Poesie, Racconti e Musica d’autore

"Scrivere poesie non è difficile; è difficile viverle." (Charles Bukowski)

Viviamo assieme una poesia, un racconto, una canzone o un quadro d'autore, lasciate un vostro commento ai post, per noi sarà un piacere leggervi.

Preghiamo gentilmente tutti quelli che postano il loro commento scegliendo l'opzione 'Anonimo' di blogger di firmarlo, grazie. ros e massimo

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martedì 30 giugno 2009

RICORDO di Dario Aloja

(Rosalba Falzone)















RICORDO

TROPPE PAURE
CHIUSE NELL'ARMADIO

FALSA PASSIONE
GIOCO D'UN ATTIMO

MILLE SGUARDI
MERAVIGLIOSO SILENZIO

RICORDO D'UN BACIO
PROFUMO TUO INTENSO

CICATRICE NEL CUORE
DOPO TE
SEMPRE RESTERA'.

(Dario Aloja)

lunedì 29 giugno 2009

Perduto amore di Salvina Albanese

(Giuditta Solito)
Il fragore delle stelle
questa notte
nel silenzio profondissimo
dell'anima
ridesta echi del passato
quando arcane euforie
sconvolgevano la vita
senza un perchè.
Ti svegliavi felice
e scintillando
vivevi.
(Salvina Albanese)

Questo Fantasma di Mario Azad Donatiello



Viso di maschera
drammaturgo dei satiri,
sopra la scena della finzione
suggellavi l’antica realtà
con il quotidiano vivere.
Dalla tua voce
le anime prendevano forma;
nulla era lasciato al caso
ed esclusa ogni ovvietà.
Dai tuoi scritti inscenati
si alzava silenzioso
l’urlo intimo
di un popolo signore
gratuitamente denigrato.
Spesso tagliente
come affilate lingue di acciaio,
lentamente instillavi
strano veleno
che non portava alla morte,
ma ridava la vita
al senso della ragione
da tempo assopito.
E non solo teatro era,
parlare del ricco, del povero,
di fame e spropositata opulenza,
dai vicoli antichi,
dove il sole non scalda;
con lo stridere vitreo della tua voce
racconti del mondo, dalla nuova Palepoli

Tu mi dormi dentro di Annamaria Fulgione

(Amore- Bruna LaBruna)


Tu mi dormi dentro

Tu mi dormi dentro
in esilio dorato,
con sospetto agitato,
ed io curvandomi a te,
do forma al mio cuore
Tu mi dormi dentro
come vulcano spento,
che fa danni
solo ad un accenno
di un suo risveglio
Dormi
piccolo,fragile
io quercia, tu radice antica
affamato di passione,
ma non senza emozioni
e con passo leggero
attraversi la mia anima
divorandone i colori........
Un giorno ti risveglierai
e senza pietà
lascerai un‘orma infetta
sul mio cuore.
Stupido uomo
non amavo di te la fragilità
ma la capacità di entrare
in un cuore serrato
dormendo.

(anna maria fulgione)

domenica 28 giugno 2009

Laddove di Filippo Pio

(luigi floridetti- beaux arts Paris-1964)



Laddove,
non c’è legge,
opinione o religione,
ma solo buon senso.

Laddove
non c’è materia
con i suoi rumori,
colori, contrari,
e non si crede più,
ma si sente solo
oramai.

Laddove
il rumore dell’accumulo,
si scioglie nel silenzio
del necessario,
e le esplosioni del divenire,
brillano nel granito
dell’ostentazione.

Laddove
si cerca il senso delle cose,
per liberarle dagli abiti
dei contrari che le vestono,
cosicché nudo ne appare
il significato nascosto.

Laddove
tutti i punti compresi
tra l’inizio e la fine,
si allineano
per una retta,
sulla quale lungo
il suo bordo
rotola la moneta
della verità,
e senza mai cadere
in una delle facce,
perché l’intelligenza
ne è sempre il piano
perpendicolare.

Laddove
la soluzione ed il quesito
si specchiano,
e gli altri siamo noi.
(Filippo Pio)

Mario Azad Donatiello - Brigantesse



Testo e musica di Mario Azad D.



