Poesie, Racconti e Musica d’autore

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domenica 17 giugno 2018

Chiamami sottovoce di Nicoletta Borlolotti






"Una scatole di Caran d'Ache…. Perché mi hai fatto questo regalo? Perché oggi è il tuo compleanno. Non me lo ricordavo, è vero oggi compio nove anni. (….) 
Dopo che è scesa il muro ha cominciato a parlarmi, voleva che disegnassi sopra qualcosa perché era tutto bianco e il bianco non era un colore per nulla divertente. Disegnami, dai, disegnami sopra, sono stufo di essere bianco. Mi aveva fatto fare una brutta cosa Delia si sarebbe arrabbiata? Mi avrebbe picchiato? Sarebbe diventata la strega vecchia e arcigna che pensavo fosse all’inizio? (……) Avrebbe chiamato la polizia? Ho preso la gomma e ho iniziato a cancellare. Peggio. Il colore si spandeva sull’intonaco in chiazze irregolari. 
Delia. Mi scappa…. posso scendere? ‘Vieni giù alla svelta!`Ho sentito i suoi passi avvicinarsi e poi ho visto la botola aprirsi (….) `Però…un arcobaleno!! Forse è quello che ci voleva…ahahah….ci voleva proprio. Un arcobaleno! `

La mamma mi si è avvicinata sfiorandomi il bordo di un orecchio con il fiato. `Mi raccomando Michele, ricordati le regole. Nessuno deve sapere che sei qui. Nessuno, capito? Se non fai il bravo viene a prenderti il poliziotto.`




Michele e Nicole, i protagonisti di questo libro, sono due bambini che vivono due vite diverse. Michele è un bambino proibito, un clandestino, entrato in Svizzera stretto in mezzo alle valigie, dentro un bagagliaio di una Fiat 131, Nicole è una bambina che vive ad Airolo, nella Maison des roses, una casa adiacente alla soffitta dove vive rinchiuso Michele.
Il racconto, edito da Harper Collins, ha catturato il mio interesse perchè affronta un argomento fino a poco tempo fa e forse ancora oggi sconosciuto a molti: i bambini invisibili. Quei bambini che, a seguito di genitori con permessi stagionali, entravano in Svizzera. Il fenomeno che si è sviluppato a partire dagli anni 60 è emerso solo alla metà degli anni 90, quando è cambiata la legge. ros

Il racconto, edito da Harper Collins, ha catturato il mio interesse perchè affronta un argomento fino a poco tempo fa e forse ancora oggi sconosciuto a molti: i bambini invisibili. Quei bambini che, a seguito di genitori con permessi stagionali, entravano in Svizzera. Il fenomeno che si è sviluppato a partire dagli anni 60 è emerso solo alla metà degli anni 90, quando è cambiata la legge.

NOTA: `Fino al 1996 la legge elvetica, infatti, non permetteva agli stranieri che avevano un permesso di soggiorno stagionale di portare con sé i loro piccoli. I genitori li facevano entrare clandestinamente in Svizzera ma poi erano costretti a nasconderli in casa: centinaia di bambini italiani hanno trascorso la loro infanzia senza vedere la luce del sole, senza frequentare le scuole. Hanno vissuto come Anna Frank, con la paura che da un momento all’altro li avrebbero denunciati e allontanati per sempre dalla loro famiglia. L’alternativa era mandarli in questi orfanotrofi.’Redazione Sociale




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