Poesie, Racconti e Musica d’autore
"Scrivere poesie non è difficile; è difficile viverle." (Charles Bukowski)
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lunedì 5 ottobre 2009
LETTERA A' EDUARDO di Bruno Zapparrata
LETTERA A' EDUARDO
Te ne si' ghiuto pe turnà cu 'e stelle,
cu na reliquia, Napule int''a mana,
mascàra nera, n'esistenza sana,
a sfravecà miserie e guarattelle.
A che è servuto ? Hè cunzumato 'a carta
mmiscannola cu a gnòsta e cu 'e penziere,
mille capulavure hè dato a ll'arta
pe fa capì ca ogge ...nun è aiere,
pe cagnà 'a pelle, comma a' nu serpente,
e' pprete, 'a gente, 'e mmura 'e sta città,
sciacquà 'o ppassato pe fa finta 'e niente,
lampa 'e nu cippo, 'o mmale d'abbruscià...
Mo ca si' stella e duorme nziem''e stelle,
si annanze a Dio t'avisse appresentà,
stracciate 'a màscarina 'a copp''a pelle
nfosa d''o chianto e'o sango 'e sta città...
Questa poesia scritta nell'immediato della morte del celebre attore,regista e commediografo napoletano, segna un momento terribile della storia della città di Napoli. Un periodo dove incominciarono tanti fatti e misfatti che fecero parlare le cronache per fatti diveri a quelli di oggi.La gente non era abituata e ci fu un impatto terribile. La Napoli degli anni 5o nel periodo post bellico era tramontata, i meravigliosi anni 60 erano finiti e con loro quelle poche cose buone che avevano fatto vivere tranquillamente e più o meno felici intere generazioni. La filosofia lasciata nei suoi lavori, come Filumena Marturano, Le voci di Dentro, Non ti pago, Peppino Girella, Uomo e Galantuomo, Il sindaco del Rione Sanita', e soprattutto in Natale in Casa Cupiello, ha fatto di questo grande artista, insieme a Totò e al Fratello Peppino uno dei simboli di Napoli, Ultimo Pulcinella con la sua maschera che si presenta a Dio. Pulcinella non è il burattino che maldestramente guitti ci hanno proposto nel tempo ma nella sua napoletanita' è un altro filosofo in tutte le sue azioni. E allora questa poesia, in tutta umilta' diventa una preghiera del Napoletano affidata al rappresentante più degno da sottoporre a nostro Signore.(Bruno Zapparrata)
Postata nei commenti trovate la traduzione della poesia fatta dallo stesso autore.
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TRADUZIONE LETTERALE E NON POETICA DELLA POESIA "LETTERA A' EDUARDO"
RispondiEliminaDI BRUNO ZAPPARRATA.
Te ne sei andato per ritornare con le stelle,
con una Reliquia, Napoli nella mano,
maschera nera, una esistenza intera
a demolire miserie e Teatrini.
A cosa è servito? Hai consumato la carta
mischiandola con l'inchiostro ed i pensieri,
mille capolavori hai dato all'arte,
per dimostrare che oggi non è ieri...
Per cambiar pelle come fa il serpente,
alle pietre, alla gente alle mura di questa città,
lavare il passato per far finta di niente,
fiamma di un falò per il male da bruciare...
Ora che sei stella e dormi con le stelle.
e davanti a Dio ti devi presentare,
strappati la mascherina dalla pelle,
bagnata dal pianto e dal sangue di questa città...
Amo molto le poesie di Bruno,quella sua lingua densa , ricca pregnante e nusicale, che li Grande Bruno sa usare con una maestria, che a me, napoletana, risulta misteriosa.Sentite la bellezza e la musicalità di questi versi:
RispondiEliminape fa capì ca ogge ...nun è aiere,
pe cagnà 'a pelle, comma a' nu serpente,
e' pprete, 'a gente, 'e mmura 'e sta città,
Grande Bruno e Grande Eduardo, che ha rappresentato in maniera mirabile tutte le brutture, il sangue, la bellezza, la miseria, e la grande ricchezza, cioè tutte le contraddizioni della splendida città, che è la mia
Si tratta digrande poesia, di sentienti universali, della napoletanità di Bruno, che ognuno nel mondo riconosce e sa apprezzare, perchè universale e particolare cndizine umana e socle. grazie..Iniziamo così la ltura della poesia in quest blog...