(Traduzione in italiano)

Non pensiate che non abbiamo cuore
corre nelle vene il sangue
e sentiamo la paura
difendiamo questa terra contro chi comanda
abbiamo figli e mariti e lottiamo per vivere

Chiamateci Brigantesse e avete ragione
non dite assassine che anche noi abbaiamo sentimenti
ma abbiamo scelto questa vita
montagna e dolore
per difendere questa terra dall’invasore

Sorrisi lacrime e andiamo ancora avanti
uomini e donne la lotta è solo una

Adesso andiamo incontro alla morte
guardandola in viso
in mano stringiamo il fucile
e abbiamo le stelle nel cuore
non siamo proprio docili
ma neanche cattive
siamo donne e mamme
con gioie e dolori


Prima avevamo una casa e avevamo una vita
c’era sempre un padrone ora c’è l’invasore
sempre sotto un bastone
polizia e signori
con la libertà siamo nati
ed ora per quella si muore


Sorrisi e lacrime e ancora andiamo avanti
uomini e donne e la lotta è per la libertà.

sabato 27 giugno 2009

A ME PATRI di Salvatore Migliore

(Ritorno-Pippo Rizzo-olio su tela)

La traduzione di questa poesia la trovate
nei commenti, grazie a tutti.


A ME PATRI

Un ghiornu passiannu ‘nto iardinu
Vitti n’aranciu ‘nterra
‘mmienzu a l’erba
ca quasi quasi nun si vidia
era bedda ,china di sucu e ciaurusa:

cuntinuannu a caminari
‘nni vitti n’autra e n’autra ancora…
...Mariia…..quantu cci’nneranu..
Parianu tanti stiddi
Ca luccichiavanu ‘mmienzu a l’erba.

“QUANTU BIDDIZZA APPIZZATA
E QUANTU SUCU ITTATU ‘NTERRA”

Cuntinuannu a caminari,
finu a quannu si fici scuru,
passai du campusantu
unni c’era me patri

e….vitti na luci ‘nterra
e poi n’autra e n’autra ancora
parianu dd’aranci ‘mmiezzu all’erba,
ma ….luccichiavanu……luccichiavanu…….
…….Mariia……quantu cci ‘ nneranu…….

“QUANTU BIDDIZZA APPIZZATA
E QUANTU SUCU ITTATU ‘NTERRA”

…….E mi vinni di cianciri………
…… mi misi a curriri……e……

mi scurdai di salutari
A ME PATRI.
(Salvatore Migliore)

Immobile di RosaAnna Pironti

(Catherine-Gilbert Lam-Arts Canyon)
Non capire
e andare
per forza d'inerzia
per dovere
per fare ciò che va fatto.

Non sentire
e provare
ancora di nuovo
recuperare
qualcosa ormai andato.

Non parlare
e ripetere
le solite cose
per abitudine
e per convincersi
...che va bene così.

(RosaAnna Pironti)

Mario Azad Donatiello - Klama (pianto) tradizionale griko


[1972]
Testo e musica di Franco Corlianò
Da qualche parte del Salento si parla ancora il "griko", quello che in Calabria si chiama, o si chiamava, grecanico. Inutile dire che si tratta di un dialetto greco, e dei più arcaici sebbene sia per forza di cose infarcito di parole salentine; gli ultimi pezzetti della Magna Grecia.

Franco Corlianò è nato a Calimera nel 1948 e si è dedicato fin dalla giovinezza alla poesia e alla pittura. Fu attivo anche nella raccolta di materiale linguistico della tradizione popolare come canti, proverbi e racconti. Nel 1972 pubblicò la canzone "Klama" conosciuta anche come "Andramu pai" sul dramma dell'emigrazione. Questo "traudi" riscosse un grande successo non solo in Salento ma anche in Grecia dove fu lanciato da Maria Farandouri.

INTRIGHI di Anna maria Fulgione



Ho visto cadere da un albero,come foglie d'autunno
i miei intrighi dell'anima
li ho raccolti
e deposti in un cassetto
prima che diventassero torba
Come fili ingarbugliati di un ricamo,
mi avevano intessuto l'anima
Sola,chiusa nel mio costume circense
rido,cammino e parlo
come un otre svuotata dall'acqua.
Ma ad un tratto guardandomi dentro,
ne sento ancora l'eco.
e mi volto
felice
a guardare
quel viale di foglie ingiallite dal tempo

Annamaria Fulgione

venerdì 26 giugno 2009

Mario Azad Donatiello Lu Cardillo


Brano della tradizione napoletana dell'800
...a chi è lontano e vorreste vicino......


di Danilo Carli Stranich


Su specchi
riflesso a me accanto
te ho visto, adolescente
scolpito luminoso corpo,
eppur morta tra noi parola.

