Poesie, Racconti e Musica d’autore

"Scrivere poesie non è difficile; è difficile viverle." (Charles Bukowski)

Viviamo assieme una poesia, un racconto, una canzone o un quadro d'autore, lasciate un vostro commento ai post, per noi sarà un piacere leggervi.

Preghiamo gentilmente tutti quelli che postano il loro commento scegliendo l'opzione 'Anonimo' di blogger di firmarlo, grazie. ros e massimo

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martedì 21 dicembre 2010

Poesie per sempre: E’ Natale di Madre Teresa di Calcutta


















E' Natale ogni volta
che sorridi a un fratello
e gli tendi la mano.
E' Natale ogni volta
che rimani in silenzio
per ascoltare l'altro.
E' Natale ogni volta
che non accetti quei principi
che relegano gli oppressi
ai margini della società.
E' Natale ogni volta
che speri con quelli che disperano
nella povertà fisica e spirituale.
E' Natale ogni volta
che riconosci con umiltà
i tuoi limiti e la tua debolezza.
E' Natale ogni volta
che permetti al Signore
di rinascere per donarlo agli altri.



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domenica 19 dicembre 2010

RENDIMI ALTARE di Angela Ragusa

rendimi altare, rilucente
di ori, giaciglio che nutre la mia fame,
prepara un anfratto nascosto nel “tu”

cura le ferite della mancanza, rendimi
ricca nell’assenza, non togliere agli occhi
rifugio nei tuoi angoli

proteggi il paradiso che siamo, inspira
il mio respiro che nutrirà il tuo giardino:
ogni fiore sbocciato, di devota carezza,

lusingherà la mia preghiera.

"Rendimi altare "è il titolo del mio primo libro di poesie, un 'opera prima edita dalla LietoColle. Il titolo prende spunto dall' omonima poesia che qui riporto e che apre la silloge. Ringrazio Massimo e Ros per la loro disponibilità. Angela Ragusa

mercoledì 15 dicembre 2010

Alla mia nazione di PIERPAOLO PASOLINI


Non popolo arabo, non popolo balcanico, non popolo antico

ma nazione vivente, ma nazione europea:

e cosa sei? Terra di infanti, affamati, corrotti,

governanti impiegati di agrari, prefetti codini,

avvocatucci unti di brillantina e i piedi sporchi,

funzionari liberali carogne come gli zii bigotti,

una caserma, un seminario, una spiaggia libera, un casino!

Milioni di piccoli borghesi come milioni di porci

pascolano sospingendosi sotto gli illesi palazzotti,

tra case coloniali scrostate ormai come chiese.

Proprio perché tu sei esistita, ora non esisti,

proprio perché fosti cosciente, sei incosciente.

E solo perché sei cattolica, non puoi pensare

che il tuo male è tutto il male: colpa di ogni male.

Sprofonda in questo tuo bel mare, libera il mondo.


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domenica 12 dicembre 2010

"PUISIA" di Lina La Mattina





                                             Lontani segni- Rosalba Mangione



Puisia

Ghioammara di pinzera vulissi
di lu ciriveddu scutulari…
siddu avissi un tilaru
li putissi tèssiri, arraccamari
e cu lu filu di li jorna
bianchi azzulati linzola
di stenniri a lu suli putissi fari.

Ma oramai comu pampini
e ciuri annacati di lu ventu
mi tremanu li manu
l’agugghia arrugginìu
tra li spinguli di lu tempu
e lu filu fradiciu di chiantu
s’aggruppa, ‘mpìnci ‘ntra lu pettu.

Perciò pirdunati
siddu a munzedda li sdivacu
scarabbucchiannu carta
e chiamànnula puisia
macari scippannu a cu’ ascuta
‘na lagrima, un suspiru
un mumentu di malancunìa.

Poesia

Gomitoli di pensieri vorrei
scuotere dal cervello …
se avessi un telaio
li potrei téssere ricamare
e col filo dei giorni
bianchi azzurrati lenzuola
da stendere al sole potrei fare.

Ma ormai come foglie e fiori dondolate dal vento
mi tremano le mani
l’ago s’è arrugginito tra gli spilli del tempo
e il filo fradicio di pianto
si annoda s’impiglia dentro al petto.

Dunque perdonate
se a mucchi li verso
scarabocchiando carta
e chiamandola poesia
magari strappando a chi ascolta
una lacrima
un sospiro
un momento di malinconia.

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Questa poesia ha vinto "Primo Premio Assoluto' al concorso di poesia 'Elia Marani' per la sezione in Vernacolo.

