Poesie, Racconti e Musica d’autore

"Scrivere poesie non è difficile; è difficile viverle." (Charles Bukowski)

Viviamo assieme una poesia, un racconto, una canzone o un quadro d'autore, lasciate un vostro commento ai post, per noi sarà un piacere leggervi.

Preghiamo gentilmente tutti quelli che postano il loro commento scegliendo l'opzione 'Anonimo' di blogger di firmarlo, grazie. ros e massimo

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lunedì 6 aprile 2015

HO DIPINTO LA PACE di T. Sorek

Buongiorno a tutti gli Amici di questa 'OASI DI PACE'




Ho Dipinto la Pace

Avevo una scatola di colori
brillanti, decisi, vivi.
Avevo una scatola di colori,
alcuni caldi, altri molto freddi.
Non avevo il rosso
per il sangue dei feriti.
Non avevo il nero
per il pianto degli orfani.
Non avevo il bianco
per le mani e il volto dei morti.
Non avevo il giallo
per la sabbia ardente,
ma avevo l'arancio
per la gioia della vita,
e il verde per i germogli e i nidi,
e il celeste dei chiari cieli splendenti,
e il rosa per i sogni e il riposo.
Mi sono seduta e ho dipinto la pace.


Ieri mattina Massimo ha pubblicato un bellissimo post con una poesia di Gabriele D'Annunzio intitolata 'Resurrezione'(clicca per leggerla), i primi versi erano:

'Suono di campane
voce che trasvola il mondo...'

Ecco, il mio più grande desiderio sarebbe che questa voce arrivasse al cuore di tutta le gente del mondo (soprattutto a quello dei potenti) e li incoraggiasse ad una resurrezione di pace.

Laddove non c'è Pace non c'è Resurrezione e, aldilà di ogni retorica, solo il dialogo può far risorgere tutti in un mondo migliore.


Ringrazio di cuore Rosalba Falzone e invito tutti a cliccare sul il link posto sotto il quadro per vederlo intero. 





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martedì 27 gennaio 2015

Auschwitz, ho visto, ho sentito, non dimentico di Rosalba Falzone

                       (Quadro di Rosalba Falzone)



Ho visto
ho sentito
non dimentico
Ho visto Auschwitz
Ho visto il campo
ho sentito il silenzio.
Ho visto i volti
Ho visto, bambini, donne, uomini
Ho visto i loro vestiti
Ho visto le loro scarpe
Ho visto le loro valigie
Ho visto le foto ho, i loro ricordi
Ho visto i loro capelli
Ho visto la stoffe realizzate con i loro capelli
Ho visto gli oggetti realizzati con la loro pelle
Ho visto le loro divise a righe
Ho visto i loro celle
ho sentito l'odore delle latrine
Ho visto le camere a gas
Ho visto i forni crematori
ho sentito i rumori
ho sentito piangere
ho sentito gridare
Ho visto la morte
Auschwitz
non dimentico
ho sentito
Ho visto.




domenica 24 luglio 2011

Sono una Fata di Rosalba Falzone

(Dipinto di Rosalba Falzone)






















Sono una Fata

Sono una Fata,
luminosa, eterea, evanescente.
Sono una Fata,
una Fata vera.
Non faccio magie,
non ho la bacchetta con la stella,
non volo, sto con i piedi per terra.
Sono una Fata,
premurosa, dolce, a volte odiosa.
Se le fai un regalo avvolto in carta pecorita,
non le accetta,
e chi lo fa lo aspetta.
Sono una Fata,
allegra, amata e spensierata.
Non chiedo nulla,
non desidero altro che il respiro,
non voglio castelli ne brutti e ne belli.
Sono una Fata,
sognatrice, fantasiosa e concreta.
Felice solo di respirare,
di vedere la natura,
e di guardare il mare.
Sono una Fata.

Chi è la Fata? E' l'autrice che si identifica in essa per esprimere giocosamente la sua personalità. Il dipinto sarà in mostra sino al 6 agosto nella Zanon Gallery Via di Tor di Nona, 45 Roma. Rosalba Falzone



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mercoledì 16 dicembre 2009

Una ragione di Adriana Pedicini

Una ragione io cerco
del fervore di vita
pieno eppure immoto
in questo angolo di terra.
Danza acrobatici passi
lungo invisibili reti
un ragno perlaceo.
In rara armonia
un pullular di formiche
si estenua per secchi frammenti.
Un verde bruco stupendo
sormonta abbracciandola
una montagna di foglie.
Una bianca farfalla
disorienta lo sguardo
in vorticose rincorse.
Un cuculo a intervalli
scandisce del tempo
il ritmo lento.
Quale in tutto questo
la ragione?