-a dolce dannato settembre
imposto tuo tempo,
fissata da cinque anni
tua stagione-

Per segni d’ altri, solo in altri scorti
devastata invece mia figura:
ormai appassita pelle
stanca desolata e piaghe scure,
sotto occhi.

Cinti circondati fianchi
segreti in bianco corto telo,
anch' io per pudore coperto
a imitarti, ancora sei perfetto;

distesi allora insieme
dentro calda speziata vasca,
vicini fraterni uguali
tra gente diversa, che non può capire.

In placido oscuro inverno
solo vortica vento e qualche ramo:
ma dentro tiepida acqua
è nostra sosta,
fuga da tempo da rapina di anni
che lugubri, sopra tuo ricordo
come nebbia scolorano.

Innamorata di Claudia de Crescenzo

















(L'etoile-1878-Edgar Degas)

Innamorata

Mi è venuta
All’improvviso
Una gran voglia di cantare
Di stonare

Sarà normale?

Vorrei gettare al mondo
Tutto il surplus
Della mia contentezza
Della felicità che mi accarezza

Vorrei gridare
A tutti quelli
Che non t’han conosciuto
Che gioia c’è
C’è amore
Del vivere l’ebbrezza

Racconterei
Del menestrello pazzo
Che ti cercò
Nel fondo labirinto
Del palazzo

Racconterei
Del tessitore
Che credette di vederti
Nell’astruso disegno
Di un arazzo

Racconterei di me
Raccolta tra le mani
Svolta come un gomitolo
Riavvolta
Sfogliata come si fa di un libro
Poi richiusa
Schiusa come una rosa

Innamorata.
(Claudia de Crescenzo)

mercoledì 24 giugno 2009

GIORNO IN GRISAGLIE di Maria Isabella D'Autilia



Giorno in grisaglie
giorno
sospeso...
giorno
in cui la luce
è ombra e l'ombra
luce...
Grigio stanco,
smorto
di un cielo
solcato a stento
da un'idea
sussurrata
di sole...

Sagome indecise
sullo sfondo...
e un sospiro
di caldo zefiro
suggerisce vita
a un tempo immobile...
a un tempo
accovacciato
sugli scabri gradini
dell'attesa...

Stanchi colori
sfumati
dalle languide dita
di un'aria
sonnolenta
abbandonata
sulle rive
del giorno...

Frullo veloce
d'ali
di colombi.
di tortore
e di pensieri...
incognita di un volo
ai confini,
ed oltre
i consumati limiti
dell'incertezza...

Basso continuo
di colori
spenti,
ritmo costante
di suoni
e vibrazioni
sfumate
lente
tese
verso un orizzonte
lontano
assorbito
nell'opacità
dell'opaco grigiore...
a stento rotta
dal timido squillare
di una ginestra
in fiore...

Silenzio e Mistero di Filippo Pio













(Una preghiera-LaBruna)


Silenzio e mistero.

Il rumore
del giorno,
cede silenzio
alla notte,
ed altre strade
assurgono
nel crocevia
d’infinite rotte.

Nuovo sogno
in partenza
per portar via,
da quest’unica
e troppo logica,
esistenza.

Cose
e questioni,
di giorno
in precedenza,
nella notte
ora invertono
tendenza.

Ineluttabile
gioco,
tra silenzio,
notte
e mistero,
che in un sol
attimo,
sconvolge
emozione,
ragione
e desiderio.
(Filippo Pio)

martedì 23 giugno 2009

Scrivere per amare di Ler

(Curiosity-Gilbert Lam-Arts Canyon)


Scrivere per amare

Uno sguardo
all'esterno.
La parola vigente,
compromesso.
Uno scenario
umano
intriso di
confusione,
dissociazione,
ambiguità,
falsità.
Nessuna medicina,
nessuna religione
per guarire
l'insanabile.
Tutto così
apparentemente
normale.
L'impotenza
alimenta il circolo.
Il sesso,
mera consolazione
del frustrato e
malato esistere.
Ed io
cosa posso fare?
Scrivere per amare.
(ler)

da "Un fiore tra le spine" ed. il filo

lunedì 22 giugno 2009

La Danza del sogno - testo e musica Mario Azad Donatiello





ombre di foglie
e strade sul mare
kaftano e sandali
l’aria è d’incenso

campi di oro
e smeraldi sui rami
suona battente
chitarra e tamburo

lei guarda avanti
e mi segna la via
danza leggera
parole e poesia

sorride e toglie
il velo dal cuore
lascia il suo viso
ai baci del sole

muri di calce
riflettono luce
mi guarda fisso
ha gli occhi nei miei

sento il sapore
del suo respiro
ora il suo nome
è il suono del mare

il chiaro scuro
e un tramonto passato
i sogni vivono
nelle sue mani

vieni a me dalla tua libertà
mi ha preso l’anima
le ho dato il cuore
mi ha dato un sogno