RispondiEliminaGrandissimo fratello mio, la tua lettera ad Eduardo è un omaggio ad un grande ed indimenticabile artista della nostra amata città. Hai saputo con grande maestria in sedici righi, sintetizzare tutto quanto si sarebbe potuto dire avendo a disposizione due minuti, rendedogli non solo omaggio per tutto quello che ha saputo dare a Napoli, ma al momento stesso immaginarlo come stella insieme ad altre stelle. Permettimi un solo pensiero, anch'io Eduardo lo porto nel mio cuore, ma quando un giorno, rivolgendosi alla platea napoletana disse: " Fujtevenne! ", è l'unica cosa che non ho mai condiviso, io non fuggirò mai da questa città e cercherò nel mio piccolo di dare sempre un contributo divulgando l'amore che provo, soprattutto quando mi trovo lontano dalla mia città. I problemi si affrontano per risolverli, non bisogna scappare è da vigliacchi... chi ha creato problemi a questo angolo di Paradiso deve pentirsene, ed il nostro compito è difendere questo nostro immenso patrimonio.
RispondiEliminaGrazie Gloria,i tuoi commenti mi fanno sentire molto di più della piccolezza che rappresento. I tuoi commenti mi riempiono d'orgoglio cosi' come quelli degli altri amici, la poesia "napolitana" sembra semplice ma non lo è, assolutamente e dietro il pensiero, dietro il verso spesso si cela tutto uno stato di cose, il più delle volte irreversibile. Cantare la bellezza, l'oleografia, osannare un amore bello o deluso che sia, è comune, ma toccare certi argomenti reali ma spesso rifiutati dalla gente è molto più arduo, metterlo in poesia, poi... Grazie Glorietta per il tuo perenne affetto e per la tua gran maestria.
RispondiEliminaFrate', carissimo, i tuoi commenti mi riempiono di gioia perchè hai sempre creduto in quel poco che faccio. Sono perfettamente d'accordo sulla tua disamina, sull'addebitare quel fujtevenne che francamente non mi piace, ma ho sempre voluto credere che fosse una provocazione ma mai la verità in quanto lo stesso De Filippo ha scritto tutte le sue opere marcando sempre e solamente Napoli e dunque l'amava come noi svisceratamente. Napoli noi napoletani la consideriamo come nostra madre, guai chi ce la tocca, però bisogna ammettere che qualche volta ci è matrigna. Un fortissimo abbraccio Frate' Ciao
RispondiEliminaDimenticavo la cosa più importante: ringraziare ed abbracciare ros. per le due immagini di Eduardo; la prima la sua immagine riflessa nello specchio e la seconda la declamazione dell'AMMORE insieme a Monica Vitti Bellissima quanto è splendida la recitazione, registrata nel salone di Eduardo dove s'intravedono tutti i cimeli dal presepe di Natale in Casa Cupiello alla Maschera di Pulcinella. Rosalba sei fantastica, grazie
RispondiEliminaSolo un grande poeta, un vero cultore della tradizione napoletana, poteva rivolgere un tale omaggio a un grande autore partenopeo...
RispondiEliminaUn bell'omaggio ad un grandissimo del panorama culturale italiano e mondiale questa bellissima poesia. Eduardo de Filippo ha lasciato un vuoto incommensurabile in ognuno di noi ma le sue opere rimarranno per sempre. Un SOMMO del teatro del novecento.
RispondiEliminaOra che sei stella e dormi con le stelle.
e davanti a Dio ti devi presentare,
strappati la mascherina dalla pelle,
bagnata dal pianto e dal sangue di questa città...
