Poesie, Racconti e Musica d’autore

"Scrivere poesie non è difficile; è difficile viverle." (Charles Bukowski)

Viviamo assieme una poesia, un racconto, una canzone o un quadro d'autore, lasciate un vostro commento ai post, per noi sarà un piacere leggervi.

Preghiamo gentilmente tutti quelli che postano il loro commento scegliendo l'opzione 'Anonimo' di blogger di firmarlo, grazie. ros e massimo

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domenica 30 ottobre 2011

UN INFINITO SOLE DI GEMME D'ORO di Karen Tognini


Attenderò la notte
per far morire
l'ultimo respiro
su un letto sfatto
di silenzi

Attenderò
tra
stelle sognanti
bagnate di brezza
e polvere di luna

L' ultima parola
sara' fonte
di limpide cascate  azzurre
di viole profumate
cresciute...
tra i sentieri
dell'anima

Nel silenzio
leggero' poesie d'amore
perle rare
di infinite emozioni

Attenderò l'alba
sapendo
che sarai  sempre
il primo respiro
del mattino
....
un infinito sole
di gemme d'oro
  


Le poesie di Karen Tognini trascinano il lettore in un mondo onirico spirituale. La sua testimonianza è emblematica: "Scrivere per me è come respirare la brezza dell'aurora ...le mie dita scorrono sulla tastiera in una danza di emozioni...così nascono le mie poesie ...ispirata dal paesaggio del mio mare ...delle mie montagne....dall'amore per la vita..."





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domenica 16 ottobre 2011

PENSIERO A TE di Maria Savasta

"Pensiero a te

Com'è giocondo
quest'oggi il cielo
macchiato
d'ali nere
e alzati
azzurri stornelli
da donne alla fonte

Com'è lindo il pensiero
di ricordi
bagnato
battuto
sciacquato
giustificato

E guardate
quell'alma dorata
mirate
osservate...
di baci è vestita
e danza la sera
oro librato
sognato
donato...

a te."




Ho scritto questi versi in una mattina splendente.... da poco avevo riacquistato la vista (anche se non perfettamente) dopo due interventi delicatissimi agli occhi.
Quel giorno alzando le persiane ed entrando la luce a fiotti, il mio cuore ha fatto un balzo: lucide gazze e snelle rondini tagliavano il cielo, ma il cielo tagliato non grondava sangue ma gioia: era felice delle sue macchie d'ali nere.E ascoltavo canti di donne e trilli di fanciulli, e il mio pensiero lo lavavo alla fonte e tutto diventava lindo, giustificato, purificato...E come anima amata il mio spirito si librava alto.E mi sentivo amica del creato: dei fiori, degli animali, degli amici, degli amanti, dei fanciulli, dei sofferenti, dei vecchi... a tutti questo mio dono.






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domenica 9 ottobre 2011

Come un fiume che scorre. di Angela Verardo

(Il Bacio-Henry de Toulouse Lautrec)



















Come un fiume che scorre

Ti ho cercato ovunque
stella nascosta del cielo
rosa bianca senza spine,
quando la notte sembrava cieca
e la terra avida di fiori.

Ho seminato tutte le parole
nelle zolle mute
e raccolto il canto riflesso
dei campi di grano.

Ti ho cercato ovunque,
ma ovunque non era il luogo.

Eri sempre stato lì
in quel liquido silenzio
a straripare gli argini
di un solo respiro.

In Te fluisco e muovo
come un fiume che scorre
nudo,

senza ritorno.

Questa poesia è un invito ad abbandonarsi all'Amore che dimora nel nostro essere, senza cercarlo al di fuori. Quando non si è consapevoli della nostra vera natura, ogni ricerca potrebbe rivelarsi vana o deludente. Solo attraverso la consapevolezza dell'Amore che vive in noi, possiamo dare e ricevere autentico Amore, abbandonandoci senza riserve al flusso della vita.
Dedico questa poesia al mio amato che ha saputo riconoscere in me il fiume che scorre. Angela Verardo




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domenica 2 ottobre 2011

AMANTI di Gabriele Prignano

Dov’eri, tu, quando perduto erravo
tra scogli e nubi
in riva a furibondo mare?
quando di pesanti passi
(rovinoso tuffo di bronzi in mare aperto)
in mare di terra scavavo
tracce tremanti?
A te pensavo e cieco a viandante
cieco e chino chiedevo
tuo nome
e di te e di tua ombra morivo.
Ora di nuovo qui sei
su erbosa collina
e qui disteso abbraccio
manto di luccicanti umidi fiori
e grato piango rispondo
a lento fruscio di ingelosito vento
e di fiori ricopro nudi tuoi fiori
e folli labbra incredule
lievi distendo su tuo respiro
succhio tua linfa
di tua vita vivo
piango tua gioia
mordo tue braccia
e annego
nell’ebbro colore degli occhi tuoi ridenti.
E il sole, vedi?, giunge ora a coprire
capo e spalle di noi felici amanti.
Ma tu, tu cavalca, amore,
cavalca tu di nuovo scalpitante cuore
e guarda gli occhi miei
su argenteo altare
di nuovo lieto luminoso giorno. 








