Poesie, Racconti e Musica d’autore

"Scrivere poesie non è difficile; è difficile viverle." (Charles Bukowski)

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lunedì 19 ottobre 2009

LA QUINTA STAGIONE di Francesco Palmieri

(The door to the sea)

















LA QUINTA STAGIONE

Ormai non ci credo più,
io, che camminavo con occhi spalancati e lucidi,
io, che ogni mattina correvo sul balcone
ad aspettare rondini d'aprile
e fiori a scoppiare dentro ai vasi,
che a novembre uscivo all'ora dei lampioni
(e piovesse, speravo,
quell'acqua venuta da lontano
e un chiudersi di porte,
le voci dei bambini a chiedere la cena).

Non ci credo più,
io che ho conosciuto campagne a farsi grano
e le cicale pigre nei pomeriggi lunghi
di papaveri, rosso e ulivi,
(e poi l'ottobre e l'uva,
le giacche più pesanti
ripescate negli armadi).

Erano gli anni del rosario a maggio,
del pane segnato dalla croce,
di Cristo che moriva verso sera
e alla domenica campane e voli
a riportarlo in vita
(ed era festa nei vestiti nuovi,
nelle cucine accese di mattina presto).

Era la primavera e poi l'estate,
era l'autunno e poi l'inverno,
era l'attesa certa di un ritorno
e tornavano a novembre anche i morti,
quando s'accendevano lumini sotto ai quadri
e si cuoceva il pane con l'uva passa e il vino.

Ormai non ci credo più
e so per certo che nessuno torna,
mai niente che ritorni...


L' alternarsi delle stagioni accompagna il tempo della vita e spesso caratterizza con le sue luci, le sue atmosfere, i colori e l'aria, momenti esistenziali che la memoria "epicizza" (pur se si tratta di celebrazione in qualche modo "postuma").Ho ripercorso in una sorta di "biografia sommaria" (rubo l'espressione a Milo De Angelis) alcuni momenti paradigmatici del mio percorso esistenziale, svoltosi fino a 27 anni nella mia città natale (Altamura, Puglia): dalla scoperta della magica vitalità della Natura fino al sentimento di una fede sentita come solida e incrollabile. Ho rivissuto per un attimo tutta la dimensione grandioso-magica della scoperta della Terra e del Cielo. Quattro le stagioni...puntuali ad ogni anno solare. Poi il disincanto. Poi la stagione definitiva, ultima (la quinta), quella in cui la "coscienza del morire" diviene certezza di un evento, osservazione della "condanna" originaria, congenita all'umano: le stagioni naturali sopravviveranno e continueranno a tornare, l'umano - smarrita ogni mitologia, ogni proiezione ultraterrena - ha una sola direzione, un esito soltanto, una conclusione banale e "disumana". E nessun ritorno.

26 commenti:

  1. Eppure nonostante ci sia una sorta di rammarico la sento cosi piena di colori e di vita.!L'avevo letta tra le tue note
    L'ho riletta oggi con piacere .....
    Ogni volta che si cerca un analisi del nostro tempo trascorso in noi inevitabilmente si accavallano i ricordi dei sapori e delle attese...tu lo hai fatto per imprimerlo.Tu in questi versi hai ricercato te prima di tutto.Senza giudicarti.Ti sei osservato.
    E la quinta stagione?
    Non è forse la consapevolezza di volersi osservare?
    Francesco insegni tu la vita a me.Non perchè tu sia piu' grande o piu' esperto o piu' maturo ...no!
    Proprio perchè c'è continua ricerca nel tuo tempo
    Un forte abbraccio

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  2. niente torna,ne sono convinta. Quando tutto intorno a te vuole farti credere che ci sia una rinscita, una seconda vita, rituali, gesti, riprodursi della natura,le stagioniche sembrano sempre ritornare, ti accorgi un giorno che proprio l'individuo, l'uomo, non torna, finisce ed è tutto.La natura continua il suo ciclo, ma noi no. Perchè è triste, Marinetta? E' così, senza tristezza,senza malinconia. E' un fluire, un percorso, limitato, che rientra nel gran mare dell'essere


    Erano gli anni del rosario a maggio,
    del pane segnato dalla croce,
    di Cristo che moriva verso sera
    e alla domenica campane e voli
    a riportarlo in vita
    (ed era festa nei vestiti nuovi,
    nelle cucine accese di mattina presto
    Ecco, questo era il tempo dei rituali, il tempo felice in cuo Francesco sperava in un'altra vita, descritto con magistrale bravura e commovente sensibilità. Un mondo perduto, tutto un mondo di ricordi e di ritmi quotidiani, che per lui non c'è più e delle cui perdita soffre ancora...

