Poesie, Racconti e Musica d’autore

"Scrivere poesie non è difficile; è difficile viverle." (Charles Bukowski)

Viviamo assieme una poesia, un racconto, una canzone o un quadro d'autore, lasciate un vostro commento ai post, per noi sarà un piacere leggervi.

Preghiamo gentilmente tutti quelli che postano il loro commento scegliendo l'opzione 'Anonimo' di blogger di firmarlo, grazie. ros e massimo

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domenica 28 novembre 2010

Rossastre arsure di Pietro Vizzini

(foto di Pietro Vizzini)















Rossastre arsure

Fermentano strisce
grumi di gente
rossastre arsure
scheggiato oriente.
Giorno che passa
scorcio sospeso
e me stesso
scia sulla sabbia,
ricerco il sentiero
del mio volgere inquieto,
guardo un cielo suadente
illusione di occhi
dove si sfaldano dune
cavalli sussultano,
roventi sabbie
inghiottono spade,
specchi di battaglie
ricoperte d’argilla
tacciono al pellegrino
il non ritorno.
Urla nella notte Qadesh,
scudi di bronzo
respingono serpenti,
maschere d’oblio
carovane distanti
divorano morte,
piegate ginocchia
delle donne in lutto
avvolgono sudari,
tersi granuli ritornano
ancora muri terribili
e colonne di fumo
ombre immutabili,
altre illusioni.

Fermentano strisce di terre nell’arsura di un Medio oriente, dove la gente che vi abita chiede di poter restare e trovare un identità di pace. Il deserto trasmette al pellegrino l’inquietudine della sabbia, del silenzio, racconta di battaglie sepolte nel passato, ma ci sono guerre che ritornano, si ripresentano con nuovi abiti e sono sempre gli stessi invasori che non danno mai tregua, infieriscono colpi di spade e costruiscono muri di ombre dove non far passare la luce della pace.Pietro Vizzini

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venerdì 26 novembre 2010

Poesie per sempre: IL SABATO DEL VILLAGGIO di Giacomo Leopardi

La donzelletta vien dalla campagna,
In sul calar del sole,
Col suo fascio dell’erba; e reca in mano
Un mazzolin di rose e di viole,
Onde, siccome suole,
Ornare ella si appresta
Dimani, al dì di festa, il petto e il crine.
Siede con le vicine
Su la scala a filar la vecchierella
Incontro là dove si perde il giorno;
E novellando vien del suo buon tempo,
Quando ai dì della festa ella si ornava,
Ed ancor sana e snella
Solea danzar la sera intra di quei
Ch’ebbe compagni dell’età più bella.
Già tutta l’aria imbruna,
Torna azzurro il sereno, e tornan l’ombre
Giù da’ colli e da’ tetti,
Al biancheggiar della recente luna.
Or la squilla dà segno
Della festa che viene;
Ed a quel suon diresti
Che il cor si riconforta.
I fanciulli gridando
Su la piazzuola in frotta,
E qua e là saltando,
Fanno un lieto romore:
E intanto riede alla sua parca mensa,
Fischiando, il zappatore,
E seco pensa al dì del suo riposo.
Poi quando intorno è spenta ogni altra face,
E tutto l’altro,
Odi il martel picchiare, odi la sega
Del legnaiuol, che veglia
Nella chiusa bottega alla lucerna,
E s’affretta, e s’adopra
Di Fornir l’opra anzi il chiarir dell’alba.
Questo di sette è il più gradito giorno,
Pien di speme e di gioia:
Diman tristezza e noia
Recheran l’ore, ed al travaglio usato
Ciascuno in suo pensier farà ritorno.
Garzoncello scherzoso,
Cotesta età fiorita
È come un giorno d’allegrezza pieno,
Giorno chiaro, sereno,
Che percorre alla festa di tua vita.
Godi, fanciullo mio: stato soave,
Stagion lieta è cotesta.
Altro dirti non vò; ma la tua festa
Ch’anco tardi a venir non ti sia grave.



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domenica 21 novembre 2010

Esiste l' Amore di Karen Tognini

Esiste l'amore
è come un'alba sul mare

L'amore
poggia sull'anima

la colora
con pennellate
d'oro

La riscalda
con la luce
del sole

L'amore è un abbraccio
eterno...

Come il vento
muove tutto

scompiglia

accarezza

urla!

L'amore
ha grandi ali

Vola alto oltre
questo
cielo

Dove il silenzio
canta le
stelle!




Scrivo con il cuore..esce l'inconscio..a volte
scrivo in modo ermetico e a volte stento a capirmi...
Scrivevo da ragazza...poi ho smesso x molti anni..
ho ripreso da un anno circa....

Ho riportato dei flash emotivi che provo quando
comprendo che sono anch'io parte dell'amore
sperando di riuscire a trasferire le mie sensazioni.
Karen Tognini


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mercoledì 17 novembre 2010

Poesie per sempre: Se non avessimo amato di Oscar Wilde

(Il bacio-Henri de Toulouse Lautrec-1892)














Se non avessimo amato

Se noi non avessimo amato
chi sa se quel narciso avrebbe attratto l'ape
nel suo grembo dorato.

Se quella pianta di rose avrebbe ornato
di lampade rosse i suoi rami!

