Poesie, Racconti e Musica d’autore

"Scrivere poesie non è difficile; è difficile viverle." (Charles Bukowski)

Viviamo assieme una poesia, un racconto, una canzone o un quadro d'autore, lasciate un vostro commento ai post, per noi sarà un piacere leggervi.

Preghiamo gentilmente tutti quelli che postano il loro commento scegliendo l'opzione 'Anonimo' di blogger di firmarlo, grazie. ros e massimo

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mercoledì 30 settembre 2009

How far can you fly (Fino a che punto si può volare) di Mario Azad Donatiello

Dedicata a Luca Flores


I sogni legati al vento
lasciano i pensieri confusi
nella tormenta di ricordi
e se un tuo sorriso c’era
lo tenevi ben nascosto.
Suoni e ombre, colori d’Africa.
Scale di note per arrivare al soffitto
e lasciarsi andare all’ultimo volo,
corda troppo tesa e suono stonato.
Musica dolce tormento
amore infinito e
piano , forte, solo andavi
per tornare in un’Africa
oramai lontana
e suonare i ricordi
facendo sanguinare la tua mano
ed i tuoi pensieri
in una Firenze che sogna
e che domani saprà
che non riuscirà più a vedere
il tuo sorriso ben nascosto
perché i tuoi sogni confusi
han preso il volo con te
legati ad una corda troppo tesa
che da un suono solo stonato.


Non voglio dire che Luca Flores era un "pazzo", una persona con problemi psicologici, perchè secondo me non è così. Il dramma della morte della madre in un modo così violento, ha lasciato in lui(secondo me) un vuoto incolmabile, che non è riuscito a riempire nemmeno con la musica, malinconico, triste e solo... Non condanno il suo gesto, come non condanno Luigi Tenco...il togliersi la vita è stato per lui, per Luca Flores, quasi una liberazione. Amava la musica....




lunedì 28 settembre 2009

CIELO D'AUTUNNO di Pietro Vizzini

(Oak Tree at Dust-Gilbert Lam- ArtCanyon)



















CIELO D'AUTUNNO

Il cielo d’autunno
si sporca di terra smossa
l’aria è greve
odorosa di legni marci
il primo scrosciare delle nuvole
trova riparo tra le cose
mentre raccolgo i sussurri
di foglie che abbandonano i rami
lungo il viale
dolce calpestio
mosto d’uva
su un tappeto di foglie gialle
luce in fermento
nei tuoi occhi marroni
castagne da raccogliere
prima che il muschio
ricopra le tue labbra
di bianco nevischio.



Anche l'autunno è meraviglioso, io lo sento forse più delle altre stagioni come un periodo di riflessione, vivo la sua atmosfera magica, di quei colori caldi che accendono la passione... da amare, da assoporare nella sua pienezza.
Il cielo limpido dell’estate ora sembra sporcarsi di terra, l’aria è odorosa di legni marci, la prima pioggia non bagna le cose, ma vi trova riparo perché è bene accolta a causa della lunga siccità, le foglie abbandonano i rami lanciando i loro ultimi sussurri, camminando sopra un tappeto di foglie si ha la sensazione di calpestare dell’uva, negli occhi marroni della donna amata si accende una luce di gioia, che come in fermento diventa amore; castagne da raccogliere come frutti, come sentimenti da condividere, da mordere con le labbra, prima che la fine ricopra di bianco i colori di tutte le stagioni della vita, al termine della propria esistenza.



domenica 27 settembre 2009

Vite d'inchiostro... di Piero Rotundo

Chiuse in scrigni
Su polverosi scaffali
in ombrose stanze
dal silenzio avvolte.
Come lapidi in fila
di pensieri andati,
di storie vissute o
...solo immaginate.
Sconosciuti Mondi
camminati dai ragni
illuminati dal buio
ignorati dagli occhi.
Fiumi d’inchiostro
Che mai navigherò
Assorto, ne vedo
I fantasmi e assopito,
Sprofondo...nel sonno del tempo!


Piero, non ti scordare,
portami un libro...A mia Nonna Assunta.

La vita è solo un'ombra che cammina, un povero attorello sussiegoso che si dimena sopra un palcoscenico per il tempo assegnato alla sua parte, e poi di lui nessuno udrà più nulla.(W.S)
..Tutto è sonno e dimenticanza... ma....al fioco lume respiro il tempo,
nell'odore di carta e inchiostro, muffa e legno... cavalco destrieri, navigo vascelli, affronto burrasche e ritrovo me ed il mondo che non c'è.... Piero


SCEROCCO di Bruno Zapparrata

(Scirocco-ioarte)

















SCEROCCO

Cielo stracciato 'a nuvole russagne,
viento 'e scerocco, sta sceppanno 'a faccia.
Na lacrema cu tutt''a vita mia,
no, nun se po' asciuttà cu na poesia...
Pe quanta prete conta sta scugliera,
io, goccia d'acqua sperza dint''o mare,
vaco cercanno a te, comm'ire aiere,
e tutt''e notte ll'ombra toia traspare.
Mo nun ce staie, chi sa' che staie facenno,
e io comme a nu pezzente stò aspettanno,
nchiuvato nterra, comme a Cristo nCroce,
'a carità ' e sentere na voce...
Chi sa' si dint''a musica d''e suonne
te vene a mmente na canzona antica,
'a coppa 'e scoglie sto' cuntanno ll'onne,
chell' ca sto' penzanno... nun t''o ddico...
Suonno ca tuorne e ca nun passe maie,
viento 'e scerocco, puortele 'a canzona
nzieme a ll'anema mia ca mo fa' pena...
...'o sango me mbriaca pure 'e vvene ...
Dille ca ll'uocchie mieie se stutarranno
sultanto si se ncontrano cu 'e suoie,
lla, dint''o ffuoco ' e nu tramonto a mare
quanno 'a luce accarezza e po' scumpare...





Per questa poesia basterebbe solo la trasposizione in lingua per fare il commento.
Una sera trovandomi sulla collina dei Camaldoli in un tramonte come quando il cielo stende un lenzuolo di fuoco alla mente tra un suono dolce di campana, un convento con la chiesetta, una voce immaginaria mi hanno convinto per questo atto della mia vita
dovuto, sentito in un periodo particolare tra l'adolescenza e la maturita' e messo sulla carta non dico in anzianità ma quasi. Quando si ha la fortuna di avere una vita intensa, di viaggiare e di conooscere, sono mille le cose da racccontare e mettere in poesia per chi le scrive ma poichè la poesia non si cerca, no è lei a venire in un determinato momento dall'autore, e si realizza con espressioni che fino a qualche istante prima non esistevano. Io ho sempre sostenuto che la poesia è una cosa molto seria e non bisogna scherzarci risultando spesso inviso in certi ambienti dove purtroppo regna pochezza ed improvvisazione. Trovarsi sulla collina dei Camaldoli a Napoli dove esisteva l'ultimo convento maschile di Clausura, entrarci perchè i maschi potevano e le donne ovviamente no, e contemplare tutta la valle sottostante dal mare con Miseno in lontananza all'ippodromo della conca di Agnano, allo Stadio S.Paolo è stato facile trovare desiderio diQuesta poesia già nella trasposizione si commenta da se. E' un atto d'amore sofferto, pace e ispirazione, tra grappoli d'uva e grandi rosai...





Postata nei commenti, trovate la traduzione fatta dallo stesso autore.

sabato 26 settembre 2009

D'improvviso ecco l'amore di MASSIMO IMPERATO

Accostati al mio respiro
ferma davanti ai miei occhi,
bruna è la pelle di luna.
Pungimi con lo sguardo
falso pulcino smarrito.
Fa ch'io metta a tacere
quel finto bugiardo timore
che lugubre dentro mi blocca.
Di colpo ti mordo la bocca.
Lascia le mani in crociera
salpare in cerca del porto
nascosto in mezzo al tuo corpo.
Da tempo aspettavo il momento,
mi sembra più magico ancora
di quello che avevo sognato.
Esplodo davanti all'attesa,
ma tu non mi sembri sorpresa.
Dischiudi le labbra, sospiri
smarrita tra i nostri delirii.


