E' triste e lento 'o suono e na chitarra
mentre se sposa ll'eco 'e na campana,
quase nu chianto, chiano scenne 'a sera
sott'a' pelle d''o cielo ca s'appanna...
Glicine e sciure 'e perzeche, 'e ciardine
s'arracquano d''o cchiovere d''a vita...
fra tutt''e dduie mo abballa sulo 'o tiempo
e malamente è perza sta partita.
E Vuie, e Vuie addò state ?
uocchie velate da malincunia
comme a ddoie viole 'e marzo,
appena nfose;
'a quantu tiempo ve scanzate 'o sole,
pe quantu tiempo ve pittate a lutto...
Si, 'e penziere se vestono 'e paura
e io llà m'affaccio pe truvà
arricietto,
pe nun tremmà si' 'e stelle già so' morte,
sott''a pelle d''o cielo quanno è notte...
Io ho la fortuna di abitare a Napoli, citta' marinara, in collina, in un parco circondato da giardini e un bel po' di campagna, in collina e nel silenzio della sera si sentono le cose più sensibili che altrove non si riuscirebbe a captare. La mia chitarra e la campana del convento delle suore che sta di fronte ad uno delle mie balconate mi hanno dato questa sensazione con i ciliegi ed i peschi fioritii, i due suoni che si fondevano in un'aria tiepida e primaverile di quelle serate di aprile, che solo il mediterraeo può dare, e questa fusione di suoni saliva verso un cielo stellato blu. Ed ecco gli occhi, tra il blu ed il viola come le violette appena passate a marzo, che mi ricordavano la tristezza di certi attimi e di qui l'esortazione a me stesso ad essere forte adesso che questi occhi non ci sono più e sono parafrasati con le stelle morte coperte da un lattiginoso velo tipico che fa sparire anche la bellezza del cielo stendendo una pelle che tante volte trasforma la bellezza in angoscia.(Bruno Zapparrata)
(Dipinto: Goddess of the Forest-Gilbert)
Lam)
Trovate, inserita nei commenti, la traduzione in italiano della poesia, fatta dallo stesso autore. Grazie
Poesie, Racconti e Musica d’autore
"Scrivere poesie non è difficile; è difficile viverle." (Charles Bukowski)
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Sott'a' pelle d''o cielo
RispondiEliminaE' lento e triste il suono di una chitarra
sposandosi con ll'eco di una campana;
quasi un pianto, mentre scende la sera
sotto la pelle del cielo che si ammanta...
I giardini sono a glicini e fior di pesco
innaffiati dalla pioggia della vita;
tra noi due adesso balla solo il tempo
e molto male è persa questa partita.
E Voi,
e Voi dove siete ?
Occhi velati dalla malinconia
come due viole di marzo, appena bagnate;
da quanto tempo evitate il sole,
per quanto tempo Vi dipingete a lutto.
I pensieri si vestono di paura
ed io in queglii occhi vado a cercar pace,
per non tremare se le stelle già son morte,
sotto la pelle del cielo quando è notte
Bruno Zapparrata
bellissima....io adoro le poesia nella mia lingua madre....bravissimo Bruno
RispondiEliminaAnna maria Fulgione
Suoni e immagini di una malinconica sera, che cala sulla nostra vita. Emozioni esaltate da una descrione poetica che riesce a rendere tangibile la paura e una sottile speranza di un incerto domani...
RispondiEliminaBenvenuta Annamaria Marconicchio e grazie per il tuo commento, a presto.
RispondiEliminaUn grazie anche ad Annamaria Fulgione.
Aggiungo anche il mio grazie Bruno
RispondiEliminatrovo accattivante la descrizione..della poesia..che è ,comunque, bellissima!!!Le viole vestite a lutto non mi piacciono, mi mettono troppa tristezza!!!Complimenti
RispondiEliminaNon sono le viole a lutto cara Rosellina. Innanzitutto ti ringrazio per il commento e per l'attenzione che hai voluto donarmi. Insomma : le viole sono il termine di paragone con gli occhi, sono gli occhi perennemente malinconici, intrisi di tristezza che lasciano esclamare questo verso che rappresenta il massimo dell'angoscia in un essere umano. Potrà non piacerti il verso ed io rispetto il tuo parere ci mancherebbe altro. Comunque hai espresso dei pensieri altamente positivi sulla poesia ed io te ne sono grato. E' stato un piacere. Grazie Bruno
RispondiElimina....ecco quello che mi piace, che sia l'autore stesso a moderare i commenti poiché solo egli può farlo con ragion di causa. Grazie Bruno e grazie a tutti anche da parte mia.
RispondiEliminavedi...che le viole fossero una metafora x indicare gli occhi..lo avevo capito..e che i miei occhi sono stati troppo a lutto!!!Ti rinnovo i miei complimenti e sapessi quanto mi piace immaginare..la tua chitarra che concerta con le campane del convento..MI AUGURO SOLO DI NON ESSERE STATA VILLANA!!!Un saluto affettuoso Rosellina
RispondiEliminaAmica mia per carit, tu villana? ed i villani veri chi sono? Tu hai giustamente e nel pieno diritto fatto una osservazione ed mi son permesso spiegare il concetto per tale metafora e che tu l'abbia subito capito mi fa doppiamente piacere. Quando sarà edito il mio 5° libro e lo leggerai, io il libro lo regalo a tutti gli amici, ti renderai conto che la mia poesia è tutta una metafora. Grazie ancora per l'apprezzamento della fusione dei suoni di chitarra e campana, e soprattutto mi dispiace che i tuoi occhi siano stati a lutto per parecchio tempo. Lo so' è tristezza ed in quel momento era un tassello necessario.Poi chi di noi non è stato colpito da atricita'. Solo due anni fa senza che avesse nulla di incurabile, ho perso una figlia di 40 anni dopi che per una falsa diagnosi era stata azzerata di tutti gli anticorpi e c'è il resto appresso con lo Pneumologo. Non ne parliamo. Ti voglio solo ringraziare per l'intervento doppio ed abbracciarti fraternamente come faccio altrettanto con Rosalba che mi ha regalata questa opportunità. Comunque se vuoi leggere una piccola parte delle mie poesie chiedimi l'amicizia su F.B. e vai a vedere nelle note sulla mia bacheca. Ner troverai circa 35. Ciao e grazie. Bruno Zapparrata
RispondiEliminanon posso che abbracciarti e stringerti forte!I tuoi versi ..li avevo letti e compresi bene!!!Affida alla tua chitarra ...la voce che serve...x arrivare lontano....lì dove tu sai!!
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