Poesie, Racconti e Musica d’autore

"Scrivere poesie non è difficile; è difficile viverle." (Charles Bukowski)

Viviamo assieme una poesia, un racconto, una canzone o un quadro d'autore, lasciate un vostro commento ai post, per noi sarà un piacere leggervi.

Preghiamo gentilmente tutti quelli che postano il loro commento scegliendo l'opzione 'Anonimo' di blogger di firmarlo, grazie. ros e massimo

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sabato 30 ottobre 2010

Basta stragi di Gabriele Prignano















Basta stragi

Sulla terra torbida dove nuovo
non splende
forza trarremo un giorno
da debolezza ignara
e ai colori che piovono
dalla fontana del cielo
ristoreremo gli occhi
e il rombo del dolore
e il pianto cupo
piombo saranno e pietre.
Sgretoleremo mani assassine
e lanceremo le briciole nel fuoco
e sapore amaro
non avrà più il cielo
né folli danze senza meta
né orde di parole senza senso
né cronache perverse
di speranze perse.
Nuvole giocose in corsa in cielo
battibeccando solleveranno
polvere d’acqua e di sole
sopra il mare disteso.


Tutto cambia nel tempo, tutto si rivolge. Anche i tiranni, prima o poi, cadono. Purtroppo, il male è profondamente ostinato e tenace: torna puntualmente con un vestito e un nome nuovi. E guerre e fame urlano dolore e rabbia negli esseri umani. E’ il Sogno (gli ideali) che ci dà forza. Il sogno rappresenta un’energia possente, in grado di trasformare tutto, coinvolgendo tutti. A fare la storia sono, infatti, i grandi sognatori , che spesso sacrificano la propria vita: non i vili, non i rassegnati, non coloro che si limitano a prendere atto e, prendendo atto di una realtà (per altri) insopportabile, tacciono, nel loro oscuro pessimismo. E’ da queste riflessioni che nascono questi versi. Gabriele Prignano

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mercoledì 27 ottobre 2010

Poesie per sempre: Verrà la morte e avrà i tuoi occhi di Cesare Pavese

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi-
questa morte che ci accompagna
dal mattino alla sera, insonne,
sorda, come un vecchio rimorso
o un vizio assurdo. I tuoi occhi
saranno una vana parola
un grido taciuto, un silenzio.
Così li vedi ogni mattina
quando su te sola ti pieghi
nello specchio. O cara speranza,
quel giorno sapremo anche noi
che sei la vita e sei il nulla.

Per tutti la morte ha uno sguardo.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
Sarà come smettere un vizio,
come vedere nello specchio
riemergere un viso morto,
come ascoltare un labbro chiuso.
Scenderemo nel gorgo muti.



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domenica 24 ottobre 2010

BOTTOMS & JOYSTICKS di Maurizio Alberto Molinari

Mattina fatata
o nuova angoscia guantata,
scorrono isteriche immagini
tra manopole e bottoni
d’indemoniato vigore,
scarnificano vite
come arcieri precisi,
bruciano famiglie,
ne affamano le figlie.
La seduta distante
non basta al questuante,
corrono audaci le figure
fermato dall’istinto,
premiate in qualche istante.
Ombre tetre
susseguono caparbie
in orologi mai sganciati,
in fatiche quotidiane
alternate a semplici
tracce d’uomo…
Il senso della vita
fluisce altero
nella società malata,
vestita di moda e disperazione,
vissuta malata
sotto il giogo
d’uno stato minore.

In Bottoms & Joysticks tratto un tema terribile e quasi dimenticato: la dipendenza dal gioco e dai Video Poker. Questa poesia parla del vizio e del male che causano le “malefiche macchinette” (ormai dentro ogni bar – non solo nelle sale giochi e casinò), racconta di famiglie ridotte sul lastrico e di “figlie affamate”, di manopole e bottoni scoperte per caso, guardando un amico che giocava per passare 10 minuti… Parlano tuttavia anche di uomini e donne (ma attenzione… anche di donne!) che abbandonano la realtà per inseguire un sogno che sa di diabolico, che emana un profumo estatico (come una dose di stupefacenti) e che tuttavia non ricorda bene la figura che manovra i fili di questa ennesima disgustosa vicenda: uno Stato minore (che nella poesia è presentato volutamente in “minuscolo”). Viviamo in un assurdo contesto dove noi, cioè la Società - attraverso i suoi/nostri esponenti dirigenziali - si comporta come il peggiore degli usurai, una “specie” di biscazziere privilegiato e autorizzato senza ritegno o pudore, pronto a distruggere le persone in onore del semplice profitto.

martedì 19 ottobre 2010

Poesie per sempre: Ancora ti amerò di Federico Garcia Lorca

Pronuncio il tuo nome
nelle notte buie,
quando gli astri vanno
a bere alla luna
e dormono gli alberi
delle foreste cupe.
Ed io mi sento vuoto
di passione e di musica.
Orologio impazzito che canta
morte ore antiche.

Pronuncio il tuo nome
e in questa notte buia,
il tuo nome suona
più lontano che mai.
Più lontano delle stelle,
più dolente della spiaggia quieta.

Ancora ti amerò
come allora? Quale colpa
ha il mio cuore?
Se si alza la nebbia
quale nuova passione m'attende?
Sarà tranquilla e pura?
Potessero le mie mani
sfogliare la luna!



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Su suggerimento di Mario Donatiello 'Crepuscula Solidao' eseguita magistralmente dalla grandissima Cesaria Evora. Grazie Mario.