Gli amanti sono creature che si rincorrono per l'eternità. Vivono un altalena di eventi che si susseguono in maniera imprevedibile ed imprevista. Catturano i momenti opportuni per poi restare in simulata quiete ad attendere altre occasioni. Si perdono e si ritrovano ed ogni volta che sono insieme il sole torna a splendere sui loro capi. Gli amanti cavalcano l'amore come provetti cavalieri pronti a fermarsi quando si incontrano in segreto.









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domenica 25 settembre 2011

STUPRO di Carla Fortebracci

(dipinto di Daniela Nasoni)


























Figlia di nessuno sola nella notte
giovane vita sfinita su un prato
neve infuocata sui tuoi capelli
rivoli di sangue bagnano i tuoi seni

Gorgheggi nella tarda sera
di mille trame mai sentite
di uomini senza rimpianti
di soste di millenari affanni

Freschi ricordi di generose fiabe
violata poi per sempre la tua innocenza
teneri abbracci non conoscevi
scevra ti accingevi al tuo carnefice

ruvide mani fendevano il tuo corpo
lacrime amare solcavano il tuo volto
muto allo scempio restava il tuo grido
mentre corpi brutalmente infierivano

boia ti prego uccidi ...
... questa belva che distrugge


"Ho scritto questa poesia come sempre di getto dando sfogo a sensazioni recondite provate in modo "empatico" ... quei volti che apparivano nella mia mente con quelle espressioni di paura, sgomento, incredulità... erano evanescenti, sconosciuti... ma dopo, solo dopo ho riconosciuto in quei volti le "Sara" le "Yara", le "Melania", le "Elisa" e le tante altre giovani innocenti immolate sull'altare della violenza, colpevoli solo del fatto di essere "Donna"!




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domenica 18 settembre 2011

LAMPEGGIA UN SINGHIOZZO di Pietro Vizzini

A volte qualcuno gli passa vicino
tentando una carezza alla spalla,
debole il suo respiro
affannoso nei giorni d’estate,
quando la calura gli molesta la gamba
quella lasciata sotto le lamiere contorte,
non ha più rabbia il suo pensiero
è soltanto un sorriso alla morte,
zittito il tempo
divelte i giorni azzannati
da uomini che giocano al ribasso.

Il costo del lavoro da ridurre,
stringere la cinghia
è questo il ricatto
sussurrato dal capo
“O vieni in silenzio o vai!”
Ma la fame non ragiona
chiama senza voce
e in quel percorso tace.
Chi fermerà questa corsa esasperata
il salto implacabile dell’acrobata
sul filo sospeso della vita
sulla linea di confine,
in un giorno dove non era previsto
chi mai potrebbe prevedere
la fiamma intorno all’animale,
la corsa dell’uomo in avanti e indietro
tra le polveri lo schianto
l’urlo delle scintille
e grandi ombre
a ricoprire il corpo.

Adesso sogna sirene del mare,
scende in strada a riveder le stelle
seduto sul ciglio
di una sedia a rotelle,
lampeggia un singhiozzo,
sirene nell’aria
strozzano la gola.

Vite distrutte, spezzate
da un urlo che morde e travolge la carne,
molti la chiamano fatalità
ma più spesso è mancanza di sicurezza
nei luoghi del pane.



“Il ricordo degli anni vissuti lavorando in fabbrica, mi ha spinto a scrivere questi versi, testimonianza di un passato ma anche di una realtà odierna di una situazione di assenza di sicurezza nei luoghi di lavoro, che ancora adesso è padrona figlia dei padroni. “
Pietro Vizzini











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domenica 11 settembre 2011

Madonna nera di Bruno Zapparrata


(Domenico Baccarini, Ritratto di donna Bitta. 1903 terracotta)
 



Comme si' bella cu sta fila mmiezo
e 'o blu e chist'uocchie ca s'appiccia nfronte,
cu ll'aria mesta e c''o sapore e cchiesia
vestuta 'e niro, pare na Madonna!
Guardannote me scenne chianu chiano
doce e sincera na malincunia,
me faie na cèra e nu surriso amaro,
mo si' sulo ricordo 'e pecundria...
Fuie n'attimo sperduto dint''o bbene,
palomma d'oro, me vasaie e vulaie,
forze nun ce spiegaime buono, è overo,
resta 'o fatto ca nun te scordo maie...
Che Croce quanno veco cadè 'e stelle
io ca 'e guardavo dinto a stuocchie belle,
d''a nustalgia ca m'arricorda 'a sera,
d''e suonne e d''o silenzio d''a muntagna...
Si parlassemo n'ora sulamente
te faciarria capì che d'è na pena,
felicità abbrusciata dint''a niente,
na paggina tignuta dinto 'o bbene!
Te guardo ancora e pare nu ritratto,
cu ll'aria scura comme ll'ombra 'e sera,
tiene 'a stess'aria 'e quanno te dicette,
si' na Madonna, na Madonna Nera...