sabato 20 giugno 2009

Shimla II di Pino de Stasio

io sono con te
ti seguo ovunque
tra le piccole solitarie vie mai conosciute
e le convesse valli alberate al mattino
e di sera
quando il lenzuolo notturno
mite adombra
chiarori
ai vegetali serali
e le montagne
picchi di trame
imprigionano la luna
occhio cavo
ciclope accecato
illusa tana
e lo specchio del lago
maestoso imbuto
emerge

(pino de stasio)

(pubblicazione autorizzata dall'autore)

Mario Azad Donatiello - Vulesse Addeventare di Eugenio bennato e Carlo D'angiò




(Versione italiana)

Vorrei diventare un topolino
per riuscire a rosicchiare
queste catene che mi bloccano il piede
e mi tengono in schiavitù

vorrei diventare pesce spada
per poter sterminare in fondo al mare
i nostri nemici

vorrei diventare una colomba
per volare libera e sporcare
tutte le divise dei piemontesi

Vorrei diventare una bandiera
per dare un colore a questa guerra
o morire

vorrei diventare una tammorra
per svegliare tutta questa gente
che ancora non ha capito nulla
e rimane ferma a guardare

vorrei diventare un brigante
per restare solo sopra alla buia montagna
ed incutere sempre timore
finchè non muoio.

(canto dei briganti)

giovedì 18 giugno 2009

Lo scippo di Agi Berta

Adoro il cinema, ci vado ogni volta che posso. Anche negli orari più impensabili, tanto non devo dar conto a nessuno, in genere ci vado da sola.
Una volta mi trovai in via cisterna dell’Olio dopo l’ultimo spettacolo. La mezzanotte era passata da un po’ ed essendo giorno feriale non c’era gente per la strada. Ero soprapensiero. Avevo visto un gran bel film, Il cammello che piange e pensavo tra me e me, come fosse riduttivo considerarlo un semplice documentario. Cercavo di togliere la catena dalla moto e non me ne accorsi del giovane che mi si avvicinò dietro alle spalle. Senti solo lo strappo alla borsa a tracolla, ma il ragazzo avrà sbagliato qualcosa, gli scappò la mano e lacerò solo un po’ la giacca a vento. Mi rifugiai dietro la fila di motorini parcheggiati.
Per un attimo ci guardammo in silenzio.
Poi vidi due moto ad avvicinarsi con altri tre uomini in sella. Scese uno di loro e con la voce roca disse:
- La borsa….molla la borsa!
Non provai paura solo fastidio. Ed una stanchezza infinita. Stavo vivendo il periodo più buio della mia esistenza…poi ne ebbi altri ancora peggiori, ma in quel momento non lo sapevo ancora.
- Non è il momento! Non è proprio il momento che io debba subire pure uno scippo! E’ un periodo di merda per me. Capisci?
Mi guardarono inebetiti.
- Jà, non voglio farti del male molla borsa…Subito!
I due in piedi mi raggiunsero: uno da destra l’altro da sinistra e gli altri due avanti sulle selle delle loro moto. Davvero non avevo scelta.
- Non me ne frega un tubo della borsa, si tratta di un'altra cosa. Sono all’estremo delle mie forze. In questo momento semplicemente non ce la faccio a subire nessun sopruso. Sono stata lasciata da un mese dal mio marito. Dopo 26 anni di matrimonio. Con due figlie adolescenti da crescere. Sono straniera. Non ho nessuno. Mi chiedo ogni giorni che diavolo faccio qui. Mi chiedo ogni giorno se questa città mi appartiene ancora….e adesso arrivate voi. No, non è il momento.
E stingevo la mia borsa con tutte due le mani.
La situazione era grottesca e anche loro sentivano l’assurdità della scena.
- Vabbò signora…si vi volevamo fare ma…queste cose o si fanno subito o non si fanno più. Non stringete chiù la borsetella…ce ne andiamo – poi pensò un poco e aggiunse in un tono più gentile – Non siete cosi male, potete rifarvi ancora una vita. – poi si girò, fece un segno al compagno e salirono sulla moto. Da li aggiunse:
- Però a quest’ora non dovete girare tutta sola, potete incontrare gente chiù malamente di noi.
Mi veniva da ridere. E non solo per lo scippo mancato….ma perché sentivo che Napoli mi apparteneva, eccome mi apparteneva. Però ero anche agitata e mi tremavano le mani:
- Scusi…mi tremano le mani, ho preso un bello spavento…mi dareste una mano per togliere la catena della moto?
Il più giovane mormorando qualcosa, ma obbedendo all’ordine del capo…o di chi, io identificavo dentro di me come una specie di capo, scese dalla moto e mi aprì la catena….

