Poesie, Racconti e Musica d’autore

"Scrivere poesie non è difficile; è difficile viverle." (Charles Bukowski)

Viviamo assieme una poesia, un racconto, una canzone o un quadro d'autore, lasciate un vostro commento ai post, per noi sarà un piacere leggervi.

Preghiamo gentilmente tutti quelli che postano il loro commento scegliendo l'opzione 'Anonimo' di blogger di firmarlo, grazie. ros e massimo

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giovedì 31 dicembre 2009

Notte di capodanno di Rosarita De Martino

Felice anno nuovo a tutti gli amici del blog. ros e massimo

















Notte di capodanno

Scoppiettano,
rimbombano,
tumulto di spari
turbinio di fuochi,
ma urlano la gioia?
Confusa esco dal giardino
di mia vita.
Inciampo
in grovigli di egoismo,
scalo
monti d’orgoglio,
precipito
in valli d’insignificanza,
rumino
macigni di preghiera.
Ecco ritrovo
seme novello
di speranza
e cauta lo ricopro
con terra d’amore.
Mi riposo …
ai bordi del silenzio
e fiduciosa
attendo nuova fioritura.


domenica 27 dicembre 2009

Simenza di puisia di Francesco Ferrante

Mi cunsignò un saccu, Diu,
chinu di simenza,
di simenza di puisia.
E ju mi fici viddanu
ntò jardinu di l'amuri,
haju caddi nta li manu
e nta la vuci e ciuri
p'arripizzari li tila sfardati
di li sonni senza culuri
di tutti l'omini cundannati.
Simìnu e nun mi stancu,
travagghiu senza mai lintàri,
sdivacu niuru su biancu,
haju un tirrenu di cultivari
cu la spiranza e cu l'amuri,
un tirrenu fattu di cristiani
aggubbati da lu pisu du duluri...



Il poeta è un contadino, semina versi con la speranza che il terreno sia
fertile e possano sbocciare frutti e fiori in grado di sollevare l'uomo dal
dolore. (Francesco Ferrante)




(Dipinto: Paesaggio-Rocco Paci)

Postata nei commenti trovate la traduzione della poesia fatta dallo stesso autore.

mercoledì 23 dicembre 2009

Dov'è il tuo Dio? Di Maria Savasta












Dov'è il tuo Dio?

Cerco
la “casa del pane” *
d’esultanza
santuario,
pia grida
canto.
Ma smarrita
è la cometa
nel labirinto
dei dannati:
surrogate luci
fanciulle della notte
follie di droghe
e suoni;
forme d’uomo
smemorati
da scienti saggi
sotto vecchi giornali
di ieri,
ripudiati
dormono.
“Dov’è il tuo Dio?”
urla Giobbe,
da nudo
tepore antico
pietoso letame
scalda:
verme e anima !
Eppure
all’orma tua
il mio piede
stava attaccato
e al vico delle indecenze
giungo,
malinconico trapestio!
Lontano,
festoso clero
e gioie di pastori,
santi epuloni
d’una notte,
osannano
giubilanti :
“è Natale,
non si soffre più”!
Strascico passo
su zacchere
di pianto.



*riferimento a Betlemme, il cui nome in aramaico vuol dire: "casa del pane"

















Ho scritto questi versi all'inizio del periodo natalizio, era notte, la città brillava di luci e gioie effimere...
nell'aria il gemito dei senzatetto e il grido degli ultimi...Luoghi sacri colmi di gente esultante e girando l'angolo si muore!
Si gira lo sguardo per non vedere e si canta felici "è natale non si soffre più", per una notte ci si sente santi e giusti imbandendo le tavole di superfluo e parole lasciando qualche spicciolo per gli Ultimi.
Ipocrisia dell'occidente ricco e opulento!
Che la Luce del Natale illumini i nostri cuori e le nostre menti e come i poveri pastori o i ricchi magi, condividiamo con la stalla il nostro amore e il nostro pane. Maria Savasta



lunedì 21 dicembre 2009

C'ERA UNA VOLTA A NATALE di Massimo Imperato

Ragazzino passeggio per luminose vie
davanti alle vetrine colorate.
Vapori d'incenso irradiati
da intermittenti lucine
sbuffano al suon delle zampogne.
Tintinnano le monete nelle tasche,
prima di trasferirsi ai bottegai acquistando piccoli regali
per far felici parenti e familiari.
Vigilia di Natale,
urlano i pescivendoli,
sovrastano il brusio
degli acquirenti in festa,
in bella mostra spigole
ostriche e aragoste.
Mi faccio strada tra la lieta folla,
visito a tappe i nonni e le case degli zii.
Ognuno gira attorno alla cucina,
stordito da succulenti olezzi
mi perdo nel fondo dei tegami.
Auguri a tutti,
magico giorno beato;
a casa, nascosti aspettano,
i regali sotto l'albero,
prima di essere scartati.
Più non esiste
quest'amata attesa,
perso ho la via festosa,
naufraga tra i ricordi
di nostalgie passate.

Ho rivissuto gli anni della spensieratezza giovanile. Il Natale era atteso per 365 giorni l'anno. Il rituale mi dava gioia e certezza negli affetti. Il senso della famiglia. L'amore verso i familiari e gli amici. Poi la vita solleva il velo ed ho scoperto che erano prevalentemente illusioni, mentre la parte vera è finita con la scompara e la disgregazione di alcuni familiari. Eppure resta meraviglioso rivivere quei tempi con la mente.


mercoledì 16 dicembre 2009

Una ragione di Adriana Pedicini

Una ragione io cerco
del fervore di vita
pieno eppure immoto
in questo angolo di terra.
Danza acrobatici passi
lungo invisibili reti
un ragno perlaceo.
In rara armonia
un pullular di formiche
si estenua per secchi frammenti.
Un verde bruco stupendo
sormonta abbracciandola
una montagna di foglie.
Una bianca farfalla
disorienta lo sguardo
in vorticose rincorse.
Un cuculo a intervalli
scandisce del tempo
il ritmo lento.
Quale in tutto questo
la ragione?

Sarà forse la beffa
di chi agita i fili
di marionette impotenti
costrette al bisogno
o è un unico afflato
che ora lieve ora grave
anima nei confini del cosmo
mille forme diverse
a formare i pioli
di una medesima scala
che conduce all’Origine-Prima?
Scivolato sulla mia mano
il ragno a mio conforto
spezza la mia solitudine.
La risposta allora intuisco
nelle note di un vento lontano.


Attraverso una lineare semplice immediata poesia si vuole evidenziare il fatto che fin dalla più lontana storia umana molti interrogativi hanno attanagliato le coscienze con risposte più o meno in grado di placare le angosce esistenziali, alimentate soprattutto dal mistero che circonda il nostro destino di creature umane. Risuona nelle orecchie il grido di Ecuba, nelle Troiane di Euripide "Zeus, sostegno della terra, che sopra la terra hai la tua sede, chiunque tu sia, difficile a comprendersi - forse necessità della natura, forse ragione degli uomini:...".
Coloro che più insistentemente hanno tentato di affrontare l'eterno quesito hanno avuto in sorte o l'illuminazione della Fede o la tragica disperazione o il deserto bruciante di agnostiche o materialistiche convinzioni. Ognuno nel suo intimo forse può ascoltare la voce della scintilla che illumina il dubbio o annegare nella nera palude di risposte impossibili. (Adriana Pedicini)





(Disegno di Rosalba Falzone)

Torri di Babele di Filippo Pio

(Torri di Babele-Filippo Pio-2007)











Torri di Babele.

Persone e cose scadenti per tempi e sensi,
plagevoli di costruzioni iperboliche d’aspetti
per momentanee e miserevoli funzioni.

