Poesie, Racconti e Musica d’autore

"Scrivere poesie non è difficile; è difficile viverle." (Charles Bukowski)

Viviamo assieme una poesia, un racconto, una canzone o un quadro d'autore, lasciate un vostro commento ai post, per noi sarà un piacere leggervi.

Preghiamo gentilmente tutti quelli che postano il loro commento scegliendo l'opzione 'Anonimo' di blogger di firmarlo, grazie. ros e massimo

Translate

mercoledì 23 settembre 2009

UNA MADRE di Danilo Carli Stranich

Inchiodata nel legno
la buona novella
crocefissa si spegne:
ferita una rondine
vola nel cielo.

Sciolte le mani
i polsi spezzati,
copre leggero un lenzuolo
magre braccia d'ulivo.

Le spalle amate, la fronte
il volto, del ventre
il frutto straziato
piange una madre.





Solitamente, lascio libero chi legge nell'interpretazione di ciò che ho scritto..oggi do una piccola chiave di lettura perchè sento molto "mia" questa poesia...mi spiego meglio.Per me la poesia è occasione per parlare anche di me stesso, delle mie gioie, delle mie paure, dei miei dolori..così, per pudore, spesso vengo "ispirato" da qualcosa, una immagine, un suono, un qualcosa letto...ed è così che nascono i miei versi; versi che nascono da una esperienza "esterna", ma che parlano spesso di me, del mio mondo. Questa "Una madre" ad esempio parla evidentemente del dolore di Maria nell'assistere alla morte del figlio sulla croce, ma parla anche del dolore di tutte le madri quando vedono i figli soffrire, morire giorno dopo giorno nel vedere disillusi i loro sogni...e parla della speranza di tanti figli di ritrovare "nell'ora del dolore" una madre così straordinaria, perduta purtroppo, come è successo a me, nello scorrere degli anni...senza nè capire il perchè e nè, senza in fondo, davvero meritarlo.

Stabat Mater dolorósa iuxta crucem lacrimósa, dum pendébat Fílius.



(La Pietà di Rondanini)

14 commenti:

  1. Le spalle amate, la fronte
    il volto, del ventre
    il frutto straziato
    piange una madre.

    Oggi una poesia di danilo. Non essite dolore più grande di quello di una madre che perde il figlio. E' irredimibile. E danilo esprime queso dolore on le parole 'straziato''braccia magre d'ulivo, e molte immagini efficaci. Aspettiamo i nostri amici dell'oasi con un bel Buongiorno e un invito a commentare questa bella e intensa poesia

    RispondiElimina
  2. Ecco riesco a postare il commento.Una tragedia espressa con un linguaggio splendido, direi forografico, lo ebbi a dire in un altro commento che ho fatto 2/3 gg. fa. In pochi versi hai detto tutto ciò che c'era da dire in maniera perfetta. Ottima esposizione e musicalità. Bravo Carlo è la prima e dunque, ad majora...Bella sia la scultura, scelta con cura che lo Stabat Mater
    ...presso la Croce, lacrimosa dove pendeva il figlio...

    RispondiElimina
  3. 'Sciolte le mani
    i polsi spezzati,
    copre leggero un lenzuolo
    magre braccia d'ulivo.'

    molto significativi ed espressivi di un dolore enorme, questi versi Danilo. La perdita di un figlio per una madre é un dolore che non ha eguali, é come se ti strappassero il cuore, é una ferita che non si rimarginerà mai.

    Bellissima la scelta della pietà del Rondanini ma soprattutto della canzone di De Andrè: 'Lo chiamano Gesù', e a tal proposito desidero onorare il 'sommo' con una descrizione autobiografica della canzone:

    ''In si chiamava Gesù cerco di umanizzare al massimo la figura del Cristro, per dimostrare come l'amore, prima di cercarlo al di là del sole e delle stelle, come potrebbe essere un dio come entità metafisica, si può benissimo trovarlo qui da noi. Ho addirittura azzardato l'ipotesi che non sia stato un dio a venire in terra, ma un uomo che sia riuscito a divinizzare attraverso il suo comportamento. La Radio Vaticana mi ha capito, e di cristianesimo se ne intende più di me.' (Fabrizio de André)