Cara Rosalba, quello che posso dirti di questa poesia é che è stata scritta più di venti anni fa, quando ero ancora molto timida, riservata umile più che mai, portandomi dentro il grosso coplesso d'inferiorità per non avere titoli di studio, e quindi pochissima fiducia nelle mie capacità...pur se già avevo vinto nell'ottant'uno il primo premio "Marineo" quando ancora non l'avevano vinto neppure i professori che oggi siedono in giuria, ed ero riuscita a conquistare l'affetto e la stima del grande Ignazio Buttitta. Difatti ho un mare di poesie di questo genere e che non ho mai mandati a dei concorsi...perchè non mi sarei mai aspettata di vincere un primo premio assoluto con questa poesia, forse perchè mi sembrano sempre più belle quelle degli altri e sottovaluto le mie! Ma ora devo dire che sono molto felice di questo, é la prima volta che vinco un premio in siciliano a Massa Lombarda, e anche se modestamente sono giunta al 13° primo premio assoluto (difatti ho avuto la fortuna di non dover mai dividere con nessuno i miei premi), questo mi ha regalato una emozione in più! Grazie Rosalba e grazie sin d'ora a chi vorrà commentare. Ciao a tutti.





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BIANCO NEL NERO di Vincenzo Capitanucci

Il nero

le mie mani protese
nel buio

in un nulla di stella

il mio vuoto
dalla morte alla vita

le Tue braccia aperte
pronte
nell'accogliere

me

in uno spazio
bianco

nudo d'immenso


Vincenzo Capitanucci è uno di quei poeti che ha scoperto di volersi esprimere in versi da pochi anni. Si è lasciato "esplodere" componendo migliaia di poesie in forma libera. Esprime con efficacia il suo mondo interiore fatto di immagini e sensazioni delicate tutte permeate dalla forza dell'Amore che lo pervade. La sua lettura è sempre molto piacevole ed accarezza leggermente l'anima dando la sensazione di non volerla mai scalfire. Merita spazio nel panorama dei poeti emergenti.




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mercoledì 1 dicembre 2010

Poesie per sempre: SI T'O SAPESSE DICERE di Eduardo De Filippo

Ah... si putesse dicere
chello c' 'o core dice;
quanto sarria felice
si t' 'o sapesse dì!

E si putisse sèntere
chello c' 'o core sente,
dicisse: «Eternamente
voglio restà cu te!»

Ma 'o core sape scrivere?
'O core è analfabeta,
è comm'a nu pùeta
ca nun sape cantà.

Se mbroglia... sposta 'e vvirgule...
nu punto ammirativo...
mette nu congiuntivo
addò nun nce 'adda stà...

E tu c' 'o staje a ssèntere
te mbruoglie appriess' a isso,
comme succede spisso...
E addio Felicità!


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domenica 28 novembre 2010

Rossastre arsure di Pietro Vizzini

(foto di Pietro Vizzini)















Rossastre arsure

Fermentano strisce
grumi di gente
rossastre arsure
scheggiato oriente.
Giorno che passa
scorcio sospeso
e me stesso
scia sulla sabbia,
ricerco il sentiero
del mio volgere inquieto,
guardo un cielo suadente
illusione di occhi
dove si sfaldano dune
cavalli sussultano,
roventi sabbie
inghiottono spade,
specchi di battaglie
ricoperte d’argilla
tacciono al pellegrino
il non ritorno.
Urla nella notte Qadesh,
scudi di bronzo
respingono serpenti,
maschere d’oblio
carovane distanti
divorano morte,
piegate ginocchia
delle donne in lutto
avvolgono sudari,
tersi granuli ritornano
ancora muri terribili
e colonne di fumo
ombre immutabili,
altre illusioni.

Fermentano strisce di terre nell’arsura di un Medio oriente, dove la gente che vi abita chiede di poter restare e trovare un identità di pace. Il deserto trasmette al pellegrino l’inquietudine della sabbia, del silenzio, racconta di battaglie sepolte nel passato, ma ci sono guerre che ritornano, si ripresentano con nuovi abiti e sono sempre gli stessi invasori che non danno mai tregua, infieriscono colpi di spade e costruiscono muri di ombre dove non far passare la luce della pace.Pietro Vizzini

