sguardo
e quelle dita al contrario che torcono stringhe di strette camice
alcuni vogliono rimetterli in lager
reclusori moderni oscene muraglie
ad Aversa e anche a Torino
di tutte l'eta' ma forse consentono anche l'uso di psicofarmaci
di nuove tossine
molecole oscure
ingoi con acque in bicchieri
manicomi
cosi' si chiamavano
luoghi di morte dove l'anima fugge
e la forza coatta
impedisce il rossore
in Parlamento
un uomo una donna
1423
leggo altri numeri
non piu' la Basaglia un nome che dava speranza
un matto coatto costretto
di nuovo?
ed anche i migranti i neri
pazzoni poi quelli
ubriaconi nervosi calorosi
anch'essi in strutture di accertamento psichiartico
perche' sono diversi
i matti coatti costretti con neri
i letti di nuovo con piscio e merda per stanze
e le terrazze gabbie di cinta
catene per polsi
ricordo ancora gli odori le docce sospese
riparo per fughe di sesso
di donne e di uomini dove gli affetti
consegnavano baci toccamenti abbracci
legati ad un letto per punizione
se sorpresi
e delle piaghe su un corpo
purulente profonde
chiazze
forse frustate di nani
i matti coatti costretti con neri
tra quelle molle nei letti
le cimici a sciami
tane nel ferro compagne di notte
di lotte con aghi punture al risveglio
i neri con bianchi senza Apharteid
finalmente insieme nei manicomi
cosi' vogliono
1423
l’ora della visita ancora
la forza racchiusa
feroce postura
liberta' per i folli!
i matti coatti costretti con neri

pino de stasio

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TUTTI I DIRITTI RISERVATI

In noi la follia esiste ed è presente come lo è la ragione. Il problema è che la società, per dirsi civile, dovrebbe accettare tanto la ragione quanto la follia, invece incarica una scienza la psichiatria, per tradurre la follia in malattia allo scopo di eliminarla.' -Per spiegare 'incomprensibili' tragedie si è soliti individuarne la causa in una follia rimasta fino a questo momento celata. Io penso che questo modo di fare sia solo una scappatoiarassicurante e pericolosa. Rassicurante perchè allontana il problema da ognuno di noi, che, sentendo parlare di folliae, pensando di appartenere alla classe dei normali', si sente confortato. Pericolosa perchè impedisce di cercare la causa del fallimento del nostro modo di educare,che non solo esclude aprioristivamente un'adeguata analisi dell'aspetto irrazionale, ma addirittura arriva a negare quella parte di noi che a nessuno fa piacere guardare,prefendo invece ipocrite idealizzaioni.
Basaglia

lunedì 27 luglio 2009

VOLU DI PALUMMA a Rita Atria

Diciassette anni fa, e precisamente il 26 di luglio, a una settimana dall'assassinio di Paolo Borsellino, la testimone di giustizia Rita Atria si uccise gettandosi da un appartamento in via Amelia, nel quartiere Tuscolano di Roma, dove viveva in segretezza perché testimone di giustizia.

VOLU DI PALUMMA a Rita Atria

Nascisti di sangu 'nfittatu
nno 'm paisi cu li radichi 'nfradiciuti
criscisti nna li fasci d'oru di la "famigghia"
ca di la gaggia nun fa scappari aceddu.

Ma quannu tuccò a tia
chianciri addinucchiata 'n terra lu frati
quannu vidisti to' matri, cchiù dura di 'na ciaca
manciarisi la lingua pri nun tradiri assassini...

Quannu 'na picciotta onesta
'ngramagghiata d'un giuramenu
supra l'altari e 'na figghia dintra lu jocu
cu lu so' curaggiù sfardò lu velu ca t'annurbava...

Siti di giustizzia ti pigghiò a la gula
facennuti sdirrubbari mura di silenziu
ca qualcunu cu pala e cimentu comu casteddu
isava 'n tornu a lu to' cori, la to' 'nnuccenza.

Nun ti vinnisti a nuddu, mancu p'amuri
nun ti firmò lu ventu lu chiantu
nè ti pottiru firmari li vrazza longhi di Partanna
ca comu radichi 'nturciuniati affucanu la terra.