Io credo che non spunterebbe una foglia in primavera,
non fosse per le labbra degli amanti che baciano.

Non fosse per le labbra dei poeti che cantano.


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domenica 14 novembre 2010

Un po' di me di Grazia Finocchiaro

(Ambiguità di Bruna LaBruna)



















Un po'di me

Vagabondo nei meandri
del mio pensiero,
corda staccata da violino
bicchiere vuoto di memorie
solitarie mani,
un pò di me ho smarrito.

Nessun battello in approdo,
quanto tempo ancora...
per ritrovare l'ego...

Se l'aurora annuncerà il mio ritorno,
forse questa gelida stagione,
che tra scogliere si frantuma,
risorgerà dal poggio rifiorita
ed io celebrerò me-stessa,
con due coppe di champagne.

Particolari stati d'animo mi conducono spesso al bisogno di trasferire i miei pensieri su carta, componendo dei versi.
In questa poesia descrivo come un suono stonato lo smarrimento di una parte di me stessa anche se non perdo mai la speranza di ritrovare un'alba fiorita che mi riporti la luce.
Quale modo migliore può esserci per celebrare il ritrovo di quella parte persa se non quello di due coppe di bollicine spumeggianti? Una per me, una per il mio l'ego. Grazie a tutti coloro che mi staranno vicini. Grazia

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mercoledì 10 novembre 2010

Poesie per sempre: Alle fronde dei salici di Salvatore Quasimodo

E come potevano noi cantare
Con il piede straniero sopra il cuore,
fra i morti abbandonati nelle piazze
sull’erba dura di ghiaccio, al lamento
d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento.




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domenica 7 novembre 2010

ALTRA FARSA di Maria Savasta

S'abbassa il sipario.
Incompiuta tragedia tace.
Teatranti strascicano passi...
umanizzati, chiudono scena.
Domani
altra farsa,
atto dovuto.
Domina severa notte
su folli giri di giostre
giochi di vita
su ali di morte.
Non ti illudano le tenebre
e l'ombre non ti streghino...
Tutto passa
e luce fu.


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La mia poesia "Altra farsa" è uno sguardo al palcoscenico della nostra vita, dove ci muoviamo, soffriamo, amiamo nella nostra 'commedia umana'
Alla sera della nostra vita come teatranti stanchi abbandoniamo lentamente "strascicando il passo" la scena che abbiamo calcato... Spesso abbiamo giocato da incoscienti con la vita come adolescenti su montagne russe o ubriachi di notti folli... 
E non è teatro la nostra vita personale, ma anche quella collettiva, sociale, politica... dove marionette ci lasciamo illudere dalle tenebre e dalle ombre. Noi giochiamo come infanti innocenti e danziamo l'amore, e pugniamo con le ideologie e il pensiero e chi riteniamo ci sia nemico... siamo tragiche maschere che senza accorgerci corriamo incontro al buio, alla fine...
Ma tutto passa, domani altri teatranti prenderanno il nostro posto e i giri di giostra continuano...
E dopo le tenebre prepotente è Luce.

Maria Savasta






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lunedì 1 novembre 2010

Bambino di Alda Merini

Oggi ricorre l'anniversario della scomparsa di Alda Merini, la grande poetessa che ha lasciato in ognuno di noi un ricordo indelebile. Noi, in questa Oasi, desideriamo ricordarla e omaggiarla con questa sua tenerissima poesia. Grazie Alda per tutto ciò che ci hai regalato.



























Bambino di Alda Merini

Bambino, se trovi l'aquilone della tua fantasia
legalo con l'intelligenza del cuore.

Vedrai sorgere giardini incantati
e tua madre diventerà una pianta
che ti coprirà con le sue foglie.

Fa delle tue mani due bianche colombe
che portino la pace ovunque
e l'ordine delle cose.

Ma prima di imparare a scrivere
guardati nell'acqua del sentimento.






Insegnare ai bambini a scrivere con gli occhi rivolti ai sentimenti, istruirli a inseguire la fantasia come fosse un aquilone, proteggerli con le foglie di una pianta in un giardino incantato, tutto questo e molto di più si coglie in questa meravigliosa opera di Alda Merini. I bambini sono esseri da proteggere e presenvare, esseri indifesi a cui insegnare una vita migliore, priva di egocentrismo e avidità.ros





sabato 30 ottobre 2010

Basta stragi di Gabriele Prignano















Basta stragi

Sulla terra torbida dove nuovo
non splende
forza trarremo un giorno
da debolezza ignara
e ai colori che piovono
dalla fontana del cielo
ristoreremo gli occhi
e il rombo del dolore
e il pianto cupo
piombo saranno e pietre.
Sgretoleremo mani assassine
e lanceremo le briciole nel fuoco
e sapore amaro
non avrà più il cielo
né folli danze senza meta
né orde di parole senza senso
né cronache perverse
di speranze perse.
Nuvole giocose in corsa in cielo
battibeccando solleveranno
polvere d’acqua e di sole
sopra il mare disteso.