Traduzione letterale e non poetica della Poersia di Bruno Zapparrata MADONNA NERA- Edizioni del Delfino 1986 SIAE 88488


Come sei bella con la fila in mezzo
e il blu degli occhi che si accende in fronte,
con l'aria mesta e con il sapore di chiesa,
vestita di nero sembri una Madonna.
Guardandoti mi prende piano piano
dolce e sincera la malinconia,
mi fai una guardata ed un sorriso amaro,
adesso sei solo ricordo di ipocondria.
Fu un attimo sperduto nel bene,
Farfalla d'oro, mi bacio' e volo',
forse non ci spiegammo bene, vero,
resta il fatto che non ti dimentico mai.
Che Croce quando vedo cadere le stelle,
io che le guardavo dentro gli occhi belli,
della nostalgia che mi riporta la sera,
dei sogni con il silenzio della montagna..
Se parlassimo un'ora solamente
ti farei comprendere cosa è la pena,
felicita' bruciata in un niente,
una pagina intinta nel bene....
Ti guardo ancora e sembri un ritratto,
con l'aria scura come ombra della sera,
hai la stessa aria di quando ti dissi,
sei una Madonna, una Madonna Nera.

Una poesia con tanti risvolti che possono appartenere a chiunque nato nella normalita' di un rapporto vissuto sotto i migliori auspici e non giunto a buon fine. Ecco i rimpianti, dei momenti indelebili e l'utopia di cio che sarebbe dovuto accadere e che poi non è mai accaduto. Questi sono percorsi di vita che qualcosa lasciano per tutta l'esistenza, quel certo risentimento interno e portano a fare delle altre scelte.Certo lo scritto puo' essere considerato molto personale in tanti passaggi ma resta sempre una pagina di passione come un fiore sciupato dal tempo. Grazie a tutti coloro/e che interverranno e alla carissima Rosalba che mi ospita in questo prestigioso Blog con tanto affetto.Bruno Zapparrata



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domenica 4 settembre 2011

IMPOSSIBILE AMORE di Massimo Imperato


Stasera in cesti di paglia
donami cristalli dorati.
Accendi i profumi di incensi
ad indicarmi il sentiero.
Ti cerco impossibile amore
in luoghi nascosti da fiori,
sotto piume d'airone rosate,
dietro le cime innevate.
Mai luogo sicuro e nascosto
lo scandalo potrà custodire 
di un tenero bacio rubato
sfiorando le dita tremanti.
Stanotte per grande magia
potremo bruciare il segreto.
Ti troverò nel mio sogno
che sogna di vivere il tuo.
Ti prego non schiudere gli occhi
durante il notturno cammino.
I sogni si incontrano sempre
finché vorrai avermi vicino


Amori maledetti o maledetti amori. Sono alcune delle definizioni che si danno a quelle storie in cui la morale, i pregiudizi, la religione o altro, rendono impossibile la relazione. In questi casi si vive come in una pentola a pressione. L'amore non può mai essere biasimato o condannato. Il suo contrario è l'odio, sarebbe come affermare che l'odio è migliore dell'amore. Però accade sovente che molti amori restano segregati in due anime tribolanti. I miei versi si ispirano a situazioni analoghe e spingono gli amanti a rivelarsi in maniera subliminale: incontrandosi nei sogni!




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domenica 28 agosto 2011

Le OASI riaprono il 4 settembre...

Finite le ferie e gli svaghi le abitudini si preparano ad imporsi per il resto dell'anno! Lasciamo quindi che anche l'abitudine domenicale di pubblicare la poesia nella nostra OASI ritorni trionfale.
Vi ricordo il pensiero di Charles Bukowski che appare anche come didascalia all'immagine della copertina del blog: "Scrivere poesie non è difficile; è difficile viverle."
Proviamo insieme ai nostri autori preferiti ad abituarci a vivere ciò che cogliamo nei versi dei nostri poeti preferiti.
Appuntamento a domenica 4 settembre.
A tutti buon rientro da Ros e Massimo





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giovedì 28 luglio 2011

Torniamo a Settembre
























Buone vacanze a tutti quelli che ci seguono con assiduità ma anche a quelli che

per la prima volta entrano in questa 'OASI'. Ci rivediamo a Settembre per

condividere con voi nuove emozioni. Nel frattempo la nostra 'OASI' é a vostra

disposizione per un momento di sano relax, rispettatela, grazie. ros e massimo



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domenica 24 luglio 2011

Sono una Fata di Rosalba Falzone

(Dipinto di Rosalba Falzone)






















Sono una Fata

Sono una Fata,
luminosa, eterea, evanescente.
Sono una Fata,
una Fata vera.
Non faccio magie,
non ho la bacchetta con la stella,
non volo, sto con i piedi per terra.
Sono una Fata,
premurosa, dolce, a volte odiosa.
Se le fai un regalo avvolto in carta pecorita,
non le accetta,
e chi lo fa lo aspetta.
Sono una Fata,
allegra, amata e spensierata.
Non chiedo nulla,
non desidero altro che il respiro,
non voglio castelli ne brutti e ne belli.
Sono una Fata,
sognatrice, fantasiosa e concreta.
Felice solo di respirare,
di vedere la natura,
e di guardare il mare.
Sono una Fata.

