Poesie, Racconti e Musica d’autore

"Scrivere poesie non è difficile; è difficile viverle." (Charles Bukowski)

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giovedì 18 giugno 2009

Lo scippo di Agi Berta

Adoro il cinema, ci vado ogni volta che posso. Anche negli orari più impensabili, tanto non devo dar conto a nessuno, in genere ci vado da sola.
Una volta mi trovai in via cisterna dell’Olio dopo l’ultimo spettacolo. La mezzanotte era passata da un po’ ed essendo giorno feriale non c’era gente per la strada. Ero soprapensiero. Avevo visto un gran bel film, Il cammello che piange e pensavo tra me e me, come fosse riduttivo considerarlo un semplice documentario. Cercavo di togliere la catena dalla moto e non me ne accorsi del giovane che mi si avvicinò dietro alle spalle. Senti solo lo strappo alla borsa a tracolla, ma il ragazzo avrà sbagliato qualcosa, gli scappò la mano e lacerò solo un po’ la giacca a vento. Mi rifugiai dietro la fila di motorini parcheggiati.
Per un attimo ci guardammo in silenzio.
Poi vidi due moto ad avvicinarsi con altri tre uomini in sella. Scese uno di loro e con la voce roca disse:
- La borsa….molla la borsa!
Non provai paura solo fastidio. Ed una stanchezza infinita. Stavo vivendo il periodo più buio della mia esistenza…poi ne ebbi altri ancora peggiori, ma in quel momento non lo sapevo ancora.
- Non è il momento! Non è proprio il momento che io debba subire pure uno scippo! E’ un periodo di merda per me. Capisci?
Mi guardarono inebetiti.
- Jà, non voglio farti del male molla borsa…Subito!
I due in piedi mi raggiunsero: uno da destra l’altro da sinistra e gli altri due avanti sulle selle delle loro moto. Davvero non avevo scelta.
- Non me ne frega un tubo della borsa, si tratta di un'altra cosa. Sono all’estremo delle mie forze. In questo momento semplicemente non ce la faccio a subire nessun sopruso. Sono stata lasciata da un mese dal mio marito. Dopo 26 anni di matrimonio. Con due figlie adolescenti da crescere. Sono straniera. Non ho nessuno. Mi chiedo ogni giorni che diavolo faccio qui. Mi chiedo ogni giorno se questa città mi appartiene ancora….e adesso arrivate voi. No, non è il momento.
E stingevo la mia borsa con tutte due le mani.
La situazione era grottesca e anche loro sentivano l’assurdità della scena.
- Vabbò signora…si vi volevamo fare ma…queste cose o si fanno subito o non si fanno più. Non stringete chiù la borsetella…ce ne andiamo – poi pensò un poco e aggiunse in un tono più gentile – Non siete cosi male, potete rifarvi ancora una vita. – poi si girò, fece un segno al compagno e salirono sulla moto. Da li aggiunse:
- Però a quest’ora non dovete girare tutta sola, potete incontrare gente chiù malamente di noi.
Mi veniva da ridere. E non solo per lo scippo mancato….ma perché sentivo che Napoli mi apparteneva, eccome mi apparteneva. Però ero anche agitata e mi tremavano le mani:
- Scusi…mi tremano le mani, ho preso un bello spavento…mi dareste una mano per togliere la catena della moto?
Il più giovane mormorando qualcosa, ma obbedendo all’ordine del capo…o di chi, io identificavo dentro di me come una specie di capo, scese dalla moto e mi aprì la catena….

1 commento:

  1. Certo Agi che hai avuto un bel sangue freddo ad intavolare una discussione con gli scippatori... e devi essere stata molto convincente se ti hanno lasciata andare con la borsetta...
    mi sa che sei una dura e che anche i ragazzi che ti volevano rapinare lo hanno capito, perciò ti hanno rispettato, brava davvero! anche a raccontare!

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