Poesie, Racconti e Musica d’autore
"Scrivere poesie non è difficile; è difficile viverle." (Charles Bukowski)
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mercoledì 16 settembre 2009
LE LACRIME DELLA NOTTE di Antonio Lanza
Non avrei mai immaginato di vagare di notte per la città. Angela, l’amore della mia vita, mi aveva scaricato.
"Non posso amarti più” concluse il nostro rapporto con le lacrime agli occhi.
Nel mio cuore si scatenò una tempesta incontenibile, e mi affidai alle risorse rimaste dentro per non barcollare.
Non si possono ferire a bruciapelo i sentimenti, pensai. Un’atrocità da non ipotizzare mai.
“Perché?” le chiesi, ritrovando un filo di voce.
“Non chiedermelo, ti prego. Piuttosto promettimi di essere sereno. Soffrirei ancora di più se tu non lo fossi” aggiunse senza ulteriori spiegazioni.
“Possiamo chiamare un taxi, per favore?”
“Si.”
Lo chiamò lei
Un attimo dopo ero nell’ascensore e scendevo lento dal settimo piano. Ebbi la sensazione di essere sopra una nuvola che vagava nel cielo grigio, perché ero grigio dentro.
Un ultimo sguardo verso la sua finestra illuminata e lei era lì, come un’ombra, dietro i vetri.
Mi salutò agitando la mano per l’ultima volta.
Il taxi era oltre il cancello d’ingresso.
Avevo gli occhi offuscati.
“Ha chiamato lei?” sentii la voce del tassista che facevo fatica a vedere.
“Ancona 43?” precisai meccanicamente.
“Si.”
“ Alla stazione centrale” indicai arrotolandomi in un angolo del sedile posteriore.
Non pensavo a nulla. Avvertivo delle fitte al costato e non avevo tempo per pensare. Temevo il peggio. Perché soffrivo? Per una donna che non poteva amarmi più. L’amore, l’amore. Ti esalta, ti umilia, ti sublima, ti annienta.
Che tipo di amore era stato il nostro mi domandai in un momento di luce. Non fui capace di darmi la risposta.
Scesi dal taxi e raggiunsi il capolinea del 64. Appena l’autobus si mosse sbandai. Sembravo un fuscello in balia del vento. Portavo istintivamente le braccia al petto per frenare gli spasmi che mi sconquassavano la mente e cercavo un appiglio per reggermi.
Mi dimenavo e sobbalzavo sulle ruote posteriori dell’autobus imboccando Via Cavour. Un uomo di colore mi osservava attentamente. Mi tese la mano, mi aiutò a sedere. La strada era lunga e dovevo raggiungere casa e superare la botta.
Ero seduto in fondo all’autobus e non mi ero accorto che avevo anche pianto.
Asciugai il viso, dopo respirai profondamente e trattenei il respiro come mi aveva suggerito il medico di famiglia. Egli era a 400 chilometri di distanza, io potevo solo mettere in pratica le sue raccomandazioni. Il turbinio della mia psiche mi concesse una tregua, mi guardai attorno e convenni che ero ancora in questo mondo, circondato, anche se pochi, da esseri di questo mondo.
“Anche lei piange?” mi fece notare una ragazza seduta sulla mia sinistra.
“Si” le risposi
“Allora siamo in due, questa sera” aggiunse.
Il suo volto era inondato di lacrime. Neanche la pioggia lo avrebbe conciato così. I suoi occhi mostruosamente devastati dal rimmel. Sembravano due buchi di una tana mostruosa.
Era molto giovane, aveva il diritto di piangere. Io, forse no, che avevo superato trent’anni.
“Perché piange?” le chiesi.
“Così” rispose scuotendo il capo.
“Mi scusi, non avrei dovuto chiederlo.”
“Lei perché piange?” rintuzzò.
“Ho scoperto che anche il grande amore è una fregatura. Chi ci crede soffre e non può fare altro che piangere” le svelai.
La ragazza mi fissò e smise di piangere. Rovistò nella borsetta e tirò fuori dei fazzolettini di carta.
“Le avrei asciugate io quelle lacrime. Alla sua età si deve sorridere” accennai con un sorriso.
