Poesie, Racconti e Musica d’autore

"Scrivere poesie non è difficile; è difficile viverle." (Charles Bukowski)

Viviamo assieme una poesia, un racconto, una canzone o un quadro d'autore, lasciate un vostro commento ai post, per noi sarà un piacere leggervi.

Preghiamo gentilmente tutti quelli che postano il loro commento scegliendo l'opzione 'Anonimo' di blogger di firmarlo, grazie. ros e massimo

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sabato 27 febbraio 2010

RINASCITA di Wanda Allievi

Lungo la mia strada sei comparso tu, fragile fiore amico
Bussando dolcemente al mio cuore schiuso

Avrei potuto accogliere il tuo sorriso…
Stando in piedi sulla porta di casa mia

Avrei potuto evitare i tuoi occhi chiari…
Girando i miei verso l’orizzonte ignoto

Avrei potuto non sentire la tua triste malinconia…
Ascoltando una musica banale e divertente

Avrei potuto allontanare il tuo caldo vento di Scirocco…
Raffreddandomi le membra con l’aria gelida di Tramontana

Ma… una sconosciuta e leggera brezza estiva…
Mi ha trascinato sull’orlo di un tetro baratro

Facendomi sprofondare ciecamente…
Nel centro ardente e infuocato della terra

Dove fantasmi inquietanti ed ossessivi…
Rallegravano le mie lunghe notti insonni

Dove lingue di lava fiammeggianti e diaboliche
Bruciavano il mio cuore , i miei infiniti giorni…

Dove macigni pesanti e informi…
Opprimevano la mia fragile vitalità

Ora…vorrei riposare…
Dimenticare le ombre oscure dei miei passati sogni

Ora…vorrei rinfrescarmi…
Ubriacarmi sobriamente alla sorgente pura del paradiso

Ora…vorrei ridare alla mia vita, una natura rigogliosa…
Dissetare il mio cuore …per far rinascere un fiore .


Poesia pubblicata sul libro "LILITH" di Wanda Allievi nel 2008

A volte la vita ci riserva delle sorprese, proprio quando meno ce lo aspettiamo, sulla nostra strada incontriamo persone e situazioni che ci sconvolgono, ci tormentano, ci fanno star bene ma anche stare molto male. Ma poi, quando la ragione prende il sopravvento, riesci a capire che devi fermarti, razionalizzare, ritornare alla “tua vera vita” e rinascere!


mercoledì 24 febbraio 2010

SCEROCCO di Bruno Zapparrata

(Scirocco-ioarte)

















SCEROCCO

Cielo stracciato 'a nuvole russagne,
viento 'e scerocco, sta sceppanno 'a faccia.
Na lacrema cu tutt''a vita mia,
no, nun se po' asciuttà cu na poesia...
Pe quanta prete conta sta scugliera,
io, goccia d'acqua sperza dint''o mare,
vaco cercanno a te, comm'ire aiere,
e tutt''e notte ll'ombra toia traspare.
Mo nun ce staie, chi sa' che staie facenno,
e io comme a nu pezzente stò aspettanno,
nchiuvato nterra, comme a Cristo nCroce,
'a carità ' e sentere na voce...
Chi sa' si dint''a musica d''e suonne
te vene a mmente na canzona antica,
'a coppa 'e scoglie sto' cuntanno ll'onne,
chell' ca sto' penzanno... nun t''o ddico...
Suonno ca tuorne e ca nun passe maie,
viento 'e scerocco, puortele 'a canzona
nzieme a ll'anema mia ca mo fa' pena...
...'o sango me mbriaca pure 'e vvene ...
Dille ca ll'uocchie mieie se stutarranno
sultanto si se ncontrano cu 'e suoie,
lla, dint''o ffuoco ' e nu tramonto a mare
quanno 'a luce accarezza e po' scumpare...