Tutto cambia nel tempo, tutto si rivolge. Anche i tiranni, prima o poi, cadono. Purtroppo, il male è profondamente ostinato e tenace: torna puntualmente con un vestito e un nome nuovi. E guerre e fame urlano dolore e rabbia negli esseri umani. E’ il Sogno (gli ideali) che ci dà forza. Il sogno rappresenta un’energia possente, in grado di trasformare tutto, coinvolgendo tutti. A fare la storia sono, infatti, i grandi sognatori , che spesso sacrificano la propria vita: non i vili, non i rassegnati, non coloro che si limitano a prendere atto e, prendendo atto di una realtà (per altri) insopportabile, tacciono, nel loro oscuro pessimismo. E’ da queste riflessioni che nascono questi versi. Gabriele Prignano

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mercoledì 27 ottobre 2010

Poesie per sempre: Verrà la morte e avrà i tuoi occhi di Cesare Pavese

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi-
questa morte che ci accompagna
dal mattino alla sera, insonne,
sorda, come un vecchio rimorso
o un vizio assurdo. I tuoi occhi
saranno una vana parola
un grido taciuto, un silenzio.
Così li vedi ogni mattina
quando su te sola ti pieghi
nello specchio. O cara speranza,
quel giorno sapremo anche noi
che sei la vita e sei il nulla.

Per tutti la morte ha uno sguardo.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
Sarà come smettere un vizio,
come vedere nello specchio
riemergere un viso morto,
come ascoltare un labbro chiuso.
Scenderemo nel gorgo muti.



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domenica 24 ottobre 2010

BOTTOMS & JOYSTICKS di Maurizio Alberto Molinari

Mattina fatata
o nuova angoscia guantata,
scorrono isteriche immagini
tra manopole e bottoni
d’indemoniato vigore,
scarnificano vite
come arcieri precisi,
bruciano famiglie,
ne affamano le figlie.
La seduta distante
non basta al questuante,
corrono audaci le figure
fermato dall’istinto,
premiate in qualche istante.
Ombre tetre
susseguono caparbie
in orologi mai sganciati,
in fatiche quotidiane
alternate a semplici
tracce d’uomo…
Il senso della vita
fluisce altero
nella società malata,
vestita di moda e disperazione,
vissuta malata
sotto il giogo
d’uno stato minore.

In Bottoms & Joysticks tratto un tema terribile e quasi dimenticato: la dipendenza dal gioco e dai Video Poker. Questa poesia parla del vizio e del male che causano le “malefiche macchinette” (ormai dentro ogni bar – non solo nelle sale giochi e casinò), racconta di famiglie ridotte sul lastrico e di “figlie affamate”, di manopole e bottoni scoperte per caso, guardando un amico che giocava per passare 10 minuti… Parlano tuttavia anche di uomini e donne (ma attenzione… anche di donne!) che abbandonano la realtà per inseguire un sogno che sa di diabolico, che emana un profumo estatico (come una dose di stupefacenti) e che tuttavia non ricorda bene la figura che manovra i fili di questa ennesima disgustosa vicenda: uno Stato minore (che nella poesia è presentato volutamente in “minuscolo”). Viviamo in un assurdo contesto dove noi, cioè la Società - attraverso i suoi/nostri esponenti dirigenziali - si comporta come il peggiore degli usurai, una “specie” di biscazziere privilegiato e autorizzato senza ritegno o pudore, pronto a distruggere le persone in onore del semplice profitto.

martedì 19 ottobre 2010

Poesie per sempre: Ancora ti amerò di Federico Garcia Lorca

Pronuncio il tuo nome
nelle notte buie,
quando gli astri vanno
a bere alla luna
e dormono gli alberi
delle foreste cupe.
Ed io mi sento vuoto
di passione e di musica.
Orologio impazzito che canta
morte ore antiche.

Pronuncio il tuo nome
e in questa notte buia,
il tuo nome suona
più lontano che mai.
Più lontano delle stelle,
più dolente della spiaggia quieta.

Ancora ti amerò
come allora? Quale colpa
ha il mio cuore?
Se si alza la nebbia
quale nuova passione m'attende?
Sarà tranquilla e pura?
Potessero le mie mani
sfogliare la luna!



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Su suggerimento di Mario Donatiello 'Crepuscula Solidao' eseguita magistralmente dalla grandissima Cesaria Evora. Grazie Mario.




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mercoledì 13 ottobre 2010

Poesie per sempre: I RAGAZZI CHE SI AMANO di Jacques Prévert

I ragazzi che si amano si baciano in piedi
Contro le porte della notte
E i passanti che passano li segnano a dito
Ma i ragazzi che si amano
Non ci sono per nessuno
Ed è la loro ombra soltanto
Che trema nella notte
Stimolando la rabbia dei passanti
La loro rabbia il loro disprezzo le risa la loro invidia
I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno
Essi sono altrove molto più lontano della notte
Molto più in alto del giorno
Nell'abbagliante splendore del loro primo amore

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domenica 10 ottobre 2010

IO STANOTTE di Bruno Zapparrata

Io stanotte pazzianno cu 'e stelle,
quanno cadòno e affonnano a mmare,
sento addore d''e sciure cchiù belle,
mentre ll'acqua nu specchio me pare...
Palummelle ca pittano ncielo,
nu Rusario 'e lampare luntane,
nnanza a ll'uocchie se stenne nu velo,
na chitarra mi chiagne p''e mane...
Sulitaria st' arena e 'a canzona,
sta cantanno 'o culore curvino,
sta chitarra ca chiagne e ca sona,
pe dduje uocchie ca sento vicino...
Nonna nonna a sti stelle curvine,
sta canzona pe ll'aria cammina,
resta nterra na rosa cu 'e suonne
ca se sperdono mmiezo a chest'onne...