Canzona pe l'annammurata senza core di Mario Azad Donatiello



Comme vurria
Addeventare auciello,
pe te mirare
e ‘nzieme a te cantare.
S’io fosse gatto
Bella patrona mia
Quanta carezze
Io ‘me facesse fare,
e comme a fronna
volassi nel tuo ciardino
me ne muresse
pe stare a te vicino.

Ma nun me siente
Hoi bella Nenna mia,
si vuje vulite,
sta vita va pigliat.
Damme nu signo
Nun me fa smaniare
Ije senza e vuje
Nun riesco a campare,
Damme nu signo
Nun me fa smaniare
Ije senza e vuje
Nun riesco a campare

Sé fatta notte
Ma resto ‘mmiezo a sta via
Si nun ve veco
Comme ‘me ne posso jere

Dalla finestra
che bella luce esce
bella maronna
faciteve ammirare.

Si nun te affaccie
Stanotte io ve saluto
E ‘nfunn ‘o mare
Me vaco a riposare.

Ma tu nun siente
Mentre ie chiagne e me moro
O core mio
Mo ve saluta e addio
Damme nu signo
Nun me fa smaniare
Ije senza e vuje
Nun riesco a campare,
Damme nu signo
Nun me fa smaniare
Ije senza e vuje
Nun riesco a campare

INDIE di Giuseppe Renato de Stasio


amati luoghi dove le rocce non hanno nome
e la terra rigogliosa non affanna
ritrovo quieto un'arenile
bagnate finalmente labbra
con le mie salmastre
colorate alghe
acque
su quella foce di fondali sciolti
lacustri inondano di limo
i campi arsi in fondo alla palude
protetta ansa
Virraj all'orizzonte nuovo
leggero corpo ed il mio vicino
sopra la pianura
alati balzi in mirre e cedri
passiflore azzurre
ai nostri piedi
ossuti e neri
un lampo imprime il ciottolo scolpito
la pioggia fine rarefatta coltre
umido velo
acquoso seme spande
di lontano aleggia spento
fruscio visivo ancora tondo
il Sole arancia il cielo , che tenue scura.


(Autorizzazione di pubblicazione da parte dell'autore concessa a Gloria Gaetano)

Ninna nanna moresca (Cover de Catherine Howard's Fate - Blackmore's night testo italiano Mario Azad Donatiello )

Dentro il tuo palazzo, bella dormivi
Glicine e rose tutto profumava.

Da lu mare bello profumo arriva,
tutto brillare fa la bianca luna.

Cantano li grilli e reposa lo cardillo,
tutto è silenzio e belle s’ò le stelle
bella delle belle, dormite ancora
portate l’addore dello bello sciore.

Con leggero vento vi sussurrerò
Canto ninna nanna a lo mio amor.

Vostra finestra volare io vorrei
Tutto in silenzio guardandovi starei.

Come gelsomino candida siete
Musica dolce di arpa voi cantate.

Tutte le montagne ho oltrepassato,
tutto il deserto poi ho camminato.

Navigato il mare calmo e tempesta
Per giunger qui, sotto vostra finestra

Dallo melograno fata voi nasciste,
schivo de amore vostro me faciste.

(Mario Azad Donatiello)

mercoledì 17 giugno 2009

Tarantella del padrone della terra e della libertà



Sono arrivati gli americani

e tutti quanti ad applaudire

ti sei tolto la camicia nera

altrimenti rischiavi di andare in galera

e con la paura dei mangia bambini

ti sei fatto bianco come un cigno

con tutti quanti hai fatto la pace

insieme a quelli che sullo scudo

c’han messo una croce


martedì 16 giugno 2009

NIKOLAJEWKA 1943 di Ennio Cirnigliaro


Eppur qualcosa si muoveva stanco,
ritmato solo dalla neve chiara,
mistura di fangose, nude vite
e lezzo di fotografie spaiate.

Incespicando sopra ombre altre,
foreste di passioni mai sopite
erano la misura di se stessi
nell'infinito della camminata.