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venerdì 26 novembre 2010

Poesie per sempre: IL SABATO DEL VILLAGGIO di Giacomo Leopardi

La donzelletta vien dalla campagna,
In sul calar del sole,
Col suo fascio dell’erba; e reca in mano
Un mazzolin di rose e di viole,
Onde, siccome suole,
Ornare ella si appresta
Dimani, al dì di festa, il petto e il crine.
Siede con le vicine
Su la scala a filar la vecchierella
Incontro là dove si perde il giorno;
E novellando vien del suo buon tempo,
Quando ai dì della festa ella si ornava,
Ed ancor sana e snella
Solea danzar la sera intra di quei
Ch’ebbe compagni dell’età più bella.
Già tutta l’aria imbruna,
Torna azzurro il sereno, e tornan l’ombre
Giù da’ colli e da’ tetti,
Al biancheggiar della recente luna.
Or la squilla dà segno
Della festa che viene;
Ed a quel suon diresti
Che il cor si riconforta.
I fanciulli gridando
Su la piazzuola in frotta,
E qua e là saltando,
Fanno un lieto romore:
E intanto riede alla sua parca mensa,
Fischiando, il zappatore,
E seco pensa al dì del suo riposo.
Poi quando intorno è spenta ogni altra face,
E tutto l’altro,
Odi il martel picchiare, odi la sega
Del legnaiuol, che veglia
Nella chiusa bottega alla lucerna,
E s’affretta, e s’adopra
Di Fornir l’opra anzi il chiarir dell’alba.
Questo di sette è il più gradito giorno,
Pien di speme e di gioia:
Diman tristezza e noia
Recheran l’ore, ed al travaglio usato
Ciascuno in suo pensier farà ritorno.
Garzoncello scherzoso,
Cotesta età fiorita
È come un giorno d’allegrezza pieno,
Giorno chiaro, sereno,
Che percorre alla festa di tua vita.
Godi, fanciullo mio: stato soave,
Stagion lieta è cotesta.
Altro dirti non vò; ma la tua festa
Ch’anco tardi a venir non ti sia grave.



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domenica 21 novembre 2010

Esiste l' Amore di Karen Tognini

Esiste l'amore
è come un'alba sul mare

L'amore
poggia sull'anima

la colora
con pennellate
d'oro

La riscalda
con la luce
del sole

L'amore è un abbraccio
eterno...

Come il vento
muove tutto

scompiglia

accarezza

urla!

L'amore
ha grandi ali

Vola alto oltre
questo
cielo

Dove il silenzio
canta le
stelle!




Scrivo con il cuore..esce l'inconscio..a volte
scrivo in modo ermetico e a volte stento a capirmi...
Scrivevo da ragazza...poi ho smesso x molti anni..
ho ripreso da un anno circa....

Ho riportato dei flash emotivi che provo quando
comprendo che sono anch'io parte dell'amore
sperando di riuscire a trasferire le mie sensazioni.
Karen Tognini


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mercoledì 17 novembre 2010

Poesie per sempre: Se non avessimo amato di Oscar Wilde

(Il bacio-Henri de Toulouse Lautrec-1892)














Se non avessimo amato

Se noi non avessimo amato
chi sa se quel narciso avrebbe attratto l'ape
nel suo grembo dorato.

Se quella pianta di rose avrebbe ornato
di lampade rosse i suoi rami!

Io credo che non spunterebbe una foglia in primavera,
non fosse per le labbra degli amanti che baciano.

Non fosse per le labbra dei poeti che cantano.


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domenica 14 novembre 2010

Un po' di me di Grazia Finocchiaro

(Ambiguità di Bruna LaBruna)



















Un po'di me

Vagabondo nei meandri
del mio pensiero,
corda staccata da violino
bicchiere vuoto di memorie
solitarie mani,
un pò di me ho smarrito.

Nessun battello in approdo,
quanto tempo ancora...
per ritrovare l'ego...

Se l'aurora annuncerà il mio ritorno,
forse questa gelida stagione,
che tra scogliere si frantuma,
risorgerà dal poggio rifiorita
ed io celebrerò me-stessa,
con due coppe di champagne.

Particolari stati d'animo mi conducono spesso al bisogno di trasferire i miei pensieri su carta, componendo dei versi.
In questa poesia descrivo come un suono stonato lo smarrimento di una parte di me stessa anche se non perdo mai la speranza di ritrovare un'alba fiorita che mi riporti la luce.
Quale modo migliore può esserci per celebrare il ritrovo di quella parte persa se non quello di due coppe di bollicine spumeggianti? Una per me, una per il mio l'ego. Grazie a tutti coloro che mi staranno vicini. Grazia

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mercoledì 10 novembre 2010

Poesie per sempre: Alle fronde dei salici di Salvatore Quasimodo

E come potevano noi cantare
Con il piede straniero sopra il cuore,
fra i morti abbandonati nelle piazze
sull’erba dura di ghiaccio, al lamento
d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento.