Traduzione letteradi di IO STANOTTE...di Bruno Zapparrata Ed.2000...1992

Io stanotte, scherzando con le stelle,
quando cadono e si tuffano a mmare,
sento il profumo dei fiori più belli,
mentre l'acqua uno specchio mi pare...
Piccole farfalle dipingono in cielo,
un Rosario di lampare lontane,
davanti agli occhi si stende un velo,
una chitarra piange tra le mani...
Solitaria è la spiaggia e la canzone
sta cantando il colore corvino,
tu chitarra che piangi col suono
per due occhi che sento vicino...
Nonna nonna a queste stelle corvine,
la canzone per ll'aria cammina,
resta a terra una rosa coi sogni
che si perdono tra il rollìo delle onde...

Bruno Zapparrata

Questa è una sensazione ed un pensare durante una delle passeggiate serali che da solo amavo fare dopo cena sulla battigia del mare, dove ti tiene compagnia solo l' andirivieni delle onde...Momenti di pace, di tranquillita' e di riordino delle idee...dalle realizzate e quelle irrealizzabili, a quelle che potevi e non sono state e a quelle che non volevi e che invece sono state e allora si pensa, si pensa seduto a volte su di una delle code del pattino che strazione a riva in attimi che nessuno disincanta.

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domenica 3 ottobre 2010

Aspettando il tramonto di Daniela Fenoaltea

(Terra e Fuoco - Rosalba Mangione)


















Aspettando il tramonto

Abiti luridi sparsi
nel profumato bosco
felci e finocchi selvatici.

Sul muschio le nostre impronte.

Le betulle origliano
spiati sospiri sconosciuti
ronzio di parole sul verde mantello.

La carne odora di fango.

Si aggirano ombre cinesi
volteggiano le mani fugaci
fronde muovono accese fantasie
ed il suono del vento vive.

Schiene stanche poggiate
sul manto erboso
trasudano ore che fuggono.

Foglie lanceolate senza pudore
tracciano le linee del piacere.

Al tramonto la luce
cattura volti distesi
noi viticci dormienti
lietezza
consumata passione.

Sfuggire dalla normalità e farsi catturare dalla forza e bellezza della natura.
Per gli amanti, spogliarsi e fondersi mentre lentamente gli alberi cominciano ad infittirsi, diventa uno spazio intimo, nel quale abbandonarsi ai sensi e alla fantasia.
La natura, un luogo mistico in cui l'anima può dare sfogo alle proprie emozioni.
Palpita la vita nell'accavallarsi dei corpi, in un groviglio di linee e colori.
Il respiro, vibrante canto nell'aria, richiamo di una sensualità pura.(Daniela Fenoaltea)

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mercoledì 29 settembre 2010

Poesie per sempre: NUDA di Pablo Neruda

Nuda sei semplice come una delle tue mani,
liscia, terrestre, minima, rotonda, trasparente,
hai linee di luna, strade di mela,
nuda sei sottile come il grano nudo.

Nuda sei azzurra come la notte a Cuba,
hai rampicanti e stelle nei tuoi capelli,
nuda sei enorme e gialla
come l'estate in una chiesa d'oro.

Nuda sei piccola come una delle tue unghie,
curva, sottile, rosea finché nasce il giorno
e t'addentri nel sotterraneo del mondo.

Come in una lunga galleria di vestiti e di lavori:
la tua chiarezza si spegne, si veste, si sfoglia
e di nuovo torna a essere una mano nuda.


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martedì 21 settembre 2010

Poesie per sempre: Alla Vita di Nâzım Hikmet Ran

(L'Albero della vita-Stefania Bruno)



















Alla Vita

La vita non è uno scherzo.
Prendila sul serio
come fa lo scoiattolo, ad esempio,
senza aspettarti nulla
dal di fuori o nell'aldilà.
Non avrai altro da fare che vivere.

La vita non è uno scherzo.
Prendila sul serio
ma sul serio a tal punto
che messo contro il muro, ad esempio, le mani legate
o dentro un laboratorio
col camice bianco e grandi occhiali,
tu muoia affinché vivano gli altri uomini
gli uomini di cui non conoscerai la faccia,
e morrai sapendo
che nulla è più bello, più povero della vita.

Prendila sul serio
ma sul serio a tal punto
che a settant'anni, ad esempio, pianterai degli ulivi
non perché restino ai tuoi figli
ma perché non crederai alla morte,
pur temendola,
e la vita peserà di più sulla bilancia.

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Musica pura: etnica o mediterranea e non mewage come ci vuole far credere il realizzatore di questo video. Non lo dico io che sono ignorante in materia ma Mario Donatiello, musicista nonché collaboratore attivo di questo blog, che me lo ha consigliato. Mario devo ringraziarti di cuore, ogni tuo suggerimento musicale, come per magia, si armonizza col tutto.

domenica 19 settembre 2010

Volo di Annamaria Fulgione

Fisso inebetita
lo scorrere
vaporoso e titubante
del giorno

Guardo
nel mezzo sonno,
le ombre dei miei sogni
fare a botte

Sorpresa.
di ritrovare,
dopo tanto dolore,
la lava tatuata
nella mia anima,
urlare di passione

Allora VOLO,
spacco a calci
il tempo perduto
non sono sgomenta,
sono io che torno,
quella che credevo
ormai sparpaglia
come cenere
nel tempo.