Chi è la Fata? E' l'autrice che si identifica in essa per esprimere giocosamente la sua personalità. Il dipinto sarà in mostra sino al 6 agosto nella Zanon Gallery Via di Tor di Nona, 45 Roma. Rosalba Falzone



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domenica 17 luglio 2011

Forme d’acqua di Pietro Vizzini

(foto di Pietro Vizzini)





















Forme d’acqua

Giunse mutevole
allo sguardo degli astanti
l’accesa fiamma
labile carezza evanescente
che sfiorava la mente.
Ebbi fermento,
giocose forme d’acqua
al tocco della luce
apparivano festose
da quel sipario mobile
recitavano scintille
versi di un poetare fluido
assumevano sembianze
di corpi filamentosi
urlando rabbia repressa
si dileguavano nel profondo.
Vennero in superficie
lacrime di alghe
verdi capelli danzanti
ondeggiavano al cospetto
di rugose pietre,
qualcuno dall’altra parte
rimase silenzioso
ad ascoltare il palpito
delle parole andate.
Ed ebbi pensieri statici
circoscritti all’imbrunire,
forme chiassose del mare
quietavano il loro impeto
su strade baciate dal vento,
gettavano reti
due pescatori a largo
trama rossastra
sospesa nel fondo
attendeva la preda
prigioniera d’argento,
tirava un sospiro
l’uomo al timone
fissava l’orizzonte
schiaffeggiato dal mare.
I miei occhi
al cielo di ponente
mi portavano alla deriva,
nuvole alte
davano forma alla mia anima.

"Il mare è una forma avvolgente, un’onda che trascina alla deriva sospiri e lacrime, un riflesso di luce che assume sembianze di pensieri in fermento, dove poter baciare le nuvole, che navigano il cuore, abbraccio azzurro dell’anima. Pietro Vizzini"




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domenica 3 luglio 2011

Dove finiscono i sogni... di Ivan Vidori

(Spiragli di luce-Vincenzo Manca)




























Dove finiscono i sogni

A volte...
dove finiscono i sogni...
c'è una spiaggia deserta
per riflettere
per ritrovare se stessi
e d'un tratto
scorgi una porta
che prima non c'era
che non avevi visto
il destino aspetta
che bussi o che apra
che abbia la forza
di stringer la mano
ch'oltre quella porta
attende la tua
per condurti
in altri sogni
più maturi
più consapevoli
di una vita più vera
alla ricerca
di un solo lampo di felicità.

Questa poesia nasce da una riflessione in merito ai momenti di difficoltà, quando si è costretti a scendere dal treno e ci si sente disorientati, quando si perde la bussola del proprio percorso o finiscono i sogni, spesso infranti, e ci si ferma, in attesa di capire il perché e quale sarà la nuova direzione; si scopre poi, inaspettatamente, che il destino propone nuovi treni, nuove occasioni, nuovi incontri e con un po' di coraggio e fiducia si può stringerne la mano per riprendere il viaggio verso la felicità...Ivan Vidori



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domenica 26 giugno 2011

COME UN ETERNO AMORE di Karen Tognini

Scrivero' di te
di me
una canzone d'amore...

Scrivero' della tua anima
e di come la mia
si è intrecciata alla tua
in fili di luce

scriverò di questa strana vita
di come tutto
sembra non mutare
ma come tutto in vortici emotivi
cambia

Cambia la luna
non sempre è piena

cambiano i giorni
non sempre brillan di sole

cambia la notte
in citta'
non esistono stelle

cambia una rosa
non sempre è primavera

ma non cambiera' mai
la mia anima

è sole...stelle....luna piena
rosa perenne

dove tutto
resta immobile

Come un eterno amore


Questa poesia è stata pubblicata recentemente in un'antologia "Canto di Maggio"....e' l'anima che parla per me...in trasparenza di luce trasmette le mie emozioni...il mio sentire...Come un eterno Amore.....KAREN TOGNINI




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domenica 19 giugno 2011

Chiove di Annamaria Marconicchio



















Chiove

Chiove. ‘Nu lampo spacca 'o cielo niro.

E luntano sento ‘a prutesta ‘e ‘nu tuono.

Fuje ‘a ggente miez''a via a cerca’ arreparo.

“E ch’ acqua!” lamenta ‘na voce.

E intanto s’arrepara sotto a ‘nu purtone.

Guardo fora a’ fenesta e m’addimanno

si basta tutta ‘st’acqua pe’ lavà ‘stu munno

ch' è chino ‘e ‘nfamità e dulore.

No, nun po’ basta a cancella’ ‘a paura,

si è vista ‘na criatura muri’ sotto a’na preta.