Per questa poesia basterebbe solo la trasposizione in lingua per fare il commento.
Una sera trovandomi sulla collina dei Camaldoli in un tramonte come quando il cielo stende un lenzuolo di fuoco alla mente tra un suono dolce di campana, un convento con la chiesetta, una voce immaginaria mi hanno convinto per questo atto della mia vita
dovuto, sentito in un periodo particolare tra l'adolescenza e la maturita' e messo sulla carta non dico in anzianità ma quasi. Quando si ha la fortuna di avere una vita intensa, di viaggiare e di conooscere, sono mille le cose da racccontare e mettere in poesia per chi le scrive ma poichè la poesia non si cerca, no è lei a venire in un determinato momento dall'autore, e si realizza con espressioni che fino a qualche istante prima non esistevano. Io ho sempre sostenuto che la poesia è una cosa molto seria e non bisogna scherzarci risultando spesso inviso in certi ambienti dove purtroppo regna pochezza ed improvvisazione. Trovarsi sulla collina dei Camaldoli a Napoli dove esisteva l'ultimo convento maschile di Clausura, entrarci perchè i maschi potevano e le donne ovviamente no, e contemplare tutta la valle sottostante dal mare con Miseno in lontananza all'ippodromo della conca di Agnano, allo Stadio S.Paolo è stato facile trovare desiderio diQuesta poesia già nella trasposizione si commenta da se. E' un atto d'amore sofferto, pace e ispirazione, tra grappoli d'uva e grandi rosai...





Postata nei commenti, trovate la traduzione fatta dallo stesso autore.

sabato 20 febbraio 2010

STRANO III di Mimmo Mangione

Strano...
strano e` sentirsi poeti per un solo istante
e poi...
dar vita a dei versi.
Strano e` non sentirsi vivi
e respirare l’aria malsana delle passioni...
strano e` averti accanto sentire
la tua infinita sofferenza,
toccar con mano i tuoi tristi lineamenti
e sentirmi perso nel baratro della tua
solitudine.

Ombre di vita vissuta,
personaggi irreali come il vento
maschere senza espressione...
t’accorgi d’aver vissuto una vita
per gli altri....
e poi ti chiedi il perche`...
e` sera ormai,
le ombre della notte si colorano di maliconia
cerchi in platea,
fra le sedie vuote,
il viso di qualcuno che non c’e`...
l’illusione delll’applauso lontano,
l’inevitabile successo,
la maschera triste che non sa piangere...
il sipario e` ormai chiuso,
riecheggia nell’aria satura di emozioni
l’ultima battuta: “ Da domani la commedia,
la recito da solo!”

Quale commedia?

Strano e` sentirsi ancora oppressi
dalla vita dei personaggi a cui dai vita...
strano e` vivere di mille ed un dramma
ancor per gli altri e poi...
t’accorgi che stranamente,
non trovi un’alito per te stesso...
le frasi che ami sono castelli di sabbia,
le cose in cui credi mere illusioni.

L’ultima commedia,
l’ultima e poi basta!


Sul tavolo da trucco abbandonati,
gli oggetti a te cari,
accarezzi le cose tue
con delicatezza,
ripeti ad alta voce una frase,
l’incubo e` finito...



Valore di ERRI DE LUCA letto da MIMMO MANGIONE

giovedì 11 febbraio 2010

TRILOGIA DI SASSI di Maria Savasta

Casta Pietra

Semi di luna
precipitati
su riflessa falce;
fioritura
abbraccia
l’isola di pensieri
affastellati,
conca
di casta pietra
segreta.
Nettare
viola velluto
su labbra d’assenzio
afflitte
consola.


Fusione

Su cuscino di pietra
sola
con l’ombra tua
nella mia
infissa.

Cento Parole

Sotto il sasso
ceneri
di trapassati giorni,
spente lucciole
remoto ieri.
Smarriti vapori
dolci verbi
andati,
aulorosi idilli
incisi:
fuoco , fiato!
Cento parole
scolpite
su ferma pietra
primitivo amore:
sacro
sigillo d’uomo
fiamma
d’ardente stilo
imprime.


Nelle mie poesie l'ermetismo non è totale o radicale, lascio sempre uno spiraglio o finestrella aperta per essere alla portata di tutti.
La pietra o roccia indicano stabilità, fortezza, amore che dura oltre il tempo...