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mercoledì 13 ottobre 2010

Poesie per sempre: I RAGAZZI CHE SI AMANO di Jacques Prévert

I ragazzi che si amano si baciano in piedi
Contro le porte della notte
E i passanti che passano li segnano a dito
Ma i ragazzi che si amano
Non ci sono per nessuno
Ed è la loro ombra soltanto
Che trema nella notte
Stimolando la rabbia dei passanti
La loro rabbia il loro disprezzo le risa la loro invidia
I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno
Essi sono altrove molto più lontano della notte
Molto più in alto del giorno
Nell'abbagliante splendore del loro primo amore

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domenica 10 ottobre 2010

IO STANOTTE di Bruno Zapparrata

Io stanotte pazzianno cu 'e stelle,
quanno cadòno e affonnano a mmare,
sento addore d''e sciure cchiù belle,
mentre ll'acqua nu specchio me pare...
Palummelle ca pittano ncielo,
nu Rusario 'e lampare luntane,
nnanza a ll'uocchie se stenne nu velo,
na chitarra mi chiagne p''e mane...
Sulitaria st' arena e 'a canzona,
sta cantanno 'o culore curvino,
sta chitarra ca chiagne e ca sona,
pe dduje uocchie ca sento vicino...
Nonna nonna a sti stelle curvine,
sta canzona pe ll'aria cammina,
resta nterra na rosa cu 'e suonne
ca se sperdono mmiezo a chest'onne...

Traduzione letteradi di IO STANOTTE...di Bruno Zapparrata Ed.2000...1992

Io stanotte, scherzando con le stelle,
quando cadono e si tuffano a mmare,
sento il profumo dei fiori più belli,
mentre l'acqua uno specchio mi pare...
Piccole farfalle dipingono in cielo,
un Rosario di lampare lontane,
davanti agli occhi si stende un velo,
una chitarra piange tra le mani...
Solitaria è la spiaggia e la canzone
sta cantando il colore corvino,
tu chitarra che piangi col suono
per due occhi che sento vicino...
Nonna nonna a queste stelle corvine,
la canzone per ll'aria cammina,
resta a terra una rosa coi sogni
che si perdono tra il rollìo delle onde...

Bruno Zapparrata

Questa è una sensazione ed un pensare durante una delle passeggiate serali che da solo amavo fare dopo cena sulla battigia del mare, dove ti tiene compagnia solo l' andirivieni delle onde...Momenti di pace, di tranquillita' e di riordino delle idee...dalle realizzate e quelle irrealizzabili, a quelle che potevi e non sono state e a quelle che non volevi e che invece sono state e allora si pensa, si pensa seduto a volte su di una delle code del pattino che strazione a riva in attimi che nessuno disincanta.

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domenica 3 ottobre 2010

Aspettando il tramonto di Daniela Fenoaltea

(Terra e Fuoco - Rosalba Mangione)


















Aspettando il tramonto

Abiti luridi sparsi
nel profumato bosco
felci e finocchi selvatici.

Sul muschio le nostre impronte.

Le betulle origliano
spiati sospiri sconosciuti
ronzio di parole sul verde mantello.

La carne odora di fango.

Si aggirano ombre cinesi
volteggiano le mani fugaci
fronde muovono accese fantasie
ed il suono del vento vive.

Schiene stanche poggiate
sul manto erboso
trasudano ore che fuggono.

Foglie lanceolate senza pudore
tracciano le linee del piacere.

Al tramonto la luce
cattura volti distesi
noi viticci dormienti
lietezza
consumata passione.

Sfuggire dalla normalità e farsi catturare dalla forza e bellezza della natura.
Per gli amanti, spogliarsi e fondersi mentre lentamente gli alberi cominciano ad infittirsi, diventa uno spazio intimo, nel quale abbandonarsi ai sensi e alla fantasia.
La natura, un luogo mistico in cui l'anima può dare sfogo alle proprie emozioni.
Palpita la vita nell'accavallarsi dei corpi, in un groviglio di linee e colori.
Il respiro, vibrante canto nell'aria, richiamo di una sensualità pura.(Daniela Fenoaltea)

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mercoledì 29 settembre 2010

Poesie per sempre: NUDA di Pablo Neruda

Nuda sei semplice come una delle tue mani,
liscia, terrestre, minima, rotonda, trasparente,
hai linee di luna, strade di mela,
nuda sei sottile come il grano nudo.

Nuda sei azzurra come la notte a Cuba,
hai rampicanti e stelle nei tuoi capelli,
nuda sei enorme e gialla
come l'estate in una chiesa d'oro.

Nuda sei piccola come una delle tue unghie,
curva, sottile, rosea finché nasce il giorno
e t'addentri nel sotterraneo del mondo.

Come in una lunga galleria di vestiti e di lavori:
la tua chiarezza si spegne, si veste, si sfoglia
e di nuovo torna a essere una mano nuda.


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martedì 21 settembre 2010

Poesie per sempre: Alla Vita di Nâzım Hikmet Ran

(L'Albero della vita-Stefania Bruno)



















Alla Vita

La vita non è uno scherzo.
Prendila sul serio
come fa lo scoiattolo, ad esempio,
senza aspettarti nulla
dal di fuori o nell'aldilà.
Non avrai altro da fare che vivere.

La vita non è uno scherzo.
Prendila sul serio
ma sul serio a tal punto
che messo contro il muro, ad esempio, le mani legate
o dentro un laboratorio
col camice bianco e grandi occhiali,
tu muoia affinché vivano gli altri uomini
gli uomini di cui non conoscerai la faccia,
e morrai sapendo
che nulla è più bello, più povero della vita.

Prendila sul serio
ma sul serio a tal punto
che a settant'anni, ad esempio, pianterai degli ulivi
non perché restino ai tuoi figli
ma perché non crederai alla morte,
pur temendola,
e la vita peserà di più sulla bilancia.