Questi versi sono il mio rabbioso urlo ad una situazione di stallo in cui era calata la mia anima ,che distratta dalla realtà quotidiana ,da dolori che ognuno di noi purtroppo è costretto a vivere a tratti nel corso della vita.......realtà che ti cambia ma solo per un attimo perchè appena riesci a rialzarti ecco che riappari nel tuo essere ed ecco il volo di nuovo verso la vita verso quella che eri..........io faccio fatica a commentare ciò che scarabocchio,perchè scrivo d'istinto e in determinati momenti. A.Fulgione


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(Dipinto 'La Fille du ciel' di Claude Théberge)

mercoledì 15 settembre 2010

Poesie per sempre: LA CAVALLA STORNA di Giovanni Pascoli

La cavalla storna

Nella Torre il silenzio era già alto.
Sussurravano i pioppi del Rio Salto.
I cavalli normanni alle lor poste
frangean la biada con rumor di croste.
Là in fondo la cavalla era, selvaggia,
nata tra i pini su la salsa spiaggia;
che nelle froge avea del mar gli spruzzi
ancora, e gli urli negli orecchi aguzzi.
Con su la greppia un gomito, da essa
era mia madre; e le dicea sommessa:
« O cavallina, cavallina storna,
che portavi colui che non ritorna;
tu capivi il suo cenno ed il suo detto!
Egli ha lasciato un figlio giovinetto;
il primo d’otto tra miei figli e figlie;
e la sua mano non tocco’ mai briglie.
Tu che ti senti ai fianchi l’uragano,
tu dai retta alla sua piccola mano.
Tu c’hai nel cuore la marina brulla,
tu dai retta alla sua voce fanciulla».
La cavalla volgea la scarna testa
verso mia madre, che dicea più mesta:
« O cavallina, cavallina storna,
che portavi colui che non ritorna;
lo so, lo so, che tu l’amavi forte!
Con lui c’eri tu sola e la sua morte
O nata in selve tra l’ondate e il vento,
tu tenesti nel cuore il tuo spavento;
sentendo lasso nella bocca il morso,
nel cuor veloce tu premesti il corso:
adagio seguitasti la tua via,
perché facesse in pace l’agonia . . . »
La scarna lunga testa era daccanto
al dolce viso di mia madre in pianto.
«O cavallina, cavallina storna,
che portavi colui che non ritorna;
oh! due parole egli dove’ pur dire!
E tu capisci, ma non sai ridire.
Tu con le briglie sciolte tra le zampe,
con dentro gli occhi il fuoco delle vampe,
con negli orecchi l’eco degli scoppi,
seguitasti la via tra gli alti pioppi:
lo riportavi tra il morir del sole,
perché udissimo noi le sue parole».
Stava attenta la lunga testa fiera.
Mia madre l’abbraccio’ su la criniera.
« O cavallina, cavallina storna,
portavi a casa sua chi non ritorna!
a me, chi non ritornerà più mai!
Tu fosti buona . . . Ma parlar non sai!
Tu non sai, poverina; altri non osa.
Oh! ma tu devi dirmi una una cosa!
Tu l’hai veduto l’uomo che l’uccise:
esso t’è qui nelle pupille fise.
Chi fu? Chi è? Ti voglio dire un nome.
E tu fa cenno. Dio t’insegni, come».
Ora, i cavalli non frangean la biada:
dormian sognando il bianco della strada.
La paglia non battean con l’unghie vuote:
dormian sognando il rullo delle ruote.
Mia madre alzò nel gran silenzio un dito:
disse un nome . . . Sonò alto un nitrito.





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sabato 11 settembre 2010

UNO DI QUESTI GIORNI di Pietro Vizzini

Errante sui prati incolti
al pascolo fluisce
il sorriso della luna
quieto rinasce
disteso il mio corpo
sono strada polverosa
calpestio di mandrie al passaggio.
Uno di questi giorni
mi risveglierò scultura del vento
tracciato strisciante di serpe
fazzoletto di terra bagnata
pioggia di sguardi
nascosti nella nebbia.
Attenderò uccelli bianchi
battiti di ali
in cieli azzurri
giravolte verso altri soli
migrazione senza carne
di pensiero tattile.
Del mio amore un sussulto
volgerò gli occhi all’orizzonte
e ormai cieco
lancerò pane rappreso ai colombi
affamati viandanti
insaziabili a consumar se stessi.
E tra dorate messi
calendule, lacrime d’arancio
diverranno dimora dei miei giorni.