“L’avrebbe fatto sul serio?” si sorprese.
“Certamente. Potrei essere il suo angelo custode.”
“E’ sposato?”
“Per anni ho pensato al matrimonio. E’ finito tutto.”
“La sua ragazza l’ha lasciata?”
“ Si.”
“Non la meritava.”
“Può dirmi perché piangeva?”
“Ho litigato con il mio ragazzo.”
“Merita le sue lacrime?”
“Non lo so.”
“Gli vuole bene?”
“Si.”
“Allora un rimedio c’è.”
“Non credo.”
“Perché?”
“L’ho sorpreso con una nuova ragazza.”
“E’ bella come lei?”
“No.”
“E’ solo una sbandata. Tornerà da lei”
“Non c’è speranza.”
“Via il pessimismo. Intanto torna a casa, domani è un altro giorno.”
“Non torno a casa.”
“Dove intende andare?”
“Da qualche parte.”
“Non è una risposta.”
“Dove vanno le persone deluse.”
“Non conosco quel posto. Io pure sono deluso, ma torno a casa. Non mi aspetta nessuno. Sarà dura trascorrere la notte, ma sopravvivrò.”
“Un angolo nascosto qualunque, dove puoi bucarti tranquillamente. La notte sarà splendida, ci saranno altri amici.”
“Perché lo fa?”
“Per lui, per il mio ragazzo. Glielo detto!”
“E se telefonassimo a casa dicendo che sta rientrando per non farli preoccupare?”
“Telefonare a casa! A me non si fila nessuno. Mio padre è andato via di casa dieci anni fa, mia madre ha le sue amicizie. Io avevo un ragazzo, ora non ce l’ho più.”
“Chi le procura la roba?”
“Il mio ragazzo.”
“Io non l’avrei fatto.”
“Perché?”
“Per amore...per non vederla piangere.”
“Non si è mai bucato in vita sua?”
“No.”
Al capolinea scendemmo e sedemmo sulle scale di una chiesa. La porta piccola era aperta e nell’interno c’era tanta pace.
“Che facciamo?” chiese lei.
“Io una prospettiva ce l’ho.”
“Quale?”
“Pregare, ringraziare Dio per la vita che ci ha dato e uscire da qui con l’impegno di rispettarla.”
“Non mi lasci sola, la prego!” implorò.
“Perché dovrei? Io e lei siamo abbiamo un dannato bisogno di essere solidali, però dobbiamo smettere di piangere e guardare avanti con speranza.”
(Dipinto: Picasso - Amicizia 1908)
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Antonio Lanza ha già pubblicato i suoi racconti. Qui rappresenta una scena di un incontro con una ragazza in lacrime, che vuole fae qualcsa di grave, perchè ingannata dal suo fidanzato. La storia è vivace e raccontata bene, con un dialogo essenziale e molto semplice...benvenuti, anmici del blog...
RispondiEliminaE' una storia molto bella,poetica e avvincente.
RispondiEliminaE' molto bella perchè insegna la cosa più importante :Il rispetto per la vita e la solidarietà che,attraverso l'amore riesce a mitigare il dolore e la fatica del vivere quotidiano.
Grazie
Maria Cattaneo
La fine di due amori ed un'incontro inaspettato è l'ottima materia prima di questo racconto che si legge volentieri non solo perchè ben costruito bensì anche perchè scorrevole ed elegante.
RispondiEliminabellissimoooooooooooooo complimenti kisssssssssss
RispondiEliminaLe storie sull'amore sono sempre toccanti,ma questa in particolare parla anche della droga e tocca ancor di più il cuore e l'anima.....complimenti vivissimi Antonio.....
RispondiEliminaRacconto accattivante nato male e finito meglio.Mi è sembrato un po esageratyo la minaccia d'infarto, i dolori intercostali e gli sbandamenti, lo spezzare un rapporto inevitabilmente inizia con dei segni inequivocabili, secondo il mio punto di vista, sarò cinico, ma non vale la pena neppure piangere. E' una questione di scelta però, non sarà la mia considerazione a rendere meno accattivante il racconto che si lascia leggere destando molto interesse. Oserei dire che da vittima il protagonista si trasforma in angelo custode. Valido ed accettabile questo racconto scorre con faciltà con la quale viene tutto assimilito, i miei complimenti all'autore. anche se ha toccato molti luoghi comuni come la droga, un po' scontata.Bello il titolo "Le lacrime della notte". Bruno Zapparrata
RispondiEliminaDi questi tempi, dove tutti cercano - e trovano - il peggio, il racconto per un messaggio di speranza non può che fare bene. Complimenti all'autore che, pur se con una partenza incerta, ha saputo concludere al meglio.
