Ragnatela di luce e polvere
allunga le sue braccia
nutrendo aperti spazi
attende distesa alla deriva
il movimento delle ore
ricama ozi, pensieri
sfoglia cromata del tempo
gratta con le dita
pareti gremite di carta bianca.
Recita nel buio
trame sinuose
linee abbracciate
su un ordine sparso
gemono versi
di un linguaggio evanescente
immobile agli astanti
evapora fugace
odore di vernice sulle pietre
restano i graffiti
lettere sottili, intrecciate
su schemi imposti
di una muraglia urbana
sulla pelle un brivido
un dolore
lascia una traccia dentro
nulla appare silenzioso
s’accinge tenue
gentile al tatto
con un filo di voce
sussurra intorno.
Le superfici percepiscono
gli sguardi assenti
i pensieri ingordi
assorbono untuose macchie
che si dilatano ai bordi
sentono il tocco delle mani
l’eco di spazi chiusi
suono di percussioni
passi che corrono in fuga
verso terra battuta
strada di affanno
dove si perde il respiro
dolce passione, inganno
amanti, corpi alitati d’oblio
graffiano i muri
disegnando i limiti del baratro
e cementano nascosti
sgretolata polvere.
Un urlo sussurrato sulle pareti, come fogli bianchi, da riempire per colmare un vuoto, per dipingere con i colori della vita, le cose di tutti i giorni, gli amori, le gioie, i malesseri, i dolori.... tracciare queste forme in tutte le superfici, sopratutto in quelle dell'anima.
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Una composizione molto profonda ed espressiva. La metafora delle esperienze che restano indelebili nell'anima come graffiti che accuratamente esprimono sui muri la vita di tutti i giorni.
RispondiEliminaPietro è un poeta impeccabile. Non ho mai letto una sua opera che esprime concetti superficiali o con approssimazione. Sempre attento nei contenuti e nel linguaggio, scrive con misura, senza usare colori eccessivi, ma tutto si armonizza sempre nel suo stile essenziale e crepuscolare, inducendo il lettore a cullarsi tra i versi da rileggere consecutivamente più volte.
Non a caso è uno degli autori più rappresentati nel nostro blog.
Ogni giorno ci passiamo accanto, a quelle quattro parole che imbrattano il muro, eppure noi le vediamo solo se qualcuno le illumina dell’intorno, portandole davanti ai nostri occhi.
RispondiEliminaPietro Vizzini
Dal tempo lontano evapora un incontro di parole che trapassa l’animo; c’è una voce, fra questi versi, che colma il vuoto, ed è la voce della “polvere” – la polvere del passato, che fa rivivere attimi ma che non li fa afferrare.
RispondiEliminaPietro, quando tra i versi leggo “l’anima”, mi sento di appartenere agli stessi versi che leggo. Hai esternato il tuo intimo in maniera egregia. Bellissima lirica, e non poteva NON essere commovente. Un abbraccio, caramente. Grazia
Grazie di cuore Grazia. Un caro abbraccio.
RispondiEliminaPietro Vizzini