Sarà forse la beffa
di chi agita i fili
di marionette impotenti
costrette al bisogno
o è un unico afflato
che ora lieve ora grave
anima nei confini del cosmo
mille forme diverse
a formare i pioli
di una medesima scala
che conduce all’Origine-Prima?
Scivolato sulla mia mano
il ragno a mio conforto
spezza la mia solitudine.
La risposta allora intuisco
nelle note di un vento lontano.


Attraverso una lineare semplice immediata poesia si vuole evidenziare il fatto che fin dalla più lontana storia umana molti interrogativi hanno attanagliato le coscienze con risposte più o meno in grado di placare le angosce esistenziali, alimentate soprattutto dal mistero che circonda il nostro destino di creature umane. Risuona nelle orecchie il grido di Ecuba, nelle Troiane di Euripide "Zeus, sostegno della terra, che sopra la terra hai la tua sede, chiunque tu sia, difficile a comprendersi - forse necessità della natura, forse ragione degli uomini:...".
Coloro che più insistentemente hanno tentato di affrontare l'eterno quesito hanno avuto in sorte o l'illuminazione della Fede o la tragica disperazione o il deserto bruciante di agnostiche o materialistiche convinzioni. Ognuno nel suo intimo forse può ascoltare la voce della scintilla che illumina il dubbio o annegare nella nera palude di risposte impossibili. (Adriana Pedicini)





(Disegno di Rosalba Falzone)

sabato 14 novembre 2009

M' ISPIRA di Rita Elia

(Dipinto di Rosalba Falzone)












M'ISPIRA

M'ispira lu ventu c'annaca li fogghi,
l'alliscia, li scoti, li strogghi
e li straminìa comu pittiddi
pi l'aria e pa' via.
M'ispira lu suli ca fà affacciateddi,
s'infila nte casi, nta tutti li vaneddi:
asciuca filati di robbi stinnùti
e fa arrussicari facciuzzi piatusi.
M'ispira lu focu c'abbrucia e distruggi
ca duna caluri, ca coci e rivugghi,
ca svampa, scattìa e fa li faiddi
ca scintillianu comu li stiddi.
M'ispira la me' terra ca è terra di focu
d'amuri e di odiu
di tanti sapura e di milli culura
di genti scialusa e assai ginirusa.
M'ispira lu scuetu ca fa 'nnamurari
dda smania ca afferra e fa suspirari
fa chianciri, ridiri, lu cori 'ncantari
e lu porta unni voli e lu fa cuntrastari.
M'ispira lu sonu di l'Avimmaria
ca 'nvita la genti e ci mustra la via
e annunzia la sira, la paci, lu riposu
e spiranzi d'amuri pi tutti li criaturi.
M'ispira la fami, la puvirtà
e la suffirenza di l'umanità;
m'ispira lu mari, lu firmamentu,
un filu d'erba, 'na spica di furmentu
'na lacrima, un cantu, 'na risatedda...
lu scaccanìari di 'na funtanedda.
Ma ch'ossai di tuttu m'ispira l'amuri,
ca a tutti sti cosi ci duna culuri,
ci duna vuci, ci porta puisia,
nni duna paci e nni porta armunia.
Si nun ci fussi stu sintimentu
la nostra vita fussi un turmentu;
povira e tristi dd'umanità
ca senza amuri nun sapi unni và!

