Poesie, Racconti e Musica d’autore

"Scrivere poesie non è difficile; è difficile viverle." (Charles Bukowski)

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sabato 3 ottobre 2009

NON CAPISCO.... di Mimmo Mangione

Non capisco la cattiveria
del mondo in cui vivo,
non capisco il dolore
di una madre abbandonata,
non capisco il sarcasmo
di chi crede di saper tutto....
non capisco chi disprezza
un'amore gratuito
un bacio regalato,
non capisco il troppo caldo
o il troppo freddo,
il vino bianco
che sa' di acido....
Non capisco perche' mi odi,
perche' non mi parli,
il tuo silenzio mi uccide
dentro....
Non capisco i peli nel naso,
le notti insonni,
le idee che frullano nel cervello...
non capisco il tuo amore
nei suoi confronti,
il colore delle tue labbra
e quell'assurdo rossetto...
Non capisco i tuoi "ciao",
il tuo "mi piace",
i lunghi silenzii nel mio
povero cuore.....
Non capsico questa solitudine,
i cani che abbaiano in lontananza,
un messaggio che aspettavo da tempo....
Non capisco queste luci spente
il teatro vuoto,
l'applauso lontano...
Non capisco questo copione
sul mio comodino,
pieno della polvere del tempo
inerte insignificante!
Non capisco piu'
piu' piu' piu' piu'
questa maschera senza vita,
il suo sorriso spento....
Non capisco la vita,
non capisco piu'
neanche me stesso.....


...esserci e' importante, vitale per gli altri...ma cosa rimane di noi, quando il convoglio della vita che allegramente ci e' passato davanti, non si e' nemmeno fermato a mostrarci i visi di coloro che si e' portato via con se'? la solitudine diviene tua compagna, il silenzio del tuo studio un mondo chiuso con le finestre inchiodate! Allora senti il bisogno di sfogare, piangere, gridare la tua disperazione....e lo fai con la voce dell'anima riflessa su versi buttati li', uno dopo l'altro ....ti capiranno? Chi legge, capira' la tua disperazione? No, perche' l'orgoglio sa' nascondere con la maschera del buffone il vero colore della tua anima!(Mimmo Mangione)

17 commenti:

  1. Buongiorno a tutti cari Amici dell'Oasi, oggi sono onorata di presentarvi un'artista a tutto tondo. Autore, poeta nonché attore molto apprezzato nel paese dove vive, l'Australia.


    In questa poesia si percepisce la grande sensibilità di Mimmo che con i suoi tanti 'non capisco' evidenzia quello che tutti noi ci chiediamo in ogni nostro momento della vita ma é soprattutto nell'ultima parte quando lui scrive:

    Non capisco queste luci spente
    il teatro vuoto,
    l'applauso lontano...
    Non capisco questo copione
    sul mio comodino,
    pieno della polvere del tempo
    inerte insignificante!

    che l'autore mostra la sua solitudine, la solitudine di un attore e la voglia di togliersi la maschera per mostrare il vero viso, per mostrare se stesso.

    Caro Mimmo, benvenuto e complimenti vivissimi.

    A tutti voi i commenti, grazie.

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  2. Un benvenuto a Mimmo Mingione sul blog.
    Questi suoi versi rispecchiano la sua esperienza di attore che abituato a recitare il suo copione trova difficoltà a sfogarsi e mettere a nudo le proprie angoscie. I versi sembrano buttati giù di getto e mostrano grande immediatezza ed efficacia. Un prova caratterizzante che mi incuriosisce a leggere ancora altre sue composizioni.

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  3. A me sembra il minestrone di uno abituato a stare su un palcoscenico a masturbarsi un po'!

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  4. Massimo, si chiama Mimmo Mangione.....

    Mario, accetto la tua critica, anche se non la condivido, naturalmente.