Grazie Bruno, bellissima, complimenti.
Antonio Lanza ha detto...
RispondiEliminaL'artista più eclettico, umano, sensibile, che lascia solo fisicamente Napoli e il mondo, trova asilo negli animi grati e sensibili che lo hanno amato e stimato. L'animo sensibile e riconoscente di Bruno Zapparata è quello più significativo. La poesia scritta dimostra l'affetto che gli porta ancora. Eduardo ha saputo cogliere ogni aspetto della napoletanità, e porta davanti al signore solo la parte più bella, quella che lui vede con il suo grande cuore. Non è facile scrive una poesia che condensi così bene un grande, Bruno ci è riuscito magistralmente ispirato dallo stesso cuore.
Grazie alla cara e splendida amica Annamaria Marconicchio, sempre attenta e sempre presente, a dimostrarmi una stima ed un affetto sincero.Grazie di esistere Annamaria. Bruno
RispondiElimina@a ros. dico che senza di lei ed il suo Blog avremmo dovuto fare salti mortali per far conoscere le nostre divagazioni, oggi che lo spazio per la poesia è quasi inesistente se non per qualcuna confermata e conclamata nel tempo.
Ho avuto modo di dirtelo altre volte e te lo confermero' sempre : Sei meravigliosa. Ciao
Ho il piacere di avere un commento dal Poeta Antonio Lanza, nel quale ha condensato la maggior parte dei significati di questa poesia scritta subito dopo la dipartita di Eduardo.E' vero, si è fatto voler bene e la conferma sta nell'indelebilità nel tempo, nel piacere di rivedere le sue opere che raccolgo religiosamente. Sono commosso dalla parte del commento che parla di me, considerandomi in maniera più che lusinghiera. Ti ringrazio Antonio, noi scriviamo, per grazia di Dio, sempre e solo per amore e cerchiamo di farlo nel migliore dei modi. Grazie e ciao
RispondiEliminaUna bellissima poesia, toccante e scritta con grande maestria e sensibilità.
RispondiEliminaComplimenti.
Mirella Crapanzano
GRAZIE BRUNO,ora sogno,lo so............bellissima,bellissima ecco quello che mi sento di dire oggi!!!!!!!!!!mi dai emozioni ecco quello che provo a leggerti e non è poco
RispondiEliminaannamaria fulgione
cara Annamaria Fulgione i tuoi sogni non possono trovare collocazione nei miei poveri versi, hanno bisogno di ben altri florilegi comunque per me è cosa bellissima che sogni con le mie divagazioni. Questa è una emozione che sentiamo tutti quando non siamo capaci di fermare il tempo, ma nessuno ci restituira' quello che abbiamo lasciato lungo il nostro cammino. La strada dellla vita è ardua per tutti, anche per quelli che apparentemente sembrano più fortunati, bisogna saperla percorrere con tranquillità accettando tutto nel bene e nel male. Un forte abbraccio amica mia e grazie sempre.
RispondiEliminaGentile Mirella, non ho avuto il bene di conoscerti prima ma la tua presenza in questo blog mi riempie di gioia.Ti ringrazio per le belle espressioni che hai inteso donarmi sperando di vederti e leggerti ancora sul Blog.Grazie
RispondiEliminaLa tua lettera ad Edoardo è una grande dimostrazione d'amore verso quella Napoli che tutti sperano di rivedere nel suo splendore di una volta. Bellissima, e meravigliosa, grazie Bruno sei un grande maestro.
RispondiEliminaCome mi sarebbe piaciuto che Eduardo avesse potuto leggere questa poesia!!! Io Adoro Eduardo...ed ogni volta che lo leggo ..o guardo una sua opera teatrale...mi sembra che l'abbia scritta oggi!!!Hai scritto di lui..tutto ciò che meritava..gli venisse attribuito e nel farlo hai dato ancora una volta prova di ciò di cui sei capace!!! bravissimo!!Napoli dovrebbe essere fiero della tua purissima napoletanità!