Torri di Babele variopinte e griffate,
mosse da cervelli insensibili e prevedibili come orologi
all’opera per esistenze da copertina.

Puntuali forme ed apparenze,
colorano stupidi ragionamenti, facilmente irretiti
da menti impigrite dalla moda.

Propositi poco trasparenti, per ideali distratti ad antichi sogni,
trattenuti ed avviliti nelle sabbie mobili
di passioni e desideri estemporanei.

Aria servita in effimere atmosfere,
e farcita di sensazioni, troppo immediate,
per essere riflesse.

Imperituri ragionamenti indipendenti,
trattengono un pensiero arrugginito,
nero oramai come il carbone.


Granelli di intolleranza e convinzione, per attrito di presunzione e vanità,
cadono inevitabilmente dalle alte torri, divenendo in basso,
per continua rimessa, valanghe travolgenti e distruttive.

Sempre e solo quanto per interesse è previsto, poi…..
ordinarie stanche domande ed ipocrite considerazioni di rito
sulle impervenibili responsabilità delle tragedie.

Eccezionali telecronisti della morte
insuperabili nella diretta,
da bocciare in comprensione.

Stermini e catastrofi nulla ha presa
né tanto meno lascia effetto, al ricordo come al presente,
all’ombra di una disarmante convenienza.

Poca storia per un ago
perso nel pagliaio della tecnologia
delle forme dell’inutile.

Poco stupore
per le meraviglie
del mondo.

Ovunque incontrastata è insaziabile voglia adrenalinica
mentre sguardi innaturali ed ossessivi, cacciano,
negli infiniti presidi di materia uno spirito nomade e sfuggente.


Torri di Babele "..oramai non ha alcun interesse se una cosa serva o meno, l'importante è che sia lucida e veloce...tanto quanto non interessa cosa si dica, fondamentale è da dove si parla....così pian piano diviene superfluo se si creda o no in qualcosa.....basta darne solo una sensazione....."(Filippo Pio)


martedì 15 dicembre 2009

MALINCONIA di Wanda Allievi














MALINCONIA

Nel mio silenzio di parole…
urlo forte il tuo nome al cielo…
muto brusio evanescente della mia voce.
Nelle mie lunghe notti di luna piena…
sento una leggera brezza sulla pelle…
che mi riporta il tuo profumo,
la tua grazia schiva e riservata.
Quanta triste e sfuggente malinconia…
nel “risentire” la tua fragranza delicata,
nel “rivedere” il tuo gentile garbo.
Dolci essenze e immagini sfumate…
di un passato lontano eppur scolpito,
eco acuto di struggente nostalgia…
che come un sibilo risuona…
tra sinuosi colli ed alte vette,
per fermarsi e riposare…
nelle profonde e segrete gole del mio cuore.

La malinconia, sentimento dolce che ti prende, quando pensi a qualcosa o a qualcuno che non c'è più. Arriva all'improvviso, quando ascolti un suono famigliare, quando annusi un odore conosciuto, e tutto ciò ti riporta alla mente e nel cuore, situazioni e persone che non sono più con te. Ed in silenzio, vivi intensamente questo dolce e profondo sentimento che è la malinconia.


domenica 13 dicembre 2009

SALVIAMO I BAMBINI di Massimo Imperato

Basta col seminare
ai piedi dei fanciulli
l'odio e l'indifferenza.
Nutriti con veline e videogiochi
crescendo all'ombra di Vegeta,
smarrita hanno la via
del vecchio campo di periferia.
Lì, dove due pietre son l'unica meta
per infilar la palla ed esultare.
Non più un abbraccio
tra teneri bambini,
non più una zuffa
per non restare in porta.
Tutto diventa serio
anche se hai pochi anni.
Stronchiamo i messaggini,
le fascinose chat.
Stringiamogli le mani,
portiamoli nei prati
a chiacchierare insieme
gaurdandosi negli occhi.
Indi poi incontro al buio,
sotto le amiche coltri,
senza televisore,
attiveranno i sogni
di chiacchiere e pallone.

La società di oggi stà distruggendo l'innocenza dei bambini. Quel periodo felice che resta nei ricordi di tutti quelli che hanno avuto la fortuna di poter fare i "bambini". Una fase dell'esistenza dove davvero prevalgono i buoni sentimenti, dove ancora si vive in funzione dell'amore. Se distruggiamo i "bambini" distruggiamo l'amore. Ecco il grido che traspare in questi versi. Educhiamo i bambini all'amore, distogliamoli da tutto ciò che li allontana dalla loro fantastica innocenza, solo per il gusto di vederli "grandi" prima degli altri. Salviamo i BAMBINI.

venerdì 11 dicembre 2009

ZINGARA di Bruno Zapparrata

Mimosa,doce doce staie nascenno
sott''o cielo ceroggèno 'e fevraro;
n'aceno arape e n'ato staie schiudenno,
goccia pe goccia sgrane nu Rusario...
Primmavera ca tuorne cu 'a poesia;
no, nun è ggrano, sta campagna è oro;
mille culure dinto a ll'uocchie e 'a luce,
sceta d''e suonne 'a musica d''a vita...
N'angelo senza scelle sta vulanno;
s'appiccia cu 'e culure 'a fantasia;
cadono fronne 'e mare pe sta via...
arde 'a cannela dint''a na buscia...
Zingara,
faccia d'angelo,
malìa,
scesa d''o Paraviso pe magìa.
Rosa sfrunnata d''o chiarore 'e luna
ca torna a me, c''o viento d''a furtuna...


Questa poesia non avrebbe bisogno dell'introduzione alla lettura perchè molto semplice. Sono sensazioni che sgorgano spontanee quando fermo al balcone, circondato da alberi primaverili a fine febbraio, dove bastano due giornate di sole per far fiorire le mimose, uno resta estasiato a commentare questo miracolo della natura. I pensieri si accavallano, la fantasia lavora e pensi a qualcuna che non è al momento accanto a te però è presente e vicina. Di conseguenza vai a fare l'analisi di un rapporto che grazie a Dio, non è sempre negativo ma qualche volta puo' essere anche con fini ottimistici e ne tiri le somme semmai mettendo su carta delle immagini raffiguranti momenti del rapporto stesso. In questa poesia penso ci sia tutto in fatto di rapporto ossia, Fede, Estasi, ammirazione, qualche dubbio ma la conclusione è positiva. A Voi, cari amici il parere, il giudizio, quello che volete. Grazie.





Postata nei commenti trovate la traduzione letterale e non poetica della Poesia ZINGARA a cura dello stesso autore.

(Dipinto: Mimosa di notte - Michele Paradiso)

mercoledì 9 dicembre 2009

IO SONO di Sonia Demurtas
















IO SONO

Io abito negli occhi di un bambino dell’Africa,
abito nei confini dei tuoi muti deserti..
Io abito sulle lacrime che rigano il tuo volto,
nelle profondità abissali di un vecchio ricordo,
Abito negli scantinati maleodoranti, dove
come bestie, si rifugiano i clandestini.
Io abito nei cartoni della notte,
dove i clochard si riparano dal freddo.
Io abito dietro le sbarre dei carcerati,
dove il cuore isolato...
chiede perdono a chi ha amato.
Io abito nelle preghiere di chi crede,
per consolare gli afflitti.
Io Esisto per tenderti una mano
E donarti il regno dei cieli…
Io sono Dio.