Quant’acqua ce vulesse pe’ lava’ sango e guerre,

pe’ cancellà ‘e peccate ‘e nu pazzo,

‘e ‘na mamma, ‘e ‘nu figlio,

‘e chi ha levato ‘a vita

a chi chiammava ammore.

‘Na lacrema scenne ‘a dinto all’uocchie mie.

No, chesta non è acqua, nun serve pe’ lava’.

Cheste so’ ‘e lacrime ‘e tutto ‘o munno sano,

che nun riesce a truva’ pace.

Chiove! ‘O cielo chiagne e io?

Io chiagne appresso a isso...



Piove - Traduzione a cura della stessa autrice

Piove. Un lampo spacca il cielo nero.
E lontano sento la protesta di un tuono.
Scappa la gente in strada per cercare un riparo.
“Che acqua!” si lamenta qualcuno.
E intanto si ripara sotto un portone.
Guardo fuori dalla finestra e mi domando
Se tutta quest’acqua può lavare questo mondo
Che è pieno di infamità e dolore.
No, non può bastare a cancellare la paura,
se hai visto un bambino morire sotto una pietra.
Quant’acqua ci vorrebbe per lavare sangue e guerre,
per cancellare i peccati di un pazzo,
di una mamma, di un figlio,
di chi ha tolto la vita
a chi chiamava amore.
Una lacrime scende dai miei occhi.
No, questa non è acqua, non serve per lavare.
Queste sono le lacrime di tutto il mondo intero,
che non riesce a trovare pace.
Piove! Il cielo piange ed io?
Io piango con lui…

clicca QUI per leggere tutte le poesie di Annamaria Marconicchio presenti in questo blog




Scritta poco dopo il crollo della scuola di San Giuliano, questa poesia vuole sottolineare le brutture del mondo negli ultimi anni: madri che uccidono i figli, figli che tolgono la vita ai genitori, giovani donne assassinate dai propri fidanzati… E poi, le guerre che incalzano e distruggono intere città; attentati di pazzi che uccidono poveri innocenti… Il mondo sembra non trovar pace e tutti viviamo la frenetica corsa della vita, quasi non accorgendoci più di quanto ci accade intorno, quasi la tragedia fosse diventata un normale momento della vita stessa. E allora, leggendo questi versi, fermiamoci un attimo e rendiamoci conto della realtà in cui stiamo affondando. Se proveremo un momento di commozione, significa che siamo ancora vivi e forse possiamo ancora fare qualcosa… Annamaria Marconicchio.





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domenica 12 giugno 2011

ERA IL TEMPO di Angela Verardo

C'era una porta
in fondo all'abisso,
i battenti schiusi
a mostrare dietro
infinita luce.

Sono scesa
fino all'ultimo dei gradini
dove la signora dell'attesa
restituisce sempre
ai viandanti
tutta la voce.

Tu forse non sai
d'aver pianto
il tempo delle corde tese
rimaste a tirare
la pelle dell'anima,
ingannando il flusso
d'eterna pace.

Ti ho reso la libertà
d'amare trasparente
senza spada né giudizio
oppure di ritornare
a morte felice
nella torbida pece.

Lo sai che era il tempo,
ed ora tutto tace.


Questa poesia fa parte di una tappa del mio percorso di vita, una evoluzione personale ancora in itinere, orientata verso il benessere e la pace interiore. Questa lirica, ermetica e ricca di metafore, parla di una discesa verso le profondità dell'Anima, dove qualcosa o qualcuno può essere rimasto intrappolato. E' un processo di purificazione del concetto di Amore, restituendo a quel qualcosa o a quel qualcuno, la libertà di andare o rimanere, senza bisogni, aspettative e pretese di possesso. Una volta aperte le porte, rimane il silenzio, ma nella sua connotazione positiva di pace. Angela Verardo




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domenica 29 maggio 2011

SERA di Bruno Zapparrata






















SERA

Sera ca nun me tiene compagnia,
me chiamme a' uno a' uno sti ricorde,
felicita' nun tuorne cu 'a poesia,
na musica 'e chitarra,ncoppa 'e ccorde...
Stelle ca nun se contano p''o cielo,
arena nfosa e 'a varca a cunnulia',
funtana argiento me cantava ammore,
e 'o cielo...accumminciava a suspira'...
Ogge so' arravugliato d''e ricorde,
e' ll'ombra, è 'o tiempo ca pazzèa cu mme,
nun ce sta niente 'a fa', nun me ne scordo,
e io chiano, soffro e penso sulo a te!
Passa na vita, passano 'e mumente,
passa stu tiempo ca nun puo' ferma',
catene ca t'astregnono 'e ricorde,
ricorde 'e tiempo ca nun turnarrà...