Tratto dal libro "La vita...ciuri d'amuri" di Rita Elia ed. Gasm

M'ispira è una delle più belle poesie che la mia anima abbia partorito. A detta di tanti amici è la più bella delle mie poesie d'Amore.Pamela Villoresi ,toscana, l'ha recitata in maniera egregia a Sant'Agata di Militello ( Me) dove M'Ispira si è classificata, nel 2007, al primo posto,nel premio di poesia indetto dallo stesso comune (Rita Elia)



Postato nei commenti trovate il testo della poesia tradotto dalla stessa autrice. Grazie a tutti.

martedì 25 agosto 2009

Rivivere di Salvina Albanese

Di nuovo passeggio
fino al carrubo
tra ulivi e sorbi colorati
il pensiero rivolto
al tempo che fu

Riprovo allegria
all'odore dell'erba pestata
il geranio greco
ancora di menta profuma
e le more fra i rovi
sono già mature

Devo ridare vita
ad una casa
che da tempo ormai
sonnecchia
restituirle l'anima
che in fondo era la tua.




A volte un grande dolore ti fa accantonare luoghi ed abitazioni dove sei stato felice. Poi, a un tratto senti che non è giusto e vuoi ridar vita a ciò che è stato per troppo tempo trascurato.


(Dipinto di Rosalba Falzone)


sabato 1 agosto 2009

ODE AL DUEMILA di Mario Peverada

(Disegno di Rosalba Falzone)

PROLOGO
Dai pinnacoli e nelle nicchie
volti e ali di giovani popolani
sorprendono nell’ombra lo sguardo incerto del pellegrino.
Un flauto silente accompagna i suoi passi nel deserto.
È vana la speranza dei padri
di cullare con certezze
quel fanciullo che ora piange in te.
“Maestro, dove e come volgerò il mio passo?”
“ Anche se tu non hai piedi,
anche se tu non hai ali,
su un tappeto di porpora e d’oro
viaggia da te stesso in te stesso,
e sorella ti sia la Speranza,
la lingua antica sepolta tra i rovi della tua miseria,
l’allodola che si libra nella luce del giorno
dopo l’incubo di un risveglio che dice
l’angoscia del rischio”.

STANZA 1

Nella notte, intorno ai falò, tra i fiori e il grano,
là dove pascolano le anime,
le vesti variopinte sono memoria d’altri tempi:
una schiera di bimbi si rincorre,
monetine alla mano,
anelli ed orecchini di padri-padroni
adornano un ridere sgangherato di gemme e rubini.
E ai margini del prato,
tra i fili argentei che squadrano il tempio arcano
perennemente incompiuto,
il cavaliere solitario danza con grazia e voluttà
sospeso tra cielo e terra,
ed evoca le tre maliarde:
la Forza, per cambiare il possibile,
la Bellezza, per sentire su di sè
la luce che il fanciullo ha spento,
la Sapienza, per accogliere l’immutabile.
Sostano colà auto lussuose
come icone inghirlandate,
per rendere sacro il rito profano
di sposi-bambini avvinti in catena
sull’orlo di un precipizio:
Libertà.

STANZA 2

E la canicola rupestre
a ridosso dello zoccolo che ossessivo
morde la pietra del Pelio, Χείρων.
Neppure il tafano coglie i tuoi sensi.
Ma tu furtivo spii il sentiero
- il tempo si specchia nella salsedine della tua malinconia -
e cacciatore generoso balzi nei meandri della brughiera,
dove la fantasia vibra nel fuoco della ferita sacrificale
e gli spirti si danno il sesso e la forma che desiderano.
Il volto sublime fradicio di desiderio
riscopre la nostalgia degli affetti:
l’aspro sapore del pane tostato,
la carezza di una mano che nell’alba
lambisce il tuo manto stellato,
un’eco lontana: “Abbracciatevi, Fratelli!”

STANZA 3

Chi si affaccia laggiù tremante e canuto,
oppresso dal peso della Storia?
- Sei forse il chicco di grano…
o l’occhio vigile del lento caimano? -
Beato l’uomo, poiché non conosce la sua sorte!
La luna è scesa dal cielo e rapida come folgore
m’ha strappato a me stesso
e ora sono me stesso e la luna.
Voglio passare questa notte tra le braccia di Dio!
E con te, compagno della mia caverna,
io invoco pietà…
pietà per il millennio che si spegne…
pietà per i lager, per i genocidi,
per le vittime della fame…
pietà per chi non ha potuto aprirsi alla luce…
pietà per i niños de rua…
pietà per chi vaga alla ricerca di una patria,
di un lavoro, della propria dignità
smarrita, della Tua giustizia, Adonai!…
Adonai!…
Io chiedo la Luce!
- La Luce splende nelle tenebre
ma le tenebre non l’hanno accolta…-
…e spaurito guardo a te, Gerusalemme,
innalzando un vessillo:
Uguaglianza.