Non commento, perchè si commenta da sola! Sonia Demurtas
Tratto del libro "Oltre l'amore" - ALETTI Editore.


lunedì 7 dicembre 2009

E Sarà Giorno di Maria Savasta

















E Sarà Giorno

Fermo respiro
ascolta il tuo
su auloròsa pelle
del ricordo,
veloci ritmi
emozionali ,
palpiti
d’anima notturna
sola
come libero aquilone
reciso
dal suo filo
di passione,
seduto
su nube di cuscino
enfiato
da tenere lacrime
e morbide orazioni.
E verrà la luna
a rapire
il canto del silenzio
pel suo mar della tempesta.
E sola resterò
coi muti tuoi sorrisi
di pace:
e
sarà giorno!

" Ho scritto questi versi nel silenzio della notte, trattenendo il respiro percepivo il profumo della pelle amata di chi m'ha lasciato per cieli nuovi e terra nuova, e nell'emozione sentivo veloci i palpiti dell'anima.
piangevo e pregavo libera come un aquilone sfuggito dalle dita d'un fanciullo distratto; svincolata da lacci e terrene passioni .
Il mio silenzio non è nemico, ma un canto di dolci rimembranze, e quando da dietro la finestra guardo la luna, s'interrompe il canto: è stata lei a rapirlo per pacificare il suo mar della tempesta dove confluiscono tutte le umane tragedie.
Resto sola coi sorrisi nel cuore del mio amato, e la certezza che "sarà giorno"!
La 'e' scritta in un solo verso e perciò staccata da 'sarà giorno' vuole per l'appunto indicare non la speranza, ma l'assoluta sicurezza della luce a divenire"


sabato 5 dicembre 2009

ANIMA VAGANTE di Carla Fortebracci


















ANIMA VAGANTE

Un dì m’accorsi d’essermi perduta
mentre vagava l’anima mia fra i sensi
d’un tratto l’armonia si fece muta
si spensero quei giorni fatui e melensi
l’eden m’avea accolta un dì lontano
stordito s’era il cor di tanto ardore
ignara m’inoltravo piano piano
nell’incantato bosco dell’amore
donai anima e corpo senz’indugio
certa che il fato fosse un re clemente
giammai cercai riparo né rifugio
scevra d’inganni abbandonai la mente
mille o più di mille furon quei baci
quelle carezze languide e suadenti
magiche notti scandevan ore audaci
l’oblio fluttuava libero tra i venti
non seppi allor capir colui chi fosse
quel volto che m’avea sì tanto amata
cosparsa m’ebbe la via di rose rosse
io gli credetti e fui così dannata
passaron sul mio corpo i mesi e gli anni
lasciando i segni delle vane attese
la gioia cedette il posto a quei malanni
il cor s’inaridì ma non s’arrese
fuori dall’uscio stetti come un cane
fedele attesi briciole di vita
m’accontentai di acqua e poco pane
riempir la ciotola per lui fu cosa ardita
negate allor mi furon le speranze
sgorgaron dai miei occhi lagrime amare
cessò la melodia con le sue danze
rimasi sola avvinta al mio fervore
furon momenti d’atroce smarrimento
fitti quei rovi m’infliggean dolore
il corpo mio fu avvolto dal tormento
trovai il coraggio e strappai dal petto il cuore.


La poesia è tratta dal libro "Viaggio autobiografico nel paranormale". Questa poesia come le altre facenti parte del capitolo dedicato alla scrittura automatica e alle poesie ispirate, è stata da me composta in uno stato d'estasi e in pochi secondi senza riflettere, né sapere cosa stavo scrivendo, come se qualcuno mi dettasse quei versi che scaturivano senza sosta dalla mia penna. Contemporaneamente alla scrittura, nella mia mente si avvicendavano le immagini che poi ho ritrovato nel testo del componimento.




giovedì 3 dicembre 2009

Via della Pietà di Fabrizio Di Palma



















Via della Pietà

Te scordi ogni tanto de avella
E soprattutto non te ricordi mai de falla
Fai schifo dietro all’ombra der bastone
Te degni de fà solo er padrone
Ricordete pero’ omo leggero
Che un giorno sarai tu er passeggero
E sì ppè caso guido io
Vendichero la fame a nome mio
Ma siccome de te so’nfame manco a metà
Sicuramente me scapperà a pietà.


(Foto, Fabrizio Di Palma)


Sono Spesso disturbato, annoiato e stanco delle solite notizie, del buonismo della finzione nascosta e coperta da atteggiamenti COLORATI. Poi per strada leggo il nome di questa via, e piu’ di mille bandiere, esplode un sentimento uno “strillo” un basta, ma lo so’ NUN BASTA”. Lo zozzo è indelebile.

Non ho tante parole, per questo ho scritto la poesia. Fabrizio DI PALMA.


mercoledì 2 dicembre 2009

BRUMA AUTUNNALE di Wanda Allievi

Sola vago nella nebbia mattutina,
ed il mio viso si confonde,
la mia anima si perde…
tra campi umidi…
di gocce di rugiada,
tra delicati fiori sonnolenti,
che ancora, chiusi ed abbracciati,
si riparano dalle prime intemperie,
dell’ancor mite…
e dolce freddo della notte.

E sempre sola, mi addentro cauta…
lasciando un’ombra opaca,
una leggera scia di malinconia…
in questa bruma autunnale,
che diventa, sempre più fitta e spessa,
e mi riveste, mascherando il mio profilo,
ormai quasi invisibile ed etereo,
sfumando lentamente nell’oblio,
i miei pensieri, le mie parole…
i ricordi del mio cuore.


A volte, quando i ricordi non sono solo ricordi sereni, che ci fanno star bene, ma sono ricordi che ancora ci turbano nel profondo; ecco quando questi ricordi ci fanno star male, allora vorresti sparire, sfumare lentamente nella nebbia, e rinascere in una nuova vita oltre la nebbia, dove un sole splendente ci accoglie, cancellando e lasciando indietro ciò che ancora turba il nostro cuore.


lunedì 30 novembre 2009

Ti cerco di Albertina Piras

Dove ti troverò amico mio?
Forse sotto un cielo
coperto di stelle?
Sarà lì che ti troverò?
Sì, perché tu non sei
fra la gente
che mi sta accanto,
che oggi è con me
e domani è contro di me.
O forse sono io
nevrastenica,
che non so dialogare,
che non ascolto
le ragioni degli altri.
Forse anche tu
vuoi dirmi questo,
amico mio.
Forse tu vuoi placare
la mia ira,
per questo taci
quando io
mi lamento.
Oppure pensi
che in quest'istante
solo tu
puoi essermi amico,
così come io penso
che solo tu puoi comprendermi.
E' così, amico mio?
Dimmi, è così?
E intanto ti cerco
e continuerò a cercarti
volando nella notte
coperta di stelle.

" A volte ci capita, pur avendo tanti amici, di sperimentare momenti di incomprensione, di solitudine. Dipenderà da noi, dipenderà dagli amici, fatto sta che c'è qualcosa che da loro ci separa. Ma il bisogno di comunicare ci è prezioso come l'aria che respiriamo ed allora ci rivolgiamo a un amico immaginario, testimone del tempo che legge fin nel profondo del nostro cuore. Esisterà davvero quest'amico? Chissà. L'importante è che noi riusciamo ad aprirgli il nostro cuore." (Albertina Piras)

(Foto: L'Amiczia di Elisabeth D'Amico-fotommunity)


venerdì 27 novembre 2009

'A LA ME'MUSA' di Rita Elia

(Sabucina-Rosalba Falzone)
















'A LA ME'MUSA'


Menu mali ca aju a ttìa,
menu mali oh Musa mia!
Nun è tutti ca ci l'hannu
e ju mi sentu furtunata;
trovu sempri cumpagnia
quannu sula e cu' l'affannu
tu mi duni la to' puisia.
Ti ringraziu oh Musa mia!
Tu nun sì 'na gran signura,
nun hai vesti di gran dama,
nun sturìi littiratura,
ma sì fina pi natura!
Tu mi parri nsicilianu
comu parra la me' terra:
nta lu scrusciu de marusi
nta lu ciatu di lu ventu,
nta li ciauri e nte culura,
nta lu suli e nte sapura.
Tu mi parri nsicilanu
comu lu sangu ca aju nte vini;
nto dialettu de me' nanni,
di la genti di 'na vota,
forti semplici e sincera...
ginirusa pi natura...
comu li vrazza di 'na matri...
quannu abbrazza la so' criatura!