Traduzione Letterale di SERA a cura di Bruno Zapparrata

Sera che non mi tieni compagnia,
mi chiami ad uno ad uno questi ricordi,
felicita' non torni con la poesia,
una musica di chitarra sulle corde...
Stelle che non si contano per il cielo,
sabbia bagnata e le barche a cullarsi,
fontana d'argento mi cantava amore,
e il cielo incominciava a sospirare...
Oggi che sono avvolto dai ricordi,
è l'ombra, è il tempo che scherza con me,
ma non c'è nulla da fare, non me ne dimentico,
e piano soffro e penso solo a te.
Passa una vita, passano i momenti,
passa il tempo che non puoi fermare,
catene che ti stringono ai ricordi,
ricordi di un tempo che non tornerà...

Questa poesia ha poco da chiedere di commento, si spiega benissimo da sola..E' una delle tante sere napoletane che tengono compagnia in solitudine ad un'anima sola, il rimurginare dei ricordi di un tempo che fu, senza rimpiangere troppo il passato consapevole che il tempo non lo si puo' fermare e che non puoi cancellare, se pur volendo i ricordi, perchè le catene ti saldano ai ricordi ma si conosce che il tempo non potra' ritornare,BZ.



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domenica 22 maggio 2011

IMPROVVISO TRADIMENTO di Massimo Imperato


Seduto sul bordo
di un antico marciapiede
strappo petali di rosa.
Schiaccio sotto le scarpe
i nudi steli
ancora carichi di spine.
Non m'importava della verità,
eppur il fato
il volto le ha scoperto.
A me hai inviato
l'affettuoso testo
di un altrui messaggio.
Ci vuole un cinico coraggio
a spezzare il mio trasporto.
Ormai per te son morto.



La moderna tecnologia fa il bello e cattivo tempo nei rapporti di coppia. Se è vero che il telefonino cellulare favorisce le relazioni permettendo di dialogare a distanza verbalmente o via SMS, è vero anche che permette di svelare le tresche segrete che possono insidiare anche le relazioni più salde.
Ho voluto immedesimarmi in una situazione che idealmente esprime il dolore che questi eventi possono causare.
Massimo Imperato



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domenica 15 maggio 2011

Tempo di Filippo pio

Acrilico 70x100 Filippo Pio (Giugno 2005)



























Tempo

Tempo, assoluto,
fugace,
impiegato di Colui
che è,
sei vero padrone
di questo mondo.

Nascita e morte,
a te chiedon permesso
per divenire.

Esisti per conceder
ragione all'una
o all'altra,
senza regole di meriti.

Nel tuo da fare
irrefrenabile,
lucidi e mostri,
fiero alla storia,
i destini che meglio
hai forgiato.

La fretta
e lo splendore,
ti han sempre
infastidito,
cosicchè castighi
tutti coloro,
che in questo
non ti rispettano.

In te, con cura,
osservandomi,
ho ben compreso ciò,
ed ora, come mantide,
che dopo amplesso
non ha futuro,
ti rispetto e assecondo,
mentre, pian piano,
mi divori.

Prima poi, bene male, come una salita discesa, domanda risposta, azione reazione, la mia mente rimbecillita trottola.
Oh miseri noi, precipitati in questo mondo finito, ai quali non resta che avvertire e anelare altrove, il nostro bisogno di infinità. Filippo Pio




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domenica 8 maggio 2011

LA MIA ANIMA di Grazia Finocchiaro


G. Ciccia - 2008 - Riflesso dell'anima - tec mista su carta - cm 35x27



Da uno spiraglio
ho contemplato timorosa
prima di varcare soglia,
volevo scrutare
nell’intimo mio.

Di fronte a me
piccola anima, fragile, sguarnita.
Fiore dai petali in ombra
Racchiusa in fredda conchiglia,
Su di lei la mia carezza
ha ordito sollievo.

Ho teso la mano, all’anima mia,
su di lei ho posato lo sguardo
con leggerezza di piuma,
ho confermato scudo
battendo ciglia.

Più tenace ho ravvisato la mia anima,
l’ho stretta al cuore.
La terrò sempre con me
per non smarrirsi
tra deserti e maree.

Quando ho scritto questi versi, ho avvertito un forte bisogno di proteggere il mio intimo, proteggerlo da tutto ciò che accade attorno e che giunge alla nostra anima come un qualcosa che addolora.
Parlo della mia anima, come fosse un piccolo essere, che trattengo tra le mani e consolo, poiché nella fragilità in cui mi appare potrebbe essere offesa, calpestata.
Per la sua fragilità , la difenderò da ogni triste evento.

Auguro a tutti una felice giornata e ringrazio per l'attenzione che mi prestate. Grazia





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domenica 1 maggio 2011

L’ombra del canneto di PIETRO VIZZINI

Quasi senza suola
laceri sandali di cuoio
trascinavano i miei passi,
sterpaglie frusciavano spari e fiamme,
era laggiù la mia casa
tra cumuli di pietre e paglia
all’ombra del canneto.
Fuggiva lacerata la mia anima
dai latrati di bombe,
nelle mie tasche vuote
briciole di terra senza erba,
agrodolce primavera brulla.
Cantilena di sabbia e luna,
Samira, pelle di sole
mettevi le ali sopra il mare,
il tuo sorriso dolce
disperato sul barcone.
Credevo di morire
tra i miei deliri
travolto dalle lunghe ombre
di corrose braccia.
Come aquilone
risaliva sospeso il respiro,
brusio lontano
pezza velata di rosso
per indossare nuova terra.
Eravamo cumuli di uomini
con sacchi leggeri,
spaghi consumati
legavano ferite
che mai guariranno.
Cercavo l’alba
dietro le facce affamate dei miei fratelli
ma ho visto solo cotoni bruciati.
Crepuscolo di rame,
volavano basse le ombre,
un pò più avanti
nella cantilena delle onde
eravamo liberi nella nebbia.