A volte una conquista si associa all'accumolo di desiderio passionale. Non sempre si riesce ad osare e si finge distacco. Ma non appena l'occasione consente di concretizzare il contatto fisico l'eplosione dei sensi avviene in maniera prorompente. Volutamente amo trattare con discrezione un argomento che si presterebbe a facili eccessi.

COSA RESTA DELLE ROSE di Mirella Crapanzano

Segue le vie dei forse l'amore
indifeso quando lo senti
contare le dita
e non il futuro delle cose

un odore dolciastro di parole nascoste
questo forse resta delle rose
lo stupore che dell'altro innamora
quando tutto è silenzio


e di noi rimane indietro una curva
un accenno 
il ritrovarsi nei fuochi
nell'acqua


sopra le pause appena
in occhi distanti un soffio di labbra.


Quante volte l'amore ha preso strade insolite per arrivare a noi, quante lo abbiamo sentito fragile, incerto? Ne riconosciamo il profumo, lo stupore, lo ritroviamo intatto, come qualcosa che è "sempre stato" lì, per noi, eppure un attimo prima non c'era... (Mirella Crapanzano)



giovedì 24 settembre 2009

Settimana dell'Amicizia


(*R* di Rosalba Falzone)















L'Amicizia di Kahlil Gibran


E un giovane disse: Parlaci dell'Amicizia.
Ed egli rispose, dicendo:

Il vostro amico è i vostri bisogni esauditi.
È il vostro campo, che seminate con amore e che mietete con gratitudine.
Egli è la vostra mensa e l'angolino accanto al fuoco.
Perché vi recate da lui con la fame, e lo cercate per avere pace.
Se il vostro amico vi apre la mente, non temete il "no" nella vostra, né trattenete il vostro "sì".
E se lo vedrete silenzioso, il vostro cuore non cessi d'ascoltare il suo cuore;
Perché senza parlare, nell'amicizia, tutti i pensieri, tutti i desideri,
tutte le aspettazioni, nascono e sono condivisi con una gioia priva di clamori.
Non vi attristate, quando vi dividete dall'amico;
Perché le cose che amate di più in lui saranno più evidenti durante l'assenza,
come la montagna a chi sale, che è più nitida dal piano.
E non vi sia altro scopo nell'amicizia che l'approfondimento dello spirito.
Perché l'amore che non cerca unicamente lo schiudersi del proprio mistero,
non è amore, ma una rete che pesca soltanto cose inutili.
La parte migliore di voi sia per l'amico.
Se egli deve conoscere il deflusso della vostra marea, fate in modo che ne conosca anche il flusso.
Perché cos'è il vostro amico, se andate in cerca di lui per uccidere il tempo?
Cercatelo invece avendo tempo da vivere.
Perch'egli è lì per servire al vostro bisogno, non per riempire il vostro vuoto.
E nella soavità dell'amicizia fate che abbondino risa, e piaceri condivisi.
Perché è nella rugiada delle piccole cose che il cuore trova il suo mattino e si ristora.


Cari Amici avevo proposto questo video in occasione della settimana dedicata all'Amicizia su FB ma lo stesso mi é stato cancellato con mio grande dispiacere poiché non ho potuto salvare tutti i vostri commenti anche se li conservo nel mio cuore. Lo ripropongo qui, dedicandovelo ancora una volta, sperando che stavolta rimanga per sempre. Grazie infinite a tutti. Un grazie speciale va alla mia amica Giada per la collaborazione nella realizzazione del video.


mercoledì 23 settembre 2009

SEMBIANZE UMANE di Filippo Pio

Confezioni su misura coprono
esistenza in folla permanente
tra coincidenze ed incroci d'apparenze.

Abiti smisurati di moda
in fattezze di ghiaccio specchiano
occhi e menti d'umanoidi.

Vestiti di passioni estemporanee
frivole e fugaci per un io sfuggente
che si perde tra la gente.




Un piccolo ritratto di questa società, che vuole apparire per temere di essere, che conduce esistenze frivole e aride senza avere la capacità di andare oltre, la capacità di creare dei ponti e dei legami con sé stessi e gli altri!
Per Marcuse, la società di massa riduce tutto a sé, ogni dimensione "altra" è asservita al potere capitalistico e ai consumi, conquistata dal dominio "democratico" della civiltà industriale; una società che condiziona i veri bisogni umani, sostituendoli con altri artificiali.



UNA MADRE di Danilo Carli Stranich

Inchiodata nel legno
la buona novella
crocefissa si spegne:
ferita una rondine
vola nel cielo.

Sciolte le mani
i polsi spezzati,
copre leggero un lenzuolo
magre braccia d'ulivo.

Le spalle amate, la fronte
il volto, del ventre
il frutto straziato
piange una madre.





Solitamente, lascio libero chi legge nell'interpretazione di ciò che ho scritto..oggi do una piccola chiave di lettura perchè sento molto "mia" questa poesia...mi spiego meglio.Per me la poesia è occasione per parlare anche di me stesso, delle mie gioie, delle mie paure, dei miei dolori..così, per pudore, spesso vengo "ispirato" da qualcosa, una immagine, un suono, un qualcosa letto...ed è così che nascono i miei versi; versi che nascono da una esperienza "esterna", ma che parlano spesso di me, del mio mondo. Questa "Una madre" ad esempio parla evidentemente del dolore di Maria nell'assistere alla morte del figlio sulla croce, ma parla anche del dolore di tutte le madri quando vedono i figli soffrire, morire giorno dopo giorno nel vedere disillusi i loro sogni...e parla della speranza di tanti figli di ritrovare "nell'ora del dolore" una madre così straordinaria, perduta purtroppo, come è successo a me, nello scorrere degli anni...senza nè capire il perchè e nè, senza in fondo, davvero meritarlo.

Stabat Mater dolorósa iuxta crucem lacrimósa, dum pendébat Fílius.



(La Pietà di Rondanini)

martedì 22 settembre 2009

VITE PASSATE di Massimo Imperato

Echeggiano i pianti
straziati di madri
sui ritti cipressi
lungo i sentieri
dell'ultima dimora.
Levigati e consunti
da passi stentati,
umidi ancora
per interminabili lacrime,
secrete da sconsolate mogli,
si incrociano mesti
al camposanto i viali.
Profumi di fiori
scaldati dal sole
si fondono all'acre
fumo dei lumini
finché pioggia non produce
odori di terra bagnata.
Sparsi, come creati
da confusi sogni,
si alternano loculi
e altari di svariate fogge.
Mute presenze giacciono
in solitaria compagnia.
Se solo sapessero i vivi
che nulla finisce!
Son pieni di vita
quei viali silenti:
esperienze passate,
esempi solenni
o fallimentari storie.
Esistenze incrociate
sono li a ricordare
a cuori distrutti o solitari spiriti
la realtà evidente.
Son tutti li,
in cerca d'amore,
trapassati e presenti.
Non v'è distinzione,
tutti in cerca d'amore.
Tergiamo allora i volti
da interminabili lacrime,
disegniamo un sorriso,
sintomo di gioioso sentimento,
e memori di lezioni date,
da quei che crediamo estinti,
lasciamolo li,
stampato per sempre,
fino al dì che giungeremo
a dare compagnia
alle finalmente paghe
vite passate.


Il senso della vita e della morte è al centro degli interrogativi fondamentali dell'uomo. Per provare a darsi delle risposte basta andare in un cimitero e toccare con mano la realtà che si vive anche se non ne siamo personalmente coinvolti. Una sola cosa accomuna chi vive e chi è li per sempre. Il desiderio di provare ancora amore, unione reciproca. L'unico modo per farlo è ritrovare un sorriso di pace, rassegnazione, serenità. Solo così si riesce a tornare vicno a chi ci ha lasciati.




lunedì 21 settembre 2009

ECCOMI di Annamaria Fulgione

E scalza infilo i piedi nelle sabbie mobili,
cieca getto il cuore in un mare tempestoso
eccomi....
Vesto la carne con abiti firmati,
per paura di mostrare l'anima,
troppo spesso sciupata,
calpestata come foglie secche,
eccomi......
Odio il vento e la sua voce
mi scompiglia i capelli e mi stravolge i sogni
eccomi......
sempre pronta a donarmi
al desiderio senza amore
per cercare di soffocare
la luce accecante del mio cuore
eccomi.......
quando di notte leggo i miei pensieri
ricordi sparsi e crudeli
rivedo Anna con pugno chiuso
la gonna corta e la stazione di Bologna
eccomi...
oggi lo stesso pugno,vestiti firmati
bambini colorati e le scelte azzardate
accendo la speranza ad ogni terrena infamia
e riprende a sorprendermi la mia voglia insana
di sognare
eccomi........
E se dovessi andare
vi prego di seppellire il mio corpo a mare
con il pugno chiuso i vestiti firmati
le mie scelte azzardate
e i miei sogni spezzati
eccomi.....

