‘La bellezza come scoperta, come ricerca di se e del mondo’ (N.Rinaldi)
I luoghi e le persone, descritti in modo quasi maniacale, ci portano in un viaggio attraverso tutto quello che seduce e attrae per la sua bellezza. Una bellezza che non soddisfa mai fino in fondo Cesare, il protagonista del libro, che nonostante viva momenti di grande beatitudine porta con se una acerrima nemica: la solitudine.
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Le luci dell'onda (recensione di Vincenzo Guarracino)
È una storia d’amore; meglio, la storia e la peripezia dell’amore, di ogni amore, nei suoi risvolti esistenziali, quella che narra Nello Rinaldi, qui alla sue seconda prova narrativa, dopo Il viaggio di Gandus e Zadir del 2012.
Vi si narra, in forma tra realistica e visionaria, la singolare e inquieta educazione sentimentale di un personaggio, un giornalista, che in prima persona racconta e si racconta per tutto il libro, continuamente interrogandosi sui propri doveri morali oltre che sul valore e la consistenza dei propri sentimenti, incapace com’è di pensarsi in un progetto che vada al di là dell’emozione e della passione, al di là di una fruizione puramente estetica (ed estatica) dell’esistente, di fronte alle storie che costruisce e in cui viene a trovarsi coinvolto con donne diverse, di grande fascino e carattere, ognuna a suo modo soddisfacendo le sue inconsce pulsioni (sensualità, dolcezza, cultura), e su scenari di volta in volta cangianti e di intensa suggestione, tra Occidente ed Estremo Oriente.
Un inetto, per questo, incapace di pensarsi in un progetto che vada al di là dell’emozione e della passione dell’attimo, e appagato in una sorta di aggiornato e contemporaneo carpe diem? Un insoddisfatto velleitario, scontento come tanti del proprio lavoro e delle proprie quotidiane mansioni e abitudini e preso da astratti furori? Non esattamente, sorpreso e agito com’è da impellenti imperativi morali, dalla “voce graffiante e crudele” della coscienza che lo sospinge a ricercare oltre il soddisfacimento di momentanee e occasionali pulsioni. Che cosa, nemmeno lui lo sa esattamente, se non si concretizzassero continuamente nella sua mente immagini di orrori e di morte a indurlo a una presa di coscienza dei mali del mondo al cui risanamento contribuire, in direzione insomma di una “sacralità” elementare, inscritta nelle cose.
Costruire la bellezza e la gioia, andare oltre la “solitudine”, oltre l’indifferenza e l’oblio: è questo il monito, il “messaggio” del libro. Un invito a pensarsi in una trama più vasta di pensieri, che vanno oltre l’io, oltre la soggettività delle intenzioni e delle azioni individuali: in una sorta di leopardiana “social catena” in cui a ogni individuo competono precise responsabilità rispetto al mondo in cui vive, oltre che alle proprie esigenze più intime.
Certo è che qui si assiste quasi a un capovolgimento e a una sconfessione dell’assioma di Gandus, il saggio protagonista del libro precedente, secondo cui “è l’idea che della felicità abbiamo a renderla possibile”: Cesare (è questo il nome del personaggio) si rende conto che la felicità è qualcosa che ha nome e fattezze riconoscibili e che dalla sua identificazione e costruzione dipende davvero il destino di ciascuno.
Vincenzo Guarracino-Scrittore, giornalista, critico letterario, poeta
Vincenzo Guarracino-Scrittore, giornalista, critico letterario, poeta
Intervista di Fabio Pizzul all'autore Nello Rinaldi
Bibliografia dell'autore:
Il viaggio di Gandus e Zadir di Nello Rinaldi - Pietro Macchione Editore- 2012
Il viaggio di Gandus e Zadir di Nello Rinaldi - Pietro Macchione Editore- 2012
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Ciao Rosalba, grazie per la pubblicazione, nonostante i miei ritardi. Nello Rinaldi
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