(Foto, Fabrizio Di Palma)
Vicolo delle prigioni
Stamo tutti quà
Tutti co’ na raggione
Chi poco e chi a metà
A sconta na vita dentro na prigione
Qui dentro non è mai tardi
Pe fa pagà a li bastardi
Gente sapete puro
Che er core non è duro
Chi sbaja lì dde fori
Quanno viè dentro so dolori
Non dico che nn’o sbajato
Ma n’amico o vendicato
E che mò, che fra trent’anni esco,
Vojo rifà l’onesto.
Mentre mi trovavo per le vie di Trastevere, nell'intento di effettuare la mia infinita ricerca fotografica su fontane monumentali, edicole sacre e lampioni, ad un certo punto immortalo nell'obiettivo questa via con sopra una finestra tipica delle prigioni. Qui una volta la gente veniva portata per scontare delle pene. Di lì, un po' per esperienze raccontatemi da amici, un po' per conto della mia fantasia, legata anche magari a vari film visti sul tema in passato, ho cominciato ad immaginare una situazione tipica e il testo ha iniziato ad avere forma e rime. La persona rappresentata sicuramente è stata "carcerata" per una questione d'onore. In essa riscontro e trascrivo un forte sentimento di amicizia, di voler essere onesto, e di disagio. spero piaccia. ciao, (Fabrizio Di Palma).
Poesie, Racconti e Musica d’autore
"Scrivere poesie non è difficile; è difficile viverle." (Charles Bukowski)
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In questa poesia riscontro e trascrivo un forte sentimento di amicizia, di voler essere onesto, e di disagio. spero piaccia. ciao,(FADIPA)
RispondiEliminaCaro Fabri, mi piace la tua umiltà, mi piace il modo con cui ti proponi, fuori dagli stereotipi dei cosiddetti 'sommi'! La tua comunicazione é diretta, la tua poesia come le tue immagini arrivano dritte al cuore e trasmettono emozioni vere.
Ti ringrazio molto per tutto ma soprattutto per come che sei.
Buongiorno a tutti gli amici dell''OASI' e grazie per esserci sempre!
Una conferma quella di Fabrizio.
RispondiEliminaHa rappresentato una scena di vita carceraria fortemente intrisa nella cultura e nel linguaggio romanesco.
Ne vien fuori un quadretto d'epoca dipinto a mano da un bravo fotografo....
Antonio Lanza ha detto...
RispondiEliminaIn modo diretto ed efficace, intriso di grande umanità volgi lo sguardo e il cuore verso un luogo di sofferenza. Hai colto i vari aspetti, come una macchina fotografica, ma ci hai messo l'anima. Il dialetto romanesco, è fantastico
Spaccato classico di vita carceraria pesso correttamente in bella forma in un buon dialetto romanesco. Lascia molto pensare.
RispondiEliminaFin dai colori che Fabrizio dà alle sue foto, che assumono grazie alla sua arte grafica un sapore di antico trasformandole in surreali dipinti, affiora in chi le osserva una sorta di immedesimazione, è come se si entrasse a far parte di quell'attimo di vita bloccato dallo scatto di un flash fotografico.
RispondiEliminaNe derivano poi una sorta di intime sensazioni che accompagnano la lettura dei suoi versi così genuini, spontanei che come lo scoccar di una freccia colpiscono direttamente al cuore.
Questa è arte!
anche se l'argomento è serio...non riesco a non sorridere sulle sulle rime..che mi riportano..,immediatamente,..al Rugantino!!! é la seconda volta che ti leggo..e lo faccio con molto piacere!!! sei bravo...!!!
RispondiEliminasulle(tue)!! scusa...ammaliata dal poeta!!!
RispondiEliminaCari amici, e con soddisfazione, felicità e gioia che vi ringrazio delle bellissime parole.
RispondiElimina.... è bello stà tra voi in armonia, ve saluto e ve ringrazio, vado a scrive 'na poesia.fabrizio.