In "eccomi" viene fuori una gran parte di m e, quella che sono davvero... purtroppo tra mille contraddizioni ... le mie scelte passate, la voglia di lottare e di non arrendermi mai a volte mi hanno causato mille dolori, ma capita che la gente non sempre punti gli occhi sulla tua anima ma si sofferma all'aspetto esteriore di te e allora cosa faccio? Mi travesto, copro davvero la mia carne con abiti firmati, perchè non voglio che nessuno calpesti la mia anima, già troppe volte sciupata ... Voglio precisare una cosa agli amici dell'oasi, non ho velleità artistiche ma di solito, in momenti particolari della mia vita scarabocchio di me su di un quaderno che amo chiamare IL MIO SCARABOCCHIO, lo porto sempre con me e se guardando la vita provo emozioni forti, le trascrivo lì per non perdermele ...




( Dipinto:Ritratto di donna,Tamara de Lempika)

domenica 20 settembre 2009

LLA, QUANNO NASCE 'O SOLE... di Bruno Zapparrata













(Dipinto di UMBERTO ZAMPARELLI)



LLA, QUANNO NASCE 'O SOLE...

E na campana sona int''o tramonto,
na voce, nu cunvento, na preghiera,
me sto sunnanno 'o meglio 'e tutt''e cunte,
mille chitarre sonano stasera.
E penzo a te ca fuie e t'annascunne,
te fa paura ll'aria ca sta attuorno,
mentre staie fravecanno mille suonne,
nun te ne adduone ca già è n'ato juorno.
E lassa sta', cirche 'e truva' arricietto,
nun te da' pena senza na raggiona,
c''o tiempo nun te mettere a dispietto,
lassa vulà pe ll'aria na canzona...
Ma si na lenza 'e luce te fa luce
e vaie cercanno a me, sotto a' na Croce,
io sto sentenno ancora chillu cunto
cu 'a voce 'e na campana int''o tramonto...
Io sto assettato addò se sperde 'o mare,
ncoppa a' na preta, senza na parola,
addò 'a matina l'alba già traspare
io lla t'aspetto : quanno nasce 'o sole...

Scrivere una poesia con questo concetto non è stata una cosa semplice, non perchè chi sa che ricerca letteraria dovesse uscire, ma per gli stati d'animo che in quel momento s'intrecciavano facendo desiderare pace e tranquillità ed ecco nel tramonto la voce, la campana, il convento con la chiesetta, la preghiera che rifa' sognare creando una situazione surreale difficile anche a spiegarla. E allora vengono le considerazioni ed i consigli all'altra persona invitandola a lasciare certi atteggiamenti e a guadagnarsi anche lei la tranquillità. Il finale e' tutto un crescendo sulla condizione nella quale il soggetto si è venuto a trovare però fedele e consapevole di cio' che vuole, di cio' che fa, negli ameni ricordi della campana, del tramonto e della favola ribadisce con un quadretto oleografico la sua tenacia e la forza di volonta' ad aspettare per proseguire all'infinito un legame.(Bruno Zapparrata)

sabato 19 settembre 2009

SOSTA di Maria Isa D'Autilia

Povera penna!
Povera mia penna appesantita...
Hai scritto di dolori,
hai tracciato parole
con inchiostro di lacrime,
sparse versate
o raccolte ascoltate asciugate
accarezzate
su mille e mille volti
del passato
e del presente,
hai inseguito
guerra sangue violenza
sulle strade del mondo
e del tempo.
Hai disegnato
arabeschi
di tormenti e passioni...
hai gridato
silenzi
di occhi inariditi,
di volti sferzati dalla pioggia...
Hai raccolto le immagini
strazianti,
ferme in occhi sconvolti,
ti sei specchiata, raggelata,
negli occhi
martellati dall'orrore...
ed hai tratto il racconto
dell'ultima immagine riflessa
nell'addio dalla vita
dagli occhi dei bambini
delle guerre...
Povera penna mia...
quanto il peso
di quel che raccontavi
piano piano
aveva prosciugato i tuoi pensieri...
Il tuo cammino, il mio,
ti era tanto nemico
da chiedermi
la pietà di una sosta,
ma la strada
assetata,
beveva
il tuo sangue d'inchiostro...
Adesso,
ferma sul bordo di una rosa
guardo
la tua stanchezza,
guardo
il tuo guscio
ferito
il tuo guscio di ghiaccio.
Ora riposa
povera penna stanca..
Oggi sono felice...


Ci sono momenti, nella vita, in cui una felicità improvvisa può fermare il tempo, avvolgendo ogni pensiero in un mantello morbido in cui il cuore cerca solo se stesso per godersi quegli attimi. Attimi per sé da centellinare da vivere intensamente e con tutti i propri sensi, attimi che portano ad estraniarsi un po' dal mondo e dal fluire del tempo. E allora come seduti al bordo di una rosa si sospende ogni ansia, si sospende ogni cosa, si sospende quasi il respiro...
Sono attimi ineffabili cui non si riesce a dare voce. Non è la fuga dalla realtà...è una sosta che consente di lenire ogni dolore, di ricucire ogni ferita...per poi riprendere la strada.
In questi attimi si ferma la mano, si ferma la penna che serve spesso a raccontare di dolori, ingiustizie, violenze del presente e del passato...che serve a raccontare un mondo percorso da atrocità, o un passato in cui dalle polverose carte d'archivio emergono altre storie di dolore, e da questo dolore rischia di essere annichilita, sopraffatta...
E allora la sosta, la sospensione del fluire del tempo, nel tempo senza tempo degli attimi felici, rigenera, quasi porta a nuova vita per affrontare ancora la lunga strada.
Ed Una Nuova Vita è anche il titolo dello stupendo brano composto da Roberto Monti...la dolcezza della musica, della voce, davvero invitano a sedersi sul bordo di una rosa ad ascoltare, a volare leggeri sulle note, sempre più in alto, sempre più leggeri, sempre più liberi...mentre la musica evoca soavemente momenti felici...





(Dipinto: The Day Dream, di Dante Gabriel Rossetti)

GUARDAMI! di Guido Passini

Ti piace cosi tanto il mio corpo?
T’aggiri come avvoltoio
offrendo ombra alla testa,
fiutando l’odore di carne stanca.
Inebriata, compi i tuoi vortici
con occhi sgranati e unghie spianate.
Io, incauta preda,
tento ogni giorno di sfuggire,
mentre controlli ogni mossa,
ed ogni volta che pari distratta,
ripunti l’attenzione sulla mia cassa toracica.
Guardami!
Abbi il coraggio di fissare lo sguardo
a questi occhi arrossati
dalla nebbia salina che sempre
si ripresenta.
Guardami
Il giorno in cui potrei fermarmi,
mentre tenterai d’afferrare
l’ultimo respiro.
Lotto da anni con te,
contro di te,
e ancora non ho il tuo rispetto
[e mai lo avrò].
Ancora non trovo lo sguardo,
non sento la mano fredda
che si posa sulla bocca,
solo una strana sensazione
che svirgola all’interno di ciò
che rimane.
Guardami!
Mentre ti urlo in faccia
tutta la rabbia,
mentre consumo le forze
per restare in piedi
e scacciarti, per poi aspettarmi
nuovamente il tuo ritorno,
feroce e spietata più di prima,
assetata di sangue, di carne,
di fiato.
Ti piace il mio corpo?
Ti sento mentre accarezzi i muscoli,
mentre poggi le labbra sul collo,
mentre strusci il tuo corpo
sulla pelle, mentre i nostri respiri
si fondono, lasciandomi confuso.
Cerchi di fottermi,
magnanima come la morte,
ed io vestito ormai di tutto punto
sento un brivido,
è il cuore,
che vuole il suo riscatto.
Guardami!
Mi sto rialzando ancora.
A nulla è valso
il tuo sedurmi con una bara
dall’interno di velluto viola.
Non hai nulla da darmi
che ne valga la vita.



