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martedì 16 giugno 2009

Cimitero di guerra di Agi Berta

Circa cinque – sei anni fa, ho ricevuto una telefonata da un anziano parroco di Portici. Non sono credente, non ho conoscenze negli ambienti ecclesiastici, mi sorprese non poco questa chiamata.
- Signora, mi scusi se la disturbo, l’avevo ricevuto il suo numero dal dottore X che è a conoscenza di un mio cruccio che sta diventando un vero problema di coscienza. Lei forse potrebbe aiutarmi. Nel nostro cimitero ci sono 17 tombe di militari ungheresi morti di spagnola dopo la grande guerra. Stavano nel campo di prigionia di Portici. Vede signora, queste tombe mi hanno sempre intristito. Mai un fiore, mai una candela …io ogni tanto dicevo una messa per questi ragazzi…Se verrà a trovarmi vedrà come erano giovani, il più anziano aveva appena 30 anni quando morì….
- Me ne rendo conto padre e la ringrazio di cuore, ma non capisco in cosa posso esserle utile.
- Ecco, deve sapere che il cimitero sta per essere chiuso. I paesani avevano già fatto trasferire i loro cari nel nuovo sito, certo non tutti, molte tombe sono completamente abbandonate e i defunti di queste, assieme ad altri anonimi verranno sepolti in una fossa comune …Ma questi giovani….non riesco a spiegare neanche io perché mi turbano tanto questi poveri ragazzi… Sa, in questi lunghi anni in qualche modo mi sono affezionato a loro. Il cimitero sarà chiuso tra breve…io ho 84 anni non so, quando il Signore mi chiamerà e vorrei affidarli a qualcuno. Il dottore X mi aveva detto che lei è ungherese forse potrebbe trovare una soluzione…
Il racconto del vecchio sacerdote mi aveva emozionato, commosso. Gli promisi di far qualcosa più che altro per non deluderlo, ma non avevo nessuna idea concreta sul da farsi.
In quella epoca – per arrotondare il mio magro stipendio d’insegnante di scuola media – due volte alla settimana impartivo lezioni d’italiano agli ufficiali ungheresi della NATO. Non credo che abbiano imparato più di quanto non sarebbero stati capaci ad imparare da soli, ma sicuramente le nostre lezioni, chiacchiere, passeggiate per la città avevano lentamente frantumato i loro pregiudizi nei confronti di Napoli che hanno imparato ad amare…dal di dentro. E questo mi bastava.
Mi rivolsi dunque a loro e la reazione fu immediata. Soffiavano venti di guerra, il conflitto tra Iraq e gli Usa era nell’aria e forse questi ufficiali sentirono con ancor maggiore intensità l’infinita tristezza di queste vecchie tombe abbandonate.
Abbiamo fatto una piccola colletta, incaricato un artigiano per costruire un semplice stelo riportandone sopra i nomi dei defunti che avrebbe ornato la loro tomba nel nuovo cimitero. Uno degli ufficiali portò perfino una manciata di terra benedetta dall’Ungheria per “farli riposare in terra natia”. Per organizzare il trasferimento delle ossa ci diede una mano il parroco e fu lui a celebrare una messa in suffragio di questi ragazzi.
A Budapest, al Ministero della Difesa invano avevano cercato dei parenti o degli discendenti di questi militarii….Nessuno si ricordava di loro, del resto erano passati 90 anni dalla loro morte, anni pieni di guerre, di rivoluzioni, di cambiamenti epocali.
Alla messa partecipammo tutti noi. Non riesco a raccontarvi cosa avesse significato per me, atea incallita a sentire il Pater Noster in italiano e poi anche in ungherese. Qualcosa che andava ben al di là della religione. Una commozione profonda che mi coglie anche adesso, mentre scrivo. Non avevo mai compreso e sentito con tanta convinzione l’assurdità della guerra che mentre guardavo i nomi e l’età di questi giovani ungheresi, militari di leva morti sotto l’ombra del Vesuvio.
C’era anche qualche vecchietta a seguire la messa.
Dopo il rito ci siamo fermati a scambiare qualche parola con il sacerdote, visibilmente soddisfatto per essere riuscito a “sistemare i suoi ragazzi”…Io traducevo. Ad un certo punto si avvicina una donna. Una donna anziana che prende la mano del generale presente e la bacia. Lui imbarazzatissimo, cerca di divincolarsi da questo singolare omaggio. Allora la signora si rivolge al parroco che con un gesto della testa indica me:
- Signò, spiegate a questo signore, lui è il capo è vero? che non deve preoccuparsi…non mancheranno i fiori su questa tomba. La curerò come fosse quella di mio marito….scomparso in Russia nel ’43. Io non avevo mai avuto manco una tomba su cui piangere…Adesso l’avevo trovata. Siamo tutti figli di mammà…

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