dal libro "La vita...ciuri d'amuri! Ed.Gasm

Ritengo la mia poesia semplice,spontanea,naturale.
Una Musa,la mia che non ha nè lauree,nè ricchezze e che mi parla come la natura della nostra terra di Sicilia. Rita Elia




Postata nei commenti trovate la traduzione della poesia fatta dalla stessa autrice.

mercoledì 25 novembre 2009

SALIRE DAL FONDO di Massimo Imperato

Ho toccato più volte il fondo.
Sgretolata la paura,
coi piedi ho scostato la melma.
Soffocare no.
Non potevo ingoiar
quell'obrobriosa melma.
Piedi battuti forte, reattivi,
spinti da un istinto ignoto.
Così ho spiccato il salto.
Così ho allontanato il fondo.
E poi giù. Di nuovo.
Ho picchiato più forte.
E ancora e ancora
fino a trovare l'aria.
Nuovo, assaggio un respiro.
Uno. Prima di ripartire
per l'ultimo rimbalzo.
Voglio toccare il sole.


Nei momenti peggiori mai darsi per vinti. Ma ce ne sono alcuni in cui sei ad un passo dalla fine. E' li che bisogna raccogliere le forze. Anche se si prova il sapore della melma in cui si sprofonda. Anche se non si riesce subito a tornare a galla. Mai arrendersi se si vuole arrivare al sole!


martedì 24 novembre 2009

A te Amico Questo mio Presente di Maria Savasta

Consegno al vento
il tuo amore,
perché sia aria
dei continenti,
e ovunque io vada
respiri te...
Lo depongo
con grazia
nelle acque
perché spenga
la mia fiamma
e mi disseti:
e bevo te.
Lo scrivo
su un pentagramma
perché sii
mia gioia e mio canto:
e ascolto te.
Lo dono agli Angeli
perché m'accolga
nei tuoi cieli:
e veda te.
E a te, AMICO
questo mio presente
carme del mio amore
perché riscaldi
i tuoi freddi giorni
e i tuoi figli
dicano:
'cantalo ancora'

Ho scritto questa poesia di getto, il mattino di martedì 17 Novembre 2009.
Ero sola coi miei pensieri, i miei ricordi, il mio dolore. Come al solito prima di iniziare a dipingere e continuare nella stesura del mio libro, do uno sguardo alla posta: fra decine e decine di mail, una mi commuove profondamente, è di un AMICO!
Due lacrime mi bagnano il viso e m'accorgo di respirare la stessa aria del mio Amore, di sentire il suo profumo nel vento, di dissetarmi nell'acqua dello stesso pozzo e bere nello stesso calice..., sentivo l'affetto degli amici e il respiro caldo e odoroso che emanava la mail dell'amico lontano che m'incoraggiava sostenendomi...
In lui ho percepito l'affetto di tutti gli amici, e gli ho risposto con questi semplici versi, senza pretese, ma intrise del mio amore." (Maria Savasta)

(Dipinto: Squarcio d'infinito-Maria Savasta)

domenica 22 novembre 2009

CAOS DI PAROLE di Wanda Allievi

Vorrei che…
Fosse silenzio di frasi dette,
e di frasi non dette
Fosse silenzio di parole scritte,
e di parole non scritte
Fosse silenzio di tutto,
ma soprattutto, silenzio del mio cuore.

Io vorrei che…
Fossi oblio di frasi,
dette e non dette
Fossi assenza di parole,
scritte e non scritte
Fossi spoglia di profonde emozioni,
ma, un caos sofferto di frasi e parole,
turba il mio cuore.


Poesia che sarà pubblicata a dicembre sul libro "Poesie del nuovo millennio" casa editrice Aletti

A volte, quando le parole e le emozioni turbano profondamente, e disturbano la serenità interiore, vorrei che tutto fosse silenzio, fuori ma soprattutto dentro di me!



Rara versione di We Have All the Time in the World di Louis Armstrong

sabato 21 novembre 2009

Nun chiammà di BRUNO ZAPPARRATA

Quanno 'a mente se perde,
luntano, mmiez''o vverde,
e'e stelle a' una a' una
appicciano sti suonne,
vaco cercanno 'a luna
sul'io mmiez''a chest'onne...
Silenzio pe stu mare,
sulo nu sciuscio 'e viento,
voce 'e nu marenaro
fra musica 'e turmiento...
E' nu mutivo chiaro,
sta musica è lamiento...
Ma che te cerco a fa', mmiez''a chest'onne
si' già cammine dint'a' n'ata via
e nun tremma' si tremma 'a voce mia,
nun appiccia' chiù suonne cu 'e buscie.
Nun te scetà stanotte, nun penza',
lassa ca 'a vita scorre e se ne vola,
lassa ca 'o tiempo ferma na parola,
suonne senza parlà, e nun chiammà...


Quante volte ci si è trovati nella nebbia mentale dei pensieri, quante volte si è agnognato l'oblio, quante volte ci siamo domandati che significato ha il luogo comune "siamo nati per soffrire" . Allora mi sorge un dubbio, vuoi vedere che siamo stati mandati sulla terra ad espiare con la cancellazione totale di chi eravamo realmente dal cervello? Fantasie, si fantasie che però portano a divagazioni ineluttabili, e la prima sofferenza dell'essere umano è la mancanza d'affetto la disperata ricerca dell'amore, non soltanto fisico come oggi impera nelle comunicazioni di massa piccole e grandi che siano e che spesso portano a far nascere dei malintesi sin dai primi approcci, ma di quell'amore che aiuta giorno per giorno a sopravvivere, che da speranza, che da quel poco di serenità che ad ogni essere umano è necessaria.Questa è una classica poesia napoletana con il concetto dell'amore sparito stilata in doppia musicalità usando due metriche diverse ma con l'identico afflato si da ricavarne un'unica melodia. Il concetto è appunto un grido disperato di dolore, tra una vana ricerca, tra gli elementi presenti ostili e la rinuncia forzata ma con un avvertimento che nelle pieghe traspare con amore, senza minacce ma dolcemente gli ultimi versi recitano con chiarezza il pensare e l'invito a sognare in silenzio e se caso mai qualche ripensamento... a non chiamare. (Bruno Zapparrata)




Postata nei commenti trovate la poesia tradotta dallo stesso autore, grazie.

venerdì 20 novembre 2009

Nascerà ancora..........di Annamaria Fulgione

La nebbia ha cancellato
dal mio corpo,ogni traccia
del forte calore del sole
tanto da non sentirne
più nemmeno il tepore
Anche il mare adagiando
uno sù l'altro i suoi
splendidi colori
sembra solo troppo
al mio sguardo
Ed io,
con l'occhio sospeso,
su un un amore,
che credevo sparpagliato
tre le strade del nulla,
con la memoria guardo
gli abbracci dolci di
due corpi sotto una
fievola luce lunare
e la mente esulta
gioisce sogna
ancora amplessi lunari
Ma perchè sognare?credere?amare?
M'ama non m'ama nascerà ancora?
Ma ecco che il cuore,
pietra di lava ormai....
si accende,si spegne
sgomenta non cedo al destino,
con fare felino agguanto
il ricordo
nascerà di nuovoil tuo amore
per me
e sarà la vita e non più
dolorosa notte
nascerà si ancora nascerà ...