Avevi sulu dicissetti anni
e curaggiu di vinniri ma ti mancò lu cori
quannu l'ultima spiranza, pampina di 'mmernu
cadìu cutuliata di 'na timpesta di chiummu

Dda casa in viali Amelia di Roma
lu finistruni spalancatu d'un palazzu scanusciutu
supra un labbirintu di furmiculi 'mpazzuti
chi currinu s'assicutanu si scannanu pri nenti.

E tu, cu dda' pena accuddì granni
dintra lu disertu di lu pettu
dda siti d'amuri ca nun ti dava abbentu
e lu suli c'adaciu adaciu si nni scinneva

T'jncheru lu cori di malancunia
di spinnu pri dda terra duci e amara
c'avisti a lassari, c'allura di l'Avimmaria
comu fata pri magìa si vesti tutta d'oru.

Chiudisti l'occhi e comu palumma
spiccasti lu volu 'mmenzu li stiddi
'mmenzu l'eternu riposu di la sulitaria luna
canciannu lu versu a la storia...

Chiddu nun fu Vennari Santu
ma 'n'autra duminica di passioni
e diri ca nun era Pasqua e mancu Nalali
nè ci fu miraculu di nascita o di risurrezioni.

23 luglio 1998

Tratta da "PARABULA SIGNIFICA" di LINA LA MATTINA 2004


La poesia ispirata da un terribile fatto di cronaca che ancora una volta ha sconvolto la Sicilia e l'Italia intera, narra la storia di una ragazza diciassettenne di un paese del trapanese nata da famiglia mafiosa...quando gli ammazzano il padre e il fratello, la giovane cognata vedova del fratello, la convince
a denunciare gli assassini contro il volere della stessa madre che ripudia Rita come figlia, "traditrice della famiglia".
Rita incontra un bravo magistrato che le dimostra affetto e protezione quasi come una figlia e per protegerla da eventuale ritorsioni della mafia sotto falso nome la nasconde a Roma. Quando il magistrato ovvero Paolo Borsellino muore, Rita si sente sola, disperata e una settimana dopo
la strage di via D'Amelio a Palermo, si suicida gettandosi dal balcone, ma neanche da morta la madre l'ha perdona e distrugge la foto della figlia posta sopra la tomba (Lina La Mattina)


Postato nei commenti trovate il testo della poesia tradotto dalla stessa autrice. Grazie a tutti.

Nazim Hikmet - Nostalgia



Nazim Hikmet è uno dei più gradi poeti turchi, condannato a 28 anni di carcere durante il regime di Ataturk, per le sue idee politiche.

È Pablo Neruda a raccontare come l’amico Hikmet viene trattato durante la sua prigionia “…accusato di aver tentato di incitare l’esercito turco alla ribellione, Nazim è stato condannato alle punizioni più terribili. Mi ha detto che è stato costretto a camminare sul ponte di una nave fino a non sentirsi troppo debole per rimanere in piedi, quindi lo hanno legato in una latrina dove gli escrementi arrivavano a mezzo metro sopra il pavimento… Il mio fratello poeta ha sentito le sue forze mancare: i miei aguzzini vogliono vedermi soffrire. Resiste con orgoglio. Comincia a cantare, all’inizio la sua voce è bassa, poi sempre più alta fino ad urlare. Ha cantato tutte le canzoni, tutti i poemi d’amore che riesce a ricordare, i suoi stessi versi, le ballate d’amore dei contadini, gli inni di battaglia della gente comune. Ha cantato qualsiasi cosa che la sua mente ricordasse. E così ha vinto i suoi torturatori.”


Ciò che ho scritto di noi è tutta una bugia
è la mia nostalgia
cresciuta sul ramo inaccessibile
è la mia sete
tirata su dal pozzo dei miei sogni
è il disegno
tracciato su un raggio di sole

ciò che ho scritto di noi è tutta verità
è la tua grazia
cesta colma di frutti rovesciata sull'erba
è la tua assenza
quando divento l'ultima luce all'ultimo angolo della via
è la mia gelosia
quando corro di notte fra i treni con gli occhi bendati
è la mia felicità
fiume soleggiato che irrompe sulle dighe

ciò che ho scritto di noi è tutta una bugia
ciò che ho scritto di noi è tutta verità.