Guardami è una poesia che si ribella alla malattia. Prende il via con una situazione che pare l'inizio della fine, con gli avvoltoi che circolano sulla mia testa. Rifletto sul cammino che la malattia ha sul corpo, sulla mente, sul suo essere infida. Ma lei sa essere anche ruffiana, come si legge nei versi "ti sento mentre accarezzi i muscoli ...." ma so in partenza che è un trucco. Poi come nella maggior parte dei miei testi, e questo forse ne rappresenta lo stile che prediligo, c'è la reazione, il non arrendersi. In primo piano c'è sempre la vita, che sia mia o di ogni malato, o comunque di ogni persona, questa è la cosa più importante. (Guido Passini)



venerdì 18 settembre 2009

SOLO DI TE di Giovanni Anzalone


posso solo scriver di te
così lontano e presente
luminoso e nell'ombra
del tuo lento vagolare tra mura e fossati
pur se chino non è il corpo
pur se il capo non pesa
nè ci sono perchè
sei lì testimone inascoltato
silenzioso profanatore di tenebre
punto d'erba tra brune folle di campi
posso solo dire il tuo silenzio profondo
e come vedi il mondo ruotare instancabile
su un chiodo stretto da ruggine
guardo occhi tuoi d'innocente felino
e m'inchino al tuo muoverti obliquo
tra quinte e vecchi ceroni
carrucole lampade e funi
penso a te assistere muto
al silenzio in festa lancia in resta
lesta a respingere inquieti fantasmi
ti vedo immerso nel nero indistinto
mentre t'agiti a premere occhiaie
quando pure indovini frammenti di risa
foglie nel parco a dire l'assenza.

"un dialogo muto in cui si parla parlati dal luminoso angelo in ombra,
nel suo lento svolazzante disapparire...".(G. Anzalone)


(Liszt, Liebestraum)



(La foto: ANGIE di G.Anzalone)

giovedì 17 settembre 2009

ERA SOLTANTO UN PRETE (Dedicata a Padre Pino Puglisi ) di Pietro Vizzini

L’aria irrespirabile era segnata dalla croce
un segno indelebile
tracciato dalle sue mani operose….
ecco un sorriso…….” me lo aspettavo”

“ Ho lanciato un sasso
in uno stagno di acqua sporca
forse era soltanto una piccola buca.
Ho slacciato le scarpe al silenzio
nei passi dei bambini stupiti
il mormorare dei genitori
con bocche da cucire.
La parola del Signore
è luce sulla strada
a voi piccoli fanciulli
il dono di coltivare
verità e certezza
di giorni a venire nell’amore
e camminare a testa alta
per fare una piccola cosa
che non sia solo nostra.







Non posso fare a meno di postare il Home il commento - che poi é una testimonianza diretta - fatto da Cristina, leggetelo, ne vale le pena. Grazie. ros

Ho conosciuto padre Puglisi a Brancaccio, presso la sua chiesa e nel quartiere che lui conosceva bene perchè ci era nato.
Eravamo un gruppo di giovani volontari e ci muovevamo e collaboravamo nei quartieri più a rischio.
Ho un ricordo che vorrei condividere con voi grata a Rosalba che me lo ha chiesto.
Un giorno padre Pino, così veniva chiamato, mi ha telefonato invitandomi ad andarlo a trovare presso la parrocchia.
Era inverno inoltrato e ci trovavamo a passeggiare chiaccherando alle spalle della chiesa, quando mi fece notare alcuni ragazzini che giocavano lì vicino. Giocavano per le strade tra i cumuli di immondizia e lavatrici abbandonate..."è triste tutto ciò" - gli dissi-" che si può fare per toglierli dalla strada?"
Mi chiese di aiutarlo a trovare dei libri, tanti libri principalmente di avventura, bei libri che facciano viaggiare con la fantasia ed aggiunse "Dobbiamo aprire una biblioteca e trovare dei volontari che di tanto in tanto possano leggere le storie più belle a questi bambini per farli avvicinare alla cultura e allontanare dalla strada".
Abbiamo raccolto 2.000 libri meravigliosi ed io ho inaugurato la biblioteca leggendo ai ragazzi IL PICCOLO PRINCIPE.
Padre Pino è morto perchè voleva portare la cultura a Brancaccio.
La cultura è madre della legalità. delle regole della conoscenza del sapere...
Tutto ciò però non deve accadere nella mia terra che è serbatoio di manovalanza per la mafia e di scambio di voti.
Coltivando l'ignoranza e la povertà con 50 euro si può fare ammazzare una persona o comprare voti. Per questo è morto padre Puglisi e per questo sta morendo la Sicilia.
Cristina Matranga

