Poesie, Racconti e Musica d’autore

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lunedì 1 febbraio 2010

L'AMORE PERDUTO di Sonia Demurtas


L’Amore Perduto


All’età di venti anni avevo già intrapreso il mio cammino di donna, con le mie scelte consapevoli, il mio coraggio consapevole, la mia determinazione “inconsapevole!” e tutto l’entusiasmo che la mia età poteva donare. Tutto potevo immaginare ancora nella vita, tranne l’incontro con il passato. Quando occhi tristi mi venne incontro: il destino fu compiuto. Ci sono racconti che ti segnano per sempre la vita e per quanto tu li possa contemplare, amare, condividere, possono solo tracciarti la strada verso un cammino nuovo, vero, bello o brutto che sia; perché si cerca sempre di imparare dal passato... Almeno questo ci insegna la vita. Occhi tristi era una donnina esile, occhi blu cobalto, pelle di luna, nonostante la sua tarda età. Sapendo chi ero, mi corse incontro, tenera e materna, fu in quel momento che mi parlò di se. Quasi ad esempio per la mia vita, oggi, un giorno, domani, adesso, chi lo sa!. Io vedova bianca, lei vedova nera, io realtà... lei ricordo… ma entrambe sole, chi per fato, chi per punizione; Fu così che diventammo amiche… Lei una nonna, io una nipote. Mi raccontò del suo matrimonio, dei suoi sogni spezzati quando era appena una ragazzina… mi insegnò il senso del rispetto, quello Sacro, quello eterno… quello che è per tutta la vita. Il suo matrimonio si celebrò in tempo di guerra, un amore grande, travolgente, antico. Dopo pochi mesi di felicità arrivò la chiamata alle armi, e lui partì “a malincuore” con un presagio cattivo che gli sfiorava la mente, un incubo da scacciare via e farsi coraggio per dare coraggio a lei “l’amore suo”. Appena poteva usufruire di un permesso, correva dalla sua donna a cibarsi dei suoi baci e darsi conforto con le sue carezze; Poi un giorno partì lontano… fu trasferito a Scilla, una cittadina della Calabria, la guerra lo chiamava a dovere, e rifiutare era tradire la Patria. Solo le lettere quando potevano partire, riunivano con intarsi di parole, l’amore di quei cuori appassionati, scritti fatti di malinconie eccelse vibravano nei meandri dell’anima, risuonando come sinfonie rubate ad un poeta; Essendo Antonio uno sposo ricco di sogni e di entusiasmo, regalava a lei diademi di felicità, raccontandole di quello che il futuro gli avrebbe donato una volta insieme. Le loro lettere erano come scintille di luce che brillavano oltre le bombe, quei versi rendevano ancora bella la notte. Erano trascorsi tre mesi da quando Antonio non sfiorava il volto dell’amata e nell’inverno, i sogni si fecero più deboli… eppure restava la speranza, il sogno che la guerra sarebbe finita presto. Venne l’ora dell’imbarco, ripuliti gli stivali laceri e scuciti, terribili presagi fecero capolino nelle menti dei soldati. Era un giorno cupo e freddo, luci di colpi da sparo vibravano oltre la battigia. Antonio aveva il cuore cupo più del tempo e come un macigno pesava sul suo petto. In lontananza la guerra incalzava. Sul mare ululava un vento di tempesta. Il suono delle bombe era sempre più vicino, rimbombava penetrante nelle anime di quei poveri compagni di sventura. Vicino a Messina, l’aria era satura di un odore acre e penetrante, cumuli di detriti alzavano polveroni grigie; sarebbero arrivati in un punto caldo, mentre la guerra era in atto; Qualcuno in lontananza li attendeva, ma chi? li avrebbero salvati o uccisi! Prepararono i cannoni, nell’attesa di vedere una divisa, e sperando che fosse stata quella dello stesso loro colore; sull’albero della nave qualcuno gridò: “È il nemico ad aspettarci! Tenetevi pronti!”; poi un colpo sordo, una luce abbagliante, e in solo attimo… la vita, il ricordo dell’amore, l’immagine di una donna che a casa lo attendeva piangendo… l’acqua, il fuoco… le urla nella testa… un pianto sommesso dentro il petto. La morte che arriva, tremenda, infuocata, bagnata di onde del mare, corrosa di fumo, impregnata di sangue… il respiro che manca, il cuore che trema… il buio sempre più vicino, poi il silenzio, lungo, continuo… eterno… e lei a casa, ancora a pregare, ancora a sognare. La morte è un silenzio assordante che gela l’anima di chi rimane. Sognare! di quale futuro adesso! di quale sole domani! di quale mare! ;
“Mio marito fu cibo per i pesci” questo mi disse lei piangendo.
“Lui; lui divenne un angelo in cielo e una croce sulla terra”.
Ma pregare una croce, che sotto non porta le spoglie di un uomo, che male tremendo può fare nel cuore;
Lei pianse… pianse lui, che mai seppe, perché così presto se ne era andato, lui che mai vide… lui che mai potette gioire di avere coronato quel sogno d’amore. Mai tra le mani sue giunse la notizia lieta, quella lettera che mai approdò a dare luce ai suoi occhi. Erano poche le parole scritte, ma dolcissime e custodivano tutto; tutto il futuro, tutta la vita, tutti i sogni; pochi versi, in cui lei dolcemente gli diceva: “Amore mio grande, Amore mio immenso, aspettiamo un bambino”,
questo diceva quel foglio “una lettera d’amore, intrisa dell’amore stesso” ma questo lui non lo seppe mai.
Piansi quella notte, quel racconto mi strinse il cuore. Era la notte di Natale e occhi tristi ricordava favole lontane. Ciò che rimaneva di un amore perduto, era un foglio ingiallito dal tempo ed un seme cresciuto nel grembo. Per sessanta anni lei fu fedele al loro matrimonio, mai più amò, perché mai più avrebbe saputo amare. Incatenata all’ancora di quella nave, immobile e crudele, si fermò la sua vita…
Continuò a scrivere lettere piene d’amore per tutta l’esistenza, senza mai avere una risposta, eppure sapeva benissimo che non poteva averne. Nasconde la verità la morte… e lo fa per sempre.
Questa è la storia di un amore antico, ucciso dalla guerra, mangiato dai pesci, cresciuto nel grembo di una donna e mai più dimenticato.




Un racconto d'altri tempi, che intenerisce il cuore.

Sonia Demurtas
www.soniademurtas.it
loto.blu@libero.it



1 commento:

  1. Racchiusi in questo racconto ci sono tantissimi spunti. Una storia triste, ma contemporaneamente piena di speranza. Morte ed amore che camminano insieme colorando di grigio e di rosa le sensazioni del lettore.
    Un messaggio di speranza dove la vita trova uno spiraglio per sovrastare una morte sofferta ed un dolore immenso. Valori di un tempo andato, che oggi quasi vengono derisi da una società che men che mai vive nell'amore nonostante le sofferenze.
    Un plauso a Sonia Demurtas che con questo racconto mostra un'altra faccia della sua poliedrica arte. Per chi volesse conoscerla meglio digiti l'indirizzo del suo sito.

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