Nazim Hikmet

domenica 26 luglio 2009

I miei ragazzi strani di Annamaria Fulgione

I miei ragazzi
strani
hanno le mie stesse mani
per scalare il cielo,
sotto cui viviamo
Scrivono i loro sogni
su fogli di pietra
per non farsi
dimenticare,
e sorridono con gli occhi
per paura di disturbare.
Camminano a piedi nudi
su pietre taglienti
e se li vuoi guarire
dalle ferite inferte,
ti guardano strano
e ti allontanano la mano
I miei ragazzi strani
hanno sui volti
le sfumature azzurre
del mio amato mare.
M'immergo in loro
e nuotando
ripesco quella che ero
e quella che sarò domani
tendendoli tutti
stretti per mano.


Dedico questa poesia a 15 ragazzi strani?(rom,rumeni,cinesi e campani)che sono tutto ciò in cui io credo,spero di ritrovarli tutti al mio rientro (Annamaria Fulgione)

Questa folle solitudine di Gloria gaetano



Questa folle solitudine

misteriosa come un bambino

triste più di un albero sotto la pioggia

dolorosa come una pugnalata

Questa folle impalpabile solitudine

che si trascina impenetrabile come un tuo pensiero

vuota più di un attimo di silenzio

ossessionante come una campana

testarda più di un mulo

oscura come un peccato nascosto

crudele quanto una tua parola

Questa folle solitudine che ci accompagna e ci divide struggente

noiosa più di una mosca, assurda come una risata

improvvisa quanto la morte

inutile più della pioggia caduta sul mare

dolente come un’umile preghiera

Sì, questa folle solitudine, lo sento

non può aver fine

ma se tu piangessi sopra le mie spalle

umanamente mi sentirei

nell’universo


Solo l’amore per la vita e per gli altri evita che il nostro deserto interiore imploda e la nostrà interiorità ci autodistrugga.
Nella solitudine si ritrova se stessi, la propria capacità di pensiero e di rcerca, di elaborazione. Dopo il mare c'è il 'deserto' della solitudine,che può essere riempita solo dalla forza vitale del'amore

sabato 25 luglio 2009

ADESSO VAI di Franco Rubino

Se vuoi andare vai
adesso che un primo solco vedi
sulla tua fronte ardita
che nei tuoi occhi brillano
lampi d'acciaio e ansia di battaglia
va via di casa e corri verso il mare.

Sentirai la tiepida carezza
della brezza dei tropici
che spesso s'adira

e sferzerà il tuo viso
l'ondata gelida del mar del Nord.

Asolterai le musiche
e i ritmi caraibici
che una danza
metteranno nel
tuo cuore

E in tutt'altra parte del mondo
ascolterai in sul calar del giorno
il solenne cantare del muezzin.

Un giorno forse tornerai tra la tua gente
e verserai una lacrima tardiva
sull'impietrita fossa
di chi morì aspettando.

La poesia è autobiografica, nel senso che all'età di 17 anni mi imbarcai su una grande nave passeggeri della Grimaldi-SIOSA lines e mio padre e mia madre oltre che me stesso avevamo gli occhi lucidi, però il mio tempo in cui stavo sotto le ali di mamma chioccia
era finito.
Come commentare i versi di questa poesia.
Nulla, è la ruota della vita che procede e oggi sono io quel che ieri era mio padre.
L'importante non avere rimpianti, infatti mio padre e mia madre praticamente sono morti tra le mie braccia e io stesso ho chiuso filialmente i loro occhi.
E la ruota che va, e che mai i fermerà, oggi ad uno domani all'altro c'è sempre qualcuno per il quale suona la campana. (Franco Rubino)

(Dipinto: La speranza- Stefania Bruno)

venerdì 24 luglio 2009

Incendio di Salvina Albanese.


Destàti da acre odor
di fumo
a notte fonda
ogni apertura
spalancammo increduli

In fiamme
tutta la vallata

Olivi secolari
lingue di fuoco
offrivano al cielo
come alberi votivi
al dio del buio

Notte di fuoco
notte di tregenda

Circondati,
allibiti
salva chiedemmo
almeno la vita
Fummo graziati

E al mattino
paesaggio lunare
ai nostri occhi
Rocce affioranti
alberi stramazzati
sulla collina
Mucchi di cenere
dove prima il sommacco.

'È il momento giusto per parlare di questo. Ogni anno degli imbecilli, profittando dello scirocco, appiccano il fuoco a boschi distruggendo ettari ed ettari di terreno.
La mia poesia nasce dal dolore di aver avuto distrutte decine di olivi secolari nell'uliveto di famiglia e dalla paura vissuta quella notte quando le fiamme sembravano non darci scampo. Alla fine ci salvammo ma lo scempio che si offriva ai nostri occhi l'indomani fu enorme e mai dimenticato.' (Salvina Albanese)

giovedì 23 luglio 2009

Sei di Annamaria Fulgione.