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Musica pura: etnica o mediterranea e non mewage come ci vuole far credere il realizzatore di questo video. Non lo dico io che sono ignorante in materia ma Mario Donatiello, musicista nonché collaboratore attivo di questo blog, che me lo ha consigliato. Mario devo ringraziarti di cuore, ogni tuo suggerimento musicale, come per magia, si armonizza col tutto.

domenica 19 settembre 2010

Volo di Annamaria Fulgione

Fisso inebetita
lo scorrere
vaporoso e titubante
del giorno

Guardo
nel mezzo sonno,
le ombre dei miei sogni
fare a botte

Sorpresa.
di ritrovare,
dopo tanto dolore,
la lava tatuata
nella mia anima,
urlare di passione

Allora VOLO,
spacco a calci
il tempo perduto
non sono sgomenta,
sono io che torno,
quella che credevo
ormai sparpaglia
come cenere
nel tempo.


Questi versi sono il mio rabbioso urlo ad una situazione di stallo in cui era calata la mia anima ,che distratta dalla realtà quotidiana ,da dolori che ognuno di noi purtroppo è costretto a vivere a tratti nel corso della vita.......realtà che ti cambia ma solo per un attimo perchè appena riesci a rialzarti ecco che riappari nel tuo essere ed ecco il volo di nuovo verso la vita verso quella che eri..........io faccio fatica a commentare ciò che scarabocchio,perchè scrivo d'istinto e in determinati momenti. A.Fulgione


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(Dipinto 'La Fille du ciel' di Claude Théberge)

mercoledì 15 settembre 2010

Poesie per sempre: LA CAVALLA STORNA di Giovanni Pascoli

La cavalla storna

Nella Torre il silenzio era già alto.
Sussurravano i pioppi del Rio Salto.
I cavalli normanni alle lor poste
frangean la biada con rumor di croste.
Là in fondo la cavalla era, selvaggia,
nata tra i pini su la salsa spiaggia;
che nelle froge avea del mar gli spruzzi
ancora, e gli urli negli orecchi aguzzi.
Con su la greppia un gomito, da essa
era mia madre; e le dicea sommessa:
« O cavallina, cavallina storna,
che portavi colui che non ritorna;
tu capivi il suo cenno ed il suo detto!
Egli ha lasciato un figlio giovinetto;
il primo d’otto tra miei figli e figlie;
e la sua mano non tocco’ mai briglie.
Tu che ti senti ai fianchi l’uragano,
tu dai retta alla sua piccola mano.
Tu c’hai nel cuore la marina brulla,
tu dai retta alla sua voce fanciulla».
La cavalla volgea la scarna testa
verso mia madre, che dicea più mesta:
« O cavallina, cavallina storna,
che portavi colui che non ritorna;
lo so, lo so, che tu l’amavi forte!
Con lui c’eri tu sola e la sua morte
O nata in selve tra l’ondate e il vento,
tu tenesti nel cuore il tuo spavento;
sentendo lasso nella bocca il morso,
nel cuor veloce tu premesti il corso:
adagio seguitasti la tua via,
perché facesse in pace l’agonia . . . »
La scarna lunga testa era daccanto
al dolce viso di mia madre in pianto.
«O cavallina, cavallina storna,
che portavi colui che non ritorna;
oh! due parole egli dove’ pur dire!
E tu capisci, ma non sai ridire.
Tu con le briglie sciolte tra le zampe,
con dentro gli occhi il fuoco delle vampe,
con negli orecchi l’eco degli scoppi,
seguitasti la via tra gli alti pioppi:
lo riportavi tra il morir del sole,
perché udissimo noi le sue parole».
Stava attenta la lunga testa fiera.
Mia madre l’abbraccio’ su la criniera.
« O cavallina, cavallina storna,
portavi a casa sua chi non ritorna!
a me, chi non ritornerà più mai!
Tu fosti buona . . . Ma parlar non sai!
Tu non sai, poverina; altri non osa.
Oh! ma tu devi dirmi una una cosa!
Tu l’hai veduto l’uomo che l’uccise:
esso t’è qui nelle pupille fise.
Chi fu? Chi è? Ti voglio dire un nome.
E tu fa cenno. Dio t’insegni, come».
Ora, i cavalli non frangean la biada:
dormian sognando il bianco della strada.
La paglia non battean con l’unghie vuote:
dormian sognando il rullo delle ruote.
Mia madre alzò nel gran silenzio un dito:
disse un nome . . . Sonò alto un nitrito.





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sabato 11 settembre 2010

UNO DI QUESTI GIORNI di Pietro Vizzini

Errante sui prati incolti
al pascolo fluisce
il sorriso della luna
quieto rinasce
disteso il mio corpo
sono strada polverosa
calpestio di mandrie al passaggio.
Uno di questi giorni
mi risveglierò scultura del vento
tracciato strisciante di serpe
fazzoletto di terra bagnata
pioggia di sguardi
nascosti nella nebbia.
Attenderò uccelli bianchi
battiti di ali
in cieli azzurri
giravolte verso altri soli
migrazione senza carne
di pensiero tattile.
Del mio amore un sussulto
volgerò gli occhi all’orizzonte
e ormai cieco
lancerò pane rappreso ai colombi
affamati viandanti
insaziabili a consumar se stessi.
E tra dorate messi
calendule, lacrime d’arancio
diverranno dimora dei miei giorni.