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  3. Nella vita di ciascuno c'è uno spartiacque che segna il prima e il poi; la vita gioiosa, felice, come fosse eterna,di un periodo più o meno lungo fino a quando si prende consapevolezza della morte. Da quel momento niente è più come prima, tutto diventa labile, si guarda ogni cosa con disincanto; si continua a vivere sì, ma senza la leggerezza di prima e quel pensiero diventa un pensiero fisso e ossessionante. Tutto ciò il poeta ha reso in versi dolcissimi che raccontano la gioia del "prima" e il disincanto del "dopo".
    Salvina Albanese

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  4. Antonio Lanza ha detto...
    Erano gli ani del rosario a maggio... Era la festa con i vestiti nuovi...
    Era la primavera... era l'autunno...
    La ritualità scandita del tempo andato evoca nostalgie con una malinconia e spietate conclusioni cui tende l'animo del poeta. Una narrazione del vissuto, la metafora delle stagioni. Lucidità, stile sobrio, ritmo con una nota di rassegnazione, un tutto in un bel capolavoro. Per molti di noi le stagioni non passano inosservate, fanno scoprire misteri più prfondi di una quinta stagione con le sue certezze amare.
    Le immagini, la musica,i versi un umicum perfetto.

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  5. Molto intima è piena di belle sensazioni per chi come noi ha avuto la vita cadenzata dalle stagioni e dai rituali delle feste. La chiusa è triste, peccato abbia riportato ad una parte della vita che non ritorna, ma sta a noi Francesco conservare e tramandare tutto ciò che di più bello abbiamo avuto. Marinella

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  6. la lettura è un evento intimo e soggettivo. Ma anche la capacità di trasmettere sensazioni ed emozioni non è sempre allo stesso livello. Anche se siamo consapevoli che la poesia va accolta con comprensione e rispetto, non si può prescindere dal giudizio, giudizio che comunque formuliamo sempre dentro di noi, indipendentemente dal fatto che venga poi esplicitato o meno Maria Luisa Sac

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  7. Continuamente l'onda ritorna sulla sabbia, ma non sono le stesse gocce d'acqua, ogni primavera ritornano le rondini ma è sicuro che siano le stesse rondini; rifiorisce la natura, ma sono gli stessi fiori??, le stesse foglie??, gli stessi frutti??...Ritornano i giovani ad innamorarsi e a giurarsi amore eterno, ma sono sempre gli stessi individui??? niente e nessuno ritorna nel proprio singolare impasto che ne fa individui unici, ma ritorna la magia e l'incanto dell'esistenza, il rinnovarsi che noi abbiamo sublimato nel concetto di morte e resurrezione. ma nulla di quanto abbiamo fatto nel nostro percorso va sprecato, nulla è stato inutile!!!
    pio napolitano

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  8. Marinella e Pio sentono il ritorno ciclico delle stagioni e che nulla è stato sprecato nella vita.Si pensa, foscolianamente,che è importante anche restare nella memoria dei vivi..Che l'esistere talvolta ha un'inacnto e una ignota magia, ma lascia anche un fondo persistente di amaro...

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  9. Sì, Angela,anch'io mi sono posta la domnda della quinta stagione. E' qella lucreziana,epicurea,del non credere e lasciarsi andare al momento che fugge, o un'altra...,che ci piacerebbe ricca di vita e di illusioni?

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  10. spesso, anche nel buio, mi sorprende un colore
    Mauro Mazziero

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  11. Siamo nati a morire,
    e fosse stato questo il neo,
    il punto di scadenza di una stagione sazia,
    un reclinare il capo come i fiori,
    un chiudere le imposte per dormire,
    l’andarsene non visti, senza lasciare croci,
    svanire fra le stelle e nessuna guerra,

    sarebbe stata vita, un giorno lungo un sogno,
    il canto di un delfino a navigare il mare.

    (Ma forse questo
    dio
    ancora non l’ha visto).
    Questi versi si aggiungono a quelli della poesia offerta in lettura agli amici dell'oasi... L'autore esprime un pessimismo cosmico,un'angoscia metafisica,che sarebbe anche accettabile, come il tornare nell'infinito, se non ci fosse la guerra della vita, i tormenti, i dolori, la sensazione di perdere tutto senza poter godere dei momenti che la vita ci offre....
    Pessimismo, sì, ma versi bellissimi che ci danno magia,sogno, incanto