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domenica 7 novembre 2010

ALTRA FARSA di Maria Savasta

S'abbassa il sipario.
Incompiuta tragedia tace.
Teatranti strascicano passi...
umanizzati, chiudono scena.
Domani
altra farsa,
atto dovuto.
Domina severa notte
su folli giri di giostre
giochi di vita
su ali di morte.
Non ti illudano le tenebre
e l'ombre non ti streghino...
Tutto passa
e luce fu.


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La mia poesia "Altra farsa" è uno sguardo al palcoscenico della nostra vita, dove ci muoviamo, soffriamo, amiamo nella nostra 'commedia umana'
Alla sera della nostra vita come teatranti stanchi abbandoniamo lentamente "strascicando il passo" la scena che abbiamo calcato... Spesso abbiamo giocato da incoscienti con la vita come adolescenti su montagne russe o ubriachi di notti folli... 
E non è teatro la nostra vita personale, ma anche quella collettiva, sociale, politica... dove marionette ci lasciamo illudere dalle tenebre e dalle ombre. Noi giochiamo come infanti innocenti e danziamo l'amore, e pugniamo con le ideologie e il pensiero e chi riteniamo ci sia nemico... siamo tragiche maschere che senza accorgerci corriamo incontro al buio, alla fine...
Ma tutto passa, domani altri teatranti prenderanno il nostro posto e i giri di giostra continuano...
E dopo le tenebre prepotente è Luce.

Maria Savasta






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lunedì 1 novembre 2010

Bambino di Alda Merini

Oggi ricorre l'anniversario della scomparsa di Alda Merini, la grande poetessa che ha lasciato in ognuno di noi un ricordo indelebile. Noi, in questa Oasi, desideriamo ricordarla e omaggiarla con questa sua tenerissima poesia. Grazie Alda per tutto ciò che ci hai regalato.



























Bambino di Alda Merini

Bambino, se trovi l'aquilone della tua fantasia
legalo con l'intelligenza del cuore.

Vedrai sorgere giardini incantati
e tua madre diventerà una pianta
che ti coprirà con le sue foglie.

Fa delle tue mani due bianche colombe
che portino la pace ovunque
e l'ordine delle cose.

Ma prima di imparare a scrivere
guardati nell'acqua del sentimento.






Insegnare ai bambini a scrivere con gli occhi rivolti ai sentimenti, istruirli a inseguire la fantasia come fosse un aquilone, proteggerli con le foglie di una pianta in un giardino incantato, tutto questo e molto di più si coglie in questa meravigliosa opera di Alda Merini. I bambini sono esseri da proteggere e presenvare, esseri indifesi a cui insegnare una vita migliore, priva di egocentrismo e avidità.ros





sabato 30 ottobre 2010

Basta stragi di Gabriele Prignano















Basta stragi

Sulla terra torbida dove nuovo
non splende
forza trarremo un giorno
da debolezza ignara
e ai colori che piovono
dalla fontana del cielo
ristoreremo gli occhi
e il rombo del dolore
e il pianto cupo
piombo saranno e pietre.
Sgretoleremo mani assassine
e lanceremo le briciole nel fuoco
e sapore amaro
non avrà più il cielo
né folli danze senza meta
né orde di parole senza senso
né cronache perverse
di speranze perse.
Nuvole giocose in corsa in cielo
battibeccando solleveranno
polvere d’acqua e di sole
sopra il mare disteso.


Tutto cambia nel tempo, tutto si rivolge. Anche i tiranni, prima o poi, cadono. Purtroppo, il male è profondamente ostinato e tenace: torna puntualmente con un vestito e un nome nuovi. E guerre e fame urlano dolore e rabbia negli esseri umani. E’ il Sogno (gli ideali) che ci dà forza. Il sogno rappresenta un’energia possente, in grado di trasformare tutto, coinvolgendo tutti. A fare la storia sono, infatti, i grandi sognatori , che spesso sacrificano la propria vita: non i vili, non i rassegnati, non coloro che si limitano a prendere atto e, prendendo atto di una realtà (per altri) insopportabile, tacciono, nel loro oscuro pessimismo. E’ da queste riflessioni che nascono questi versi. Gabriele Prignano

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mercoledì 27 ottobre 2010

Poesie per sempre: Verrà la morte e avrà i tuoi occhi di Cesare Pavese

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi-
questa morte che ci accompagna
dal mattino alla sera, insonne,
sorda, come un vecchio rimorso
o un vizio assurdo. I tuoi occhi
saranno una vana parola
un grido taciuto, un silenzio.
Così li vedi ogni mattina
quando su te sola ti pieghi
nello specchio. O cara speranza,
quel giorno sapremo anche noi
che sei la vita e sei il nulla.