    Buongiorno a tutti cari Amici

    RispondiElimina
  4. E' interessante,e ci voleva, la tua presentazione della canzone di De Andrè

    RispondiElimina
  5. Che trittico affatto sovrapponibile, creano una sola superficie sulla quale una scultura assiste esterrefatta a un un misftatto, si esprime il dolore di una madre, si ode il suono di note di tragedia
    Antonio Lanza

    RispondiElimina
  6. @Gloria, ormai dovresti conoscermi, amo Faber e stamattina appena ho visto il video mi sono ricordata che avevo letto un trafiletto suo dedicato a questa canzone che era contenuto nel libro 'una goccia di splendore'-autobiografia autorizzata di Fabrizio scritta da Guido Harar -,sono andata a cercarlo e l'ho condiviso con voi.

    RispondiElimina
  7. Danilo dipinge dei versi neo-realisti su di un tema esistenziale molto discusso: il dolore per la perdita di un figlio. Egli accosta la vicenda di Maria madre di Gesù che assiste al più crudele dei trattamenti al dolore delle mamme che assistono i figli morenti.
    L'esposizione dei versi in tre quartine rende merito alla capacità di cogliere l'essenza della scena descritta focalizzandosi sulla sensazione di sofferenza e dolore.
    Meravigliosa la Pietà Rondanini. Bella la canzone di De Andrè opportunamente commentata da ros.

    RispondiElimina
  8. Straziante per una madre perdere un figlio, in qualsiasi maniera, sembra ed è una cosa contro natura. Ma altrettanto doloroso, e non dovrebbe mai succedere, per un figlio perdere la madre, in senso metaforico, per malintesi e fraintendimenti. Una madre è tale per sempre, fino alla fine dei giorni, accoglie tra le braccia il figlio morente, come Maria, ma deve accoglierlo tutti i giorni, con le sue fragilità
    e le sue debolezze quando sta bene ed è nel fiore degli anni.
    Salvina Albanese

    RispondiElimina
  9. ringrazio tutti per i commenti e l'attenzione dedicatami, anzitutto.

    quanto alla poesia, avete detto bene, ho voluto, con realismo asciutto, quasi crudo, parlare del dolore.

    la scelta della canzone di de andrè è azzeccatissima; non sono un fervente cattolico nè un praticante, ma ho sempre avuto una dimensione spirituale molto forte,presente..dimensione però spesso mortificata dalla Chiesa in quanto istituzione.

    non voglio però aprire polemiche con questa mia affermazione; è solo mia intenzione raccontarvi come de andrè, con la sua rilettura in versi e musica dei vangeli apocrifi, abbia aperto in me un mondo, per troppo tempo chiuso dentro di me.

    in ogni caso, come già accennavo nell' introduzione, non parlo solo dell'episodio strettamente evangelico..in questa mia poesia parlo delle mamme, tutte, e dei figli..mamme speciali che soffrono insieme ai loro ragazzi, madri che si preoccupano, che darebbero la vita per loro...e figli che davvero le amano, ricambiate, forse troppo a volte, col rischio, paradossale, come ha bene inteso e sottolineato salvina, di perderle.

    la morte di cui parlo quindi non è soltanto reale ma anche metaforica..morte quotidiana, data dalle scelte, dalla vita, dal dolore del tempo.

    Grazie davvero a tutti voi, spero che le mie parole possano, in qualche modo, dare adito ad ulteriori scambi di pensiero tra noi e tra chi vorrà parteciparvi.

    Danilo Carli.

    RispondiElimina
  10. ...Inchiodata nel legno
    la buona novella
    crocefissa si spegne: ...

    I versi sono martellati scvati nell'ulivo, per offrire scarne e vibranti emozioni...

    "STABAT MATER..."

    Ferma, resa eterna dal dolore e dalla morte, le sue lacrime trattenute son cristalli di ghiaccio.
    Una MADRE, che accoglie il figlio suo tra le sue braccia magre, livide e stupite.
    E l'AMORE vola, in alto a sconcertare il DOLORE, per migliaia di secoli.