Le malebolge, figlie del potere,
alzavano un coro di bestemmie
con candelotti di gelo nel cuore
trafitti per la patria e per il re.

Lo scoppio sorridente di conati
nel cielo porporato di gennaio,
Reverberi che grida indiavolato
"Avanti, Tridentina" e dopo il fumo.

Un gruzzolo di pena raggrumata
nel grigioverde del sopravvissuto
è l'unico ricordo che rimane.
Il Brennero già puzza di regime.

Cimitero di guerra di Agi Berta

Circa cinque – sei anni fa, ho ricevuto una telefonata da un anziano parroco di Portici. Non sono credente, non ho conoscenze negli ambienti ecclesiastici, mi sorprese non poco questa chiamata.
- Signora, mi scusi se la disturbo, l’avevo ricevuto il suo numero dal dottore X che è a conoscenza di un mio cruccio che sta diventando un vero problema di coscienza. Lei forse potrebbe aiutarmi. Nel nostro cimitero ci sono 17 tombe di militari ungheresi morti di spagnola dopo la grande guerra. Stavano nel campo di prigionia di Portici. Vede signora, queste tombe mi hanno sempre intristito. Mai un fiore, mai una candela …io ogni tanto dicevo una messa per questi ragazzi…Se verrà a trovarmi vedrà come erano giovani, il più anziano aveva appena 30 anni quando morì….
- Me ne rendo conto padre e la ringrazio di cuore, ma non capisco in cosa posso esserle utile.
- Ecco, deve sapere che il cimitero sta per essere chiuso. I paesani avevano già fatto trasferire i loro cari nel nuovo sito, certo non tutti, molte tombe sono completamente abbandonate e i defunti di queste, assieme ad altri anonimi verranno sepolti in una fossa comune …Ma questi giovani….non riesco a spiegare neanche io perché mi turbano tanto questi poveri ragazzi… Sa, in questi lunghi anni in qualche modo mi sono affezionato a loro. Il cimitero sarà chiuso tra breve…io ho 84 anni non so, quando il Signore mi chiamerà e vorrei affidarli a qualcuno. Il dottore X mi aveva detto che lei è ungherese forse potrebbe trovare una soluzione…
Il racconto del vecchio sacerdote mi aveva emozionato, commosso. Gli promisi di far qualcosa più che altro per non deluderlo, ma non avevo nessuna idea concreta sul da farsi.
In quella epoca – per arrotondare il mio magro stipendio d’insegnante di scuola media – due volte alla settimana impartivo lezioni d’italiano agli ufficiali ungheresi della NATO. Non credo che abbiano imparato più di quanto non sarebbero stati capaci ad imparare da soli, ma sicuramente le nostre lezioni, chiacchiere, passeggiate per la città avevano lentamente frantumato i loro pregiudizi nei confronti di Napoli che hanno imparato ad amare…dal di dentro. E questo mi bastava.
Mi rivolsi dunque a loro e la reazione fu immediata. Soffiavano venti di guerra, il conflitto tra Iraq e gli Usa era nell’aria e forse questi ufficiali sentirono con ancor maggiore intensità l’infinita tristezza di queste vecchie tombe abbandonate.
Abbiamo fatto una piccola colletta, incaricato un artigiano per costruire un semplice stelo riportandone sopra i nomi dei defunti che avrebbe ornato la loro tomba nel nuovo cimitero. Uno degli ufficiali portò perfino una manciata di terra benedetta dall’Ungheria per “farli riposare in terra natia”. Per organizzare il trasferimento delle ossa ci diede una mano il parroco e fu lui a celebrare una messa in suffragio di questi ragazzi.
A Budapest, al Ministero della Difesa invano avevano cercato dei parenti o degli discendenti di questi militarii….Nessuno si ricordava di loro, del resto erano passati 90 anni dalla loro morte, anni pieni di guerre, di rivoluzioni, di cambiamenti epocali.
Alla messa partecipammo tutti noi. Non riesco a raccontarvi cosa avesse significato per me, atea incallita a sentire il Pater Noster in italiano e poi anche in ungherese. Qualcosa che andava ben al di là della religione. Una commozione profonda che mi coglie anche adesso, mentre scrivo. Non avevo mai compreso e sentito con tanta convinzione l’assurdità della guerra che mentre guardavo i nomi e l’età di questi giovani ungheresi, militari di leva morti sotto l’ombra del Vesuvio.
C’era anche qualche vecchietta a seguire la messa.
Dopo il rito ci siamo fermati a scambiare qualche parola con il sacerdote, visibilmente soddisfatto per essere riuscito a “sistemare i suoi ragazzi”…Io traducevo. Ad un certo punto si avvicina una donna. Una donna anziana che prende la mano del generale presente e la bacia. Lui imbarazzatissimo, cerca di divincolarsi da questo singolare omaggio. Allora la signora si rivolge al parroco che con un gesto della testa indica me:
- Signò, spiegate a questo signore, lui è il capo è vero? che non deve preoccuparsi…non mancheranno i fiori su questa tomba. La curerò come fosse quella di mio marito….scomparso in Russia nel ’43. Io non avevo mai avuto manco una tomba su cui piangere…Adesso l’avevo trovata. Siamo tutti figli di mammà…