P.S. questi versi li ho scritti in memoria del mio sposo, rapitomi dalla morte quasi tre anni fa.

mercoledì 3 febbraio 2010

L'urdemo suonno di Bruno Zapparrata

(Man Reading-John Singer Sargent)














L'Urdemo Suonno

Mo ca stu suonno è fernuto,
mo ca sta vita è passata,
comme a nu sciore appassuto
ll'anema mia è abbandunata...
Parte d''a primma staziona,
canta 'a speranza int''o core,
comme a' na bella canzona
'o tiempo passa e nun more...
Strata facenno se straccia
l'urdemo sciato d'ammore,
tiene signate p''a faccia
note, pittate 'e dulore.
Sempe cchiù miccia è int''o core
lampa 'e na vita fernuta,
resta cu 'e ffronne 'o culore
nterra, 'e nu tiempo ngialluto...


Che commento si puo' fare a questo pensiero perchè di pensiero si tratta. Sembrerebbe il tirar delle somme di una vita ma non è completamente cosi'. La vita perennemente è infarcita di canti ammaliatori di sirene per ogni atto, per ogni azione e spesso inducono a non fare bene le scelte. Certo l'iter è difficile ma sovente non ci si trova pronti ai tanti cambiamenti del proprio stato e la spensieratezza dura quasi niente, già con gli studi si ha il dovere di farli bene e dunque essere impegnati all'osso poi il lavoro e quant'altro tiene occupata una persona. Alla fine quando pensi e ti soffermi a constatare ti accorgi di aver fatto tutto per gli altri e quasi nulla per te...Ora preferisco leggere i commenti degli amici e delle amiche e chi sa quanti di loro avranno avuto le mie stesse considerazioni. Grazie Bruno Zapparrata

Ringrazio di cuore Mario Donatiello per avermi fornito questo bellissimo video. ros



Postata nei commenti trovate la traduzione della poesia a cura delo stesso autore.