"V’è un tempo quando non si è più giovanissimi, o quando si pensa alla vita consapevoli che questa ha un tempo limitato, che i pensieri si riempiono di angosce… quale futuro, quanto tempo ancora…. “ Uno di questi giorni” sarò terra, passaggio all’orizzonte, migrazione senza carne, forse rinascerò in quei giorni, dove si posano le orme della speranza, serenamente abbracciato dalla fine del mio tempo."Pietro Vizzini






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domenica 5 settembre 2010

Pioggia a Montmartre di Grazia Finocchiaro

(The Boulevard Montmartre on a Winter Morning, 1897-Camille Pissarro)















Pioggia a Montmartre

Dal cielo plumbeo scrosciava
tambureggiando la pioggia
tra alberi discinti allineati
nelle larghe piazze tra panchine vuote.

Pochi passi per i viali
traboccanti boccali nei pub tra luci sommesse
a dar vita all’asfalto luci abbaglianti.

Era triste Montmartre…

grugni mesti di pittori, miraggio di volto ritratto,
colori trasudati da mani stanche,
di avventore attesa incessante,
sul bohémien pioveva speranza.

Quella sera a Montmartre…

accostata al gruppo si agitavano i miei sensi,
lo sguardo si posava
sul mucchio di dipinti per terra sparsi,
un bohémien asserì al passante …eh hai fatto soldi tu…

Montmartre…

Domani pioverà sole sui colori, tempo nuovo, tanti avventori.

Il viaggio per Parigi di qualche anno fa, portò i miei passi a Montmartre, luogo in cui sono appostati per tutto il giorno, in ogni stagione, i ritrattisti, nella speranza che qualche avventore gli faccia intascare qualche soldo.
Quel giorno di dicembre, Parigi era coperta dalla pioggia, ma Montmartre ai miei occhi apparse colorata, un’emozione intensa mi vestì da capo a piedi, specie quando un bohémien asserì al passante “…eh, hai fatto soldi tu…”.
Il passante, in quel frangente, era mio marito, loro, ovvero gli artisti, erano il suo riflesso.
Questo luogo mi fu fonte di ispirazione ma non meno quegli artisti che in un forte abbraccio mi hanno dimostrato la nobiltà del loro essere.
Momenti di vissuto che non si dimenticano, perché trasferiscono emozioni forti, a tal punto che mi hanno mosso a scrivere “Pioggia a Montmartre”.Grazia Finocchiaro


Ringrazio di cuore Mario Donatiello per il meraviglioso suggerimento musicale

mercoledì 1 settembre 2010

Poesie per sempre

Come promesso inauguriamo oggi il post settimanale dedicato ai poeti 'più conosciuti': quelli che hanno accompagnato la nostra vita, quelli che ci hanno fatto piangere e sognare, quelli che ci hanno stupito ed emozionato. I poeti le cui poesie occupano un posto privilegiato nel nostro cuore.

Quello che vi chiediamo cari Amici, assidui frequentatori di questa 'Oasi di Pace', é di collaborare con noi magari indicandoci anche il vostro poeta preferito (potete farlo anche con un semplice commento, ricordandovi di firmarlo).

Buona poesia a tutti.ros e massimo





SAN MARTINO di Giosuè Carducci

La nebbia a gl'irti colli
piovigginando sale,
e sotto il maestrale
urla e biancheggia il mar;

va per le vie del borgo
dal ribollir de' tini
va l'aspro odor de i vini
l'anime a rallegrar.

Gira su' ceppi accesi
lo spiedo scoppietando:
sta il cacciator fischiando
sull'uscio a rimirar

tra le rossastre nubi
stormi d'uccelli neri,
com'esuli pensieri,
nel vespero migrar.






sabato 28 agosto 2010

LUCI D'AMORE di Karen Tognini



Dipingerò il nostro cielo

con inchiostro di miele

cuori alati volteggeranno

nell'infinito silenzio

scioglierò fiocchi di stelle

e donerò a te la più bella

si scioglierà la luna

in plovere d'oro

sulle anime del mondo

luci d'amore.



venerdì 27 agosto 2010

NOVITA' SULLE PUBBLICAZIONI DEL BLOG


A partire dal 29 agosto 2010 il blog modificherà le modalità di pubblicazione.

Ogni domenica:
sceglieremo un testo poetico di un autore che pubblica su Facebook. La scelta tenderà a valorizzare coloro che scrivono con una certa frequenza. Sarà nostra cura arricchire i testi con immagini e commento musicale.
Ogni mercoledì:
proporremo testi di autori conosciuti.


Naturalmente i testi pubblicati verranno commentati dai lettori del blog e laddove fosse possibile è molto gradita la presenza dell'autore on line.
Invitiamo i nostri affezionati lettori a condividere spesso tutti i messaggi del blog in modo da coinvolgere il maggior numero di appassionati.

Ringraziamo tutti per la collaborazione ed auguriamo una gradevole partecipazione.

lunedì 16 agosto 2010

MARE di Bruno Zapparrata

(La Luna a Napoli-Mergellina)
















MARE

Pare na musica ca va e che vene,
nfaccia a sti scoglie, canto 'e sirena,
l'onna grifata accartoccia e se sbatte
pitta sti prete, d'argiento, antrasatta.
Lassa n'addore chest'aria marina
ca m'accarezza tanto ca è fina
tramonto 'e sole chiano scumpare,
mentre s'appicciano 'e primme lampare...
Mare 'e sta terra, na terra ncantata,
c'abbraccia 'e llacreme e chi l'ha lassata
e sott' arena annascunne 'e segrete
tenennole astrinte sotto a sti pprete...
Quanti passione se songo appicciate
e quant'ammore se songo stutate,
so mille vele ca vanno c''o viento
nfose d''o sole, p''o mare d'argiento...
E chisto è 'o mare d''e nnammurate
'e Margellina, 'e ll'uocchie affatate
nuvola d'oro, canto 'e Sirene
canto d'ammore ca va e ca vene...
na nnammurata, na serenata,
sera ca scinne e rieste ncantata...