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domenica 17 aprile 2011

PADRE di Fiammetta Campione



Ti scrivo, Padre
Che mi consegnasti
La tua anima candida
Racchiusa in un’idea
Me la offristi così
Semplicemente,
Con un sorriso lieve
Ed io la feci mia
Inconsapevolmente
Ma con muta fierezza.
Mi parlavi dolcemente
I tuoi occhi rassicuranti
Traghettavano bellezza
Sulle rive del mio cuore
Che sperduto si dibatteva
Per farsi largo
Tra i rovi pungenti
Nei sentieri della vita
Ed io, plasmata
A tua immagine
Ho raccolto a piene mani
I frutti della tua stagione
Li ho riposti nelle vene
Dove scorrono generosi.
Ti scrivo, Padre
Per congedarti
Ancorché alla tua anima
Non ho mai detto addio
E le mie lacrime
Non ho ancora versato.
Ti scrivo, Padre
Che non afferrasti
Il bagliore di sofferenza
Che albergava nei miei occhi
Che ti rendesti complice
Di un delitto d’amore
Che ancora oggi
Amaramente
Piango.


Mio padre è stato per me esempio e guida di grande valore; purtroppo però è stato anche muto testimone della mia grande sofferenza di bambina, creando così in me un’ambivalenza nei suoi confronti. Da questa sofferenza è nata la poesia.

Un sentito ringraziamento allo staff del blog, e in modo particolare alla mia nuova amica Grazia Finocchiaro, che ha dato fiducia alla mia umile penna.
Fiammetta Campione





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domenica 3 aprile 2011

SENZA TITOLO di Marta Alberti

Immobile sulla riva
osservo lo scorrere del tempo
anelo all'altra sponda
come foglia d'autunno
anela al vento.
Sazia d' ambascie
e di scavare nell'umano ordito
vorrei librarmi in volo
ombra di luce
lassù nell'infinito.
Su cocci aguzzi
lungamente ho ferito
i miei passi
tergendomi da sola le ferite
e sognando paterni
caldi, abbracci.
Piange una bimba
nascosta nel cuore
ricuce i traumi
di un grande, insopprimibile
dolore, quasi mi schianta
la vorrei cullare
quando quel pianto
parvemi, riudire!...
Ma resto inerme
e non so più che fare
come può l'onda
cullare se stessa e il mare?


Ci sono dei momenti nei quali sembra di non avere più nulla da scoprire, dopo avere scavato nel nostro " IO" più profondo alla ricerca della stessa essenza della vita, quasi si prova un inconscio, ma palpabile, desiderio di andare oltre... dove da scoprire c'è ancora tanto... tutto....
Un grazie di cuore a Grazia e un buongiorno a tutto lo staff di questa oasi di poesia. Marta Alberti






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domenica 27 marzo 2011

Ti ho incontrata prima di cercarti di MASSIMO IMPERATO

Ti ho incontrata
prima di cercarti
dissolta nei profumi
di fiori delicati,
negli sguardi ingenui
di giovani braccianti.
Seduta sulle note
soffiate da usignoli,
in bilico sui fili tesi
delle mie abitudini.
Ti ho incontrata
prima di cercarti
quando ancor acerbo
voluttà faceva capolino,
nel primo turbamento
del cuore di bambino.
All'ombra di un tramonto
scrutato da lontano.
Nel freddo solitario
di un singolo giaciglio.
Ti ho incontrata
prima di cercarti.
Ora che sei padrona
di tutti i miei momenti,
ti cerco senza tregua
prima di incontrarti.



Fin da bambino i miei pensieri cercavano invano la donna della mia vita. Si delineava un'immagine eterea, quasi invisibile. Addirittura ho frequentato un amico non vedente per capire come percepire qualcosa di invisibile. Ho allora imparato ad osservare le emozioni. Talmente ho idealizzato le mie emozioni che ho creduto di trovare la donna giusta cercandola e scegliendola tra tanti. Ma ho sbagliato inesorabilmente. Quando mi sono armonizzato con le energie circostanti, nel momento peggiore della mia vita, quelle antiche sensazioni si sono magicamente materializzate.
Dedicata alla donna che ho sempre desiderato e poi ho trovato: mia moglie.
Massimo Imperato





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domenica 20 marzo 2011

E CAMMINO CAMMINO di Marinella Fois




















(P. Picasso - Les Demoilles d'Avignon - 1907)