Per tutti la morte ha uno sguardo.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
Sarà come smettere un vizio,
come vedere nello specchio
riemergere un viso morto,
come ascoltare un labbro chiuso.
Scenderemo nel gorgo muti.



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domenica 24 ottobre 2010

BOTTOMS & JOYSTICKS di Maurizio Alberto Molinari

Mattina fatata
o nuova angoscia guantata,
scorrono isteriche immagini
tra manopole e bottoni
d’indemoniato vigore,
scarnificano vite
come arcieri precisi,
bruciano famiglie,
ne affamano le figlie.
La seduta distante
non basta al questuante,
corrono audaci le figure
fermato dall’istinto,
premiate in qualche istante.
Ombre tetre
susseguono caparbie
in orologi mai sganciati,
in fatiche quotidiane
alternate a semplici
tracce d’uomo…
Il senso della vita
fluisce altero
nella società malata,
vestita di moda e disperazione,
vissuta malata
sotto il giogo
d’uno stato minore.

In Bottoms & Joysticks tratto un tema terribile e quasi dimenticato: la dipendenza dal gioco e dai Video Poker. Questa poesia parla del vizio e del male che causano le “malefiche macchinette” (ormai dentro ogni bar – non solo nelle sale giochi e casinò), racconta di famiglie ridotte sul lastrico e di “figlie affamate”, di manopole e bottoni scoperte per caso, guardando un amico che giocava per passare 10 minuti… Parlano tuttavia anche di uomini e donne (ma attenzione… anche di donne!) che abbandonano la realtà per inseguire un sogno che sa di diabolico, che emana un profumo estatico (come una dose di stupefacenti) e che tuttavia non ricorda bene la figura che manovra i fili di questa ennesima disgustosa vicenda: uno Stato minore (che nella poesia è presentato volutamente in “minuscolo”). Viviamo in un assurdo contesto dove noi, cioè la Società - attraverso i suoi/nostri esponenti dirigenziali - si comporta come il peggiore degli usurai, una “specie” di biscazziere privilegiato e autorizzato senza ritegno o pudore, pronto a distruggere le persone in onore del semplice profitto.

martedì 19 ottobre 2010

Poesie per sempre: Ancora ti amerò di Federico Garcia Lorca

Pronuncio il tuo nome
nelle notte buie,
quando gli astri vanno
a bere alla luna
e dormono gli alberi
delle foreste cupe.
Ed io mi sento vuoto
di passione e di musica.
Orologio impazzito che canta
morte ore antiche.

Pronuncio il tuo nome
e in questa notte buia,
il tuo nome suona
più lontano che mai.
Più lontano delle stelle,
più dolente della spiaggia quieta.

Ancora ti amerò
come allora? Quale colpa
ha il mio cuore?
Se si alza la nebbia
quale nuova passione m'attende?
Sarà tranquilla e pura?
Potessero le mie mani
sfogliare la luna!



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Su suggerimento di Mario Donatiello 'Crepuscula Solidao' eseguita magistralmente dalla grandissima Cesaria Evora. Grazie Mario.




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mercoledì 13 ottobre 2010

Poesie per sempre: I RAGAZZI CHE SI AMANO di Jacques Prévert

I ragazzi che si amano si baciano in piedi
Contro le porte della notte
E i passanti che passano li segnano a dito
Ma i ragazzi che si amano
Non ci sono per nessuno
Ed è la loro ombra soltanto
Che trema nella notte
Stimolando la rabbia dei passanti
La loro rabbia il loro disprezzo le risa la loro invidia
I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno
Essi sono altrove molto più lontano della notte
Molto più in alto del giorno
Nell'abbagliante splendore del loro primo amore

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domenica 10 ottobre 2010

IO STANOTTE di Bruno Zapparrata

Io stanotte pazzianno cu 'e stelle,
quanno cadòno e affonnano a mmare,
sento addore d''e sciure cchiù belle,
mentre ll'acqua nu specchio me pare...
Palummelle ca pittano ncielo,
nu Rusario 'e lampare luntane,
nnanza a ll'uocchie se stenne nu velo,
na chitarra mi chiagne p''e mane...
Sulitaria st' arena e 'a canzona,
sta cantanno 'o culore curvino,
sta chitarra ca chiagne e ca sona,
pe dduje uocchie ca sento vicino...
Nonna nonna a sti stelle curvine,
sta canzona pe ll'aria cammina,
resta nterra na rosa cu 'e suonne
ca se sperdono mmiezo a chest'onne...