Chi come me è nato a Napoli e ci ha sempre vissuto, conosce benissimo l'importanza e l'amore che si porta al mare, parte integrante della vita quotidiana di un napoletato e per tanti sopravvivenza perchè dal mare ne traggono il sostentamento con lavori vari dalla pesca al noleggio barche, alla navigazione ai ristoranti sul mare etc...Nelle varie canzoni napoletane il mare è stato cantato e stracantato, non vi è autore celebre del passato che non abbia scritto sul mare, uno degli ultimi grandi cantori Giuseppe Marotta (autore tra l'altro dell'ORO DI NAPOLI) scrisse nella canzone Mbraccio a te, "na tazzulella 'e mare, nu fazzuletto 'e rena, addo' l'acqua ca vene sposa l'acqua che va"...Grandissimo verso di pura poesia.. Ma il mare da Santa Lucia a Mergellina ha subìto anche assalti dei saraceni nei secoli scorsi ed è stato devastato dalle varie battaglie e guerre che nei secoli so sono succedute ed inoltre, vuole la leggenda che vi sbarco' morente Partenope, figlia di Eumelo in fuga da Rodi che mori' appena giunta sull'isolotto di Megaride dove fu poi edificato castel dell'Ovo, ma ancora oggi, se si passeggia lungo la scogliera di Mergellina si respirano gli stessi profumi di sempre, si provano sentimenti d'amore e tenerezza ineguagliabili, a volte si raccolgono anche lacrime di dolore...Io il mare ho inteso descriverlo per gli effetti che procura, per le sensazioni che da per quel che rappresenta per i napoletani...Un ringraziamento a Rosalba, Massimo e a tutti gli amici e le amiche che interverranno lasciando un commento su questa poesia...Grazie a tutti ancora Bruno Zapparrata

Traduzione letterale e non poetica della Poesia MARE a cure dello stesso autore

Sembra una musica che va e che viene,
contro gli scogli, canto di Sirena,
l'onda arrabbiata s'accartoccia, si sbatte,
dipinge gli scogli d'argento all'improvviso...
Lascia un odore quest'aria marina
ed accarezza tanto che è fina,
tramonto di sole, piano scompare
mentre s'accendono le prime lampare...
Mare di questa terra, una terra incantata,
che abbraccia le lacrime di chi l'ha lasciata,
e sotto la sabbia nasconde i segreti,
tenendoli stretti sotto alle pietre...
Quante passioni si sono accese
e quanti amori si sono spenti,
son tante le vele che vanno con il vento,
bagnate dal sole, sul mare d'argento...
E questo è il mare degli innamorati,
di Mergellina, degli occhi fatati...
nuvola d'oro, canto di Sirena,
canto d'amore che va e che viene...
una innamorata,
una serenata,
sera che scendi
e resti incantata....

Per chi volesse può ascoltare 'Mbraccio a tte', la canzone citata da Bruno Zapparrata nel suo commento.

sabato 31 luglio 2010

Impressioni di giugno di Pietro Vizzini

(Marina di Vincenzo Manca)











Impressioni di giugno

S’abbracciano nei campi di giugno
due spighe di grano maturo
poche nuvole passeggiano alte
ricoperte da vesti leggere
ombreggiano arbusti e case
ricurva la schiena
al mio sguardo la terra
setacciata dalle mani
scopre rami intrecciati
semi tra solchi e pietre
forse avranno luce e radici
giorni di festa
pane da spezzare ai bambini
inginocchiati sui gradini del cielo.
Soave canto di corpi alati
musica nell’aria
da respirare piano
mentre percorro la via del mare
gabbiani appoggiati alla scogliera
osservano in lontananza
carezze alle caviglie
di acqua salata che scorre
un tappeto di sabbia distende
corpi che gemono baci
sotto ombrelloni sparsi
colorati secchielli
e formine di pesci rossi
sono gioco d’estate
e di ciliegie
assaporo i primi morsi.

domenica 25 luglio 2010

IMPOSSIBILE AMORE di Massimo Imperato

Stasera in cesti di paglia
donami cristalli dorati.
Accendi i profumi di incensi
ad indicarmi il sentiero.
Ti cerco impossibile amore
in luoghi nascosti da fiori,
sotto piume d'airone rosate,
dietro le cime innevate.
Mai luogo sicuro e nascosto
lo scandalo potrà custodire
di un tenero bacio rubato
sfiorando le dita tremanti.
Stanotte per grande magia
potremo bruciare il segreto.
Ti troverò nel mio sogno
che sogna di vivere il tuo.
Ti prego non schiudere gli occhi
durante il notturno cammino.
I sogni si incontrano sempre
finchè vorrai avermi vicino.



sabato 17 luglio 2010

FILO SPINATO di Angela Ragusa

Alla mente i ricordi, sulla pelle il destino
tatuaggio indelebile, inflitto ed inciso
Pochi i miei anni di contro a paura
agli occhi afferrata e lì impressionata.
Ai miei giochi vietati lasciavo la polvere
e strano l'odore di un fumo nebbioso
che fitto esalava al gelo dei cuori,
poggiato a quel filo, la spina pungeva.