(Dipinto di Rosalba Falzone)


Sei

Sei ,come nuvola di seta pura
delicatissima
al tatto
ma ardito e
difficilissimo da manipolare
Sei come filigrana,
disegni con la penna
bellissimi tramonti
e corpi frementi
d'amore,
immagini stupende
che lacerano anima e cuore,
ma a tratti scialbo
e senza colore,
mai parole nuove
o nuove emozioni
che invano invoco
credendoti generoso.
Adesso stanca ,delusa
innalzo
non senza dolore,
pareti di cemento armato
intorno al mio cuore,
per difenderlo dagli attacchi
ingiusti della penna
che stringi in pugno
come macete
per colpire
lacerare e uccidere
un amore ormai nato.

mercoledì 22 luglio 2009

Mani di Pietro Vizzini

E nell'oscurità
le mani hanno mille occhi
che scrutano, ascoltano
l'eco dei colori sbiaditi.

Mani doloranti
trascinano polvere
tracciano percorsi distanti.

Mani di bimbi
bucano silenzi,
bruciano assenti
ai giochi dei grandi.

Mani che asciugano
lacrime e panni,
lavano ferite ancora aperte
di carezze e inganni.

Mani che stringono
pugni chiusi,
sventolano bandiere
cadono e si rialzano
guardano il domani.

Mani tremanti
lasciano un addio,
accarezzano capelli grigi,
portano valigie vuote.

Mani che implorano
cercano Dio……


In questi versi ho voluto descrivere le mani, che sono i nostri veri occhi, che ci permettono di sentire le nostre cose e con il loro modo di fare ci portano lontano. Le mani dei bambini, a volte bruciano di dolore rimanendo coinvolte nei giochi perversi degli adulti. Mani che lottano in battaglie e poi salutano con carezze dolci chi ci lascia per sempre, portando valigie vuote di cose necessarie alla vita. Mani che implorano e cercano Dio. Queste sono le nostre mani, appendici di pensieri che dispensano operose, gioia e dolore. Pietro Vizzini

lunedì 20 luglio 2009

Ritorno di Loredana Oppedisano



Respiro l'umido del giorno
che s'appresta
tiepido e lieve
nel silenzio del sonno ostile,
al di la' del vetro
il mio balcone

Il lavoro si sveglia,
brillano finestre sparse e luci di citta',
impalcature, palazzi
inferriate e tetti senza musica,
scene opache di cacciatrici notturne,
ubriachi soli come strani sonnambuli
e pesano come massi i ricordi che amo

Discuto con la mia anima stanca,
amo le pareti della mia casa,
la mia stanza, le rose in giardino
le spume celesti fresche di sera,
il peso degli anni
che avverto nel silenzio immortale

Il tempo che scorre
distilla gocce di vita,
la mia storia e' un canto d'amore
come il suono delle ore portate dal vento
magici flutti in cui arde il mio cuore, sempre fanciullo

la finestra e' aperta
sul quartiere romano,
spavalda arriva la sera
e tra lampi di luna
nei miei pensieri a oriente
affogo

Loredana Oppedisano 17 luglio 2009

domenica 19 luglio 2009

A UN OMU CU LI MUSTAZZI, a Paolo Borsellino di Lina La Mattina

Comu la dura scorcia ammuccia
lu civu di la nuci
accussì tu ammucciavi
la risata sutta li mustazzi
e facennu la vuci grossa la tinnirizza.

Ma la storia misa a lu passu
c'aspittava 'm punta di cantunera
nun firmò li speri di lu tempu
nè lu 'nfami disignu
e la truscia di morti ca ti lassò Giovanni
'nzemmula all'ultimi suspiri
t'appisanteru li spaddi, lu ciatu
ma nun ti ficiru trimari di scantu
nè scinniri a scillirati patti di silenziu.

Anzi comu canni chiantati a la terra
ca s'annacanu fissiusi
friscanu, si toccanu e cuntanu
storii ammagaturi a la luna...
tu tra fileri d'archi e culonni antichi
dunni
'nzemmula a lu ciatu di Cagliostru
e di li 'ncappucciati
arristò puru l'ecu di la to' vuci...

quannu, 'ncantannu la fudda e lu celu
ca muti ascutavanu
comu fussi sonu di marranzanu
cuntavi di "paladini caduti
senza elmu nè spata
pri lu viziu e l'ardiri di sfardari lu scuru.