Traduzione letteradi di IO STANOTTE...di Bruno Zapparrata Ed.2000...1992

Io stanotte, scherzando con le stelle,
quando cadono e si tuffano a mmare,
sento il profumo dei fiori più belli,
mentre l'acqua uno specchio mi pare...
Piccole farfalle dipingono in cielo,
un Rosario di lampare lontane,
davanti agli occhi si stende un velo,
una chitarra piange tra le mani...
Solitaria è la spiaggia e la canzone
sta cantando il colore corvino,
tu chitarra che piangi col suono
per due occhi che sento vicino...
Nonna nonna a queste stelle corvine,
la canzone per ll'aria cammina,
resta a terra una rosa coi sogni
che si perdono tra il rollìo delle onde...

Bruno Zapparrata

Questa è una sensazione ed un pensare durante una delle passeggiate serali che da solo amavo fare dopo cena sulla battigia del mare, dove ti tiene compagnia solo l' andirivieni delle onde...Momenti di pace, di tranquillita' e di riordino delle idee...dalle realizzate e quelle irrealizzabili, a quelle che potevi e non sono state e a quelle che non volevi e che invece sono state e allora si pensa, si pensa seduto a volte su di una delle code del pattino che strazione a riva in attimi che nessuno disincanta.

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domenica 3 ottobre 2010

Aspettando il tramonto di Daniela Fenoaltea

(Terra e Fuoco - Rosalba Mangione)


















Aspettando il tramonto

Abiti luridi sparsi
nel profumato bosco
felci e finocchi selvatici.

Sul muschio le nostre impronte.

Le betulle origliano
spiati sospiri sconosciuti
ronzio di parole sul verde mantello.

La carne odora di fango.

Si aggirano ombre cinesi
volteggiano le mani fugaci
fronde muovono accese fantasie
ed il suono del vento vive.

Schiene stanche poggiate
sul manto erboso
trasudano ore che fuggono.

Foglie lanceolate senza pudore
tracciano le linee del piacere.

Al tramonto la luce
cattura volti distesi
noi viticci dormienti
lietezza
consumata passione.

Sfuggire dalla normalità e farsi catturare dalla forza e bellezza della natura.
Per gli amanti, spogliarsi e fondersi mentre lentamente gli alberi cominciano ad infittirsi, diventa uno spazio intimo, nel quale abbandonarsi ai sensi e alla fantasia.
La natura, un luogo mistico in cui l'anima può dare sfogo alle proprie emozioni.
Palpita la vita nell'accavallarsi dei corpi, in un groviglio di linee e colori.
Il respiro, vibrante canto nell'aria, richiamo di una sensualità pura.(Daniela Fenoaltea)

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mercoledì 29 settembre 2010

Poesie per sempre: NUDA di Pablo Neruda

Nuda sei semplice come una delle tue mani,
liscia, terrestre, minima, rotonda, trasparente,
hai linee di luna, strade di mela,
nuda sei sottile come il grano nudo.

Nuda sei azzurra come la notte a Cuba,
hai rampicanti e stelle nei tuoi capelli,
nuda sei enorme e gialla
come l'estate in una chiesa d'oro.

Nuda sei piccola come una delle tue unghie,
curva, sottile, rosea finché nasce il giorno
e t'addentri nel sotterraneo del mondo.

Come in una lunga galleria di vestiti e di lavori:
la tua chiarezza si spegne, si veste, si sfoglia
e di nuovo torna a essere una mano nuda.


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martedì 21 settembre 2010

Poesie per sempre: Alla Vita di Nâzım Hikmet Ran

(L'Albero della vita-Stefania Bruno)



















Alla Vita

La vita non è uno scherzo.
Prendila sul serio
come fa lo scoiattolo, ad esempio,
senza aspettarti nulla
dal di fuori o nell'aldilà.
Non avrai altro da fare che vivere.

La vita non è uno scherzo.
Prendila sul serio
ma sul serio a tal punto
che messo contro il muro, ad esempio, le mani legate
o dentro un laboratorio
col camice bianco e grandi occhiali,
tu muoia affinché vivano gli altri uomini
gli uomini di cui non conoscerai la faccia,
e morrai sapendo
che nulla è più bello, più povero della vita.

Prendila sul serio
ma sul serio a tal punto
che a settant'anni, ad esempio, pianterai degli ulivi
non perché restino ai tuoi figli
ma perché non crederai alla morte,
pur temendola,
e la vita peserà di più sulla bilancia.