mercoledì 16 settembre 2009

LE LACRIME DELLA NOTTE di Antonio Lanza


Non avrei mai immaginato di vagare di notte per la città. Angela, l’amore della mia vita, mi aveva scaricato.
"Non posso amarti più” concluse il nostro rapporto con le lacrime agli occhi.
Nel mio cuore si scatenò una tempesta incontenibile, e mi affidai alle risorse rimaste dentro per non barcollare.
Non si possono ferire a bruciapelo i sentimenti, pensai. Un’atrocità da non ipotizzare mai.
“Perché?” le chiesi, ritrovando un filo di voce.
“Non chiedermelo, ti prego. Piuttosto promettimi di essere sereno. Soffrirei ancora di più se tu non lo fossi” aggiunse senza ulteriori spiegazioni.
“Possiamo chiamare un taxi, per favore?”
“Si.”
Lo chiamò lei
Un attimo dopo ero nell’ascensore e scendevo lento dal settimo piano. Ebbi la sensazione di essere sopra una nuvola che vagava nel cielo grigio, perché ero grigio dentro.
Un ultimo sguardo verso la sua finestra illuminata e lei era lì, come un’ombra, dietro i vetri.
Mi salutò agitando la mano per l’ultima volta.
Il taxi era oltre il cancello d’ingresso.
Avevo gli occhi offuscati.
“Ha chiamato lei?” sentii la voce del tassista che facevo fatica a vedere.
“Ancona 43?” precisai meccanicamente.
“Si.”
“ Alla stazione centrale” indicai arrotolandomi in un angolo del sedile posteriore.
Non pensavo a nulla. Avvertivo delle fitte al costato e non avevo tempo per pensare. Temevo il peggio. Perché soffrivo? Per una donna che non poteva amarmi più. L’amore, l’amore. Ti esalta, ti umilia, ti sublima, ti annienta.
Che tipo di amore era stato il nostro mi domandai in un momento di luce. Non fui capace di darmi la risposta.
Scesi dal taxi e raggiunsi il capolinea del 64. Appena l’autobus si mosse sbandai. Sembravo un fuscello in balia del vento. Portavo istintivamente le braccia al petto per frenare gli spasmi che mi sconquassavano la mente e cercavo un appiglio per reggermi.
Mi dimenavo e sobbalzavo sulle ruote posteriori dell’autobus imboccando Via Cavour. Un uomo di colore mi osservava attentamente. Mi tese la mano, mi aiutò a sedere. La strada era lunga e dovevo raggiungere casa e superare la botta.
Ero seduto in fondo all’autobus e non mi ero accorto che avevo anche pianto.
Asciugai il viso, dopo respirai profondamente e trattenei il respiro come mi aveva suggerito il medico di famiglia. Egli era a 400 chilometri di distanza, io potevo solo mettere in pratica le sue raccomandazioni. Il turbinio della mia psiche mi concesse una tregua, mi guardai attorno e convenni che ero ancora in questo mondo, circondato, anche se pochi, da esseri di questo mondo.
“Anche lei piange?” mi fece notare una ragazza seduta sulla mia sinistra.
“Si” le risposi
“Allora siamo in due, questa sera” aggiunse.
Il suo volto era inondato di lacrime. Neanche la pioggia lo avrebbe conciato così. I suoi occhi mostruosamente devastati dal rimmel. Sembravano due buchi di una tana mostruosa.
Era molto giovane, aveva il diritto di piangere. Io, forse no, che avevo superato trent’anni.
“Perché piange?” le chiesi.
“Così” rispose scuotendo il capo.
“Mi scusi, non avrei dovuto chiederlo.”
“Lei perché piange?” rintuzzò.
“Ho scoperto che anche il grande amore è una fregatura. Chi ci crede soffre e non può fare altro che piangere” le svelai.
La ragazza mi fissò e smise di piangere. Rovistò nella borsetta e tirò fuori dei fazzolettini di carta.
“Le avrei asciugate io quelle lacrime. Alla sua età si deve sorridere” accennai con un sorriso.
“L’avrebbe fatto sul serio?” si sorprese.
“Certamente. Potrei essere il suo angelo custode.”
“E’ sposato?”
“Per anni ho pensato al matrimonio. E’ finito tutto.”
“La sua ragazza l’ha lasciata?”
“ Si.”
“Non la meritava.”
“Può dirmi perché piangeva?”
“Ho litigato con il mio ragazzo.”
“Merita le sue lacrime?”
“Non lo so.”
“Gli vuole bene?”
“Si.”
“Allora un rimedio c’è.”
“Non credo.”
“Perché?”
“L’ho sorpreso con una nuova ragazza.”
“E’ bella come lei?”
“No.”
“E’ solo una sbandata. Tornerà da lei”
“Non c’è speranza.”
“Via il pessimismo. Intanto torna a casa, domani è un altro giorno.”
“Non torno a casa.”
“Dove intende andare?”
“Da qualche parte.”
“Non è una risposta.”
“Dove vanno le persone deluse.”
“Non conosco quel posto. Io pure sono deluso, ma torno a casa. Non mi aspetta nessuno. Sarà dura trascorrere la notte, ma sopravvivrò.”
“Un angolo nascosto qualunque, dove puoi bucarti tranquillamente. La notte sarà splendida, ci saranno altri amici.”
“Perché lo fa?”
“Per lui, per il mio ragazzo. Glielo detto!”
“E se telefonassimo a casa dicendo che sta rientrando per non farli preoccupare?”
“Telefonare a casa! A me non si fila nessuno. Mio padre è andato via di casa dieci anni fa, mia madre ha le sue amicizie. Io avevo un ragazzo, ora non ce l’ho più.”
“Chi le procura la roba?”
“Il mio ragazzo.”
“Io non l’avrei fatto.”
“Perché?”
“Per amore...per non vederla piangere.”
“Non si è mai bucato in vita sua?”
“No.”
Al capolinea scendemmo e sedemmo sulle scale di una chiesa. La porta piccola era aperta e nell’interno c’era tanta pace.
“Che facciamo?” chiese lei.
“Io una prospettiva ce l’ho.”
“Quale?”
“Pregare, ringraziare Dio per la vita che ci ha dato e uscire da qui con l’impegno di rispettarla.”
“Non mi lasci sola, la prego!” implorò.
“Perché dovrei? Io e lei siamo abbiamo un dannato bisogno di essere solidali, però dobbiamo smettere di piangere e guardare avanti con speranza.”

(Dipinto: Picasso - Amicizia 1908)

L'INNOCENZA di Attilio Mangano

Capelli neri ed occhi azzurri la bambina
che conobbi alla scuola elementare
sorrideva felice ogni mattina
spingendomi per farmi poi giocare

Appollaiata sopra il banco batteva le mani
cantando poi la filastrocca di Biancaneve e i sette nani
ed io frattanto parlando della luna
esploravo tra le sue gambe in cerca di fortuna

Ma tutto finì quando la maestrina
divenne di colpo tutta rossa
mi prese a schiaffi in piena mattina
impedendo per sempre ogni mia mossa


Fu così che a mie spese imparai
che non bisogna toccare mai
convincendomi che quello era il peccato
che più a lungo da allora
avrei desiderato

Forse sembra paradossale, riemergono i ricordi di quella " prima volta" che spesso accade quando si è bambini e che viene cancellata e rimossa perchè sgradita e inquietante. Col tempo qualcosa si riaffaccia, capisci che c'è qualcosa che non va, anche se non c'è bisogno di andare dallo psicanalista e si può scherzare in tempi berlusconiani sul tema, così ho provato a ricostruire la storia di una "educazione sentimentale", a mettere insieme in una specie di raccolta anche episodi come questi. (Attilio Mangano)

(Giorgio de Chirico, Nostalgia dell'ingenuità)

martedì 15 settembre 2009

CERCO RICORDI di Massimo Imperato

















(Ricordi di Giorgio Pirrotta)

CERCO RICORDI

Affannosamente cerco
in impossibili anfratti;
incontro polvere e ragni.
Ritrovar vorrei
sopiti ricordi,
ma scovando e scavando
altro non v'è che ruggine.
Sembra nascosta
la strada del passato
sentieri e indicazioni
la mente ha cancellato.
Poi, improvviso incanto,
ecco un profumo
o un ritornello antico
e per magia riemergono
fantastiche visioni,
tristi sensazioni,
momenti cancellati.
Son lì, mimetizzati
quegli attimi di ieri
pronti a venire fuori
quando cercar non vuoi.

Il ricordo spesso diventa un ancora per fermare il trascorrere degli eventi. Allora scatta la ricerca frenetica all'interno del nostro essere. Si cerca di ripercorrere a ritroso una strada che ormai sembra impraticabile, e più grande è il desiderio di riuscire più emergono gli ostacoli.
Bisogna invece imparare a vivere il presente. A non cercare indietro. A guardare con fiducia l'attimo che trascorre, ed in uno di quegli attimi si troverà improvvisamente un evento passato.
Allora il ricordo non servirà a sentirci storditi per nascondere la realtà corrente ma sarà lo stimolo a migliorare gli attimi che si susseguiranno.(Massimo Imperato)


lunedì 14 settembre 2009

'O CHIANTO D''O VIENTO di Bruno Zapparrata


N'addore saglieva cu 'o viento
mmiscanno 'e llimone cu 'e rrose,
purtava 'o sapore 'e Surriento,
cunfiette cu 'e llacreme 'e spose.
Na corda 'e viulino chiagneva,
scetava n'antico turmiento.
'A luna pittava d'argiento
nu suonno, ca steva e nun...steva.
E accussì se n'è ghiuta na vita,
cu 'a speranza 'e fa' meglio dimane,
te ne adduone ca hè perzo 'a partita,
cchiù nun parle e te muzzèche 'e mmane...
Torna ancora a cantà nu canario,
che salotto so' 'e strate 'e Surriento,
ma sta voce, sta voce pe ll'aria,
stenne 'e nnote d''o chianto d''o viento.

Scrivere una poesia di questo genere è sentirla altrimenti non nasce mai. Queste sensazioni bisogna viverle sulla propria pelle così come accaduto a me un una serata di inizio primavera, quando il vento ad intermittenza sferza alberi e ti fa raggomitolare nei cappotti. Poi si calma e attraverso questo vento, in una terra come Sorrento, località per antonomasia per sposi, come Venezia, giungono all'olfatto mille profumi, mille suoni che ti sconvolgono l'animo e allora fai una disamina della tua vita, come in un film e vengono alla mente troppe cose, troppi rapporti, troppi momenti andati a vuoto e resta un enorme rimpianto nel momento che te ne accorgi che tutto è invariato e attraverso il vento si stende un pianto che potrebbe essere quello del mio animo, anzi è quello del mio animo perchè la speranza di far meglio diventa un vago domani che probabilmente non si realizzerà mai. (Bruno Zapparrata)

(Dipinto:Gianni Del Grasso -Mareggiata)


Canzone Appissiunata-Avion Travel



Postata nei commenti trovate la traduzione letterale fatta dallo stesso autore, grazie. ros

SCRIVO PERCHE' di Claudio Tedeschi


















(Stroking the Keys di Alfred Gockel)


Scrivo perché

...scrivo di te e...di D'io......
scrivo del mondo e... nel mondo
scrivo di vittorie e di sconfitte
della superficie e del fondo
di chi nega e di chi ammette
...di chi crede troppo in fretta
di chi è scettico per scelta...
scrivo per te che non sai chi sono
e per me che non so chi sei...
scrivo per i viandanti solitarie
per i lettori temerari
per gli amici senza orari...
scrivo per i cattivi e per i buoni
senza rumori e senza suoni
per chi resta indifferente
per chi ha paura della gente...
scrivo di te e...di D'io
scrivo di dolor mio
sperando assomigli al tuo...
scrivo di Amore e compassione
di filosofia e sopportazione
di metafisica del piacere
di amore e di passione
...scrivo cazzate ragionate
e versi dispersi
negl'infiniti universi
..........................
scrivo dall'inferno
parole senza senso...