FINALE

Oh mio cuore logoro
in questo tempo logoro,
cavalca il drago inquieto del mattino, e la sera
tra i rami ricurvi del melo
sciogliti dalle pastoie della Comunicazione
- l’occhio immondo coatta il villaggio globale -
e tra il silenzio di ghiacci invisibili
in un giardino di aquilegia blu
sciogliti dalla logica del Mercato
- il minotauro ha nome Banca mondiale o Fondo internazionale?-
e comunica di nuovo il tuo sorriso, il tuo pianto, i tuoi sospiri,
nel tramonto di invisibili membra di sogno …
nella rugiada seducente e crudele dell’alba…
nell’arcobaleno che sorride della nascita del nuovo serpente.

Nel gennaio 1998, mentre ero in ospedale reduce da una serie incredibile di disavventure che avevano rischiato di uccidermi, un amico musicista,
probabilmente per spingermi a guardare al futuro, mi chiese di scrivere qualcosa sul Duemila che si stava avvicinando: un testo poetico per una cantata per soli, coro e orchestra.Così nacque “Ode al Duemila”, ma l’amico se ne guardò bene dal musicarla.
“Ode al Duemila” vuole essere un inno al Laicismo illuminista (Liberté, Egalité, Fraternité) ma anche al Cristianesimo, al Mito ma anche alla Storia.(Mario Peverada)

giovedì 23 luglio 2009

Sei di Annamaria Fulgione.

(Dipinto di Rosalba Falzone)


Sei

Sei ,come nuvola di seta pura
delicatissima
al tatto
ma ardito e
difficilissimo da manipolare
Sei come filigrana,
disegni con la penna
bellissimi tramonti
e corpi frementi
d'amore,
immagini stupende
che lacerano anima e cuore,
ma a tratti scialbo
e senza colore,
mai parole nuove
o nuove emozioni
che invano invoco
credendoti generoso.
Adesso stanca ,delusa
innalzo
non senza dolore,
pareti di cemento armato
intorno al mio cuore,
per difenderlo dagli attacchi
ingiusti della penna
che stringi in pugno
come macete
per colpire
lacerare e uccidere
un amore ormai nato.

martedì 30 giugno 2009

RICORDO di Dario Aloja

(Rosalba Falzone)















RICORDO

TROPPE PAURE
CHIUSE NELL'ARMADIO

FALSA PASSIONE
GIOCO D'UN ATTIMO

MILLE SGUARDI
MERAVIGLIOSO SILENZIO

RICORDO D'UN BACIO
PROFUMO TUO INTENSO

CICATRICE NEL CUORE
DOPO TE
SEMPRE RESTERA'.

(Dario Aloja)

mercoledì 10 giugno 2009

SICILIA, TERRA MIA AMATA

(Sabucina-Rosalba Falzone)











SICILIA, TERRA MIA AMATA

Dall'alto dei monti
della mia terra,
non vedo nè campi d'arare
nè grandi città
di grattacieli..qual guglie
protese nel sole,

ma vedo brulle colline
disseminate di sterpi
e nude pietraie
biancheggianti
sotto un sole perenne.

Non vedo "ville sparse,
biancheggianti al sole,
come branchi
di pecore pascenti"

ma greggi sparute
che vagano
per pendii dirupati
...scavano nel suolo duro,
sterile..interamente
disseccato e bruciato.

Salgo su per un sentiero
impervio e scosceso...
e da case,
che case non sono,
volti bruni.... segnati
da sofferenze taciute,
mi guardano fisso
con occhi profondi.

Terra mia, depredata
consegnata nelle stanze
di infami palazzi
a mani rapaci,
quanto ti amo
Sicilia, terra mia amata,
bella e ferita.

Salgo ancora
verso un poggio,
il mio respiro è affannoso
il cuore mi batte violento
qual volesse scoppiar dal dolore.

arrivo su in cima
il poggio è un'alta terrazza,
...... e il mare..........
sorgente di vita,
che appare improvviso
a grande distanza,
splendente nel sole
mi sembra soltanto
un miraggio irreale.
(Franco Rubino)

Disclaimer

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