"V’è un tempo quando non si è più giovanissimi, o quando si pensa alla vita consapevoli che questa ha un tempo limitato, che i pensieri si riempiono di angosce… quale futuro, quanto tempo ancora…. “ Uno di questi giorni” sarò terra, passaggio all’orizzonte, migrazione senza carne, forse rinascerò in quei giorni, dove si posano le orme della speranza, serenamente abbracciato dalla fine del mio tempo."Pietro Vizzini






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domenica 5 settembre 2010

Pioggia a Montmartre di Grazia Finocchiaro

(The Boulevard Montmartre on a Winter Morning, 1897-Camille Pissarro)















Pioggia a Montmartre

Dal cielo plumbeo scrosciava
tambureggiando la pioggia
tra alberi discinti allineati
nelle larghe piazze tra panchine vuote.

Pochi passi per i viali
traboccanti boccali nei pub tra luci sommesse
a dar vita all’asfalto luci abbaglianti.

Era triste Montmartre…

grugni mesti di pittori, miraggio di volto ritratto,
colori trasudati da mani stanche,
di avventore attesa incessante,
sul bohémien pioveva speranza.

Quella sera a Montmartre…

accostata al gruppo si agitavano i miei sensi,
lo sguardo si posava
sul mucchio di dipinti per terra sparsi,
un bohémien asserì al passante …eh hai fatto soldi tu…

Montmartre…

Domani pioverà sole sui colori, tempo nuovo, tanti avventori.

Il viaggio per Parigi di qualche anno fa, portò i miei passi a Montmartre, luogo in cui sono appostati per tutto il giorno, in ogni stagione, i ritrattisti, nella speranza che qualche avventore gli faccia intascare qualche soldo.
Quel giorno di dicembre, Parigi era coperta dalla pioggia, ma Montmartre ai miei occhi apparse colorata, un’emozione intensa mi vestì da capo a piedi, specie quando un bohémien asserì al passante “…eh, hai fatto soldi tu…”.
Il passante, in quel frangente, era mio marito, loro, ovvero gli artisti, erano il suo riflesso.
Questo luogo mi fu fonte di ispirazione ma non meno quegli artisti che in un forte abbraccio mi hanno dimostrato la nobiltà del loro essere.
Momenti di vissuto che non si dimenticano, perché trasferiscono emozioni forti, a tal punto che mi hanno mosso a scrivere “Pioggia a Montmartre”.Grazia Finocchiaro


Ringrazio di cuore Mario Donatiello per il meraviglioso suggerimento musicale

mercoledì 1 settembre 2010

Poesie per sempre

Come promesso inauguriamo oggi il post settimanale dedicato ai poeti 'più conosciuti': quelli che hanno accompagnato la nostra vita, quelli che ci hanno fatto piangere e sognare, quelli che ci hanno stupito ed emozionato. I poeti le cui poesie occupano un posto privilegiato nel nostro cuore.

Quello che vi chiediamo cari Amici, assidui frequentatori di questa 'Oasi di Pace', é di collaborare con noi magari indicandoci anche il vostro poeta preferito (potete farlo anche con un semplice commento, ricordandovi di firmarlo).

Buona poesia a tutti.ros e massimo





SAN MARTINO di Giosuè Carducci

La nebbia a gl'irti colli
piovigginando sale,
e sotto il maestrale
urla e biancheggia il mar;

va per le vie del borgo
dal ribollir de' tini
va l'aspro odor de i vini
l'anime a rallegrar.

Gira su' ceppi accesi
lo spiedo scoppietando:
sta il cacciator fischiando
sull'uscio a rimirar

tra le rossastre nubi
stormi d'uccelli neri,
com'esuli pensieri,
nel vespero migrar.






sabato 28 agosto 2010

LUCI D'AMORE di Karen Tognini



Dipingerò il nostro cielo

con inchiostro di miele

cuori alati volteggeranno

nell'infinito silenzio

scioglierò fiocchi di stelle

e donerò a te la più bella

si scioglierà la luna

in plovere d'oro

sulle anime del mondo

luci d'amore.



venerdì 27 agosto 2010

NOVITA' SULLE PUBBLICAZIONI DEL BLOG


A partire dal 29 agosto 2010 il blog modificherà le modalità di pubblicazione.

Ogni domenica:
sceglieremo un testo poetico di un autore che pubblica su Facebook. La scelta tenderà a valorizzare coloro che scrivono con una certa frequenza. Sarà nostra cura arricchire i testi con immagini e commento musicale.
Ogni mercoledì:
proporremo testi di autori conosciuti.


Naturalmente i testi pubblicati verranno commentati dai lettori del blog e laddove fosse possibile è molto gradita la presenza dell'autore on line.
Invitiamo i nostri affezionati lettori a condividere spesso tutti i messaggi del blog in modo da coinvolgere il maggior numero di appassionati.

Ringraziamo tutti per la collaborazione ed auguriamo una gradevole partecipazione.

lunedì 16 agosto 2010

MARE di Bruno Zapparrata

(La Luna a Napoli-Mergellina)
















MARE

Pare na musica ca va e che vene,
nfaccia a sti scoglie, canto 'e sirena,
l'onna grifata accartoccia e se sbatte
pitta sti prete, d'argiento, antrasatta.
Lassa n'addore chest'aria marina
ca m'accarezza tanto ca è fina
tramonto 'e sole chiano scumpare,
mentre s'appicciano 'e primme lampare...
Mare 'e sta terra, na terra ncantata,
c'abbraccia 'e llacreme e chi l'ha lassata
e sott' arena annascunne 'e segrete
tenennole astrinte sotto a sti pprete...
Quanti passione se songo appicciate
e quant'ammore se songo stutate,
so mille vele ca vanno c''o viento
nfose d''o sole, p''o mare d'argiento...
E chisto è 'o mare d''e nnammurate
'e Margellina, 'e ll'uocchie affatate
nuvola d'oro, canto 'e Sirene
canto d'ammore ca va e ca vene...
na nnammurata, na serenata,
sera ca scinne e rieste ncantata...