Ho scritto velocemente questi versi dopo aver letto un pensiero di Rainer Maria Rilke: "Io giro intorno a Dio, intorno all'antica torre - e giro per millenni e ancora non so, se sono un falco, una tempesta o un lungo canto".(Claudio Tedeschi)

domenica 13 settembre 2009

Sogno di Annamaria Fulgione

TU sogno vivissimo, dolce
TU cielo, mare limpido.. terra
TU anima bella
TU segreto nascosto, in un piccolo cuore di donna
TU cuore fedele
TU capace di leggere oltre un corpo… sempre caldo
TU semplicità complessa
TU amico
TU capace di rubare dettagli nascosti
TU immaginazione perversa
TU .UOMO
IO …niente…MA TANTO immersa in quel mare, che ho cercato ,voluto e che porta il tuo nome







In un giorno di sole ,passeggiando sulla riva dei miei sogni,ne incontro uno bellissimo,rimango estasiata di fronte a quello che vedo ma anche impaurita .....troppo bello per essere vero,scapperà da me il SOGNOallora mi butto come sempre senza pensarci e lo afferro......Sognare,sognare e ancora sognare ,anche se i risvegli sono durissimi a volte ,ma non importa ....se in un sogno sei capace di trovare linfa per la tua anima allora viva i sogni.........e se nella realtà trovi un uomo capace di farti ancora sognare allora si che bisogna alimentarli.......è un semplice SCARABOCCHIO il mio che dedico ad un uomo che ho amato tantissimo perchè l'unico capace di farmi volare e sognare (annamaria fulgione)


(Dipinto: Resurrection di Claude Théberge)


sabato 12 settembre 2009

Anima Nuda di Mario Scippa













(Il sogno dell'anima-Irenearte)


Anima Nuda

Debole, delicata fiamma,
volteggiante nell'aria,anima,
inebriata e stanca,
nuda,
appassita, sotto i suoi piedi, uva.

Senza suoni, sensi annullati,
sola.
Buio, sogno, desiderio, memoria.
Passione, di ogni perché svuotata,
e l'oceano ingoia la meravigliosa sfera.

Non hai più confini,
anima
alzata dal vento, nuvola
di fumo senza
piacere

Vuoto amore,
nulla.
Silenzioso niente, forma
solitario amore, anima
nuda.

Dare una forma ad un'anima è cosa impossibile, perché quando è spogliata di ogni cosa, quando è veramente nuda, senza un corpo, è come l'acqua, come l'aria, sembra trasparente ma può assumere tutte le forme, note ed ignote.(Mario Scippa)


QUAL RAPIDA DI FIUME di Mimmo Martinucci

Qual rapida di fiume giù per valle
che nel suo letto poi s’accalma lenta,
così io vo scorrendo in china calle,
nella discesa che non mi spaventa.

Se l’acque tempestose accoglie il mare
e l’acque calme l’onda non discerne,
io voglio lentamente naufragare
e amalgamarmi all’anime più eterne.

Per ora scorro lento nella vita
e scopro fiori che io avea ammirato
sol nella giovinezza di sfuggita.

Io dei ricordi solo non vorrei
vivere spento, come chi è passato,
ma naufragar nel mar dei sogni miei.



Quando l’età avanza e la prima brina d’argento imperla i capelli, ci si ferma a guardare indietro con rimorsi e con rimpianti. E se si vive di ricordi è la china. Realizzare i propri sogni, quelli piccoli messi da parte nella tempesta della vita, significa non solo continuare a vivere, ma scoprire orizzonti nuovi e senza fine che aiutano a sognare una immortalità non impossibile. (Mimmo Martinucci)






(Il vaso dei sogni)

giovedì 10 settembre 2009

Andropausa.. di Piero Rotundo

(Le forme del tempo-Francesco Severini)


Il vento è la Natura, le sue leggi i mulini, contro cui invano cerchiamo di lottare per allontanare la morte ... nella follia della vita!(Piero Rotundo)


Andropausa..

Squilibri ormonali
come oceani
in tempesta
frustano sensi erosi
da realtà sfibranti,
colorando di fuochi
fatui il mondo.
Lanterne o lucciole
Di realtà indefinite
Nell’angosciante cielo
Di deliranti visioni
danzano negli occhi
come volatili lumi
ingialliti dal tempo.
Nuovi e antichi mulini,
per neo Don Chisciotti
in lotta per non cedere
il passo.... al vento!


mercoledì 9 settembre 2009

Casualmente di Gabriele Prignano.


















(Momenti privati-Vincenzo Manca)


Casualmente

Casualmente
il palmo della mano aperto
alla pioggia benefica
di blandi raggi di sole
un sasso piccolo, bianco
salta
nella mia mano
e vola via nel lago
e il lago restituisce
casualmente
non acqua né fragore
né odori di peste
ma raggi di sole
e calore e candore
di un amore grande.
Ed ecco il mare
ecco il tuo seno
ecco soffici scogli di miele
ecco mani labbra occhi
gambe accoglienti
e l’onda mia
sussultante fremente
di un roseo ramo d’arancio
eccolo erto
pronto al colloquio
con fiore reclinato
ospitale
intimo ardente
ansioso.

Pensavo, naturalmente, alla donna della mia vita e, in generale, all'approccio concreto alla donna che ciascun uomo ama. Quando scrivo poesie d'amore, ricreo, rivivo quei momenti magici, intensi,straordinari, in cui due corpi, legandosi e fondendosi, si giurano vero amore, ricevendo e donadosi l'uno all'altra. (Gabriele Prignano)

DALLA MIA FINESTRA (Dedicata a un amico non vedente) di Pietro Vizzini

















DALLA MIA FINESTRA

“Parlavamo insieme, io e il mio amico,
quel giorno il sole era alto nel cielo,
e lui appoggiato alla finestra
fissava un punto lontano
come per guardare ciò che non era visibile,
mi parlava di immagini dipinte
di sensazioni che l’occhio non coglie,
ma lui era un non vedente
ed io più cieco di lui.”

Dalla mia finestra
sento voci di gente
bambini che giocano,
e il mare distante
si nasconde dietro la mia mano
che davanti ai miei occhi
guarda lontano.
Il calore del sole sui panni
che svolazzano stesi
tiepido al mattino
ripassa nei giorni, negli anni
e rincorre la palla un bambino
toccando i muri del cortile,
scivola sulla mie guance scure
la pioggia del cielo di marzo
sono lacrime dolci
che raccolgo sulle labbra,
ho voglia delle tue parole
di quando mi parli dal balcone
oggi non sento il tuo profumo
mia dolce amica del cuore,
scorrono sul davanzale
le ombre del mattino
dalla mia finestra
aspetto il movimento della sera
la faccia della luna è a destra
e sulla strada finisce il rumore,
torna nuovamente il giorno
e guardo dal mio silenzio
dal mio tormento
la nebbia che non si dirada
davanti ai miei occhi.
Buongiorno mia dolce amica.