E lo sguardo al di là oltrepassava la morte
se forte, fame spingeva
E senza capelli, vuoto lo stomaco.
Io non capivo il perché.











domenica 11 luglio 2010

Uocchie di Massimo Imperato

(Ur beautiful! di Vivian Alkhaldi)

Il dialetto è per me la forma espressiva che accompagna le reazioni più sentite. Quando la riflessione mi abbandona e lascia il posto alla spontaneità nella sua forma più estrema.
In questi versi alla reazione ne segue un'altra intensa ma di segno opposto. Spesso presente nel vissuto dei napoletani. Ovvero alla profonda delusione che accompagna un innamorato scoprendosi tradito, subentra un sentimento ancora più profondo, l'eterno ricordo del particolare più bello dell'amore finito; nel nostro caso gli occhi.(Massimo Imperato)


Uocchie

L'uocchie 'e na nammurata
allummano na via
quanno s'appicciano 'e sera
vedenno 'o nnammurato.
Traseno dinto 'o core
parlanno zittu zittu,
te contano a jurnata,
te scippano nu vaso.
Guardanno stu spettacolo
'e cerchi tutte 'e vote,
nun ne può fa cchiù a meno
te fanno ncannarì.
Ma quanno si sicuro
'e truvà 'e luce accese
t'accuorge 'e na surpresa
ca non te fa ciatà.
Mente tu nun ce stive,
pe n'ato se so allummate
chille uocchie 'e nammurata;
e vide l'oscurità.
Ma dinto a chillu buio
ca niente po schiarà,
cumparono doie puntini:
so l'uocchie 'e chella là.




sabato 3 luglio 2010

Vommero Antico di BRUNO ZAPPARRATA





















Tiempo 'e tammorre, triemmolo p''e vvie,
cadono 'e ffronne e 'o cielo se fa scuro,
frusceàno ll'aria mille e cchiù buscie,
tremmano prete e Cristo nfaccia 'o muro.
A i' lloco, n'ata festa culurata
cu lluce, adduobbe e smargiassate 'e lusso,
dint''a na tratturia na tavuliata,
femmene cu 'o rrussetto mpont' 'o musso...
Vommero antico, n'albero 'e castagne
rimasto quase a pigno d''o passato,
quanno saglievo a pede p''e campagne
e ll'ommo nun t'aveva stravisato...
Mo ca 'e tammorre stanno nfunno, a mmare,
e'e tratturie hanno nzerrato 'e pporte,
stutata è 'a festa, e dint''e notte chiare
cadono 'e ffronne, sinfunia d''a morte...
Cadono 'e suonne mmiezo a cchesti vvie,
ll'urdema fantasia d''a giuventù,
e nun so' stelle ma, malincunie,
chelle ca staje vedenno pure tu.



Commentare per me questa poesia dovrebbe risultare essere facile, vomerese dall'età di Vent'anni sino ad oggi.Il Vomero località amena in collina a circa 300 metri sul livello del mare è stato il sogno e l'ispirazione di tante generazioni. Non a caso in una famosa poesia di Salvatore Di Giacomo si recita "Maggio na tavernella.." ebbene, quella tavernella nei pressi di piazza Vanvitelli, annessa alla stazione di una delle tre funicolari che collegano il centro della città con il Vomero, e precisamente quella di Chiaia che porta a piazza amedeo, Via dei Mille, c'era e sopravviveva sino ad una trentina d'anni fa questo ristorante che affacciava sui giardini della Floridiana, Villa Lucia e Via Palizzi . Mi rendo conto che per i napoletani, diciamo in esilio, questa descrizione è foriera di nostalgia e malinconia ma va, secondo me descritta. Poi tante canzoni hanno cantato l'amenità del Vomero, nome dalla punta dell'aratro perchè era tutta campagna una volta e predominavano i broccoli di foglie in coltivazione, vero è che i vomeresi venivano soprannominati père 'e vruoccule (piedi di broccoli)Per le canzoni una su tutte "Vommero prufumato Suonno d''e nnamurate, ca sagliono a dispietto ma...scenneno abbracciate" a dire che il vomero tutto leniva e faceva dimenticare riappacificando anime e cuori.Lo stadio di calcio che ci ha visto crescere, le piedigrotte al terzo giorno di festa e tante altre bellezze che con il tempo ed il modernismo sono andate estinguendosi rendendolo sempre bello, si ma convulso e quasi impraticabile. Io che al Vomero ho abitato dall'eta' di 20 anni e prima avevo la comitiva con colleghi dell'Istituto Tecnico Commerciale e poi Università, posso solo ricordare dei magnifici occhi moreschi, quanti amori e quali amori, accompagnati da splendidi voli di rondini tra i secolari alberi della Floridiana. Ecco perchè muoiono le ultime fantasie di una gioventu' che in un soffio di vento gia' se ne va...
Bruno Zapparrata



Postata nei commenti trovate la traduzione della poesia fatta dello stesso autore.

sabato 26 giugno 2010

IL TEMPO di Wanda Allievi

Tempo che fuggi lontano
Cancella la sua triste voce amica
Dai miei costanti e insulsi pensieri

Tempo che incedi lento e stanco
Annebbia il suo complice sorriso
Dai miei piovosi giorni primaverili

Tempo che corri veloce nel mondo
Sfuma pigramente il suo dolce viso
Dal mio schermo quotidiano

Tempo che porti senno e ragione
Scaccia l’ardore della passione
Dai miei malsani ed immorali impulsi

Tempo che sobrio e caldo arriverai
Allontana la mia mente ebbra
Dai fumi inebrianti dell’alcool invernale

Tempo che implacabile perverrai
Ricongiungi la mia umida conchiglia semiaperta
Al solitario delfino del mio profondo oceano

Tempo che rubi gli attimi, le ore ed i giorni
Rendi la mia vita, la mia anima ribelle
All’unico e raro petalo del mio fiorente giardino

Dalla raccolta "Lilith"


Un affidarsi al "Tempo", che in qualche modo riesca a farci scordare i ricordi passati, che ci hanno tormentato i minuti, le ore, ed i giorni. Ma il "tempo" può ben poco, certo affievolisce i tormenti, le sofferenze, ma sarà sempre dentro di noi, che dobbiamo trovare la forza interiore per andare avanti con gioia e serenità, trovando stimoli nuovi per rigenerarci.