Pri cinquantasetti jorna
ficiru sciopiru di lustru l'occhi
di carizzi li manu, di risati la vucca
lu ciriveddu pareva un mulinu a ventu:
girava firriava
spugghiava e visteva pinzera
havia primura di sbacantari casciuna

d'jnchiri pagini, scunzari jochi
mannari all'aria casteddi
isati supra la rrina di lu mari
e astutari focu, prima di vulari cuetu
'mmenzu li stiddi cu li "picciotti
ca comu puddicini 'ntornu a la ciocca
nun ti pirdevanu mai d'occhiu.

E puru siddu avissi dittu
ca la to' vita nun valeva un soldu
picchì la pantumina
'na vota accuminciata havi a finiri
comu muschitteri t'avissiru lu stissu
assicutatu dicennu:
"Unu pri tutti, tutti pri unu!"

Un sulu pinzeru turmintava li to' notti:
lassari ciuri asbucciari
senza l'occhiu di lu jardinaru
e la matri e la muggheri
ca pri lu scantu comu pampini sicchi
sempri cchiù nichi
sempri cchiù arrunchiati si facevanu.

La matri si sapi è la prima carni
e fu la prima a guadiari lu to' friddu
perciò ora ca nun si cchiù sulu
e tanti ancili ti fannu cumpagnia
nni lu paradisu accattatu cu lu sangu
nun vulemu vidiri frunti aggruttati
nè ummiri vulari a cavaddu di scupi.

Certu, nuavutri ca semu ancora
nna lu 'nfernu di li vivi
nun videmu vucchi 'ncilippati
ma vulissimu almenu sentiri
comu coru d'ancili chi cantanu
scrusciu di risati ammucciati
'mmenzu lu celu e la varva di li stiddi.

10 luglio 1999

Tratta da "PARABULA SIGNIFICA" Febraio 2004
di LINA LA MATTINA

sabato 18 luglio 2009

Stelle e cerase di Mario Azad Donatiello

Questa canzone che parla della violenza alle donne, mi è stata "ispirata" da un episodio realmente accaduto. Una ragazza che viene violentata tenendosi dentro di se la rabbia, la paura e sopratutto il sentirsi in colpa per quell'atto vigliacco verso la sua persona. Vorrei sperare che un giorno possa riuscire a guardare negli occhi un amore...anche se le ferite nell'anima non guariranno mai.
Mario Azad Donatiello

venerdì 17 luglio 2009

STUPRI di Massimo Imperato


(Fabio Calvetti ” Frasi del Silezio”)


Girar la testa fa
la gonna che volteggia.
Donna vezzosa e snella
trascini l'altrui passo
dietro una scia maliarda.
Desiderio non si attarda.
Bello giocar coi sensi
quando nel giusto pensi.
Esaltano il gentil sesso
cotali smancerie
e, sorridendo al mondo,
fierezza cresce nel profondo.
Ma pugnalando a morte
il grande orgoglio,
vigliacca mano di codardo,
vìola bellezza eterea e delicata.
Senza riguardo alcuno
a dignità maschile,
schiacciando sotto i piedi
la candida virtù,
in cambio del più inutile
e furtivo amplesso,
violenta inerme una creatura
quell'assasino dell'umana natura.

martedì 14 luglio 2009

Guardo in fondo alla strada di Pietro Vizzini


Ho sprecato il mio tempo…..
di tutte le cose che ho fatto
mozziconi di sigarette
strafumati in un lampo.
Ho lasciato il mio zaino
dietro il sedile della tua auto
per favore non riportarmelo,
all’interno i libri si rivoltano su se stessi
hanno paura dei miei occhi
e forse mai più li rivedranno.
Ho bevuto cocacola a secchi
sotto i gradini di casa tua
e questo io lo chiamo amore
piccola e dolce principessa,
aspetto ancora da due ore
sulla strada che porta a spasso.
Una linea divide l’asfalto
ed io bollito di sudore
cerco il mio sballo.
Oggi non farò rumore
resterò silenzioso in stallo.
Sono parole che piovono
sono i miei pensieri,
e mio padre porta l’ombrello.
Dove andrà il bambino di ieri…………..

