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mercoledì 15 settembre 2010

Poesie per sempre: LA CAVALLA STORNA di Giovanni Pascoli

La cavalla storna

Nella Torre il silenzio era già alto.
Sussurravano i pioppi del Rio Salto.
I cavalli normanni alle lor poste
frangean la biada con rumor di croste.
Là in fondo la cavalla era, selvaggia,
nata tra i pini su la salsa spiaggia;
che nelle froge avea del mar gli spruzzi
ancora, e gli urli negli orecchi aguzzi.
Con su la greppia un gomito, da essa
era mia madre; e le dicea sommessa:
« O cavallina, cavallina storna,
che portavi colui che non ritorna;
tu capivi il suo cenno ed il suo detto!
Egli ha lasciato un figlio giovinetto;
il primo d’otto tra miei figli e figlie;
e la sua mano non tocco’ mai briglie.
Tu che ti senti ai fianchi l’uragano,
tu dai retta alla sua piccola mano.
Tu c’hai nel cuore la marina brulla,
tu dai retta alla sua voce fanciulla».
La cavalla volgea la scarna testa
verso mia madre, che dicea più mesta:
« O cavallina, cavallina storna,
che portavi colui che non ritorna;
lo so, lo so, che tu l’amavi forte!
Con lui c’eri tu sola e la sua morte
O nata in selve tra l’ondate e il vento,
tu tenesti nel cuore il tuo spavento;
sentendo lasso nella bocca il morso,
nel cuor veloce tu premesti il corso:
adagio seguitasti la tua via,
perché facesse in pace l’agonia . . . »
La scarna lunga testa era daccanto
al dolce viso di mia madre in pianto.
«O cavallina, cavallina storna,
che portavi colui che non ritorna;
oh! due parole egli dove’ pur dire!
E tu capisci, ma non sai ridire.
Tu con le briglie sciolte tra le zampe,
con dentro gli occhi il fuoco delle vampe,
con negli orecchi l’eco degli scoppi,
seguitasti la via tra gli alti pioppi:
lo riportavi tra il morir del sole,
perché udissimo noi le sue parole».
Stava attenta la lunga testa fiera.
Mia madre l’abbraccio’ su la criniera.
« O cavallina, cavallina storna,
portavi a casa sua chi non ritorna!
a me, chi non ritornerà più mai!
Tu fosti buona . . . Ma parlar non sai!
Tu non sai, poverina; altri non osa.
Oh! ma tu devi dirmi una una cosa!
Tu l’hai veduto l’uomo che l’uccise:
esso t’è qui nelle pupille fise.
Chi fu? Chi è? Ti voglio dire un nome.
E tu fa cenno. Dio t’insegni, come».
Ora, i cavalli non frangean la biada:
dormian sognando il bianco della strada.
La paglia non battean con l’unghie vuote:
dormian sognando il rullo delle ruote.
Mia madre alzò nel gran silenzio un dito:
disse un nome . . . Sonò alto un nitrito.





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11 commenti:

  1. Buongiorno a tutti e benvenuti al nostro "mercoledì dell'oasi".
    Questa settimana proponiamo uno dei testi più significativi di Giovanni Pascoli: La cavallina storna.
    La poesia è ispirata all'omicidio del padre di Pascoli avvenuta quando egli aveva 12. Evento che gli segnò tutta l'esistenza, condizionando la sua poetica e contribuendo sicuramente a sviluppare concettualmente "la poetica del fanciullino".
    Personalmente mi sento molto vicino alle radici del "fanciullismo" pascoliano e ritengo i versi di oggi esemplari per chiunque voglia esprimersi ascoltando quell'impulso apparentemente irrazionale ed infantile che urla in un angolo del nostro io.

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  2. Il poeta e il fanciullino.

    Uno dei tratti salienti per i quali Pascoli è passato alla storia della letteratura è la cosiddetta poetica del fanciullino, da lui stesso così bene esplicitata nello scritto omonimo apparso sulla rivista Il Marzocco nel 1897. In tale scritto, Pascoli, influenzato dal manuale di psicologia infantile di James Sully e da La filosofia dell'inconscio di Eduard von Hartmann, dà una definizione assolutamente compiuta - almeno secondo il suo punto di vista - della poesia (dichiarazione poetica). Si tratta di un testo di 20 capitoli, in cui si svolge il dialogo fra il poeta e la sua anima di fanciullino, simbolo:
    dei margini di purezza e candore, che sopravvivono nell'uomo adulto;
    della poesia e delle potenzialità latenti di scrittura poetica nel fondo dell'animo umano.
    Caratteristiche del fanciullino:
    "Rimane piccolo anche quando noi ingrossiamo e arrugginiamo la voce ed egli fa sentire il suo tinnulo squillo come di campanella".
    "Piange e ride senza un perché di cose, che sfuggono ai nostri sensi ed alla nostra ragione".
    Guarda tutte le cose con stupore e con meraviglia, non coglie i rapporti logici di causa- effetto, ma INTUISCE.
    "Scopre nelle cose le relazioni più ingegnose".
    Riempie ogni oggetto della propria immaginazione e dei propri ricordi (soggettivazione), trasformandolo in simbolo.
    Il poeta allora mantiene una razionalità di fondo, organizzatrice della metrica poetica, ma:
    Possiede una sensibilità speciale, che gli consente di caricare di significati ulteriori e misteriosi anche gli oggetti più comuni;
    Comunica verità latenti agli uomini: è "Adamo", che mette nome a tutto ciò che vede e sente (secondo il proprio personale modo di sentire, che tuttavia ha portata universale).
    Deve saper combinare il talento della fanciullezza (saper vedere), con quello della vecchiaia (saper dire);
    Coglie l'essenza delle cose e non la loro apparenza fenomenica.
    La poesia, quindi, è tale solo quando riesce a parlare con la voce del fanciullo ed è vista come la perenne capacità di stupirsi tipica del mondo infantile, in una disposizione irrazionale che permane nell'uomo anche quando questi si è ormai allontanato, almeno cronologicamente, dall'infanzia propriamente intesa.