Da i miei scarabocchi,dedicata a me che amo la vita la sfuggevole vita e ai ricordi che fanno sognare .....prima di andare venderò il baule dei miei sogni ,non valgono molto materialmente,ma hanno la capacità di sconfiggere la malinconia la noia di vivere.....nel baule troverete anche tante scarpe con tacchi impossibili ,sono la mia passione ed un sogno perchè indossarle è impossibile........siate clementi con me oggi .........ho scritto in piedi dedicata alle amiche bellissime della panchina viola che bacio ed a gabriele prignano ed a tanino ferri a cui piacciono le mie zippole ed a mio marito che amorevolmente mi cura .............diciamo(Annamaria Fulgione)




(Dipinto: Spiragli di Luce-Vincenzo Manca)

giovedì 19 novembre 2009

Bambola di pezza di PIETRO VIZZINI

Questa notte il buio,
tra le mie dita
cera colata di candela
ora accesa, ora consumata.
Lambiva una tenue luce
posata tra i cuscini
porcellana rosa,
viso gentile
labbra appena accese,
sembrava una bambina.
Tra giochi e abbracci
stringeva a sé
annodati come lacci
i suoi capelli chiari,
la bocca inaridita
senza il sorriso
cantava la sua nenia infantile.
La ricordo ancora adesso,
bambola di pezza
cucita, ordita per il silenzio
rinchiusa tra le ombre,
sguardo di stoffa
lacrime inzuppate
sulla sua pelle
di cotone azzurro.
Restava in attesa
di un altro schiaffo ancora
“eccolo, adesso….
no è solo un rumore,”
passi che arrivavano svelti
colpi sferzati
violenti sulle ginocchia,
sangue dalle labbra,
un’ombra allo specchio
dietro quella tenda
odore di muffa,
veloce il suo respiro
boccheggiava di dolore
congelando aiuto.

Se potessi un giorno
diventare di porcellana
delicata e fragile,
potresti dire
di essere amata.


Questa poesia può avere diverse chiavi di lettura, quello che io ho voluto esprimere è il dolore di una violenza ad una bambina. La bambola di pezza è una metafora che rappresenta sia l’oggetto in se stesso come bambola compagna di giochi e soprattutto persona, trattata con violenza da qualcuno che è il suo incubo. Ma il suo desiderio più grande è quello di diventare come una bambola di porcellana, che nella sua delicata fragilità forse può essere trattata con amore.


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mercoledì 18 novembre 2009

Respiro di poeta di GUIDO PASSINI


Il tuo respiro,
un foglio di carta crespa accartocciata,
che piano si riconcede,
al suo interno
le tue parole,
[poeta.]

Vita vissuta,
o quel poco che ne resta.

Sogni, speranze,
timide riflessioni
a cui concedi la mente
per uscirne,
anche solo un minuto,
e ritornarvi
sempre meno convinto,
ma sempre più uomo.

Un uomo si misura
dalla capacità di assimilare il dolore?

Se cosi fosse, tu,
saresti un grande uomo,
[poeta].

Ma chi può dirlo?

Molto semplice da presentare questa poesia. E' sempre in primo piano questa lotta contro qualcosa di ignoto, qualcosa che non conosci, ma che mai può prendere il soppravvento. E se il poeta fosse solo un uomo? o viceversa.

martedì 17 novembre 2009

Vicolo delle prigioni di Fabrizio Di Palma

(Foto, Fabrizio Di Palma)















Vicolo delle prigioni

Stamo tutti quà
Tutti co’ na raggione

Chi poco e chi a metà
A sconta na vita dentro na prigione

Qui dentro non è mai tardi
Pe fa pagà a li bastardi

Gente sapete puro
Che er core non è duro

Chi sbaja lì dde fori
Quanno viè dentro so dolori

Non dico che nn’o sbajato
Ma n’amico o vendicato

E che mò, che fra trent’anni esco,
Vojo rifà l’onesto.


Mentre mi trovavo per le vie di Trastevere, nell'intento di effettuare la mia infinita ricerca fotografica su fontane monumentali, edicole sacre e lampioni, ad un certo punto immortalo nell'obiettivo questa via con sopra una finestra tipica delle prigioni. Qui una volta la gente veniva portata per scontare delle pene. Di lì, un po' per esperienze raccontatemi da amici, un po' per conto della mia fantasia, legata anche magari a vari film visti sul tema in passato, ho cominciato ad immaginare una situazione tipica e il testo ha iniziato ad avere forma e rime. La persona rappresentata sicuramente è stata "carcerata" per una questione d'onore. In essa riscontro e trascrivo un forte sentimento di amicizia, di voler essere onesto, e di disagio. spero piaccia. ciao, (Fabrizio Di Palma).


domenica 15 novembre 2009

Evidente mente.... di Filippo Pio

Dolcemente in te
apparentemente
mi perdo..
il cuore s’arrende
quando distratta
è la mente.

Tu irrealmente
come mai
vestita di niente
con voce falsamente
suadente,
ma che ancora
come allora,
mi sorprende.

Non io, ma altro
in me presente
che si fa strada
internamente
sinuoso
come un serpente
striscia lentamente,
per poi stringere
e soffocarmi
nella mente..

Io deficiente,
e tu reticente,
per un noi
stella morente,
che oramai brilla
solamente agli occhi
della gente.

Scioccamente in te,
per un interesse
che illogicamente
mi prende, che di nuovo
non s’arrende,
e il mio cuore silente
ancora una volta
si fende.


Ricordo che sono principalmente un ricercatore, non amo il descrittivo quindi quando offro un pensiero (che in questo caso richiama alla Genesi, che vede la donna ed il serpente tentatori), non ne cerco altre coniugazioni,sono molto esigente con me stesso, per me scrivere non è un lavoro, ma una passione, quindi.....
Personalmente l'arte non deve svilirsi del suo principale fondalmento che è la comunicazione dell'incomunicabile, e non invece l'esaltazione dela propria personale "indipendente" visione...a tal proposito vi riporto sotto poche righe con le quali ho accompagnato dei miei dipinti che, per mio grande onore Philippe Daverio ha inserito nella galleria della sua rubrica sul web Artonline....

sabato 14 novembre 2009

M' ISPIRA di Rita Elia

(Dipinto di Rosalba Falzone)












M'ISPIRA

M'ispira lu ventu c'annaca li fogghi,
l'alliscia, li scoti, li strogghi
e li straminìa comu pittiddi
pi l'aria e pa' via.
M'ispira lu suli ca fà affacciateddi,
s'infila nte casi, nta tutti li vaneddi:
asciuca filati di robbi stinnùti
e fa arrussicari facciuzzi piatusi.
M'ispira lu focu c'abbrucia e distruggi
ca duna caluri, ca coci e rivugghi,
ca svampa, scattìa e fa li faiddi
ca scintillianu comu li stiddi.
M'ispira la me' terra ca è terra di focu
d'amuri e di odiu
di tanti sapura e di milli culura
di genti scialusa e assai ginirusa.
M'ispira lu scuetu ca fa 'nnamurari
dda smania ca afferra e fa suspirari
fa chianciri, ridiri, lu cori 'ncantari
e lu porta unni voli e lu fa cuntrastari.
M'ispira lu sonu di l'Avimmaria
ca 'nvita la genti e ci mustra la via
e annunzia la sira, la paci, lu riposu
e spiranzi d'amuri pi tutti li criaturi.
M'ispira la fami, la puvirtà
e la suffirenza di l'umanità;
m'ispira lu mari, lu firmamentu,
un filu d'erba, 'na spica di furmentu
'na lacrima, un cantu, 'na risatedda...
lu scaccanìari di 'na funtanedda.
Ma ch'ossai di tuttu m'ispira l'amuri,
ca a tutti sti cosi ci duna culuri,
ci duna vuci, ci porta puisia,
nni duna paci e nni porta armunia.
Si nun ci fussi stu sintimentu
la nostra vita fussi un turmentu;
povira e tristi dd'umanità
ca senza amuri nun sapi unni và!