Chi come me è nato a Napoli e ci ha sempre vissuto, conosce benissimo l'importanza e l'amore che si porta al mare, parte integrante della vita quotidiana di un napoletato e per tanti sopravvivenza perchè dal mare ne traggono il sostentamento con lavori vari dalla pesca al noleggio barche, alla navigazione ai ristoranti sul mare etc...Nelle varie canzoni napoletane il mare è stato cantato e stracantato, non vi è autore celebre del passato che non abbia scritto sul mare, uno degli ultimi grandi cantori Giuseppe Marotta (autore tra l'altro dell'ORO DI NAPOLI) scrisse nella canzone Mbraccio a te, "na tazzulella 'e mare, nu fazzuletto 'e rena, addo' l'acqua ca vene sposa l'acqua che va"...Grandissimo verso di pura poesia.. Ma il mare da Santa Lucia a Mergellina ha subìto anche assalti dei saraceni nei secoli scorsi ed è stato devastato dalle varie battaglie e guerre che nei secoli so sono succedute ed inoltre, vuole la leggenda che vi sbarco' morente Partenope, figlia di Eumelo in fuga da Rodi che mori' appena giunta sull'isolotto di Megaride dove fu poi edificato castel dell'Ovo, ma ancora oggi, se si passeggia lungo la scogliera di Mergellina si respirano gli stessi profumi di sempre, si provano sentimenti d'amore e tenerezza ineguagliabili, a volte si raccolgono anche lacrime di dolore...Io il mare ho inteso descriverlo per gli effetti che procura, per le sensazioni che da per quel che rappresenta per i napoletani...Un ringraziamento a Rosalba, Massimo e a tutti gli amici e le amiche che interverranno lasciando un commento su questa poesia...Grazie a tutti ancora Bruno Zapparrata

Traduzione letterale e non poetica della Poesia MARE a cure dello stesso autore

Sembra una musica che va e che viene,
contro gli scogli, canto di Sirena,
l'onda arrabbiata s'accartoccia, si sbatte,
dipinge gli scogli d'argento all'improvviso...
Lascia un odore quest'aria marina
ed accarezza tanto che è fina,
tramonto di sole, piano scompare
mentre s'accendono le prime lampare...
Mare di questa terra, una terra incantata,
che abbraccia le lacrime di chi l'ha lasciata,
e sotto la sabbia nasconde i segreti,
tenendoli stretti sotto alle pietre...
Quante passioni si sono accese
e quanti amori si sono spenti,
son tante le vele che vanno con il vento,
bagnate dal sole, sul mare d'argento...
E questo è il mare degli innamorati,
di Mergellina, degli occhi fatati...
nuvola d'oro, canto di Sirena,
canto d'amore che va e che viene...
una innamorata,
una serenata,
sera che scendi
e resti incantata....

Per chi volesse può ascoltare 'Mbraccio a tte', la canzone citata da Bruno Zapparrata nel suo commento.

sabato 31 luglio 2010

Impressioni di giugno di Pietro Vizzini

(Marina di Vincenzo Manca)











Impressioni di giugno

S’abbracciano nei campi di giugno
due spighe di grano maturo
poche nuvole passeggiano alte
ricoperte da vesti leggere
ombreggiano arbusti e case
ricurva la schiena
al mio sguardo la terra
setacciata dalle mani
scopre rami intrecciati
semi tra solchi e pietre
forse avranno luce e radici
giorni di festa
pane da spezzare ai bambini
inginocchiati sui gradini del cielo.
Soave canto di corpi alati
musica nell’aria
da respirare piano
mentre percorro la via del mare
gabbiani appoggiati alla scogliera
osservano in lontananza
carezze alle caviglie
di acqua salata che scorre
un tappeto di sabbia distende
corpi che gemono baci
sotto ombrelloni sparsi
colorati secchielli
e formine di pesci rossi
sono gioco d’estate
e di ciliegie
assaporo i primi morsi.

domenica 25 luglio 2010

IMPOSSIBILE AMORE di Massimo Imperato

Stasera in cesti di paglia
donami cristalli dorati.
Accendi i profumi di incensi
ad indicarmi il sentiero.
Ti cerco impossibile amore
in luoghi nascosti da fiori,
sotto piume d'airone rosate,
dietro le cime innevate.
Mai luogo sicuro e nascosto
lo scandalo potrà custodire
di un tenero bacio rubato
sfiorando le dita tremanti.
Stanotte per grande magia
potremo bruciare il segreto.
Ti troverò nel mio sogno
che sogna di vivere il tuo.
Ti prego non schiudere gli occhi
durante il notturno cammino.
I sogni si incontrano sempre
finchè vorrai avermi vicino.



sabato 17 luglio 2010

FILO SPINATO di Angela Ragusa

Alla mente i ricordi, sulla pelle il destino
tatuaggio indelebile, inflitto ed inciso
Pochi i miei anni di contro a paura
agli occhi afferrata e lì impressionata.
Ai miei giochi vietati lasciavo la polvere
e strano l'odore di un fumo nebbioso
che fitto esalava al gelo dei cuori,
poggiato a quel filo, la spina pungeva.

