Poesie, Racconti e Musica d’autore

"Scrivere poesie non è difficile; è difficile viverle." (Charles Bukowski)

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domenica 18 dicembre 2011

GRAFFITI di Pietro Vizzini















Ragnatela di luce e polvere 
allunga le sue braccia 
nutrendo aperti spazi 
attende distesa alla deriva 
il movimento delle ore 
ricama ozi, pensieri 
sfoglia cromata del tempo 
gratta con le dita 
pareti gremite di carta bianca. 
Recita nel buio 
trame sinuose 
linee abbracciate 
su un ordine sparso 
gemono versi 
di un linguaggio evanescente 
immobile agli astanti 
evapora fugace 
odore di vernice sulle pietre 
restano i graffiti 
lettere sottili, intrecciate 
su schemi imposti 
di una muraglia urbana 
sulla pelle un brivido 

un dolore 
lascia una traccia dentro 
nulla appare silenzioso 
s’accinge tenue 
gentile al tatto 
con un filo di voce 
sussurra intorno. 
Le superfici percepiscono 
gli sguardi assenti 
i pensieri ingordi 
assorbono untuose macchie 
che si dilatano ai bordi 
sentono il tocco delle mani 
l’eco di spazi chiusi 
suono di percussioni 
passi che corrono in fuga 
verso terra battuta 
strada di affanno 
dove si perde il respiro 
dolce passione, inganno 

amanti, corpi alitati d’oblio 
graffiano i muri 
disegnando i limiti del baratro 
e cementano nascosti 
sgretolata polvere.


Un urlo sussurrato sulle pareti, come fogli bianchi, da riempire per colmare un vuoto, per dipingere con i colori della vita, le cose di tutti i giorni, gli amori, le gioie, i malesseri, i dolori.... tracciare queste forme in tutte le superfici, sopratutto in quelle dell'anima.




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domenica 11 dicembre 2011

‘A STANZA ‘D ‘O PRESEPE di Massimo Imperato

E luce stutate dinto ‘a stanza,
a fora tutto profumma ‘e ncienzo.
Accorte ‘e criature
ca scassano ‘e pasture!”

Chesto succede ogni anno
sotto ‘e juorne ‘e Natale,
quanno ‘a casa d’o nonno
se portano ‘e regale.

A stanza d ‘o presepio
è comme na casciaforte:
nzerrate songo ‘e porte
pe chi nun tene ossequio.

Ma quanno d’ ‘e piccerille
nun siente cchiù nu strillo,
o nonno arape ‘a stanza.
E mo so male ‘e panza…

Nisciuno tene scampo
d’ ‘a visita guidata,
nce ‘a miso tanto tiempo,
nu mese e seie nuttate.

Chiano s’allumma a stanza
cu ‘e luce culurate,
po’ parte na cantata
e vecchia cunuscenza.

Tu scendi dalle stelle”,
e brillano ‘e fiammelle,
dinto ‘e casette nchiuse
fora ‘o laghetto nfuso.

Benito, ‘e pecurelle,
papere, funtanelle,
e che capolavoro
o ciummo cu ‘o motore.

Pasture fatte a mano
a San Gregorio Armeno,
fascine ‘e dinto ‘o bosco
e muschio ancora fresco,

suvero originale
e carta di giornale,
chiuove, ciappe e puntine,
tre serie ‘e lampadine.

O sfondo ca stà arreta
ce porta dinto ‘o deserto,
pe ‘o cielo tutto aperto
se arrampica ‘a cumeta.

Si nun ce stanno eloggi
mentre sta raccuntanno
po durà pure n’anno
a storia d’e tre magi.

Invece cu risate,
abbracci e cumplimente,
o nonno è cchiù cuntento
e tu si rilassate.








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domenica 4 dicembre 2011

PIEDI DA CALZARE di Grazia Finocchiaro

Tra vespro e primo albore
dispersa in giorni
che non scorgono ormeggio
piedi nudi 
patiscono ai sassi aguzzi.

Le nuvole si schiudono 
in scrosci d’inezia
che lungo pendii scivolano
non trovano parole da ancorare
finché avrò piedi da calzare…

Stella errante inseguirò pianeta 
che indicherà libero cammino 
vorrò aprire vele al vento
all’esultanza smarrita,
ritrovare scarpa da calzare. 


Sono attimi imperfetti
alla riva infrangono 
vorticosi flutti
all’alba berrò 
sorsi di coraggio
per sbrogliare giorni complicati.








Quando ci si trova a respirare la bellezza della vita, nella sua interezza, è lontano da noi il pensiero che qualcosa possa sopraggiungere sconvolgendo il quotidiano vivere.
Ecco che da un episodio alquanto scoraggiante, sono scaturiti questi versi in cui mi trovavo con piedi da calzare.



Grazia Finocchiaro





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