Tratto dal libro "La vita...ciuri d'amuri" di Rita Elia ed. Gasm

M'ispira è una delle più belle poesie che la mia anima abbia partorito. A detta di tanti amici è la più bella delle mie poesie d'Amore.Pamela Villoresi ,toscana, l'ha recitata in maniera egregia a Sant'Agata di Militello ( Me) dove M'Ispira si è classificata, nel 2007, al primo posto,nel premio di poesia indetto dallo stesso comune (Rita Elia)



Postato nei commenti trovate il testo della poesia tradotto dalla stessa autrice. Grazie a tutti.

venerdì 13 novembre 2009

Oltre di Fabrizio di Palma

(Foto di Fabrizio di Palma www.Flickr.com)















OLTRE

Cosa corri, cosa insegui
Tradita ingiustamente dal tuo destino

Pensavi all’amore,
ma la sorte dettava
una sentenza di morte

Ti tolsero il gioco, il sorriso
In un attimo il buio.

La cura, il pianto,
quel sapore amaro

Il dolore, la crisi,
senza una via di pace

Tutti a far forza
Tutti a capire
L’unica incomprensione,
“il perché”

Alla fine la tua ricerca,
incompleta, incompresa, inaspettata

una luce, una fiamma, una speranza

Oltre.

Oggi, sei tornata a giocare.


Un giorno, preso da mille sentimenti sentento piangere un mio amico ed una mia amica per il dramma che aveva colpito la loro figlia, rimasi "invaso" di un sapore amaro e di un sentimento di impotenza che prevalse e prevale nei miei pensieri. Penso e ripenso sempre a loro, a lei, e soprattutto a quanto siamo deboli, indifesi e non immuni ai problemi "umani".
Durante una mia ricerca fotografica ad Assisi (le mie foto su www.Flickr.com , e su www.artcurel.it) sul Santo e il suo cammino, immortalai quella serratura che poi mi diede il là alla creazione della poesia.
Si perche' la serratura era murata e dietro il muro c'era tutto il meraviglioso panorama che da assisi si puo' vedere in direzione di S.MARIA degli ANGELI.
Venni investito dal pensiero di quella ragazza e dal fatto che dietro alla serratura murata vi era la vita. E la mia mente anzi il mio blocchetto iniziava a riempirsi di versi, di note, di pensieri positivi.
Credo molto in quello che ho scritto e che scrivo.(Fabrizio di Palma)

giovedì 12 novembre 2009

Tra un sospiro e l'altro di PIETRO VIZZINI

Gronda sui rami di una quercia
l’umore argenteo del mattino
mentre un lamento
squarcia il silenzio
di un aperta campagna
un cane bastonato
termina morente
il suo urlo strozzato
vestito di uomo apparente
prosegue lungo il selciato
un cupo viandante
che il bastone ha accarezzato
e dall’odore fervente
un lupo accorre al pasto invitato
ed ecco l’uomo agonizzante…..
Tra un sospiro e l’altro
le lucciole
illuminano fili d’erba
e tra un ramo
due occhi
lambiscono la luce
che svanisce tra attimi di pace
cocente e improvviso
nelle piaghe
della terra un sorriso
boccheggia nella polvere
di una smorfia deriso....

Dolore e gioia camminano mano nella mano e quando si guardano negli occhi vestono l'uomo di chiaroscuro....Questa poesia esprime dolore in una realtà dove esiste anche la gioia, che si alterna alla violenza, alla pace, all’odio, all’amore. L’uomo cerca di prevalere su tutto, ma la natura alla fine è sempre vincente.



(Dipinto: Il re della foresta-Ligabue)

mercoledì 11 novembre 2009

Testamento di MASSIMO IMPERATO

Verrà il tempo che sotto il comodino,
ferme le mie ciabatte resteranno
mentre secco uno spazzolino
ai vostri compagnia fara'.
Allor, vi esorto
a non sprecare lacrime,
spazio bensi' lasciate
soltanto ai miei pensieri.
Ho chiesto loro, altero,
di non andar mai via.
Fermi sulla coscienza
sempre li troverete,
muti ma fragorosi,
spenti eppur luminosi.
Faro per emozioni naufraghe,
cosi' diranno ai posteri:
"Gonfiate la passione
non scoppierete mai.
Senza risparmio date,
specie se con le unghie
il fondo ormai grattate.
Colmatevi d'amore
senza timor di apparir diversi,
ed in egual specie
fatelo con ognuno
che il vostro sguardo
intorno incrocera'.
Quando poi sulle gote
anche l'ultima lacrima
sarà ormai asciutta,
stringete forte gli occhi.
Li pronto mi vedrete
a braccia aperte, fermo,
come quando era vuoto
sotto a quel comodino
e le ciabatte forte
strisciavano al mattino.

Il mio testamento non prevede nulla di materiale. Il silenzio dei miei valori e ed i pensieri sono l'unico lascito. Le lacrime di dolore, il lutto, la tristezza presto svaniranno, ma i semi che ho posto nei cuori dei miei cari cresceranno. Amore incondizionato da dare a tutti senza chiedere niente in cambio, questo è ciò che crescerà nei miei posteri. E nel momento in cui lo riconosceranno, allora potranno sentire la mia presenza, proprio come quando ero tra loro.


martedì 10 novembre 2009

'E FRONNE D'ORO di Bruno Zapparrata

(Glorious Maple Leaves turning colors in Autumn-Gilbert Lam-Artscanyon)













'E FRONNE D'ORO

Guardo sti fronne culurate d'oro,
a' ffesta s'è vestuta ogge 'a campagna,
ottòvre chianu chiano se ne more,
canta allero nu mierùlo sulagno...
E penzo, penzo, arreto a stu balcone,
e penzo ancora e sto' guardanno fora,
vurria turna' a'o passato, nu guaglione,
primma che 'a vita me spezzasse 'o core...
Quanno 'e staggione cagnano, che pena,
'e juorne? Songo tutte eguale a ll'ate,
sulo malincunia pe dint''e vvene,
'o bbene e 'a fantasia... stanno malate...
So' na palomma ca ha sbagliata 'a via,
nun voglio vula' cchiu', me manca 'a forza...
mo ca nun ce staje tu, che malatia,
tengo 'e cervelle nchiuse int'a' na morza..
E guardo, guardo 'e ffronne culor d'oro
che aspettano 'e cadè, c''o primmo viento,
l'autunno chianu chiano se ne more,
nun canta allero 'o mierùlo...è lamiento!



Commentare questa lirica pregna di malinconia e di ricordi passati non è facile anche per me che ne sono l'autore. Restano sensazioni dolci, malinconiche di un passato perduto e rimpianto, di cio' che andava fatto e non è stato fatto e quello da evitare e che invece non è stato evitato. Guardare questo sole autunnale che tinge tutta la campagna color d'oro specialmente al calar del tramonto mette una malinconia struggente, si cerca quello che vorresti più della tua vita e che non hai o che non puoi avere, è come un viale dei passi perduti ed il pensiero rincorre i pensieri in un mulinello che non trova fine ed allora ecco lo scoramento, la farfalla che sbaglia via, ed anche il canto del merlo diventa lamento vedere che a poco a poco gli alberi si spogliano lasciando il tronco nudo, cosi come i sogni giovanili si infrangono con fragore e vanno via in pezzetti di cristallo dove sono andati a cozzare.(Bruno Zapparrata)




Postata nei commenti trovate la traduzione della poesia a cura dello stesso autore.

lunedì 9 novembre 2009

DOPO LA PIOGGIA di Albertina Piras


Dopo la pioggia

il mondo t’appare

vestito

di serena, pacata tristezza.