Wanda Allievi



sabato 19 giugno 2010

INFIMI GENUFLESSI EROI di Maria Savasta

Scuote l' affranta mente
tradito filosofo
da sue certezze,
e lacrime di poeti
bagnano cieli d' aridi asfalti.
Infimi
genuflessi eroi
ascolto implorano invano,
da scienti mentitori di grano e vino.
Profusi gli inchini
fra i sordi gaudenti
in laute rotonde tavole.
Tacete, urlate, graffiate
sognatori di fiorito deserto;
scavate, scavate profonde fosse
a seppellir colombi e ulivi:
oranti aspettavate bianche rose
e giace su spinati steli
deflorata la pace.
Solivago pensiero piange su solchi
divelti e calpestati
di caduta speme!

Su, l'animo sollevate o eletti
della terra:
ingemmato è il sepolto chicco!



Ho scritto questa poesia in un momento di profonda tristezza e sconforto.
Guerre, fame, attentati, disoccupazione, lavoro nero...
Poveri sempre più poveri, paesi in cui l'acqua è un miraggio, preziosa più dell'oro... carestie e malattie che mietono miglia d'innocenti.
E naturalmente gli ultimi della terra genuflessi alzano le braccia al Cielo e alla terra, invocando pane, pace, parole d'amore, giustizia
E i Grandi opulenti si riuniscono per discutere su come risolvere i mali dell'umanità: le loro tavole sono imbandite e ai poveri lazzari non restano nemmeno le briciole che hanno spolverato i grassi cagnolini dei potenti.
Spesso la speranza muore con i miseri che magari da fanciulli avevano sognato di veder fiorire il deserto.
Gli ultimi tre versi della poesia sono stati aggiunti in un secondo tempo, quando rileggendola mi risuonò nel cuore questa Parola del Signore:
"Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, porta molto frutto".
Beh, è una magra consolazione, ma credo e spero che dal sacrificio di milioni di piccoli grandi sconosciuti eroi possa rifiorire la Speranza, la Giustizia e la Pace.

Maria Savasta


domenica 13 giugno 2010

MILLI MANU di Alessio Patti

Ti cugghìi e ti scippai
di milli manu
ca vulevanu suttraìriti
di 'n-castu jocu d'Amuri.
Ti libirai 'n-tempu, o me musa,
di lu grigiu fumu di l'odiu
e di nfernu e focu di dannati.
Tra li me' vrazza è ora lu to riparu,
nni lu me jardinu lu tàlamu prufumatu
unni ti poi arrisittari.
Ddà chiantai ppi tia na rosa janca
ppi fari arripusari la to arma,
costruìi na filanna
ppi nutricari li to' capiddi di sita,
lassai vèniri na fàuna
pirchì ti sintissi nta 'n-Eden.
Nta ogni ciacca misi na luci
pirchì tu nun fussi mai a lu scuru.
Ogni fruttu diliziusu chiantai pirchì ti diliziassi.
Acqua frisca tirai di 'n-puzzu
pirchì tu vagnannuti pozza viviri di sustanza di vita.
Oh me diletta carusa,
milli manu niri pigghiaru pinnu pp'affirrariti
e ppi suttraìriti a lu nostru puru jocu d'amuri.

(Alessio Patti - 7/4/2010 - Copyright 2010 - Testo registrato - Posizione S.I.A.E. 198387)

Da tempo seguo Alessio Patti nelle sue performance artistiche. Infatti egli oltre che un valente poeta (scrive prevalentemente in lingua siciliana) crea dei video che uniti al testo ed alla musica diventano dell'opere d'arte di grande valore espressivo.
Quest'oggi nel blog presento un suo testo visto che è nostra abitudine soffermarci su questo. Normalmente accompagniamo i testi con un video musicale, questa volta vorrei darvi il link del video completo per gustarne la bellezza senza alterare la scelta artistica dell'autore.
Pertanto vi prego di commentare su queste pagine il contenuto della poesia per poi completare la visione su Facebook nella pagina del suo gruppo.
Buona settimana a tutti.

Massimo Imperato









sabato 29 maggio 2010

Qual brividi di stelle... di MIMMO MARTINUCCI

Qual brividi di stelle a notte in bruma
e tremolii di voce quando vedo
il viso tuo che guarda e mi consuma:
resisto un po’, ma poi a te mi cedo.

Se amor è malattia degli anni verdi
non so capire allora perché sento
le stesse sensazioni, ora che perdi
il nero nei capelli nel gran vento.

L’amore non guarisce mai con gli anni,
è malattia che tutti volentieri
si accetta sempre tra i miglior malanni.

Ti vedo come eri e come sei
e t’amo sempre come già t’amai,
se a settant’anni turbi i sogni miei.


"Qual brividi di stelle...", che si è classificata Prima al Festival dell'Arte di Martina Franca (TA), è dedicata alla migliore malattia: l'amore che non muore mai. Ed il poeta, un "giovane" settantenne, ancora oggi si culla nella sua malattia d'amore che lo vede felicemente sposato. Dedicata all'amore eterno.


domenica 23 maggio 2010

23 MAGGIO di Pietro Vizzini

Maggio, margherite gialle
sui fianchi della strada
e finestrini aperti al respiro.
Il frinire dei grilli
è il canto di un estate
arrivata troppo presto.
17:58
Non un boato
ma uomini storditi dal silenzio
tra i sassi piovuti dalla terra
le ali spezzate degli angeli
ad un passo
le lamiere stringono Francesca e Giovanni
il lungo abbraccio della gente
arriva dalle coscienze scosse dal terrore.
Porterò sulle mie spalle
il peso delle tue parole.
Oggi non voglio stare più muto
questo silenzio non mi appartiene
oggi non voglio stare più sveglio
quale potrà essere il mio sogno
ora che i pizzi e le sottane
hanno merletti ricamati.
I baciamo le mani a vossia
il niente mischiato col niente
famiglia, onore
affari e delitti
voci inquietanti
di uomini che non vivono alla macchia
e che nel quotidiano
si mescolano a mille gesti
Nero è il colore della notte
come scuro è il tuo vestito
donna che piangi
l’uomo tuo perduto.
Bestia che fingi
di essere agnello
se non c’è rispetto
sei carne, sei macello.
In questo giorno che non tace
oggi voglio credere
nella giustizia degli uomini giusti.
Maggio, rose rosse
sui fianchi della strada
17:58
Il frinire dei grilli
è il canto dell’estate.