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  5. Non capisco piu'
    piu' piu' piu' piu'
    questa maschera senza vita,
    il suo sorriso spento....
    Non capisco la vita,
    non capisco piu'
    neanche me stesso

    E' la solitudine dell'attore, l'angoscia che lo domina, quando vede il teatro vuoto, i rapporti finiti, gli oggetti estranei. e' allora che la sua maschera diviene vuota e inutile, senz'anima, senza vis... A che serve l'attore se non ad inperpretare la vita, i rapporti tra gli uomini e, forse, anche il personale dolore.. Dove rimane l'anima, la personalità dell'interprete, quando la recita è finita? Nel Medioevo i cattolici e la Chiesa credevano che gli attori non avessere un'anima, per cui non avevano dirittoa sepoltura cristiana. Noi pensiamo che sia stata una brabarie, un'ennesima discriminazione della Chiesa, ma tu dicci, Mimmo, dove va l'anima dell'attore, i suoi sogni, i suoi pensieri, quando non c'è più nessuno a gurdarlo e sentirlo? E' un narcisista, o un uomo solo che riflette sulla condizione umana, sull'amore, sui sogni, sugli affetti e su se stesso?...Gloria

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  6. Un conflitto tra essere ed apparire sboccia in questo non capire, questo ossessionante non capisco che non posso attribuire alla sua professione di attore in quanto lo vengo a sapere per caso da un commento. Arrivare ad un certo stadio della vita e non capire la cattiveria del mondo mi sembra un po' una ingenuita',questo rigetto nel presente nel non voler capire, come espone in più,più, più lasciano una conferma verso un inizio di depressione in quanto anche nel lasciare il copione alla polvere senza curarsene,sembra il più che sospetto del fallimento delle sue aspettative. Altra cosa è la poesia espressa in maniera perfetta secondo i canoni.Mi riservo di leggere un'altra poesia meno esasperata. Grazie Mimmo Mangione, anche queste liriche possono servire da esempi e lezioni. Ciao Bella la canzone dei Pink Floyd e l'immagine assorta postata.

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  7. Quella foto di sé (?) che accompagna i versi rappresenta anche con la sola immagine perplessità che, peraltro, sono descritte nella poesia. Animo tragico che si interroga – inutilmente – sulla solitudine esistenziale. Si muore soli – si dice –ma anche, forse, si vive soli, nell’abbandono, nel silenzio, nel proprio stesso oblomovismo inconsapevole, in quel particolare stato di inerzia che impedisce di decidere, di muoversi, di far sì che la comprensione di lei, la consapevolezza del proprio corpo e delle proprie sensazioni, l’atto di prendere il copione e ricominciare a leggerlo, possano renderci capaci dello smascheramento (soprattutto con noi stessi) e riprendere così a capire la vita.
    MANLIO

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  8. E' la soluzione al problema gentile Manlio, scusi se mi permetto ma Lei ha detto le parole che forse dovevano chiudere il mio commento completandolo. La voglia di ricominciare, metaforicamente, nascondere le valige e ricominciare come si suol dire a macinare.Da semplice spettatore la ringrazio io per il suo intervento, per aver espresso cose che, se non dette, diventano più dannose. La saluto cordialmente Bruno Zapparrata

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  9. “ Non capisco più questa maschera senza vita” e “ non capisco la vita”. penso che tante volte possiamo non capire,come dice il Poeta,la cattiveria del mondo e tante altre sofferenze.
    Con la maschera dell’orgoglio non vediamo tante cose e non vogliamo vedere,ma quando la togliamo allora si non possiamo scappare dalla sofferenza e dalla solitudine. dobbiamo sentire per forza l’urlo della solitudine,questo urlo è più forte dei nostri silenzi, grida più di noi,fa passare l’effetto della anestesia affettiva,ci toglie la corazza dell’insensibilità .
    Penso che questa sofferenza sia dovuta alla maschera intesa come mancanza di sensibilità che è la peggiore delle sofferenze,perche fa di chi soffre questa privazione una sorta di zombie senza affetto incapace di godere l’esistenza attraverso il più bel sentimento umano : L’AMORE
    Cosimo

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  10. l teatro,è evidente, è etfora della vita...

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  11. Correggo: il teatro, in questa poesia è metafora della vita, dei rapporti umani, della solitudine... Resta solo una fictio, una maschera floscia...