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  3. poesia bella con condensato di tragedia, espressioni di altri tempi. Oggi si consumano altre tragedie con grande odio e poco senso della vita
    Antonio Lanza

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  4. Questi bellissimi versi che ho assaporato sin dal periodo scolastico li trovo molto interessanti, il fanciullino come concezione poetica esprime un linguaggio genuino ricco di sensibilità e immaginazione. Credo che alle volte un poeta debba esprimere le proprie impressioni senza lasciarsi influenzare dall’aspetto razionale del significato delle cose, la fanciullezza ha questo meraviglioso dono di guardare il mondo con gli occhi dell’innocenza. Grande Pascoli. Grazie Massimo e Ros.
    Pietro Vizzini

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  5. Un classico della Letteratura del '9oo.
    Fa sempre bene rispolverare le proprie conoscenze, soprattutto se leggiamo autori del calibro di Pascoli.
    Il fanciullino, come cita il grande Vizzini, riguarda un pò tutti i Poeti, se non si avesse un pò di fanciullezza dentro, come potrebbero nascere dei capolavori in versi?
    Grazie Massimo hai avuto una buona idea
    un caro saluto

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  6. Come può non condizionare la vita di un bambino di soli 12 anni un evento così devastante quale la morte di un genitore. In questa poesia, molto triste, si evince l'amore incondizionato, il rispetto e l'attenzione per i particolari visti con gli occhi di un bambino. Ridonda nei suoi ricordi la domanda della madre in tutta la poesia fino a concludersi con una certezza, il nitrito del cavallo come una confessione.

    Grazie Massi per averla proposta come 'poesia per sempre' perché questa è proprio una di quelle poesie che ha accompagnato la vita di tanti di noi.

    Grazie a tutti per i commenti!

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  7. Pascoli nelle sue poesie mi ha sempre commosso sin da bambino, sin dalla Prima media quando nell'Antologia di Fernando Gagliuolo, Preludio, incominciai a studiarne la tenerezza la verita' come questa in questione e l'altra celebre 10 agosto, S.Lorenzo io non so' perchè tante di stelle....paragonando il padre alla rondine che fu uccisa mentre portava cibo ai rondinini, cosi' come il padre portava due bambole in dono alle sorelle.Altissima poesia da spaccati di vita reale Questa vuole essere una considerazione e soprattutto un monito a chi scrive poesie...le fandonie vengono a galla... ma non commentero' certo io Giovanni Pascoli immenso poeta nel panorama della poesia italiana...Grazie Massimo

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  8. leggo e mi entusiasmo dei commenti che oltre tutto mi piaccino tanto... per l'ardore dimostrato
    verso chi si è tanto ammirato....ma ditemi se un'altro Pascoli fosse adesso con la morte che gli corre al padre per gli eventi appresso..come oggi avrebbe scritto.... con la macchina a porte aperte a ruote sciolte e vetri aperti?....quelli eran tempi un pò diversi .....oggi i poeti sono anche per modernità diversi...e pensieri e poesie sono molto diversi
    quanti Pascoli ci sono e non li riconosciamo...
    forse perchè tra poeti non vi riconoscete...
    perchè ognun di voi ha le sue primeggiate ascese
    ora che ben venga Pascoli e le sue splendide...
    almeno dal fu non più si han pretese..ove sue virtù le ha estese...ma credetemi carissimi poeti ..oggi voi tutti nei Pascoli siete...dal quale amor sentite e vi divulgherete.......
    spero che questa mediocre satira sia di vostro gradimento perchè poeta vorrei almeno somigliar col mio cimento...abbraccio a tutti

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  9. Apprezzo il commento precedente e lo condivido. Credo che per errore ha postato un commento anonimo.
    Se vuoi puoi firmarti anche in un post successivo.
    Comunque la tua serietà e competenza rende ancor più incisiva ed efficace la satira che ti fa anche assomigliare a un poeta...
    Grazie a te ed agli amici che in precedenza hanno avuto il garbo di esprimere un loro graditissimo commento.

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  10. non per rovinare i bei commenti ma si nchiama "la cavallina storna"

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