E CAMMINO CAMMINO

E cammino e cammino senza sapere dove andare
le mani in tasca il passo lento
come bussola solo il vento.
E lampioni in confusione
di donne di ogni nazione
le gambe spoglie ad aspettare clienti da soddisfare.
Sotto la terra bruciata da promiscuo sesso
il cielo urla per la bimba stuprata o per la donna violentata.
E cammino e cammino
oltre la vita oscura del destino
finiscono le figure in un fluire di musiche stonate
di tasche vuote d’avventura.
Là dove il porto mi conduce non c’è bisogno di luce
una taverna una panchina
dentro la faccia della terra
si giocano a carte e bicchieri di vino, sia le mutande che il proprio sesso.
E cammino e cammino
Selvaggio vento di maestrale riporta l’eco del vicino
e lo trasforma in temporale.
Piange una donna e il suo bambino
senza giaciglio a scaldare la fredda notte da sbarcare.
Con cinque soldi che ci può fare? come riuscire a campare?
Sente l’odore che vien dal mare
E allora aspetta un pescatore che la riscaldi anche sul ponte che sa di sale
come la mareggiata del cuore.
E cammino e cammino
Io vagabondo senza timone
Le mani in tasca
Il bavero sollevato senza sapere dove andare.


Questa poesia è figlia dell'aurora. Nasce come testo musicale. Di solito per andare e tornare dalla città (Cagliari) devo passare lungo un viale dove ragazze di ogni nazione sostano seminude a cielo aperto e nei freddi giorni d'inverno qualcuna sosta accanto ad un fuocherello rimediato con sterpaglie dei bordi della strada. Nel vedere tanta carne fresca al macello, molte volte mi sono messa in discussione. Ho sempre provato tenerezza nei loro confronti. Così la domanda nasce spontanea, per scelta o costrizione?...donne di serie "c" ?
Ringrazio tutto lo staff di questo blog, che mi ha offerto la possibilità di farne parte. Marinella Fois




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domenica 13 marzo 2011

VOLA E VA'... di Bruno Zapparrata

Sta' sempe na muntagna
ca 'o mare t'annasconne,
e quanta, quanta lune
hanno sfrunnato 'e suonne...
Perle 'e mimose a ll'aria, nfos''e sole,
cantano 'a primmavera e na campana
sceta d''o suonno 'e vierno 'e primme viole,
sotto 'o mutivo argiento 'e na funtana...
'E penziere secutano 'e penziere
straccianno 'a cielo lampe 'e libbertà,
s'è fatta gialla l'acqua int''o bicchiere,
'o calannario è fronna, vola e va'...
veco luntano 'o mare...
non saccio che d'è 'o cielo....
Terra int''a terra e lacreme fernute,
libbro d''a vita...pagine ngiallute.


VOLA E VA'... di Bruno Zapparrata Ed.2000 1991- Siae 88488


Traduzione letterale e non poetica della poesia in lingua napoletana VOLA E VA' di Bruno Zapparrata

C'è sempre una montagna
che il mare ti nasconde...
E quante quante lune
hanno sfrondato i sogni...
Perle di mimose, all'aria, bagnate di sole,
cantano la primavera e una campana
sveglia dal sonno invernale le prime viole
sotto l'argenteo motivo di una fontana...
I pensieri rincorrono i pensieri,
stracciando dal cielo lampi di libertà,
si è fatta gialla l'acqua nel bicchiere,
il calendario è foglia, vola e va'...
Vedo lontano il mare...
non so' cosa è il cielo...
Terra nella terra e lacrime finite,
libro della vita, ... pagine ingiallite...

clicca QUI per leggere tutte le poesie di Bruno Zapparrata presenti in questo blog









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domenica 6 marzo 2011

I RICORDI DEL CUORE di Rosa Linda Cassese

I ricordi d’infanzia perduta
di coccole profuse e soffuse
di pochi baci dati e rubati

ricordi di bimba “vispa”, allegra
un’allegria apparente, sofferta
gaiezza non gaia, festosa

sofferenza interiore, fatta di
parole, domande impertinenti
senza sorriso, non risposte, cenni

ricordi di una vita scorrevole
d’affetto, rispetto, poco diletto
studio intenso e positivo

ricordi di una casa avita
impresso ancor il profumo di te
Mamma, che amavi le violette

ti dilettavi a far uncinetto
che cantavi con la voce garrula
uccell ingabbiato per la vita

stereotipata, affaticata
ricordi di tanta tenerezza nel
cuor, reso arido da solitudo

scarso riscontro, unico conforto
la poesia…
quando non viene mortificata
in versi, in metrica, assonanza!


I ricordi affiorano sempre, quelli di infanzia ed adolescenza sono tornati alla memoria, tornando alla casa avita, dove avverto come per incanto, tutti i baci che ho elargito ai genitori e ricevuto, e dove sento nell'aria il profumo preferito della mamma, quello di violette. Ringrazio Grazia e tutto lo staff di questo blog che mi ospita. Rosa Linda Cassese





(Dipinto:Claude Monet - Camille Monet con bambino (1875)


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