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  12. Ciao a tutti....
    wow, non immaginavo che dei versi "buttati cosi " pottessero generare cosi' tanti e diversi commenti...grazie di cuore , comunque! Da chiarire, non sono un poeta, uno scrittore, un cesellatore fine e raffinato, non ho lauree da sventolarea destra e a manca, solo passione, tanta passione che, delle volte- perche' lontano dalla mia terra, dagli amici d'infanzia, da tutto- trova sfogo in poesie...che poesie non sono ma sfoghi....sfoghi, come quelli che tutti voi fate al bar con l'amico/amica intimo/intima. In teatro, per rispondere a qualcuno, non mi "mastrurbo" ne intellettualmente ne artisticamente ne fisicamente...il teatro e' una forma d'arte che seguo da 40 anni con amore e completa dedizione...non sono un sadico, ne' tantomeno un narcisista....se lo fossi stato sarei rimasto in italia a fare compagnia a Carmelo Bene! Quando io leggo una poesia, scritta da qualcuno, cerco di assorbirne i sentimenti, identificarmi se posso in quelli che mi sono comuni....non ne' faccio motivo di polemica isterica usando termini che poco mi sono congeniali. La mia poesia e' per me, rappresenta il mio stato d'animo in quel particolare momento...la rileggero' e, magari, domani non mi apparterra' piu', perche' il mio sentimento e' mutato, cangiato (per usare un termine pirandelliano). Per rispondere alla questione della maschera: il mio rapporto con la maschera e' antichissimo, appartiene al mio modo di fare teatro, alle mi tradizioni e radici culturali , che mi appartengono, sono dentro di me, che ho cercato di divulgare e fatto conoscere all'estero, e' la nostra grande cultura e ne ho fatto regalo alla terra che mi ospita e generosamente ha dato un futoro a me ed ai miei figli....Purtroppo, dopo 40 anni, per forza di cose ho dovuto abbandonare il teatro e con esso, la mia maschera ed il mio copione....e' un po' quando finisce un grande amore, quando rimani solo in una stanza a guardare gli oggetti a te cari, le foto, ad ascolatre la musica che ascoltavi quando amavi ed eri amato...Io non voglio, per carita', che nessuno si sforzi di capire questo...e' solo uno sfogo di chi non po' piu' parlare ad una persona cara!
    Grazie a tuti di vero cuore....

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  13. è sempre piacevole, anche nella diversità di linguaggi e di opinioni, confrontarsi soprattutto con coloro hanno posizioni diverse e contrapposte. Io credo che questo spazio (che non deve essere un'oasi di tranquillità) serva proprio ad esprimere con i propri versi, con le immagini e i suoni che li accompagnano, sensazioni che si condividono da lontano con persone per lo più sconosciute. Quelle che trovo inadatte sono le inutili giustificazioni o anche gli stucchevoli e sdolcinati commenti "per forza" positivi. Nei quali, a volte, non mi sembra di cogliere sincerità. La vita, le esperienze di Mimmo devono essere interessanti, questo suo essere portatore (se bene o male, non lo sappiamo) di parole italiane dall'altra parte del mondo. E qualcuna oggi ce l'ha restituita. Ciao, buona notte Mimmo, anzi, credo che per te sia buon giorno.
    MANLIO

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  14. Non sono felice per quello che é successo, potevo cancellarlo quel commento (avrei fatto bene) ma non sono abituata a censurare. Ho messo la mia opinione sul blog, dicendo che dissentivo da quanto scritto da Mario Peverada.
    Caro Mimmo, è vero che quando le poesie entrano in un blog entrano come dire in un'arena e vengono criticate nel bene o nel male, non te la devi prendere.
    Sai a cosa pensavo io invece? Mi piacerebbe mettere qualcos'altro di tuo oltre le poesie - che a me danno tante emozioni e te lo dico col cuore - potremmo proporre anche qualche pezzo teatrale (IO AMO IL TEATRO). Ne sarei felicissima ma non per andare allo scontro, solo per far ricredere determinate persone che elargiscono commenti diffamatori senza conoscere le persone.
    Ti chiedo ancora scusa. Un abbraccio.

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  15. Un commmento così tranchant come quello di Mario era inaspettato anche perchè qui,sul blog, c'è tanto da discutere, sia sula parte figuratva che sulla musica. E comunque andava spiegato meglio per quanto riguarda lo stile e il modo di versificare.. Pe il resto, la discussione che ne è seguita è stata valida e interessante...I commenti di Malio, Bruno eMassio, hanno analizzato a fondo sia i temi che lo stile dela poesia di Mimmo, che peraltro è intervenuto a lungo e adeguatamente

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  16. Chiedo scusa a Mimmo Mangione, pregandolo di credere che il suo breve e rozzo commento non era rivolto alla sua persona, ma era l'espressione molto colorita, forse un po' troppo! alla lettura dei suoi versi che non lo hanno lasciato per nulla indifferente".
    E con questo chiudo definitivamente una querelle che, certamente in modo molto superficiale, non ho mai pensato di far sorgere. Mario Peverada

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  17. Il mio commento, scusate. Mario Peverada

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