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  12. se nelle vite di ognuno ci sarebbe un po della tua poesia,forse i cuori rallenterebbero le stagioni ormai impazzite.si girano fogli di calendario troppo in fretta,nn si assaporano i gusti,ci sono delle devozioni dimenticate,o forse considerate superficiale..a me piaceva scottarmi i piedi camminado scalza sull asfalto del mio viale in piena estare,mi piaceva ottobre quando mio padre portava dalla montagna,asparagi selvaggi e sorvole e castagne rincuose in ricci spinosi,e mi piaceva natale quando le poesie dei bimbi commuovevano,e mi piaceva pasqua quando in grandi forni di masserie la gente in fila infornavano casatielli e pastiere,mi piaceva carnevale con migliacci fatti in casa e kiakkere a forma di fiokketti,mi piaceva maggio e le sue processioni ,adesso forse tt queste cose ci sono ancora,ma si fa tt senza senso e senza l importanza dovuta,e le stagioni nn anno piu voglia di esistere.........molto bella tua poesia complimenti.......angela castello

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  13. Non non sappiamo cosa sia l' oltre o se ci sia l'oltre, ma non riusciamo a fare a meno di desiderare un OLTRE... così come è inscritto nel "cuore" di ogni uomo.
    Per fortuna una "piattaforma" esiste e noi la possiamo camminare. La Poesia. Francesco Palmieri

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  14. annamaria marconicchio19 ottobre 2009 alle ore 16:17

    E' una nenia nostalgica, cantata da chi, crescendo, ha perso il gusto della vita e quindi della speranza... Eppure, tutto torna, ciclicamente, una sorta di corsi e ricorsi del nostro tempo... E se qualcosa non torna, la rivivi nei ricordi e ne ritrovi il sapore di allora.

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  15. Un benvenuto a Francesco Palmieri di cui leggo oggi per la prima volta.
    La mia lettura prende due direzioni. Un punto di vista poetico ed uno concettuale. La poetica è viva, palpante con degli spunti allegorici di buona levatura. Anche il ritmo è ben scandito dando respiro ai versi.
    Dal punto di vista concettuale chiude con una affermazione che poco spazio lascia ad interpretazioni alternativa. Per questo si presta ad una classificazione generica che a mio avviso lo avvicina alla poesia crepuscolare.
    Entriamo quì in un campo di condivisione soggettiva.
    Personalmente divergo dal suo modo di vedere l'essere e il divenire. E per non avventurarci in argometazioni esistenziali, mi fermo all'aspetto poetico che è molto godibile ed apprezzabile. Spero di rileggerlo ancora.

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  16. Questa poesia mi piace tantissimo!! la descrizioni delle stagioni così come erano festeggiate un tempo, dalla primavera al triste novembre, il tuo dipingere i piccoli, preziosi gesti della ns quotidianità ormai perduta dalle frenesie quotidiane...grazie, mi hai riportato a ricordi di persone, cose, gesti meravigliosi e indimenticabili che non tornano più, è vero, ma restano indelebili nel nostro intimo.Grazie Tatiana Andena

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  17. Forse perchè io mi ritrovo in questa quinta stagione che mi immergo in questa tua poesia, bellissima, esistenziale, richiamante tutte le stagioni con le sue tradizioni, i suoi iter, dal Rosario di maggio, mese consacrato alla Madonna, e prima Pasqua, e cosi' via il susseguirsi dei periodi, delle rondini, delle giacche al primo freddo autunnale della Croce sul pane, il tuo pane di Altamura che passa per il miglior pane d'Italia, e i campi di grano segnati da miriadi di papaveri rossi.Mi hai riportato nella mia prima dimensione mentre sono anch'io nella quinta stagione e purtroppo, come te, non ci credo più, non credo e non voglio credere neppure alle fiabe perchè tutte loro hanno una fine e la vita è stata una bellissima fiaba anche se alternata da alti e bassi con tante difficoltà. Complimenti amico mio, in questa quinta stagione mi hai riportato l'infanzia e la crudeltà dell'Indietro non si torna mai... Grazie,bella l'immagine del quadro nonchè la canzone di Vangelis, mentore dell'indimenticato ed indimenticabile Demis Roussos. Bruno Zapparrata

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  18. La quinta stagione...forse è la prima stagione..una stagione che era e non è più..la stagione dell'avvicendarsi "normale "del ritmo del tempo come era una volta...la normalità perduta...la quinta stagione che grazie anche all'incuria dell'uomo che stravolge il pianeta con la negazione della sua essenza è la stagione dell'infanzia trascorsa, del tempo perduto che non si ritrova.. oppure si ritroverà nell'utopia di un sogno di una nuova diemnsione umana e del suo ambiente..non so se l'autore abbia inteso dire questo, forse no..ma mi piace crederlo...

