Diciassette anni fa, e precisamente il 26 di luglio, a una settimana dall'assassinio di Paolo Borsellino, la testimone di giustizia Rita Atria si uccise gettandosi da un appartamento in via Amelia, nel quartiere Tuscolano di Roma, dove viveva in segretezza perché testimone di giustizia.
VOLU DI PALUMMA a Rita Atria
Nascisti di sangu 'nfittatu
nno 'm paisi cu li radichi 'nfradiciuti
criscisti nna li fasci d'oru di la "famigghia"
ca di la gaggia nun fa scappari aceddu.
Ma quannu tuccò a tia
chianciri addinucchiata 'n terra lu frati
quannu vidisti to' matri, cchiù dura di 'na ciaca
manciarisi la lingua pri nun tradiri assassini...
Quannu 'na picciotta onesta
'ngramagghiata d'un giuramenu
supra l'altari e 'na figghia dintra lu jocu
cu lu so' curaggiù sfardò lu velu ca t'annurbava...
Siti di giustizzia ti pigghiò a la gula
facennuti sdirrubbari mura di silenziu
ca qualcunu cu pala e cimentu comu casteddu
isava 'n tornu a lu to' cori, la to' 'nnuccenza.
Nun ti vinnisti a nuddu, mancu p'amuri
nun ti firmò lu ventu lu chiantu
nè ti pottiru firmari li vrazza longhi di Partanna
ca comu radichi 'nturciuniati affucanu la terra.
Avevi sulu dicissetti anni
e curaggiu di vinniri ma ti mancò lu cori
quannu l'ultima spiranza, pampina di 'mmernu
cadìu cutuliata di 'na timpesta di chiummu
Dda casa in viali Amelia di Roma
lu finistruni spalancatu d'un palazzu scanusciutu
supra un labbirintu di furmiculi 'mpazzuti
chi currinu s'assicutanu si scannanu pri nenti.
E tu, cu dda' pena accuddì granni
dintra lu disertu di lu pettu
dda siti d'amuri ca nun ti dava abbentu
e lu suli c'adaciu adaciu si nni scinneva
T'jncheru lu cori di malancunia
di spinnu pri dda terra duci e amara
c'avisti a lassari, c'allura di l'Avimmaria
comu fata pri magìa si vesti tutta d'oru.
Chiudisti l'occhi e comu palumma
spiccasti lu volu 'mmenzu li stiddi
'mmenzu l'eternu riposu di la sulitaria luna
canciannu lu versu a la storia...
Chiddu nun fu Vennari Santu
ma 'n'autra duminica di passioni
e diri ca nun era Pasqua e mancu Nalali
nè ci fu miraculu di nascita o di risurrezioni.
23 luglio 1998
Tratta da "PARABULA SIGNIFICA" di LINA LA MATTINA 2004
La poesia ispirata da un terribile fatto di cronaca che ancora una volta ha sconvolto la Sicilia e l'Italia intera, narra la storia di una ragazza diciassettenne di un paese del trapanese nata da famiglia mafiosa...quando gli ammazzano il padre e il fratello, la giovane cognata vedova del fratello, la convince
a denunciare gli assassini contro il volere della stessa madre che ripudia Rita come figlia, "traditrice della famiglia".
Rita incontra un bravo magistrato che le dimostra affetto e protezione quasi come una figlia e per protegerla da eventuale ritorsioni della mafia sotto falso nome la nasconde a Roma. Quando il magistrato ovvero Paolo Borsellino muore, Rita si sente sola, disperata e una settimana dopo
la strage di via D'Amelio a Palermo, si suicida gettandosi dal balcone, ma neanche da morta la madre l'ha perdona e distrugge la foto della figlia posta sopra la tomba (Lina La Mattina)
Postato nei commenti trovate il testo della poesia tradotto dalla stessa autrice. Grazie a tutti.
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VOLO DI COLOMBA a RITA ATRIA
RispondiEliminaNata da sangue infetto
in un paese dalle radice infradicite
cresciuta tra le fasce d'oro della "famiglia"
che dalla gabbia non fa fuggire uccello.
Ma quando fosti tu a dover piangere
inginocchiata a terra tuo fratello
quando vedesti tua madre più dura della pietra
mangiasi la lingua per non tradire assassini...
Quando una diovane donna onesta
invischiata nel "giuoco"
da un giuramento sull'altare e una figlia
stracciò col suo coraggio il velo che ti accecava...
Sete di giustizzia ti prese alla gola
facendoti abbattere muri di silenzio
che qualcuno con pala e cemento come castello
alzava intorno al tuo cuore, alla tua innocenza.
Non ti sei venduta a nessuno neppure per amore
non ti fermò il vento, il pianto
nè potérono le lunghe braccia di Partanna
che come malefiche radici affogano la terra.
Avevi solo diciassette anni
e coraggio da vendere ma ti mancò il cuore
quando l'ultima speranza come foglia d'inverno
cadde, abbattuta da una tempesta di piombo.
Quella casa in viale Amelia a Roma
quel balcone spalancato sopra un labirinto
di formiche impazzite che corrono
s'inseuono, si ammazzano per niente.
E tu con quella pena così grande
dentro il deserto del petto
quella sete d'amore che non ti dava pace
e il sole che piano piano se ne scendeva...
ti riempirono il cuore di malinconia
di desiderio per quella terra dolce e amara
costretta a lasciare che nell'ora dell'AveMaria
come fata per magìa si veste tutta d'oro.
Chiudesti gli occhi e come colomba
spiccasti il volo tra le stelle
tra l'eterno silenzio della solitaria luna
cambiando il verso alla storia.
Quello non fu Venerdì Santo
ma un'altra domenica di passione
non era Pasqua nè Natale
e non vi fu miracolo di nascita o resurrezione.
Traduzione in lingua italiana di "LINA LA MATTINA " 27 luglio 2009
Conosco la triste storia di Rita, ne ho parlato anche ai miei alunni in preparazione alla visione del film "La siciliana ribelle". Il regista l'ha paragonata ad Antigone e come Antigone lei ha avuto il coraggio di ribellarsi alle "leggi" degli uomini, della sua "famiglia", per rispettare la legge -scritta nel cuore- della giustizia e della verità.
RispondiEliminaMa era pur sempre una ragazza e comprensibilmente "quannu l'ultima spiranza... cadìu", non ce l'ha fatta, non è stata capace di sopportare da sola il peso di una montagna da abbattere. Questo è il vero dramma: da sola. Splendida l'immagine che l'autrice della poesia ha usato per dire di Paolo Borsellino: "pampina di 'mmernu", una rarità....purtroppo.
Purtroppo per Rita, purtroppo per noi. Siciliani.....italiani assetati di giustizia, di verità, di libertà.
Grazie, Ros!
E complimenti a Lina!
Ti tocca l'anima! Grazie Lina e grazie alla piccola Rita che col suo coraggio ed esempio ha mostrato a tutte le persone attente che un'altra società è possibile! E grazie a Paolo Borsellino!
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