Marcate da contorni più scuri le cose

acquistano più concretezza

e distinte risaltano

separandosi più nettamente tra loro.

Un dolce sapore d’antico

nel tempo che passa;

nei ricordi il conforto che viene

dopo le notti di pianto.




(Dipinto: Dopo la pioggia Acquerello-2004-Modesto Cesare)

sabato 7 novembre 2009

Sur serio di Fabrizio Di Palma

Ogni mattina
Sali e monti

Dalla metro
Non vedi ponti

Passo sotto ar trionfale
Er vecchietto
me da er gironale

che te leggo
che te vedo

Ridolini si
Te prego

Famme ride solo tu
Che de legge
Non se ne po’ piu’

Oramai fa notizia
Mica er bello, la delizia

Ma la sciagura o l’agguato,
magari a morte de n’neonato

uno stupro, na rapina
un’esposione da la cantina

dice mò pè fa la rima
je parlamo da ‘bbenzina

li tornelli, er precariato,
daje giu’ a perdifiato.

Poi la scola, i professori
Famo sciopero e annamo fori

Tutti belli, tutti dritti
Ma poi sur fatto stamo zitti

Alla fine della notizia
Tra le righe e regolini

Famo sparì pure a monnezza,

quanto me manchi
RIDOLINI.

Un omaggio a Larry Semon (West Point, 16 luglio 1889 – Victorville, 8 ottobre 1928) , in Italia conosciuto come Ridolini, è stato un attore, produttore cinematografico e regista statunitense nell'epoca del film muto. Larry Semon, maschera caratteristica, clown per eccellenza: viso infarinato, candido, su cui campeggia un naso smisurato e ricurvo, due occhi tondi in un viso affilato, pantaloni sorretti altissimi appena sotto le ascelle ma che lasciano scoperte le caviglie ed un cappellaccio che non casca mai nemmeno nelle ardite acrobazie, Larry Semon all’apice della sua carriera seppe rivaleggiare alla pari con i grandi della commedia: Charlie Chaplin, Harold Lloyd, Buster Keaton, contendendosi i favori del pubblico. In particolare amato per il suo stile semplice, tutto gags, azione, movimento, certo meno poetico del grande Charlot ma in compenso immediatamente accessibile. Oggi ritenuto, a torto, un comico minore, ma la sua indubbia levatura artistica ne perpetua la memoria. (fonte)




(Foto di Fabrizio di Palma)

Poesia ispirata "Il distacco" di Carla Fortebracci

Acuti strazi m’infliggean dolore
Supina e inerme giacevo muta
Quei luoghi cari, sì perdean colore
Siffatta notte m’abbandonai sparuta

Un coro gaio e amico udii lontano
D’arretro mi chiamavan moleste voci
Guardinga mi fermai e attesi invano
Quell’alito di vita d’in su le foci

L’anima abbandonò le membra stanche
Triste affiorò il ricordo del palpito materno
Ti vidi nella notte con le tue gote bianche
Nulla potei …. E assaporai l’eterno

Fu balenante l’attimo e ti toccai il cuore
Sgorgaron dai tuoi occhi lacrime amare
E tu capisti allor la gioia e il mio dolore
Di questa morte, figlia, ancor per te mi duole.


Le mie poesie non hanno mai un titolo perchè sgorgano all'improvviso ... figlie delle mie sensazioni interiori, che vanno a tingere d'inchiostro bianchi fogli di carta. Rileggendo poi quei pensieri, che attraversano velocemente la mia mente trasformati in parole scritte, mi accingo a dare un titolo che ogni volta, però, mi appare limitativo.
La poesia "distacco" si riferisce alle sensazioni che provai nell'attimo in cui mia madre spirò. Stavo tornando da lei in ospedale e all'improvviso, mentre guidavo, sentii un dolore lacerante al cuore, come se qualcosa si stesse distaccando da me ... in quell'attimo mia madre morì. Dopo circa un anno mi ritrovai a passare nello stesso posto e alla stessa ora ... stavo guidando e provai lo stesso lacerante dolore ... mi fermai e scrissi ... era un messaggio d'amore ... ciò che lei aveva provato nell'attimo del suo trapasso. (Carla Fortebracci)


venerdì 6 novembre 2009

A questa luna di Roberto Furcillo













A questa luna

A questa luna introversa
che disdegna di illuminare le ombre.
A questa luna lunatica
che non si allunga più sugli angoli
delle mie mura sbriciolate,
ora annerite, un po’ammuffite.

A questa luna cieca
che rende il mio nero ancor più nero.
A questa luna pigra che non ha voglia
di colorare di bianco il mio bianco
e il mio rosso di rosso.
A questa luna risentita
disamorata ed assente
quasi offesa, indolente,
che si nasconde dietro nuvole uggiose.

A questa luna ormai stanca
che non sopporta teste chine
e nasi appesantiti di innamorati svogliati
che non sognano più abbracci rubati
nei campi di grano e mani vogliose
frugare sull’acre frutto nascosto
e sentir mugolare la lupa solitaria.

A questa luna che non si tuffa più
ad illuminare il pozzo
dove ormai languono desideri
tristemente avvizziti.


Mi sono volutamente adombrare, immalinconire.... per sentire meglio il disagio una luna che si sente messa da parte dai giovani, forse poco romantici? Non alzano il naso per guardarla ed ispirarsi, osservarla oltre le sue macchie. Non notano più quando occhieggia tra i cirri creando impreviste zone d'ombra, e la luce ad intermittenza fa da paravento a messaggi più che subliminali, ma...forse..... sono più presi da una musica assordante, da sballare, in una auto parcheggiata a lato di una strada...... Forse sono finiti i desideri?


mercoledì 4 novembre 2009

NA PAGGINA D''A VITA di Bruno Zapparrata


Mentre te scrivo pe te da' ll'addio,
lenta scenne na lacrema sulagna,
t'aggio vuluto bbene e 'o ssape Dio
chello ca sto' suffrenno e nun me lagno...
Dinto a sta goccia fatta 'e sentimento
se legge nu capitulo 'e rumanzo,
addò ce steva scritto, statte attiento...
te può abbruscià, pirciò te scrivo e penzo...
Penzo 'e te dà ll'addio cu tutt''o core,
st'ammore ormaie è paggina ngialluta
'e nu libbro ca nun s'è nchiuso ancora,
chi sa' pecchè tu...nun te ne si' ghiuta..
Senza aspetta' dimane, si, songh'io
ca scippo chesta mala calamita,
na lacrema pe te manna' ll'addio
e pe straccià na paggina d''a vita !


Inviare con una poesia un'addio alla presunta persona amata è cosa usuale e ormai desueta, ma l'attaccamento che ho io a questi pochi versi che rappresentano ancora oggi uno spaccato sofferto ma bello della mia vita, mi spingono a pubblicarla.
Oggi come potete leggere io scrivo altro tipo di poesia ma non si puo' negare l'amore il quale non puo' essere sempre e solo sublime, non sempre trova la coppia d'accordo.Sull'amore si sono scritte oceani di poesie ma ognuno ha il suo amore personale come una impronta digitale, riconoscibile tra tutti. La poesia è commentabile da sola perchè scritta in un facilissimo dialetto e la relativa trasposizione in calce ne completa l'opera. Da autore su questa poesia do' un parere: E' un peccato di gioventu' che pero', attenzione, si puo' ripetere, per ciascuno di noi ad ogni età. Grazie. Bruno Zapparrata




Postata nei commenti trovate la traduzione letterale a cura delle stesso autore.