lunedì 15 giugno 2009

Racconto storie di Maryann Mazzella




Rubo a casaccio
stracci di memorie
e poi le allaccio
in nodi stretti,
tiro fuori vecchie foto
dai cassetti,
le guardo
e mi rigiro tra le mani
sempre il mio ieri.
Non c’è mai domani.

Raccolgo scorie.

Brandelli di emozioni
un poco spurie,
banali come testi di canzoni
che durano una estate,
presto finite
e mai dimenticate.
Stagioni andate…
Riciclo i miei sogni
e di quanti,
dietro i ricordi,
nascondono i rimpianti.
Accordi dissonanti.
Trasparenti come fantasmi,
anche gli orgasmi,
li soffochi tra i denti,
metti il bavaglio al cuore
e poi ti penti
se il grido dell’amore
non lo senti.

Racconto storie.

Vere o false
la sa Dio,
ormai è quasi un mestiere,
fondo ciò che è tuo
con quello che è mio,
butto nel calderone
maschere d’occasione,
paura,
distrazione,
noia
e disperazione,
problemi che non hanno
soluzione,
mescolo tutto
e bevo la magica pozione.

Raccolgo storie.

Salvandone qualcuna
dall’oblio,
qualche ritaglio
da mettere in cornice,
anche uno sbaglio,
se sai ascoltare
dice.

E sono qui
già pronta ad ascoltare,
a medicare
con le mie parole,
a scegliere,
magari,
un bel finale.
Certo il passato
non lo so cambiare,
non ho la forza di modificare,
mi manca anche il coraggio
per osare,
riesco a malapena a
respirare,
ho smesso già da tempo di
pensare.

Solo una cosa sono brava a fare:
raccogliere storie
e raccontare.

Non mi fermare.

maryann mazzella

Alla Caripnese...tradizionale del gargano rielaborazione Mario Azad Donatiello


Pigliatella la palella e ve' pe foco
va alla casa di lu 'nnamurate
pìjate du' ore de passa joco
si mama si n'addonde di chieste joco
dille ca so' state faielle de foco.
Vule, die a lae, chelle che vo la femmena fa.

Luce lu sole quanne è buone tiempo,
luce lu pettu tuo donna galante
in pettu li tieni dui pugnoli d'argentu
chi li tocchi belli ci fa santu
ti le tocchi ije ca so' l'amante
im' paradise ci ne iamme certamente.

italiano

Prendi la paglia e vai per fuoco
va alla casa del tuo innamorato
approfitta e prenditi due ore di svago
e se tua madre si adira di questo
dille che sei stata a cercare legna per il fuoco.
Vola e llà quello che vuole la donna fà.

Splende il sole quando il tempo è buono
splende il tuo seno donna galante
sul seno hai due pungoli d'argento
chi li tocca bella diventa santo
li tocco io che sono il tuo innamorato
in paradiso ce ne andiamo certamente.



domenica 14 giugno 2009

Terra - Testo e musica Mario Azad Donatiello




Vengo da un paese
tra il mare di sabbia e di sale
dove alti alberi solleticano il cielo.
Amara dolce terra dai mille colori
di profumate spezie e di antichi suoni.

Terra che al tramonto rende amaranto il cielo,
e dolci lineamenti nascosti sotto un velo
la notte ha ancora stelle e si sente il silenzio
di tante e tante voci abbandonate al vento.

Terra dell’oro nero, terra dei diamanti.
terra dei bambini con gli sguardi spenti
le pietre contro grida a un mondo che non sente,
che parla di pace facendo piover bombe.

Cerco un’altra vita sperando nel destino
oltrepassando il mare per esser clandestino.
In mano a dei mercanti, non ho più libertà
privato del mio orgoglio della mia dignità.