Moltissime sono le cose che si possono vedere con gli occhi, ma cosa si può vedere con gli occhi dell’oscurità………affacciato alla finestra ho sentito le voci della gente, i giochi dei bimbi, ho percepito lo svolazzare dei panni stesi che il calore del sole riscalda ripassando ogni giorno, questo scenario a noi comune diventa tutt’altra cosa se immaginato da un non vedente, lui rinchiuso in quel suo mondo circondato dall’oscurità. Non vi racconterò altro, nel descrivere le sensazioni di questa poesia posso soltanto aggiungere che io ho soltanto immaginato l'oscurità di un vedente, perchè ben lontana è la realta di un cieco, chi ha la fortuna di avere quest'amicizia sa bene che per lui il mondo è fatto di sensazioni tattili e percezioni sensoriali che difficilmente si possono descrivere, noi vedenti dobbiamo imparare a saper vedere nel profondo delle cose.


martedì 8 settembre 2009

Dopo l'alba nell'Oasi.






















Buona sera ai miei collaboratori, agli autori e a tutti li utenti di questa 'Oasi'.

Scusatemi, sono qui ancora una volta a chiedere la vostra attenzione. Desidero comunicare che nonostante il blog riceva tutti i giorni una media di 150 visite, i commenti continuano a languire. Poco più di un mese fa ho messo in stand by il blog evidenziando il fatto che non desidero un blog 'dormiente' ma un blog vivo e attivo.
La discussione culturale, la condivisione, e perché no anche le critiche servono a far crescere tutti e non solo il blog. Non mi piace essere pedante, credetemi, non voglio obbligare nessuno a fare ciò che non si desidera ma non voglio neanche che scenda la notte nella nostra Oasi, perché questa volta sarebbe per sempre. Grazie a tutti. ros

MUOVONO L'ARIA VOLATIVI IMPAZZITI di Rita Pacilio



Muovono l'aria volatili impazziti

Muovono l'aria volatili impazziti
Senza cantare
emettono suoni che mi evitano.
E nell’esilio rimane la mia bocca.
Fammi due carezze
dietro le sbarre.
Dammi la lunghezza
della tua carne
perché la mia tana
non è marcia.
Tra sbarre di tulipani.

(edizioni Lietocolle)


Attraverso il corpo comunicare il tormento. La solitudine. La paura di non essere amati. L'inadeguatezza della propria condizione. Il corpo come filtro. La pelle come parola


Dov'è poesia. di Massimo Imperato

Silenzioso e assente ho udito
il lieve sbuffo delle ali di farfalla
mentre volteggia libera
su petali di rosa,
ritti in cima ad un rosaio.
Al suo passaggio, in aria si spandea
la tenue fragranza di quei fiori.
Poi ancora assorto e muto,
muovendo passi lenti
ho colto inesorabile
il flebile fruscio di foglie morte
ma vive nell'essenza del suo bosco.
Raggiunto il mare,
cullata dal canto dei gabbiani,
pian piano si è placata la risacca,
col suo ipnotico sciacquio,
lasciando impronte ed orli
lungo il bagnasciuga,
ornato di alghe, mitili e conchiglie.
Nell'orizzonte intanto
il sole si immergeva
spegnendosi tra l'acque più lontane,
e con il buio in sequenza
nel cielo s'accendevano le stelle,
sedendo una ad una al proprio posto.
Non cerco più parole sulla carta
ma nel silenzio vado, lì, dov'è poesia.




La mia esperienza poetica non nasce sulla carta o da studi e letture. Semplicemente ho imparato ad esprimere il silenzio....
Le esperienze citate nei versi quì sopra non rendono l'idea se ci fermiamo alla loro descrizione. Dobbiamo entrare nelle sensazioni che esse provocano vivendole in stato meditativo.
Ognuno sicuramente ne trarrà fuori qualcosa di diverso ma con un comune denominatore: avrà vissuto un esperienza poetica.


lunedì 7 settembre 2009

Stille di Antonio Spagnuolo



Stille

È lento il tempo da scomporre in ritmi
che gli spazi comprende,
o l’incauto rincorrere la storia.
Sorridi ancora, finalmente ebbro
del rutilante calice, sbandando
quasi fossi nel giorno del giudizio
a raccattare stille.
Fra i tralci la tua carne indolenzita
scioglie delizie inaspettate, nude,
con passo dolce e discorde,
avanzando negli umidi presagi
d’una beffa.
Fugace è il bagliore, il suono sordo
ed incauto che svincola melodie,
nuove forze, e l’ardore di vene
ti ritrova delfino a rallegrarti,
scomposto tra sapienza e pudore,
nel gioco acerbo.
Sarà la sonagliera degli angeli
a conforto d’una buffa filastrocca
che si specchia nel fiume arrugginito
del rimpianto,
o bacia e morde l’ugola.
Ecco il tormento delle mani giunte
in armonia col tarlo dell’orecchio,
una realtà, un’immagine inattesa,
un’ombra che ricerca la pretesa
di comprendere quel che accade
al di là dello sguardo.
Tutto è fermo, inferno e paradiso,
nella bambagia rossa della vite,
e le parole sgranano le labbra
in balbettii sconnessi.
Ancora un sorso e le arterie ed i muscoli
saranno le misure in cui più acceso
scomporrai il tuo tempo.


Accettare l'ebrezza in una vorticosa allucinazione del presente è come rincorrere la fantasia che allegra giorni ed ore nella speranza di sconfiggere "Thanatos". Inferno e Paradiso possono convivere se il poeta è capace di scardinare metafore in un preciso riferimento di sentimenti e sensazioni che possono rovesciare un equilibrio già precario. A cosa vale una preghiera? "ecco il tormento delle mani giunte / in armonia col tarlo..." La possibilità di un sogno, di una ricerca d'amore si rappresenta in armonia col mistero nascosto nelle piccole cose della quotidianità, proprio perché muscoli e arterie sono capaci di contrarre il tempo." (Antonio Spagnuolo)




(Immagine:Ein leichter Hauch des Vergessens)

A MIO PADRE di Pio Napolitano

Raggi senza luce che girano nel vuoto
(o erano petali di girasole?)
bloccati nell'ombra
di un muro di periferia
pietra amara, pietra avara,
messa lì da un nume cattivo per fermare i miei sogni,
e sulla pelle il rosso della vergogna
mentre immaginavo te come un olimpico dio corrucciato.

E l'ironia non compresa,le menti divergenti
le poche occasoni e all'improvviso il buio.

Ora vorrei incontrarti (non più nel sogno in una vita quasi parallela)
per mostrarti due occhi verdi che hanno il tuo nome
e due occhi fieri nel cui muto affetto ti rivedo
e dirti che in me più di ogni altro scorreva il tuo sangue
e forse un giorno avremmo bevuto e cantato insieme
spezzando gioiosi i calici dell'incomprensione.


Mio padre mi ha lasciato quando avevo solo 17 anni, lui simpatico e brillante protagonista sul palcoscenico della vita, io preso nel vortice delle mie ansie adolescenziali. Lui era molto orgoglioso della mia intelligenza, ma a volte corrucciato per la mia vera o presunta timidezza....credo che adesso sarebbe comunque ancora più orgoglioso di me, perchè nella mia maturità ho espresso delle capacità a lui molto gradite.Ciao papà, credo che avremo il modo di parlare e ridere insieme.


Conoscenza di Mimmo Martinucci

Sangue di vita é la luce
ch’ é seme di conoscenza.

Il buio nega il reale
e frena la vera semenza.

L’anima stagna e ricerca
antiche luci in ricordi,
ma il nutrimento è acquisire
brandelli d’immagini nuove,
come gradini di luce che rendono immense
le piccole valli tra i monti
e i monti d’attorno
si fanno rampe lucenti.

Una stilla di luce ogni giorno
e si vive
crescendo.


