Poesie, Racconti e Musica d’autore

"Scrivere poesie non è difficile; è difficile viverle." (Charles Bukowski)

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sabato 10 ottobre 2009

LA MIA POLVERE di Guido Passini

Basta sono stanco,
questa sera non ne posso più,
mi accascio su un nevrotico divano,
con le gambe gonfie, i piedi gonfi,
le mani gonfie e gli occhi gonfi,
gonfi perché ho pianto,
ho pianto perché ho dovuto, ho dovuto perché …
Io non so perché.
Ogni giorno lo chiedo, e ogni giorno non ho risposta.
Lo chiedo guardando lo specchio,
ricevendo l’immagine di una triste statua di gesso,
immobile, frustrata, frustata da lei,
che vuole tutto, Lei, vuole, vuole, vuole, vuole,
senza alcun ritegno, lei vuole.
Specchio delle brame, che disprezzi,
che brami contro me …
Ti rompo! Ti rompo con un calcio,
gridando “Bastardo”,
e tu di riflesso, cadendo,
sminuzzandoti in terra con un rumore
stridulo che pare una risata.
Guarda quante piccole schegge,
sparse sul pavimento,
e poco più in là
un piccolo mucchio di gesso.
Sono io, disperso nel tempo.


Ho letto il libro della beat generation e sono stato catturato da quel modo di scrivere. Questo si avvicina un pò a quel modo di fare poesia. Un ritmo un pò convulso che vuole letta con l'ansia e la velocità necessaria. Come sempre parlo della malattia che sovrasta il mio corpo, e la retorica è presente in tutte le immagini. Credo che la poesia possa dire molto di più di quanto possa commentarla io.(Guido Passini)


14 commenti:

  1. sparse sul pavimento,
    e poco più in là
    un piccolo mucchio di gesso.
    Sono io, disperso nel tempo
    Versi che fanno riflettere, al di là del ritmo convulso, che lo stesso autore dice di aver voluto dare alla poesia, sia sulla condizione umana che sulla sua malattia, che lo tormenta inesorabilmente. E' difficile convivere con una malattia sin dalla nascita...si rischia di diventare una statua, di gesso e di disperdersi a pezzi nel tempo. Benvenuti amici nella nostra oasi.

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  2. Ringrazio ancora la redazione per il costante interessameto. Questa poesia vede nel ritmo convulso tutto lo stress, l'ansia, la rabbia, la confusione che si trova nella mente di chi vive nella malattia, della malattia. Letta nel modo giusto vi assicuro che ha un certo impatto.
    Attendo vs commenti....un caro saluto
    Guido Passini

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  3. Come non notare la bellissima canzone di Bob Dylan, che commenta in maniera approprita quello che ci dice Guido, cioè che ha cercato di scrivere una poesia col ritmo della Beat generation. Ma l'immagine è di Allen Ginsberg?...

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  4. La produzione di Guido si ispira prevalentemente alla malattia che combatte, ovvero la fibrosi cistica. Non è facile evitare ripetizioni o appesantimenti. Guido riesce brillantemente a non cadere mai nel patetico o nella banalità pur centrandosi sul suo problema.
    In questo componimento si si ispira con efficacia allo stile pop-art.

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  5. Infatti, come osserva Gloria, l'immagine proposta è Allen Ginsberg, e come non accostargli una delle più belle canzoni di Bob Dylan?

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  6. Eh, certo che ha un certo impatto su chi legge. Mi piace constatare che non ti lamenti mei, non scrivi cantilene, bensì poesie forti, dure...intense

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  7. Basta sono stanco,
    questa sera non ne posso più,
    mi accascio su un nevrotico divano,.....

    Mi ha colpito molto questa prima parte della poesia ma soprattutto mi ha colpito: ' un nevrotico divano'. È come se l'autore vuole trasmettere il suo stato d'animo ad un oggetto che in questo caso é il un divano. Scaricargli addosso tutta la sua rabbia e il suo dolore che non riesce a lenire se non che nel pianto.

    Ho i brividi caro Guido, te lo posso dire? Mi coivolgi con i tuoi scritti e prima di commentare devo leggere e rileggere, non é facile compenetrarsi nel dolore altrui o perlomeno é facile a parole ma non con l'animo.

    Ti abbraccio e grazie per la tua presenza qui. Doni lustro a questa oasi.

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  8. E' soprattutto la lotta con la malattia che colpisce, questa forza, questo sforzo enorme di Guido, contro una 'lei', quasi una persona, che vorrebbe afferrarlo, alla quale però l'autore riesce sempre a sfuggire...

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  9. di grande intensità, questi versi, ma non solo per quel che di vinto essi raccontano, ma per il ritmo, sì, hai ragione,quel ritmo di bebop dove le melodie sono scattanti, spezzettate, nervose, spesso dissonanti. La velocità di esecuzione è molto elevata. Così appunto scrisse la beat generation e così si legge la tua poesia nel suo incalzare tragico, che avviluppa e dà la sensazione di entrare in un vortice.
    MANLIO

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  10. ecco, Manlio, hai compleetato il mio pensiero sul ritmo della beat generation, sulle note dissonanti, incalzanti della poesia di Guido..

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  11. Ho letto ed ho riletto anch'io più volte la poesia di Guido, la prima volta affascinata dal ritmo, quel ritmo di bebop, come giustamente rileva Manlio, incalzante, in cui la rabbia, la ribellione incalza in un crescendo, fino a sfumare nel "piccolo mucchio di gesso"...
    Poi pian piano, quasi in un rituale iniziatico, sono riuscita ad entrare nell'anima dei versi, in quel dolore che si fa vita nella non accettazione, che proietta fuori da sé le sensazioni, come frecce scagliate contro stelle nemiche...il grido, quasi ginzberghiano contro quella "lei" tanto esigente, tirannica che vuole, chiede, chiede senza pudore, senza cedere un attimo...una lei che potrebbe sembrare una compagna egoista che vampirizza corpo e sentimenti, una donna, ed invece è un altro tipo di compagna-nemica, ugualmente egoista, ugualmente vampira, inesorabile nel suo incessante chiedere...

    Dura e rabbiosamente disperata, è quel tipo di poesia che trovo molto vicina al mio modo di essere, forse per questo mi piace in modo particolare, forse per questo, l'andrò a rileggere ancora tante volte quando la rabbia ribelle che così spesso accompagna le mie ore, rischia di cedere il passo alla mortale rassegnazione...
    Grazie, Guido

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  12. Maria Isa fa sempre analisi stimolanti e approfondite, da me condise in pieno, sia sul piano della concezione della vita, sia sul piano formale, intrise di quella rabbia e insofferenza dei limiti imposti alla propria volontà di vita e di giustizia, che ancora io avverto dentro di me come spinta imprescindibile e espansiva. Sì, sorella, mia e di tante altre come noi...

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  13. Noto con piacere che questa poesia ha suscitato una determinata emozione. Ho apprezzato sopratutto le analisi fatte che vanno ad interagire perfettamente con il senso della poesia, con le emozioni che ho tentato di esternare. Ho creduto in questa poesia, ma sopratutto nei lettori di questo blog, tant'è che nel primo commento ho scritto "credo che la poesia possa dire più di quello che possa commentarla io". Non sbagliavo. Sono felice di leggervi cosi numerosi e con commenti cosi empatici. Un caro saluto.
    Guy

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  14. Emozionante.
    l'ho riletta piu' volte forse perchè rifletto spesso l'immagine che hai sapientemente descritto!
    complimenti!

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