E lo sguardo al di là oltrepassava la morte
se forte, fame spingeva
E senza capelli, vuoto lo stomaco.
Io non capivo il perché.











domenica 11 luglio 2010

Uocchie di Massimo Imperato

(Ur beautiful! di Vivian Alkhaldi)

Il dialetto è per me la forma espressiva che accompagna le reazioni più sentite. Quando la riflessione mi abbandona e lascia il posto alla spontaneità nella sua forma più estrema.
In questi versi alla reazione ne segue un'altra intensa ma di segno opposto. Spesso presente nel vissuto dei napoletani. Ovvero alla profonda delusione che accompagna un innamorato scoprendosi tradito, subentra un sentimento ancora più profondo, l'eterno ricordo del particolare più bello dell'amore finito; nel nostro caso gli occhi.(Massimo Imperato)


Uocchie

L'uocchie 'e na nammurata
allummano na via
quanno s'appicciano 'e sera
vedenno 'o nnammurato.
Traseno dinto 'o core
parlanno zittu zittu,
te contano a jurnata,
te scippano nu vaso.
Guardanno stu spettacolo
'e cerchi tutte 'e vote,
nun ne può fa cchiù a meno
te fanno ncannarì.
Ma quanno si sicuro
'e truvà 'e luce accese
t'accuorge 'e na surpresa
ca non te fa ciatà.
Mente tu nun ce stive,
pe n'ato se so allummate
chille uocchie 'e nammurata;
e vide l'oscurità.
Ma dinto a chillu buio
ca niente po schiarà,
cumparono doie puntini:
so l'uocchie 'e chella là.




sabato 3 luglio 2010

Vommero Antico di BRUNO ZAPPARRATA





















Tiempo 'e tammorre, triemmolo p''e vvie,
cadono 'e ffronne e 'o cielo se fa scuro,
frusceàno ll'aria mille e cchiù buscie,
tremmano prete e Cristo nfaccia 'o muro.
A i' lloco, n'ata festa culurata
cu lluce, adduobbe e smargiassate 'e lusso,
dint''a na tratturia na tavuliata,
femmene cu 'o rrussetto mpont' 'o musso...
Vommero antico, n'albero 'e castagne
rimasto quase a pigno d''o passato,
quanno saglievo a pede p''e campagne
e ll'ommo nun t'aveva stravisato...
Mo ca 'e tammorre stanno nfunno, a mmare,
e'e tratturie hanno nzerrato 'e pporte,
stutata è 'a festa, e dint''e notte chiare
cadono 'e ffronne, sinfunia d''a morte...
Cadono 'e suonne mmiezo a cchesti vvie,
ll'urdema fantasia d''a giuventù,
e nun so' stelle ma, malincunie,
chelle ca staje vedenno pure tu.



Commentare per me questa poesia dovrebbe risultare essere facile, vomerese dall'età di Vent'anni sino ad oggi.Il Vomero località amena in collina a circa 300 metri sul livello del mare è stato il sogno e l'ispirazione di tante generazioni. Non a caso in una famosa poesia di Salvatore Di Giacomo si recita "Maggio na tavernella.." ebbene, quella tavernella nei pressi di piazza Vanvitelli, annessa alla stazione di una delle tre funicolari che collegano il centro della città con il Vomero, e precisamente quella di Chiaia che porta a piazza amedeo, Via dei Mille, c'era e sopravviveva sino ad una trentina d'anni fa questo ristorante che affacciava sui giardini della Floridiana, Villa Lucia e Via Palizzi . Mi rendo conto che per i napoletani, diciamo in esilio, questa descrizione è foriera di nostalgia e malinconia ma va, secondo me descritta. Poi tante canzoni hanno cantato l'amenità del Vomero, nome dalla punta dell'aratro perchè era tutta campagna una volta e predominavano i broccoli di foglie in coltivazione, vero è che i vomeresi venivano soprannominati père 'e vruoccule (piedi di broccoli)Per le canzoni una su tutte "Vommero prufumato Suonno d''e nnamurate, ca sagliono a dispietto ma...scenneno abbracciate" a dire che il vomero tutto leniva e faceva dimenticare riappacificando anime e cuori.Lo stadio di calcio che ci ha visto crescere, le piedigrotte al terzo giorno di festa e tante altre bellezze che con il tempo ed il modernismo sono andate estinguendosi rendendolo sempre bello, si ma convulso e quasi impraticabile. Io che al Vomero ho abitato dall'eta' di 20 anni e prima avevo la comitiva con colleghi dell'Istituto Tecnico Commerciale e poi Università, posso solo ricordare dei magnifici occhi moreschi, quanti amori e quali amori, accompagnati da splendidi voli di rondini tra i secolari alberi della Floridiana. Ecco perchè muoiono le ultime fantasie di una gioventu' che in un soffio di vento gia' se ne va...
Bruno Zapparrata



Postata nei commenti trovate la traduzione della poesia fatta dello stesso autore.

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