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Musica pura: etnica o mediterranea e non mewage come ci vuole far credere il realizzatore di questo video. Non lo dico io che sono ignorante in materia ma Mario Donatiello, musicista nonché collaboratore attivo di questo blog, che me lo ha consigliato. Mario devo ringraziarti di cuore, ogni tuo suggerimento musicale, come per magia, si armonizza col tutto.

domenica 19 settembre 2010

Volo di Annamaria Fulgione

Fisso inebetita
lo scorrere
vaporoso e titubante
del giorno

Guardo
nel mezzo sonno,
le ombre dei miei sogni
fare a botte

Sorpresa.
di ritrovare,
dopo tanto dolore,
la lava tatuata
nella mia anima,
urlare di passione

Allora VOLO,
spacco a calci
il tempo perduto
non sono sgomenta,
sono io che torno,
quella che credevo
ormai sparpaglia
come cenere
nel tempo.


Questi versi sono il mio rabbioso urlo ad una situazione di stallo in cui era calata la mia anima ,che distratta dalla realtà quotidiana ,da dolori che ognuno di noi purtroppo è costretto a vivere a tratti nel corso della vita.......realtà che ti cambia ma solo per un attimo perchè appena riesci a rialzarti ecco che riappari nel tuo essere ed ecco il volo di nuovo verso la vita verso quella che eri..........io faccio fatica a commentare ciò che scarabocchio,perchè scrivo d'istinto e in determinati momenti. A.Fulgione


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(Dipinto 'La Fille du ciel' di Claude Théberge)

mercoledì 15 settembre 2010

Poesie per sempre: LA CAVALLA STORNA di Giovanni Pascoli

La cavalla storna

Nella Torre il silenzio era già alto.
Sussurravano i pioppi del Rio Salto.
I cavalli normanni alle lor poste
frangean la biada con rumor di croste.
Là in fondo la cavalla era, selvaggia,
nata tra i pini su la salsa spiaggia;
che nelle froge avea del mar gli spruzzi
ancora, e gli urli negli orecchi aguzzi.
Con su la greppia un gomito, da essa
era mia madre; e le dicea sommessa:
« O cavallina, cavallina storna,
che portavi colui che non ritorna;
tu capivi il suo cenno ed il suo detto!
Egli ha lasciato un figlio giovinetto;
il primo d’otto tra miei figli e figlie;
e la sua mano non tocco’ mai briglie.
Tu che ti senti ai fianchi l’uragano,
tu dai retta alla sua piccola mano.
Tu c’hai nel cuore la marina brulla,
tu dai retta alla sua voce fanciulla».
La cavalla volgea la scarna testa
verso mia madre, che dicea più mesta:
« O cavallina, cavallina storna,
che portavi colui che non ritorna;
lo so, lo so, che tu l’amavi forte!
Con lui c’eri tu sola e la sua morte
O nata in selve tra l’ondate e il vento,
tu tenesti nel cuore il tuo spavento;
sentendo lasso nella bocca il morso,
nel cuor veloce tu premesti il corso:
adagio seguitasti la tua via,
perché facesse in pace l’agonia . . . »
La scarna lunga testa era daccanto
al dolce viso di mia madre in pianto.
«O cavallina, cavallina storna,
che portavi colui che non ritorna;
oh! due parole egli dove’ pur dire!
E tu capisci, ma non sai ridire.
Tu con le briglie sciolte tra le zampe,
con dentro gli occhi il fuoco delle vampe,
con negli orecchi l’eco degli scoppi,
seguitasti la via tra gli alti pioppi:
lo riportavi tra il morir del sole,
perché udissimo noi le sue parole».
Stava attenta la lunga testa fiera.
Mia madre l’abbraccio’ su la criniera.
« O cavallina, cavallina storna,
portavi a casa sua chi non ritorna!
a me, chi non ritornerà più mai!
Tu fosti buona . . . Ma parlar non sai!
Tu non sai, poverina; altri non osa.
Oh! ma tu devi dirmi una una cosa!
Tu l’hai veduto l’uomo che l’uccise:
esso t’è qui nelle pupille fise.
Chi fu? Chi è? Ti voglio dire un nome.
E tu fa cenno. Dio t’insegni, come».
Ora, i cavalli non frangean la biada:
dormian sognando il bianco della strada.
La paglia non battean con l’unghie vuote:
dormian sognando il rullo delle ruote.
Mia madre alzò nel gran silenzio un dito:
disse un nome . . . Sonò alto un nitrito.