Quante false illusioni racconta l’occidente
sembra regali oro e poi non brilla niente,
ho anche trovato amici che mi hanno aiutato
chi mi ha dato amore e chi mi ha bastonato.

Ripenso alla mia terra e a tutti quei soldati
il viso di mia madre e gli ultimi saluti
e poi rivedo ancora quelle case distrutte
ripenso alla mia terra delle mille e una notte


BUONA DOMENICA

(Osvaldo Graniglia)













Nisida

Come sei bella stasera
acqua quieta di Nisida.

Ti ho visto stamane
più chiara che mai...
dipingere ciottoli bruni
sul bianco fondale

E ti rivedo stasera
come in un arco trionfante
diffondere un tenue e sognante
raggio di luna

La riva, che erosa, ferita
ancora ricorda gli assalti
più aspri e recenti
di onde infuriate e ruggenti.....
adesso ti cinge in silenzio
....acqua quieta di Nisida.

Pensando alla donna amata
e che m'ama,
in questa notte d'estate,
tu, acqua quieta di Nisida,
culli, in un flebile soffio di vento
i miei sentimenti più puri
come raccolti in un cesto
di candidi gigli.
(Franco Rubino)

sabato 13 giugno 2009

Canzone per A.


Canzone per A.(Traduzione del testo dal dialetto talsanese all'italiano)


Quando tutto è buio
e non si vede neanche la luna
quando tutto è sbagliato
e nella testa ti senti la notte
quando guardi il cielo
e per te non ha colori
non riesci a dormire
e senti crescere la paura nel cuore

Lascia i tormenti
e fatti accarezzare dal vento
respira nell’aria
tutti i profumi della primavera
accarezza il mare
e con la fantasia comincia a volare
manda via dal cuore
chi ti ha dato solo dolore

Nasce il nuovo giorno
e tu sei gia vicino il mare
il sole che ti riscalda
ma la notte ancora per te non passa
adesso arriverà la Candelora
e vedrai che l’inverno terminerà

Sole sale e luna
potranno portarti fortuna
piove sopra la campagna
e senti la vita che ti bagna
riprenditi la tua vita
e guardala che non è finita
manda via dal cuore
chi ti ha dato solo dolore
respira nell’aria
tutti i profumi della primavera

Sole sale e luna
potranno portarti fortuna
piove sopra la campagna
e senti la vita che ti bagna
riprenditi la tua vita
e guardala che non è finita
manda via dal cuore
chi ti ha dato solo dolore
respira nell’aria
tutti i profumi della primavera


giovedì 11 giugno 2009

Bocca di rosa - Mario Azad Donatiello e l'orchestra Symbola

Tratto dallo spettacolo Teatrale musicale OMAGGIO A FABER Tra Musica e Poesia - Viaggio attraverso le canzoni di Fabrizio De Andrè - Testo e Regia Milena Scarati Arrangiamenti e Direzione Musicale Gabriele Maggi Musiche dal vivo Symbola Orchestra Coro Stabile della Terra delle Gravine.


mercoledì 10 giugno 2009

SICILIA, TERRA MIA AMATA

(Sabucina-Rosalba Falzone)











SICILIA, TERRA MIA AMATA

Dall'alto dei monti
della mia terra,
non vedo nè campi d'arare
nè grandi città
di grattacieli..qual guglie
protese nel sole,

ma vedo brulle colline
disseminate di sterpi
e nude pietraie
biancheggianti
sotto un sole perenne.

Non vedo "ville sparse,
biancheggianti al sole,
come branchi
di pecore pascenti"

ma greggi sparute
che vagano
per pendii dirupati
...scavano nel suolo duro,
sterile..interamente
disseccato e bruciato.

Salgo su per un sentiero
impervio e scosceso...
e da case,
che case non sono,
volti bruni.... segnati
da sofferenze taciute,
mi guardano fisso
con occhi profondi.

Terra mia, depredata
consegnata nelle stanze
di infami palazzi
a mani rapaci,
quanto ti amo
Sicilia, terra mia amata,
bella e ferita.

Salgo ancora
verso un poggio,
il mio respiro è affannoso
il cuore mi batte violento
qual volesse scoppiar dal dolore.

arrivo su in cima
il poggio è un'alta terrazza,
...... e il mare..........
sorgente di vita,
che appare improvviso
a grande distanza,
splendente nel sole
mi sembra soltanto
un miraggio irreale.
(Franco Rubino)

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