lunedì 1 febbraio 2010

L'AMORE PERDUTO di Sonia Demurtas


L’Amore Perduto


All’età di venti anni avevo già intrapreso il mio cammino di donna, con le mie scelte consapevoli, il mio coraggio consapevole, la mia determinazione “inconsapevole!” e tutto l’entusiasmo che la mia età poteva donare. Tutto potevo immaginare ancora nella vita, tranne l’incontro con il passato. Quando occhi tristi mi venne incontro: il destino fu compiuto. Ci sono racconti che ti segnano per sempre la vita e per quanto tu li possa contemplare, amare, condividere, possono solo tracciarti la strada verso un cammino nuovo, vero, bello o brutto che sia; perché si cerca sempre di imparare dal passato... Almeno questo ci insegna la vita. Occhi tristi era una donnina esile, occhi blu cobalto, pelle di luna, nonostante la sua tarda età. Sapendo chi ero, mi corse incontro, tenera e materna, fu in quel momento che mi parlò di se. Quasi ad esempio per la mia vita, oggi, un giorno, domani, adesso, chi lo sa!. Io vedova bianca, lei vedova nera, io realtà... lei ricordo… ma entrambe sole, chi per fato, chi per punizione; Fu così che diventammo amiche… Lei una nonna, io una nipote. Mi raccontò del suo matrimonio, dei suoi sogni spezzati quando era appena una ragazzina… mi insegnò il senso del rispetto, quello Sacro, quello eterno… quello che è per tutta la vita. Il suo matrimonio si celebrò in tempo di guerra, un amore grande, travolgente, antico. Dopo pochi mesi di felicità arrivò la chiamata alle armi, e lui partì “a malincuore” con un presagio cattivo che gli sfiorava la mente, un incubo da scacciare via e farsi coraggio per dare coraggio a lei “l’amore suo”. Appena poteva usufruire di un permesso, correva dalla sua donna a cibarsi dei suoi baci e darsi conforto con le sue carezze; Poi un giorno partì lontano… fu trasferito a Scilla, una cittadina della Calabria, la guerra lo chiamava a dovere, e rifiutare era tradire la Patria. Solo le lettere quando potevano partire, riunivano con intarsi di parole, l’amore di quei cuori appassionati, scritti fatti di malinconie eccelse vibravano nei meandri dell’anima, risuonando come sinfonie rubate ad un poeta; Essendo Antonio uno sposo ricco di sogni e di entusiasmo, regalava a lei diademi di felicità, raccontandole di quello che il futuro gli avrebbe donato una volta insieme. Le loro lettere erano come scintille di luce che brillavano oltre le bombe, quei versi rendevano ancora bella la notte. Erano trascorsi tre mesi da quando Antonio non sfiorava il volto dell’amata e nell’inverno, i sogni si fecero più deboli… eppure restava la speranza, il sogno che la guerra sarebbe finita presto. Venne l’ora dell’imbarco, ripuliti gli stivali laceri e scuciti, terribili presagi fecero capolino nelle menti dei soldati. Era un giorno cupo e freddo, luci di colpi da sparo vibravano oltre la battigia. Antonio aveva il cuore cupo più del tempo e come un macigno pesava sul suo petto. In lontananza la guerra incalzava. Sul mare ululava un vento di tempesta. Il suono delle bombe era sempre più vicino, rimbombava penetrante nelle anime di quei poveri compagni di sventura. Vicino a Messina, l’aria era satura di un odore acre e penetrante, cumuli di detriti alzavano polveroni grigie; sarebbero arrivati in un punto caldo, mentre la guerra era in atto; Qualcuno in lontananza li attendeva, ma chi? li avrebbero salvati o uccisi! Prepararono i cannoni, nell’attesa di vedere una divisa, e sperando che fosse stata quella dello stesso loro colore; sull’albero della nave qualcuno gridò: “È il nemico ad aspettarci! Tenetevi pronti!”; poi un colpo sordo, una luce abbagliante, e in solo attimo… la vita, il ricordo dell’amore, l’immagine di una donna che a casa lo attendeva piangendo… l’acqua, il fuoco… le urla nella testa… un pianto sommesso dentro il petto. La morte che arriva, tremenda, infuocata, bagnata di onde del mare, corrosa di fumo, impregnata di sangue… il respiro che manca, il cuore che trema… il buio sempre più vicino, poi il silenzio, lungo, continuo… eterno… e lei a casa, ancora a pregare, ancora a sognare. La morte è un silenzio assordante che gela l’anima di chi rimane. Sognare! di quale futuro adesso! di quale sole domani! di quale mare! ;
“Mio marito fu cibo per i pesci” questo mi disse lei piangendo.
“Lui; lui divenne un angelo in cielo e una croce sulla terra”.
Ma pregare una croce, che sotto non porta le spoglie di un uomo, che male tremendo può fare nel cuore;
Lei pianse… pianse lui, che mai seppe, perché così presto se ne era andato, lui che mai vide… lui che mai potette gioire di avere coronato quel sogno d’amore. Mai tra le mani sue giunse la notizia lieta, quella lettera che mai approdò a dare luce ai suoi occhi. Erano poche le parole scritte, ma dolcissime e custodivano tutto; tutto il futuro, tutta la vita, tutti i sogni; pochi versi, in cui lei dolcemente gli diceva: “Amore mio grande, Amore mio immenso, aspettiamo un bambino”,
questo diceva quel foglio “una lettera d’amore, intrisa dell’amore stesso” ma questo lui non lo seppe mai.
Piansi quella notte, quel racconto mi strinse il cuore. Era la notte di Natale e occhi tristi ricordava favole lontane. Ciò che rimaneva di un amore perduto, era un foglio ingiallito dal tempo ed un seme cresciuto nel grembo. Per sessanta anni lei fu fedele al loro matrimonio, mai più amò, perché mai più avrebbe saputo amare. Incatenata all’ancora di quella nave, immobile e crudele, si fermò la sua vita…
Continuò a scrivere lettere piene d’amore per tutta l’esistenza, senza mai avere una risposta, eppure sapeva benissimo che non poteva averne. Nasconde la verità la morte… e lo fa per sempre.
Questa è la storia di un amore antico, ucciso dalla guerra, mangiato dai pesci, cresciuto nel grembo di una donna e mai più dimenticato.




Un racconto d'altri tempi, che intenerisce il cuore.

Sonia Demurtas
www.soniademurtas.it
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