RispondiEliminaFlavio
(P.S. Gloria, hai visto che ho trovato tempo e modo di rispondere?)
Nasce dal nulla un sentimento di amicizia, nasce dal bisogno che abbiamo l'uno dell'altro. Come in questo racconto di Antonio, a cui do' il benvenuto nel nostro blog. Un racconto pulito, che tratta l'amore e la droga come dipendenze, diverse, é vero, ma pur sempre dipendenze. Piangere insieme per aiutarsi ad uscire dal tunnel. Buon messaggio Mario, grazie.
RispondiEliminaBuon Giorno ai 'vecchi' amici di questa oasi e benvenuti ai nuovi.
Spero tanto che questa oasi vi sia ospitale e che possiate sostarvi il più possibile a leggere anche gli altri bellissimi post e a commentarli,qualora lo voleste. Grazie di cuore a tutti. ros
Bel racconto, e il finale di questo incontro è molto significativo, solidarietà amore e speranza bel cocktail......
RispondiEliminaDifficile da commentare... il dialogo sembra quasi un bisogno di confronto tra due generazioni e due modi diversi di affrontare la vita... triste constatare che la persona adulta pensa alla vita mentre quella giovane alla morte, o a delle forma che ti ci accompagnano lentamente. Anch'io da anni non penso all'amore dopo tante esperienze di tutti i tipi, ma più che mai la vita è sempre un dono troppo grande per non apprezzarla quotidianamente per tutto quello che sa darci. ... ma è un racconto autobiografico? Giggi.
RispondiEliminae' meravigliosa grazie di avermi chiesto di leggerlo sono senza parole e molto commossa grazie Antonio di queste emozioni continua cosi'GRAZIE E' STUPENDA!!!!!!!!!!!!!!!!
RispondiEliminaVi sono grato per le parole di apprezzamento e anche di stimolo a migliorarmi. LE FITTE AL COSTATO MI HANNO AFFLITTO DAVVERO. Il tempo e i dolori sono anche una buona medicina che a volte fa miracoli.
RispondiEliminaCon sincero affetto
Antonio Lanza
Una storia che nella sua comunanza con tante altre apre comunque degli spiragli su temi importanti quali la forza di combattere, l'amicizia improvvisa, la consapevolezza che c'è sempre chi sta peggio.
RispondiEliminaI dialoghi sono ben articolati la dinamica dei fatti è coinvolgente. Con un pizzico di originalità in più sarebbe meravigliosa.
Comunque complimenti all'autore e a ros che sceglie sempre nel modo giusto.
Grazie Massi.
RispondiEliminaChe ne pensate di questo abbraccio 'fraterno' tra due amici raffigurato nel quadro di Picasso? Quelle mani appoggiate su sul braccio di lui con infinita dolcezza e quegli occhi chiusi quasi a voler significare che ci sia una telepatia tra i due soggetti che non hanno bisogno di parlare per capirsi. Io non vedo una coppia amica ma una coppia di innnamorati ma poi quanto dista l'amicizia dall'amore. Un'amicizia cerebrale o un amore cerebrale?
sì, Massimo il tuo consiglio è prezioso e penso che antonio ne farà tesoro: Un pizzico di originalità in più ... Io amo molto l'innovazione, pura conservando tutta la mia venerazione per il mondo classico e per le tradizioni, ma l'innovazione, la creatività mi affascinano di più... Anche di questo si può parlare..
RispondiEliminaciao sono rosa,intanto è una bella storia,anche se la sofferenza nn è mai bella...questa storia triste fatta di sofferenza,è positiva perchèdal dolore nasce, un'amicizia,una speranza,è la ragazza,vede la luce,topo il tunnel.....
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