Sono state versate fiumi di lacrime, e poi fiumi di parole, nel ricordo di questo triste evento, la mafia ancora non è stata sconfitta, ma molto è stato fatto grazie al contributo di uomini come Giovanni Falcone, che con il sacrificio della loro vita hanno acceso la speranza donando alla gente la fiducia nelle istituzioni. Oggi molte persone oneste si sono ribellate alla morsa schiacciante delle estorsioni da parte delle organizzazioni criminali mafiose, trovando il coraggio di dire basta, alcune hanno formato associazioni come “Addio Pizzo”, solidarietà e rispetto della legalità sono gli elementi che contribuiscono a sostenere la lotta contro questo fenomeno terribile. Come disse Giovanni Falcone “ La mafia si può vincere non pretendendo eroismo da inermi cittadini ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni, perché la mafia non è affatto invincibile, è un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine”.

Ho scritto questa poesia pensando da Palermitano, a molti dico che conosco tantissima gente che con coraggio affronta la vita di tutti i giorni…. verrà un giorno che non ci saranno più tentacoli e bocche cucite dal silenzio, ma strette di mani sciolte da legami oscuri, aperte al senso del giusto.
Pietro Vizzini



sabato 15 maggio 2010

CU LL'UOCCHIE 'E VIOLE di Bruno Zapparrata

S'è spalancata 'e botto sta fenesta,
viento ca porta sciusce 'e primmavera,
sciure 'e cerase, appicciano na festa,
sott''o tramonto primma 'e se fa sera.
Spanneno 'e rrose nu prufumo attuorno,
e se mbriaca ll'aria mmiez'''e viole,
ll'evera nova cresce, sponta e torna,
na fronna, ca se ndora sott''o sole...
E si' turnata tu, na rundinella
pe accarezza' tutt''e penziere mieie,
pe da' calore addo' sta sulo gelo,
pe fa vula' ddoie note,mmiezo 'o cielo...
S'è spalancata 'e botto sta fenesta,
quant'anne so' passate...è sulo ajere.
Tuorne cu 'e rrose e'e fresie ncoppa a vesta,
cu ll'uocchie 'e viole e ll'aria 'e primmavera...



da Nu Sciuscio 'E Viento-Laurenziana 1988




Questa poesia è talmente semplice che si commenta da sola verso per verso. Da che esiste il mondo e la poesia gli autori hanno attinto a piene mani dalla natura per simboleggiare determinati stati d'animo, determinate situazioni usando l'immaginifico a seconda delle proprie capacita'. Per un ritorno cosa c'è di più poetico, di più profumato, di più bello che alberi in fiore di ciliegie, rose, fresie, viole, simboli della vita, della rinascita, ed ognuno di noi in fondo in fondo all'animo ha sempre questo desiderio di rinascita anche quando essa è impossibile. Ed ecco la sorpresa, l'insperato, la finestra che si spalanca con forza improvvisamente, ecco la speranza di una nuova vita, ecco la certezza di esserci. Questa è la poesia e grazie a tutti coloro che interverranno affettuosamente.
Bruno Zapparrata





sabato 8 maggio 2010

Comunicazioni

Cari amici in occasione della festa della mamma riprendiamo le pubblicazioni nel nostra "OASI". Il mio abbraccio va a ros che con la sua dedizione e costanza nel gestire il blog gemello, quello "azzurro", riesce ad ottenere risultati anche se da qualche mese non pubblichiamo nulla. Per cui abbiamo convenuto di riprendere anche se a ritmo ridotto.
Ogni settimana individueremo un testo tra quelli pubblicati su Facebook (chiedendo il consenso) e lo pubblicheremo condividendo il link per consentirne i commenti, secondo la formula che già molti di voi conoscono. Terremo conto anche di vostre proposte.
Grazie comunque a tutti i fedelissimi e a coloro che ci visiteranno per la prima volta.(Massimo Imperato, amministratore del blog)

NON VEDO LA MIA MAMMA di Massimo Imperato

Quello della mamma è la forma più intensa che l'amore può raggiungere. Esso non conosce compromessi. E'. Non si può mai eludere.
A volte il riceverlo crea anche disagio, fastidio. Ma ciò non interferisce affatto. Nel silenzio, nel buio, senza far rumore l'amore di una mamma è sempre presente.
Allora si finisce con accettarlo se non con amarlo. E accettare l'amore è anch'esso un grande atto di amore.




(La mamma col bambino-Felicia Giaquinto)




Avverto qualcosa di invisibile
che spesso sfiora lieve le mie spalle.
Occhi nascosti guardano i miei passi
eppure non distinguo il nascondiglio.
Quando la sera, disteso su in terrazza,
osservo la sfilata dei pensieri,
e mentre pian le ciglia mi si intrecciano
sul viso scorre lenta una carezza.
Il primo impulso nuota nel fastidio:
qualcuno segue il ritmo dei miei giorni!
Prima che ancora più il pensier s'infiamma
capisco che ho vicino la mia mamma.




Disclaimer

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