RispondiEliminaBruno non si smentisce.
RispondiEliminaPer Eduardo sono stati espressi tributi eloquenti. Tanti hanno rivoltato la sua opera ed il suo modo di rappresentare le bellezze e le miserie della napoletanità. Bruno fa qualcosa in più. Accompagna il maestro in paradiso e dice con dei magnifici versi:
Mo ca si' stella e duorme nziem''e stelle,
si annanze a Dio t'avisse appresentà,
stracciate 'a màscarina 'a copp''a pelle
nfosa d''o chianto e'o sango 'e sta città...
Grazie Bruno.
Cara Rosellina dal tuo delicato animo sgorgano sempre bellissime definizioni per i miei scritti. Oramai non so' più come ringraziarti. Leggo che ti sarebbe piaciuto che leggesse questi versi Eduardo in persona da vivo, ma io sono certo che con Eduardo vivo sicuramente non l'avrei mai scritti. Invece sono d'accordo benissimo su come aver collocato in piccolissima parte i suoi meriti prima di tutto la napoletanità. Io ho interpetrato il famoso "fuitevenne" come una provocazione, per una scossa più ai preposti al governo di questa città che al popolo e ai giovani napoletani. Come a dire se questi non cambiano e' meglio che vengano lasciati soli. Un abbraccio Rosellina
RispondiEliminaE si, caro Massimo, ho cercato indegnamente di accompagnarlo per un tratto di trada, quella che porta in paradiso,per le ultime suppliche o raccomandazioni. Ci sono stati casi a Napoli che solo la mano potente del Signore poteva sanare.Le opere di Eduardo vanno capite bene sotto il profilo filosofico, li c'è il vero significato, li c'è il messaggio. Per te napoletano che vivi fuori città per lavoro, solo il sentire certi accadimenti ti fa soffrire più di noi. Oggi purtroppo hanno cambiato anche i canoni del viver civile con un finto buonismo e con le chiacchiere. Io condanno due materie introdotte negli ultimi 4o anni che senza di loro si era vissuto benissimo, non dico le materie per non suscitare le ire di coloro che le praticano come lavoro, ma secondo il mio punto di vista, e non solo mio, ti posso assicurare che hanno rovinato l'Italia ed il Mondo.Solo chiacchiere. Ciao e Grazie Massimo... Bruno Zapparrata
RispondiEliminaAffascinante il video e inquietante la foto di Eduardo.
RispondiEliminaMa vedi, Bruno, è da tempo che leggo le tue poesie e mi gusto quel bel linguaggio napoletano, colto e popolare allo stesso tempo, sembra di riascoltare lo stesso Eduardo, o, nei miei ricordi, il professore Benvenuto dalla cui conversazione colta e dialettale ho imparato le poche cose che so di filosofia e Doria o tanti altri che rappresentano – come te – la cultura napoletana.
Belli i tuoi endecasillabi (che, ahimè non s’usano più o s’usano così poco) si possono leggere anche non conoscendo la lingua e a me che piace leggere ad alta voce (conosco abbastanza bene il napoletano, ma non so proprio pronunciarlo, spesso con effetti esilaranti per i miei interlocutori di qui) mi sono gustato la musicalità e la cadenza dei tuoi versi, le parole sonore di armonie antiche.
Sul contenuto, sì, una vera e propria imprecazione, con il dolore per le ferite di questa città e per la vicina morte di Eduardo, mmiscate assieme (è giusto)
Una preghiera, tu dici, be’ mi va di accettarla anche in questa dimensione, perché chiunque l’ascolti con disponibilità e coscienza non può che tentare di esaudirla.
MANLIO
per Nunzio: che altro si può dire ad un ragazzo ad una ragazza che ad esempio vivono nella 167 di Secondigliano e se ne vogliono affrancare? Questo ed altro gli dici, nel silenzio impietoso e crudele di chi dovrebbe fare e non fa...