Pietro Vizzini

venerdì 10 luglio 2009

VOLSI LO SGUARDO di Fabio Gagliardi




Un fuggente attimo colsi
mentre il quieto sole
avvolgea con le sue spire
eccheggiar lontano di nembi
ed io volsi le terga all'antica genitrice
ricordo imperituro nel mio cuore
col fuoco impresso
e mi diressi verso nuovo peregrinar
volsi lo sguardo
dietro il buio
innanzi a me un chiaro albeggiar mi porse la via











(Dipinto: È l'alba, uno sguardo e via-Nadia Rosati)

La commedia dei santi di Danilo Carli Stranich


(Gli amanti del mare-LaBruna)

La commedia dei santi

Come campo aperto
sento il vento;
ho pelle lieve,
sfiorata da sabbia
e polvere lunare.

Lente onde sussurrano
intimità improvvisate senza volto,
passioni consumate veloci
fuochi fatui travestiti di stelle.

Attorno è nebbia
voci di marmo e cemento:
dentro il tuo corpo di pietra
sconfitto mi trascino.

giovedì 9 luglio 2009

Desolazione di Salvina Albanese

Non posso più tornare
nella terra dei tuoi avi,
in questo borgo antico
ove il tempo si è fermato.

Ho visto il fonte
della Matrice Vecchia,
la piazza tonda
levigata dai passi
ed il Castello delle scorribande.

Indagando
fra visi sconosciuti
sembianze simili alle tue
ricerco invano
il volto tanto amato.

Ma nessuno ha i tuoi occhi
nessuno il tuo sorriso
nessuno il tuo incedere indolente.

Non posso più tornare
nella terra dei tuoi avi,
tutto parla di te
e di un amore
che non riesco a seppellire.


(Dipinto-L'Amore invisibile- Stefania Bruno)

mercoledì 8 luglio 2009

Cielo e mare di Pietro Vizzini

Il video di Pietro è in perfetta sintonia con il nucleo emotivo delle mie poesie...E' molto coinvolgente. Grazie, amico carissimo, Gloria Gaetano.


lunedì 6 luglio 2009

ORGOGLIO di Massimo Imperato

Urla, litigi, rabbia,
gettati a tutta randa
addosso ad occasional nemico.
Poi accorgersi pentiti
di aver esagerato,
perdere dentro se
dei pezzi di ragione.
E' molto tardi allora
recedere di un passo,
puntuale scatta in animo
incontrollato orgoglio.
Un gesto di perdono
un semplice sorriso,
miracolose spugne
a cancellar l'oltraggio.
Sarebbe alquanto semplice
risolvere il conflitto;
resiste invece fermo
come un antico scoglio
quel maledetto orgoglio.



(Orgoglio-Acrilico su tela-Vivianna De Santi)

domenica 5 luglio 2009

BUONA DOMENICA

Tra i fiori il paradiso

Il mendicante
va per il mondo,
cieco
della sua ricchezza.
L'avido predatore
si illude
del suo bottino.
Il marinaio stolto
vede lo scoglio
e perde di vista
il mare.
Il giardiniere
col suo canto
semina pensieri,
tra i fiori
il paradiso.
(Ler)

sabato 4 luglio 2009

Tratti di Pino de Stasio

sul bagnasciuga respiro
lento
come i battiti liquidi delle ondate al ritorno
in questa piccola baia
di profumi salsedine
che posano brezze serali
abbracciarti alla notte
senza tramonto
senza paura di sguardi lontani
increduli
e baciarti con affondi marini
e' sfida al mio sogno
le scure faville di acque lunari
che brillano al movimento dei piedi
incedono al vortice nero
la pelle che veste il tuo corpo
africano o asiatico forse
confonde la mia
biancastra non ben definita
curve di carni sospese
di muscoli estremi
umidi tratti
ripidi rupi di ossa
contenitori
la sabbia calda
ancora del sole
al mattino
un calco del viso riaffiora
in fondo su scogli carbone
cerco una pineta
un albero
soccorso alle voglie
ai lati discariche
ormeggi di barche
piattini farciti di olii
ripieni di fetida terra in risulta
ora capisco
rialzarsi tra sconosciuti
un saluto
un accenno di sguardi
il bus
viatico della realta'

(pubblicazione della poesia autorizzata dall'autore)
(Titolo quadro, Confidenze. Autore, Giorgio Martini)

venerdì 3 luglio 2009

Lu suli di Lina La Mattina

(Illuminazione IV-Francesco Sciortino)


Lu suli

Lu suli 'ntricanti comu l'occhi
ma cchiù di 'na fimmina
senza chiavi trasi d'ogni porta.