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sabato 11 settembre 2010

UNO DI QUESTI GIORNI di Pietro Vizzini

Errante sui prati incolti
al pascolo fluisce
il sorriso della luna
quieto rinasce
disteso il mio corpo
sono strada polverosa
calpestio di mandrie al passaggio.
Uno di questi giorni
mi risveglierò scultura del vento
tracciato strisciante di serpe
fazzoletto di terra bagnata
pioggia di sguardi
nascosti nella nebbia.
Attenderò uccelli bianchi
battiti di ali
in cieli azzurri
giravolte verso altri soli
migrazione senza carne
di pensiero tattile.
Del mio amore un sussulto
volgerò gli occhi all’orizzonte
e ormai cieco
lancerò pane rappreso ai colombi
affamati viandanti
insaziabili a consumar se stessi.
E tra dorate messi
calendule, lacrime d’arancio
diverranno dimora dei miei giorni.


"V’è un tempo quando non si è più giovanissimi, o quando si pensa alla vita consapevoli che questa ha un tempo limitato, che i pensieri si riempiono di angosce… quale futuro, quanto tempo ancora…. “ Uno di questi giorni” sarò terra, passaggio all’orizzonte, migrazione senza carne, forse rinascerò in quei giorni, dove si posano le orme della speranza, serenamente abbracciato dalla fine del mio tempo."Pietro Vizzini






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domenica 5 settembre 2010

Pioggia a Montmartre di Grazia Finocchiaro

(The Boulevard Montmartre on a Winter Morning, 1897-Camille Pissarro)















Pioggia a Montmartre

Dal cielo plumbeo scrosciava
tambureggiando la pioggia
tra alberi discinti allineati
nelle larghe piazze tra panchine vuote.

Pochi passi per i viali
traboccanti boccali nei pub tra luci sommesse
a dar vita all’asfalto luci abbaglianti.

Era triste Montmartre…

grugni mesti di pittori, miraggio di volto ritratto,
colori trasudati da mani stanche,
di avventore attesa incessante,
sul bohémien pioveva speranza.

Quella sera a Montmartre…

accostata al gruppo si agitavano i miei sensi,
lo sguardo si posava
sul mucchio di dipinti per terra sparsi,
un bohémien asserì al passante …eh hai fatto soldi tu…

Montmartre…

Domani pioverà sole sui colori, tempo nuovo, tanti avventori.

Il viaggio per Parigi di qualche anno fa, portò i miei passi a Montmartre, luogo in cui sono appostati per tutto il giorno, in ogni stagione, i ritrattisti, nella speranza che qualche avventore gli faccia intascare qualche soldo.
Quel giorno di dicembre, Parigi era coperta dalla pioggia, ma Montmartre ai miei occhi apparse colorata, un’emozione intensa mi vestì da capo a piedi, specie quando un bohémien asserì al passante “…eh, hai fatto soldi tu…”.
Il passante, in quel frangente, era mio marito, loro, ovvero gli artisti, erano il suo riflesso.
Questo luogo mi fu fonte di ispirazione ma non meno quegli artisti che in un forte abbraccio mi hanno dimostrato la nobiltà del loro essere.
Momenti di vissuto che non si dimenticano, perché trasferiscono emozioni forti, a tal punto che mi hanno mosso a scrivere “Pioggia a Montmartre”.Grazia Finocchiaro


Ringrazio di cuore Mario Donatiello per il meraviglioso suggerimento musicale

mercoledì 1 settembre 2010

Poesie per sempre

Come promesso inauguriamo oggi il post settimanale dedicato ai poeti 'più conosciuti': quelli che hanno accompagnato la nostra vita, quelli che ci hanno fatto piangere e sognare, quelli che ci hanno stupito ed emozionato. I poeti le cui poesie occupano un posto privilegiato nel nostro cuore.

Quello che vi chiediamo cari Amici, assidui frequentatori di questa 'Oasi di Pace', é di collaborare con noi magari indicandoci anche il vostro poeta preferito (potete farlo anche con un semplice commento, ricordandovi di firmarlo).

Buona poesia a tutti.ros e massimo





SAN MARTINO di Giosuè Carducci

La nebbia a gl'irti colli
piovigginando sale,
e sotto il maestrale
urla e biancheggia il mar;

va per le vie del borgo
dal ribollir de' tini
va l'aspro odor de i vini
l'anime a rallegrar.

Gira su' ceppi accesi
lo spiedo scoppietando:
sta il cacciator fischiando
sull'uscio a rimirar

tra le rossastre nubi
stormi d'uccelli neri,
com'esuli pensieri,
nel vespero migrar.






sabato 28 agosto 2010

LUCI D'AMORE di Karen Tognini



Dipingerò il nostro cielo

con inchiostro di miele

cuori alati volteggeranno

nell'infinito silenzio

scioglierò fiocchi di stelle

e donerò a te la più bella

si scioglierà la luna

in plovere d'oro

sulle anime del mondo

luci d'amore.



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