Parto da una considerazione fisica.
Senza luce noi non vediamo e quindi non conosciamo ciò che ci circonda.Ecco perché scrivo che la luce è seme di conoscenza della realtà fisica.Ma quel che voglio dire è proprio ciò che il mito della caverna di Platone ha come significato.Il dubbio è la pietra di paragone della Verità. Non l'informazione versata nella mente, ma la "digestione" dell'informazione che diventa cultura e, solo successivamente, Conoscenza.Il problema di questa società è la confusione che si fa tra informazione e cultura che a volte sfocia nella fede, nel "ipse dixit", nel dogmatismo filosofico e scientifico, nei guru e nei maitre a penser, scivolo già noto verso il "buismo" (da bue...) ed il gregge.Ma allora cosa intendo per Conoscenza? Non so spiegartelo sinteticamente, ma penso a colui che scala una piramide dalle infinite sfaccettature colorate e, man mano che sale, si accorge di orizzonti sempre più ampi e sorride di coloro che litigano alla base della piramide, perché vedono una sola sfaccettatura colorata e pensano che sia la sola verità.Apprezzo chi ha tanti dubbi, base della saggezza. (Mimmo Martinucci)

domenica 6 settembre 2009

NA CAREZZA 'E DIO... di Bruno Zapparrata

(Coucher du Soleil à Giverny -Claude Monet)

NA CAREZZA 'E DIO

Vene 'a luntano 'a musica d''e fronne
mentre se stenne nu tramonto 'e fuoco,
l'ata parte d''o tiempo vene e va',
l'onna se ncrespa e torna a suspirà.
E chianu chiano se ne va' l'estate,
gocce d''o chianto 'e na tempesta 'austo...
o sole torna e tutto tegne d'oro
e comme volano avete 'e gabbiane...
Stanno cu me, nuttate 'e fantasia,
serate 'e luna quanno vierno trase,
quanno p''o cielo d''e malincunie,
"pe na carezza 'e Dio"
scelle 'e gabbiano, dint' 'a libbertà,
quanta penziere mieie se perdarranno
dint''o niente d''o tiempo,
fra 'e parole d''o mare,
c''o silenzio d''e stelle...

Poesia intimistica per un conflitto di pensieri non sempre pessimistici. Nella riflessione di una estate che va via, con le piogge di agosto inevitabili si va con la mente a quelle che saranno le giornate invernali, spesse uggiose, che non passano mai anche se su queste riflessione ritorna il sole e dipinge tutto d'oro e rinasce l'ottimismo. Mi sorreggerenno le notti di fantasia e le serate di luna sentendomi libero come l'emblema della liberta', il gabbiamo, dopo aver pensato alla fede, si pederanno i miei pensieri, nel nulla del tempo, fra le parole del mare del quale perennemente giungerà l'eco, ed il silenzio delle stelle. (Bruno Zapparrata)



Postata nei commenti trovate la traduzione della poesia in italiano fatta dallo stesso autore. Grazie a tutti. ros

Imprevista pausa di Mirella Crapanzano

Ti resto appena un fiato sopra l’amore
quando il giorno mormora le sue frasi
di commiato.
Una tenerezza di preghiera masticata
imprevista pausa che svapora all’improvviso
e trema.
Poi ti riprendo tra le labbra e quella linea
un solco di rame lungo la schiena.




(Marc Chagall-Amanti nel crepuscolo)



L'amore e la sua improvvisa manifestazione, quasi come per caso, nella mescolanza di fiati e andature, al crepuscolo, quando ogni cosa sembra diventare sacra e fuggevole.



sabato 5 settembre 2009

Un sogno di RosAnna Pironti

Mi è stato regalato
un sogno
su cui fantasticare...
ma non mi basta,
ci voglio lavorare
e renderlo reale.
Lo smonto, lo analizzo
cercando il particolare,
un piccolo appiglio
da poi sviluppare...
è molto laborioso,
abbastanza complicato
mentre prende forma
svanisce,
è tutto da rifare...
Mi è stato regalato
un sogno
su cui fantasticare...


"Un sogno" è stato scritta dopo una chiacchierata con un amico che mi ha spronato a fare qualcosa per sentirmi ancora viva. È stato un gioco, un "facciamo finta che", per analizzare se davvero fosse impossibile realizzarlo. Abbiamo messo insieme tutti i passaggi, valutati i pro e i contro e, non voglio dirlo, ma il mio sogno sta prendendo forma.(RosAnna Pironti)


Le guerre di Massimo Imperato

Corri uomo
incontro a soldati
inermi
i vanagloria vestiti.
Bambini nascosti
tremanti
fingono
giochi innocenti
ed innocenza muore
tra sibili e pallottole.
Lampi mortali
abbagliano
squarci di cielo.
Spariscono animali
e il cinguettio di uccelli
Mentre il mondo
media
volenterosi vanno
a contare morti.
Ognun dal canto suo
la sua realtà racconta.
In sporche sabbie mobili
annega
umana dignità.




Irq, Israele e Palestina, Libano-Turchia-Kurdistan, Afghanistan, Waziristan, Balucistan, India-Kashimir, Naxaliti-Sri Lanka-Tamil, Birmania-Karen, Thailandia Sud-Filippine, Russia-Cecenia, Georgia-Abkhazia, Georgia-Ossezia, Algeria,Costa d'Avorio Nigeria, Ciad, Sudan-Darfur, Repubblica Centrafricana-Somalia-Uganda-Congo, Colombia, Haiti.....ecco alcuni dei luoghi elencati nella bellissima canzone di Mario Azad, dove la guerra miete vittime innocenti.

venerdì 4 settembre 2009

Fiore di Pino De Stasio


La rosa del mio giardino
incombe di colore
raccolgo petali sfioriti
e boccioli
voluminose teche
odori acerbi
incrocio vasi nei cortili sonnolenti e bui
suoni di passi sordi
che sfidano il silenzio
le strade che affollano la vista
vuote
i colonnati delle chiese
aperti
un angolo cornice dolorosa di un barbone
arreda
il suo russare alcolico
risuona cadenzato
risucchio d'apnea sognante
le dita sporche e mai lavate
stringono un vetro degli affetti



'Questa Poesia e' dedicata al clochard che vedo ogni mattina sotto casa mia, tenevo molto a scriverla sono contento che sia "arrivata" grazie (p.d.s.)


(pubblicazione autorizzata dall'autore)


...mi sono guardato piangere in uno specchio di neve
mi sono visto che ridevo
mi sono visto di spalle che partivo
ti saluto dai paesi di domani (Faber)




(Dipinto: Barboni-Costantino Castorio)

PENSIERI di Maria Isa D'Autilia

Li vedo.
Li vedo proiettarsi
in una impudica nudità
violenta ed indifesa
e vorticare al buio
ciechi, confusi.

Li vedo, i miei pensieri
scagliarsi
gli uni contro gli altri,
mescolarsi, fuggire
sfuggire alla mia presa

Li vedo,
come artigli
lacerare
i brandelli dell' anima
li vedo
come mani stringere
la gola fino a raschiarne il respiro
affannoso
li vedo accalappiare l'ansia
trattenerla,
nutrirla.

Li vedo
come uccelli
prigionieri
schiantarsi contro sbarre
di angoscia

Li vedo

Li vedo beffardi
avvilupparsi alle dita
dell'illusione

Li vedo
ma non posso afferrarli
Forse
non voglio.


A volte sono attimi, riconoscibili come tali, altre un tempo incontollabile non quantizzabile, un tempo dove non coincidono l'effettivo spostarsi delle lancette e la sensazione che se ne ha, di tempo dilatato, come di tempo senza tempo...Sono quegli attimi in cui forti emozioni, pene che esulcerano l'anima, poblemi che l'assillano, sembrano confondere i pensieri, metterli in fuga, una fuga frenetica, affollata, anche contraddittoria. Ed i pensieri distaccandosi, prendono vita propria, estranea, si proiettano fuori acquistando una fisicità quasi da ectoplasmi, come entità a sé, conflittuali, violente, libere eppure ingabbiate, prigioniere e imprigionanti nel contempo.Volutamente ho "costruito" strofe e versi in maniera scazontica, non simmetrica e "ordinata", perché anche nel ritmo e nella forma rispecchiasse il vorticare e i movimenti dei pensieri-ectoplasmi, la loro danza nel buio, veloce, scomposta come quella di fiamme agitate dal vento.Anche questa poesia, però, ha trovato la sua completezza nell'incontro con Hyeronima, straordinariamente bella e suggestiva composizione di Roberto Monti. Il ritmo intenso ed incalzante dialoga con i versi e coi pensieri-ectoplasmi, le atmosfere che la musica evoca creano il paesaggio in cui le immagini della poesia possono prendere forma e vivere... (Maria Isa D'Autilia)




(Il dipinto: Galatea di Salvador Dalì)

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