    Carla Benassi.
    23 SETTEMBRE 2009 19,14

    RispondiElimina
  11. Danilo sei bravissimo,riesci a farci "toccare"le tue emozioni, mi commuovo sempre quando leggo le tue parole,complimenti!
    con stima Elisa Cordovani

    RispondiElimina
  12. Eccome se danno adito, caro Danilo, si aggiungono, completano, estendono i significati già impervi dei tuoi versi. E, sì, hai ragione, non confondiamo ragioni e bisogni, adesioni e rifiuti, dubbi e incertezze di fede con le chiese, altrimenti rischieremmo davvero di parlar d’altro.
    Quella madre che sorregge e si aggrappa al figlio, nella scultura di Michelangelo, da’ un’idea plastica di tutto quel che tu aggiungi anche nel tuo commento, la morte del figlio incomprensibile, il cui ricordo non diventerà memoria del passato, ma resterà sempre lacerazione viva nella carne.
    Vengono alla mente tante rappresentazioni, nella scultura e nella pittura, ma non solo, della morte del figlio. Per la madre. Soprattutto. Ma sono le parole di un padre che mi vengono ora in mente, quelle dette da David Grossman, dopo la morte del figlio in quella guerra (che lo stesso Grossman definisce come una guerra che ci ha tolto tutto: “la normalità, il senso della vita, i sentimenti (…) sono nello stesso tempo ebreo e palestinese, cane e bambino), le prime parole della sua orazione funebre: “Mio caro Uri, sono ormai tre giorni che quasi ogni pensiero comincia con "non".
    Ecco, in questo “non” sta tutto il senso della morte, definitivo e irreparabile accadimento.
    E spesso avvenimento così ingiusto che occorrerebbe gridarne lo scandalo: milioni di morti, figli, madri, padri fratelli, amici, bambini, donne, calpestati e schiacciati dall’ingordigia di pochi. Dovremmo gridare, perché ripetiamo con Garcia Lorca, che “vogliamo il nostro pane quotidiano, / fiore d’ontano e perenne tenerezza sgranata, / perché vogliamo che si compia la volontà della Terra / che dà i suoi frutti per tutti”.
    Vedi quanti altri pensieri fa venire la tua poesia?
    La morte…la guerra, la guerra che andrebbe ridefinita , vietata, non si può più fare, e non solo come strumento di offesa alla libertà ma anche come strumento di risoluzione delle controversie internazionali, ridefinita come tabù: una forte proibizione relativa all’area della guerra che venga così dichiarata "sacra e proibita". Infrangere questo come ogni altro tabù deve esser considerato come cosa ripugnante e degna di biasimo da parte della comunità (Gino Strada, Tavola della Pace, ecc.).
    Ma vedo che sto andando fuori tema…!
    Ciao e conti9nua a scrivere.
    MANLIO

    RispondiElimina
  13. il tuo andare fuori tema è un svicolare meraviglioso..la morte, la perdita, è la negazione della vita, è un non, definitivo..triste, assoluto, eterno..

    come risulta evidente, dalla poesia nascono tanti semi, tante occasioni di scambio..ed è una cosa bella..

    RispondiElimina
  14. «... ispirato da un'ispirata lirica del giovane poeta siciliano Danilo Carli Stranich, ebbe voglia di...» http://palasciania.splinder.com/post/21371603

    RispondiElimina

Disclaimer

A questo blog non può essere applicato l'art. 5 della legge 8 Febbraio 1948 n. 47, poiché l'aggiornamento delle notizie in esso contenute non ha periodicità regolare (art. 1 comma 3, legge 7 Marzo 2001 n. 62). Esso é un prodotto amatoriale e non rappresenta una testata giornalistica , i post editi hanno lo scopo di stimolare la discussione e l’approfondimento politico, la critica e la libertà di espressione del pensiero, nei modi e nei termini consentiti dalla legislazione vigente. Tutto il materiale pubblicato su Internet è di dominio pubblico. Tuttavia, se qualcuno riconoscesse proprio materiale con copyright e non volesse vederlo pubblicato su questo blog, non ha che da darne avviso al gestore e sarà immediatamente eliminato. Eventuali commenti dei lettori, lesivi dell'immagine o dell'onorabilità di persone terze, non sono da attribuirsi a me, nemmeno se gli stessi vengono espressi in forma anonima o criptata.