La matina ancora 'mbriacu
di cantu di sireni nesci di lu mari:
adaciu adaciu acchiana, si 'nfila, 'mpinci, scafunia
trasi dintra li 'gnuni, sfarda ogni velu
ogni filu di fumu, spirannu di 'ncuntrari
qualchi stidda spirduta e trimulina.

Ha 'ntisu spissu parrari di 'na cutra priziusa
arraccamata, di rappi d'argentu, sulitari e domanti
'ntissuta cu lagrimi e storî d'autri tempi
ca lu celu stenni sulu quannu nun c'è iddu.

Ci lu cuntò dda sparrittera
di cummari luna pri fallu 'nvidiari
quannu panza a panza s'incuntraru.

Però nun ci lu dissi ca ci nn'è puru vecchi
cadenti e morti, comu orbi e niuri pirtusa
muzzicati, arrusicati di camula antica.

Nun ci lu dissi pri nun lu 'mprissiunari
sapennu ca puru iddu farà la stissa fini
quannu nun havi cchiù oru d'arrialari!

MARENOSTRUM di Mario Azad Donatiello


MARENOSTRUM

Incantato mare
Eterno diamante
Libera il mio viaggio,
e incontrerò nuove terre
e nuovi volti ancora.
Mia accompagnerà
l’argento della luna,
mi riscalderà l’oro del sole.
Placherò la mia sete
con le lacrime del cielo.
Nuove lingue imparerò
Incontrerò visi marcati
E dolci lineamenti.
Corallo, sale, tufo e calce.
I canti, i suoni;
mi inebrierà il tuo vino
e danzerò.
Mi addormenterò sopra le tue spiagge
E al risveglio riprenderò il mio viaggio
Alla tua scoperta…..MARENOSTRUM

giovedì 2 luglio 2009

SOGNO di Mario Peverada

(Sogno-Lorella Fabro-tecnica mista su tela)



Una sera d’agosto sull’aia
se fa’ filoss!
La madre giace sulla sdraio contemplando le stelle
zia Carmela emerge torva dalla purseléra
zio Cirillo si lava i piedi alla pompa
Aldo vive l’ansia della cassa integrazione
Bruno parla del Madagascar.

E dal buio arriva una bicicletta
il berretto sulle ventitre’
il fischio sonnachioso disperde nella notte
“Bella figlia dell’amore”.
Eccolo protagonista sulla scena
col suo richiamo d’amore.
E’ mio padre o un sosia
- il furbetto di turno -?

Zio Cirillo passa oltre sputando la cicca
zia Carmela si accosta alla sdraio protettiva
Bruno riprende la saga africana
Aldo torna ad immergersi negli esuberi..
Solo tu gli sorridi
tu
la bella figlia dell’amore
centenaria smarrita,
e io
nei miei sensi
sono strappato lontano
dalla luna
che palpita maliziosa.

mercoledì 1 luglio 2009

Tardo ritorno Danilo Carli Stranich


("Aspetteremo che sorga la stella del mattino"
-sullo sfondo il Faro di Capo Testa in Sardegna-LaBruna)

Tardo ritorno

Scorre tra noi sul lungomare
un albore d' acque che sconcia
con l' azzurro degli occhi anche il tuo viso.

Resta nel fondo fugace, straniato
da te ogni gesto;
intimo appare e sparisce il dolore
a calcare una ruga nascosta,
dalle ciglia veloce si getta
una lacrima:
ancora insieme io e te, soffocati
da vampa discesa a far crepitare
lo smeraldo dei sassi.

Ma subito cedo
al torpore che pesa, ebbro
ristò alla magia di ignorare
ogni cosa di noi:
si spezzano aridi mille cristalli
e pallide, frali memorie
sussurrano roche il tuo nome, remoto segreto
a spegnersi fatuo nel vento.

Come lampi si abbattono
mute parole;
ti guardo perduto tra mille barbagli
ma non so più riconoscerti e sento
infinita distanza tra noi
in questo tardo ritorno:
pochi istanti hanno arso
intorno ogni cosa, salvi due volti,
due maschere tristi che tenaci
indossano falsi sorrisi.

Disclaimer

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