Avvelenata (dedicata ad Alda Merini) di Filippo Pio


Io che nulla, di meglio,
trovai da far su questo mondo,
se non il ricercar dell’Uno,
ancora oggi, ci riprovo.

Nel tentar d’avvertire
senza soste o indugio
tale Essenza,
rimango le stesse volte delle prove
castigato e mai piegato.

Imperituro così a macinar tempo
in dubbi e ricerca sempre spendo
che poi diviene prezioso
al lustro del domani.

I miei occhi restano, al fronte
dei ragionamenti delle vostre menti,
piangenti ed impotenti, offrendo
al pensiero sistematica l’idea
di Minosse e i suoi gironi.

Ad osservare i vostri partitici voti
nei ritmi estenuanti
di considerazioni ridenti e tribali,
costantemente vi ritrovo,
imbonitori del nulla
e giudici a go go.

Credete che l’ostie e le pagane offerte
delle chiese vostre vi rendano pienezza di spirito
e profondità d'animo,
tanto cosi è, e solo può esser,
se soddisfa il “vostro dio”..

Sì, nettare di vita del quale ho sempre sete
ma con voi di “Padreterno spenti”
non posso brindare e festeggiare,
ed assai me ne dispiace!


martedì 3 novembre 2009

Le strade dei sogni di MASSIMO IMPERATO

Salta giù dal grattacielo
in groppa al cavallo alato
col verde mantello
degli anni tuoi migliori.
Calza ciabatte di nuvole,
dipingi di rosso le gote,
dell'orologio arresta
l'usato ticchettio.
Ti aspetto al centro
dello spazio sconosciuto,
ove comincia il viaggio
lungo le strade dei sogni.
Insieme a me nuoterai
il dolce mar di miele,
asciugarci poi potremo
tra soffi di aerosol.
E via di corsa
lungo viali di stelle
bersagliati da pioggia
colorata di coriandoli.
Stanchi la sera
salteremo su guanciali
colmi di petali di giglio
e rannicchiati dormiremo
sotto variopinte carte
sottili di caramelle.
All'alba l'amoroso canto
di teneri uccelletti
vibrando sulle ciglia
indicherà la sveglia.
Ancora vivo il sogno
con un sorriso pigro,
sulle strade della vita
offre esistenzial ricordo.


Una esperienza onirica dove tutto è possibile. Dove la realtà si capovolge e rende ogni esperienza unica. Ancor più bella se vissuta con la persona amata che dorme accanto.Poi dolcemente arriva l'ora del risveglio, il sogno svanisce, ma qualcosa del sogno eccezionale resta per sempre dentro.


lunedì 2 novembre 2009

Con te di Albertina Piras

Non cercarmi
nei sentieri di ghiaia
al cimitero.
Io sarò con te dovunque
c’è campagna al tramonto,
dove l’acqua riposa un poco
e poi continua,
dove il vento piega l’erba
e va lontano.
Sarò con te
per darti una mano.
Passiamo a guado insieme
questo rivolo d’acqua fresca,
dall’altra parte, sai,
c’è un mandorlo in fiore.
Vedrai
È uno splendore.
Su… coraggio.
Andiamo!


Dedico questo video ad Alda Merini che certamente amava Fabrizio de André. Grazie Alda e grazie Faber per tutte le emozioni che ci avete regalato. ros

domenica 1 novembre 2009

NA VITA SPEZZATA di Annamaria Marconicchio

Quanta lacreme dinto a chist'uocchie!
'O dulore ca lacera 'o core
è 'nu strazio ca nun tene storia;
'o pecchè? Nun 'o ssape nisciuno...
Se n'è ghiuto senza di' 'na parola,
senza manco nu vaso a sti figlie.
C'ha pensato cammenanno pe' niente?
Si sunnava abbracciato a 'e ricorde,
chistu mare manteno 'o segreto.
Si chiagneve e 'o core tremmava,
sulo 'o cielo cu isso ha chiagnuto .
Comme 'a fronne 'e 'na pianta malata,
ha lassate'sta vita assaje ngrata
e 'o turmiento, tenuto annascuso,
è vulato c' 'o gelo 'e na notte.
'Nfaccia tene 'o surriso d' 'a pace
c'ha truvato durmenne pe sempe.
Nun chiagnite, stutate 'e rummore!
Mo riposa cu 'n'angelo a fianco.

La vita vale sempre la pena che sia vissuta e se qualcuno, all'improvviso, vi rinuncia, resti impietrito a chiederti: perchè? E per quanto cercherai, non troverai mai una risposta. Potrai fare mille congetture, ma la verità resterà un segreto custodito da gli unici testimoni di un drammmatico istante: il cielo, il mare, l'aria stessa...E allora smettiamola di porci inutili domande e con il nostro silenzio rispettiamo una scelta...





(Dipinto: In Wahrheit ist es Liebe-Elvira Amrhein)

sabato 31 ottobre 2009

Notturno di PIETRO VIZZINI

Scrutano mille sguardi
dalle finestre socchiuse a sera
lampioni accesi
gettano luce
fili di seta spettrale,
sui muri parlano
ricami di giovani
che non usano voce,
graffiti e silenzi
carezze selvagge
disegnano corpi,
asfalto bagnato
pioggia di luna rossastra
si prende gioco di me.
Notturno sospiri di carne
tocco di dita roventi
scivolano smaniose
palpitando gemiti.
Movenze di danza
delineano spazi circostanti
traiettorie allungate
da passi slanciati
oscillano sulle punte.
Osservo una vetrina
oggetti bizzarri
silhouette di carta
rumore di tacchi sul selciato,
rincorro la mia ombra
sul marciapiede destro,
pensiero notturno
lungo la strada che mi porta a te.


Questa poesia nasce dal desiderio di raccontare le sensazioni provate una sera, nell’attesa d’incontrare il mio amore. L’ambiente notturno ha un fascino particolare, direi magico, le luci hanno quella tonalità morbida, a volte spettrale, la notte è un luogo dove si esprimono i pensieri di chi non usa voce, in un percorso immaginario popolato di cose e di corpi che spiano, che si toccano, dove poter scrivere lasciando il segno di sé, amando, danzando come se fosse un teatro aperto alla strada; osservare oggetti bizzarri, seguire traiettorie rincorrendo la propria ombra, come cercare di trovare se stessi in quel pensiero che porta all’amore



venerdì 30 ottobre 2009

Chignon di tango di ANGELA OLINO















Chignon di tango

È fuori dal vero la tua lacrima
scende lenta in forzate brezze di fiato
non puo’ rientrare nel solco richiuso
ne spaventa la forza facilitata del patire

Un affanno inutile il lamento
è udito dal solo tuo accordo
tra le mine disseminate di terreni ostili
ne contrae il registro intenso del ritardo

Una notifica di farsa la tua immagine
giustificata dalla rovina di un ‘avventura
in attività riesaminate senza condotta
quale azzardo di un tenace banditore

La tua sorte sembra incitarti
di presenze eclatanti senza timori
nel profumo intenso del cabernet rosso
segnandone il consumo indecente in infiniti sorsi

Che genio il tuo ingegno!

Inesperta a fronteggiare le tue mosse
distendo l’invasione del dominio
raggiungendo il posto nei miei abiti fidati
in chignon di raso nelle mani del tuo tango


Il ritmo di parole che sole vagano alla ricerca della danza...io osservo il mondo alla velocità dei miei desideri ...le percepisco in perfezioni di suoni e poi le disegno attraverso il fuoco delle mie mani...un tango non è solo un ballo una poesia non è solo un insieme di versi...l'emozioni si.....sono quelle che entrano dentro senza lasciarsi oltrepassare! (Angela Olino)


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