RispondiEliminaMANLIO
Ringrazio per l'intervento e do il benvenuto nel blog a Mirella Crapanzano, invitandola a proporre alla nostra comunità di appassionati di poesia ed arte i suoi interessantissimi versi.
RispondiEliminaGentilissimo Manlio, abbiamo comunicato per altri motivi tutti insieme e fu tutto chiarito grazie al tuo intervento e te ne ringrazio ancora. Come ti ringrazio dal profondo del cuore per questo bellissimo commento che hai voluto donare ai miei versi. Hai detto delle cose meravigliose che io serbero' nel profondo del mio animo quando l'incontro con la poesia potrebbe essere più ostico o difficile. Hai nominato il Prof. Benvenuto per la filosofia e Doria il cui libro "La Storia di Napoli" è pressochè introvabile. Sono d'accordissimo con te anche sul rimario, sull'endecasillabo, o quinario o senario che sia. Oggi, con la scusa della rima sciolta si commettono degli scempi e se la poesia Napoletana non è andata avanti lo si deve a gente che finito il lavoro attivo si è piccato di fare il caposcuola del napoletano rovinando ambiente, scritti e persone. Oggi La poesia "napolitana" come si dice, sopravvive grazie a Raffaele Pisani, a Luciano Somma, A Salvatore Calabrese, Ad Enzo Valentini, a Alfredo De Lucia e forse in tutta umilta' a chi ti scrive,usando tutti quei canoni che da Gianbattista Basile e Giulio Cesare Cortese, passando per l'Abate Ferdinando Galiani sino ai giorni nostri, hanno creato la poesia napoletana.Vorrei ricordare a chi dice che il Napoletano si scrive come si parla o dice che non serve scrivere come una volta, si va a versi sciolti, che si commette il più grande contrabbando e cio' che si presenta non ha nulla a che vedere con napoletano sia in versi che nel lessico.Ci rifacciamo al trattato di Dante Maffia sui dialetti d'italia dove con tutta modestia siamo stati inclusi tutti i nominati, così come la storia della letteratura napoletana dal 200 ad oggi dove siamo stati inclusi dal curatore Prof. Francesco D'Ascoli.Vorrai scusare il mio sfogo ma sono cose che vanno dette perchè diuturnamente si vedono delle cose inenarrabili.
RispondiEliminaCon i sensi della più ampia stima un cordialissimo saluto. Bruno Zapparrata
Che dire ancora? E' stato detto tutto, e tutto è ampiamente meritato. Complimenti
RispondiEliminaRosaAnna
Grazie RosaAnna sempre gentile ed affettuosa. Ciao Bruno
RispondiEliminaConoscevo questa poesia Bruno e l'avevo anche commentata, ho conosciuto Edoardo De Filippo poco prima della sua morte, al Teatro Greco di Taormina dove aveva ricevuto un premio. Tutti i fratelli De Filippo sono stati grandi per la commedia e non solo napoletana, ma Eduardo una miniera per arricchire il teatro italiano. Non ne nascono più di questo spessore. La tua poesia inutile che te lo dica è poesia. Ciao poeta preferito.
RispondiEliminaGrazie poetone Franco La Pica, il poeta degli abissi per la tua passione di sub. Ne conosci tutte le magie. Grazie amico mio
RispondiEliminaEduardo aveva il dono di trasmettere con l'atteggiamento proprio dell'uomo-artista quella napoletanità fatta di mimica, filosofia, dolore e rapporto con la vita. Nei suoi capolavori i figli di una realtà particolare come quella della nostra città, rivivono le contraddizioni dell'essere partenopeo, in un rincorrersi di emozioni forti e particolari.
RispondiEliminaBruno con i suoi versi gli rende il giusto omaggio, quell'omaggio che solo un grande cultore della napoletanità, quale lui è, sa e può dare.
Ti abbraccio.
Gabriele Nocera
caro Gabriele, in sette riga hai detto tutto. Appunto nelle sue commedie rivivono le contraddizioni dell'essere partenopeo, quanta ragione hai !!! Grazie Gabriele Un abbraccio
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