    Michele Marseglia

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  19. gioventù…per la quale ogni avvenimento stimola i sensi e il ricordarla fa pensare che sia stata l’unica età felice
    Ma poi arriva l’età adulta, e quella vecchiaia per la quale felice è solo il tempio passato, quando le ginocchia erano forti e ci facevano correre nel vento e ai desideri corrispondeva la forza delle membra. E cade anche la fede nel pane e nel vino, nella croce e nel sangue, nella redenzione e nella resurrezione
    MANLIO

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  20. Una poesia ...o forse meglio dire..un film..Sei stato capace con i tuoi bellissimi versi di ripercorrere...il corso di una vita!! Io non voglio pensare..che ci sia una quinta stagione...!! mi intristisco...e mi spavento!!!!mi piace pensare alla vita come ad un romanzo in cui...come sempre ci troviamo a fare i conti con un epilogo...che ne è la conseguenza logica...Pensare che all'inizio...avevo frainteso..Mi è sembrato di leggere un rimpianto x i tempi andati ed una non facile accettazione dei tempi attuali!! Mi piaceva di più...invece della paura ..avevo sentiito nostalgia!! Mi fido..dei vostri concetti...e devo accettare...che ,in fondo. sarà così!!pensare che,poi,potremmo riincontrarci..mi da speranza!!!

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  21. L'accento è accorato, forte, toccante, commovente. Una poesia matura, bellissima, che lascia il segno, ridestando in noi ricordi lontani e vicini, di una vita semplice, ma autentica, palpitante. Un giorno, che auguro a voi tutti lontanissimo, quelle quattro stagioni non torneranno. Non tornerà la vita. "Banale", dice il poeta. Ma pesante condanna.

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  22. Vi ringrazio tutti, e per ognuno vorrei che fosse un grazie personale. Davvero mi ha sorpreso questo momento di condivisione, che in qualche modo ho sentito "corale"; non è facile - nei siti di poesia e scrittura in generale - avere un'eco di ritorno così polifonica e, devo aggiungere, così numerosa. In fondo per chi scrive, tacitamente vi è il desiderio di essere letti, un po' per una sorta di "vizio" narcisistico" ma soprattutto perché la propria scrittura è una richiesta indiretta di "relazione"... E' in quell'intimità che si crea attraverso la parola scritta, che noi non siamo più soli.
    Faccio miei tutti i commenti, li leggo e li rileggo, sono le risposte all'esposizione di me stesso. E mi piacciono tutte.
    Nello specifico dei "contenuti" del mio testo, penso che sia chiara la mia posizione filosofico-emozionale, è qui che sono giunto attraverso l'esperienza dell'esserci che ha caratterizzato il mio passato lontano e recente. Lo riconosco, vi è una forte connotazione leopardiana (ma non manca nemmeno la "lezione" montaliana), ma il pessimismo a cui propriamente fa riferimento Gloria, non è un pessimismo di riflesso: si tratta invece di un esito condiviso, di un approdo che ha soltanto dei "compagni di strada" e non sicuramente dei cattivi maestri. Ancora Gloria rimanda a Lucrezio, Epicuro - ed io aggiungo Epitteto,Seneca, Schopenhauer...-, il cui tratto comune non è aver svelato l'"orribile segreto" dell'esistenza, dell'essere e del divenire, quanto invece l'aver proposto un' interpretazione, un punto di vista, una visione, imboccando la via scomoda del Dolore. E il Dolore fa male, il Dolore spaventa, innesca immediatamente meccanismi di salvaguardia dell'integrità di quell'Io che si conquista con tanta fatica, con tanto ricercare.
    Ma a volte il Dolore non è altro che la traccia lasciata da una Felicità sentita come magica, sovrumana, quasi religiosa.
    Se arriviamo ad essere infelici e perché ciascuno di noi sente che può essere felice. O che lo è stato. Tanto.
    Un grazie di cuore ad ognuno. Spero di "rivedervi".

    Francesco Palmieri

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  23. Un grazie personalissimo a Gloria, sia per l'immagine bellissima "The door to the sea" (che suggestione quella porta sul mare...e sia per Vangelis, "Light and Shadow" è toccante, struggente...un brano che ad intervalli vado a riascoltare con profonda partecipazione.
    Grazie davvero.

    Francesco Palmieri

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  24. Francesco, è bella questa tua definizione di corale riferita all'entusiasmo e all'interesse con cui tutti hanno partecipato alla lettura della tua poesia. Certo che ci incontreremo, Rosy, non so dove, ma dovunque...o proprio qui

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  25. Dopo un pellegrinaggio attraverso i paesaggi dell'esistenza, scandita dalle stagioni sottomesse alla ferrea legge del tempo che passa, e ricordando le sensazioni emotive di ogni singolo attimo della vita, si apre una porta, l'ultima ancora sconosciuta, con un sentiero in una sola direzione, senza ritorno, in attesa che si chiuda per sempre dietro di noi....L'unica certezza che ci resta...hilde muehlbauer

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  26. Cara Hilde, è questa la concezione del mondo di Francesco. E lui l'ha detto chiaramente. Mi fa piacere ti sia piaciuta. Grazie a tutti

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